Perché racconto il passato

Perché racconto il passato

Se ripenso al mio primo racconto scritto, di cui forse si sono perdute le tracce, non posso non ricordare che era ambientato nel Medioevo. È un periodo storico che mi ha sempre affascinato e di cui la maggior parte delle persone ha non più di una vaga idea.

È un periodo vasto e complesso e ambientarvi una storia credo richieda una enorme documentazione. A quei tempi, però, ragazzetto senzʼarte né parte, non sapevo nulla di documentazione né di scrittura creativa né di altro. Scrissi il racconto e basta.

Da qualche tempo sto riflettendo sulle caratteristiche della mia scrittura, per tentare di individuarla e di stabilire dei binari da seguire.

Che cosa rappresenta il passato?

Non è un mistero che io non ami la mia realtà, ne abbiamo parlato varie volte in altri contesti. Mi ci trovo male, mi sento soprattutto inadatto e inappropriato a vivere in questo periodo storico. Ma non possiamo certo scegliere alla nascita in quale epoca vivere, quindi dobbiamo accontentarci di quella che troviamo.

Quando ho parlato dei motivi per cui scrivo, ho detto che per me scrivere significa vivere altre vite, vite che non posso vivere ora, e abbandonare il mio mondo per esplorarne altri. E questi mondi sono quasi sempre quelli del passato, delle epoche trascorse, che da sempre hanno esercitato un fascino particolare nella mia mente.

La Storia racchiude misteri e segreti, cose scomparse, fossili, specie estinte e tutto questo mi ha sempre attratto, fin da bambino. Come mi attrae lʼanticaglia, gli oggetti usati un tempo, i libri dʼantiquariato, le architetture passate – anche perché quelle dʼadesso fanno rivoltare.

Raccontare il passato significa dare risposte

Anche se queste risposte sono quelle che piacciono a me. Esplorare la Storia e far rivivere persone non più vive, inventarne altre e creare una frattura nella linea del Tempo, che non provocherà danni nel nostro mondo, quindi lecita.

Uno dei motivi principali per cui iniziai a scrivere e progettare storie del passato era proprio il mio desiderio di trovare risposte. Dei dinosauri non sappiamo poi molto, tanto per fare un esempio, non ne conosciamo i colori, e io quindi mi figuravo laggiù in mezzo a loro, cronista del Giurassico, a passeggiare per le foreste di allora.

Ogni volta che da ragazzo scoprivo qualche mistero, ecco che mi balenava in testa lʼidea di risolverlo con un racconto. Facevo ricerche nel web di quei tempi, lʼenciclopedia UTET, ma trovavo ben poco, quindi mi restava soltanto la fantasia.

E il Fantasy?

Per me è il romanzo storico unito al mito e alle leggende. Non solo, non più anzi, il fantasy di Tolkien, ma più precisamente lʼinvenzione di un mondo immaginario che ha lʼeleganza e la bellezza delle nostre epoche storiche – tutte! – e il fascino e lʼavventura prodotte dalla nostra fantasia.

Ho in progetto un romanzo che spazia in varie epoche, anche nella Seconda Guerra Mondiale – grazie alle interessanti informazioni lette nel saggio La svastica e la runa – e anche quello è fantasy, perché fantasy non significa solo draghi e cavalieri in armatura, spade e trofei, castelli e battaglie campali.

Il mio fantasy è questo: è il passato che ritorna, condito con tutti i sapori che riuscirò a trovare. Ci sono talmente tanti miti e leggende soltanto nel nostro paese da assicurare romanzi per ogni scrittore da qui a un futuro remoto.

Non solo Fantasy

Nel mio cassetto non ho soltanto idee per storie fantasy, ma ci sono anche “semplici” romanzi storici, uno ambientato a Chicago negli anni ʼ20, uno nellʼantica Roma e uno nei dintorni della Roma ottocentesca.

Per il resto, le mie idee sono tutte concentrate sul Fantastico (fantasy, fantascienza e horror). E fantasy e horror sono ovviamente storie ambientate da qualche parte di questo mondo ma indietro nella linea del Tempo. Più indietro possibile.

Perché raccontare il presente?

Ditemelo voi. Io, forse la prossima settimana, vi dirò perché non racconto il presente, perché non amo scrivere, se non raramente, storie ambientate in questa epoca. E, tornando in argomento, ditemi perché raccontate o non amate raccontare il passato.

62 Commenti

  1. Marco
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 7:53 Rispondi

    Io provo a raccontare storie del presente e credo proprio che non riuscirei a fare altro. Qui, adesso, ci sono un’infinità di spunti, di sfide. Il passato: ammiro chi riesce a raccontarlo però non mi interessa. O meglio: vorrei studiare per bene il Medioevo, ma è al di là delle mie capacità scrivere delle storie ambientate altrove. Richiede uno sforzo di studio, di documentazione che non sono in grado di affrontare.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:09 Rispondi

      Ecco, io invece non vedo né spunti né sfide in questo periodo. Poi però l’ultimo racconti e i prossimi due che appariranno nel blog sono ambientati nel presente :)

  2. Serena
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 8:06 Rispondi

    Non riesco a trovare nelle cose che scrivo un filo conduttore legato ad un’epoca o a un blocco temporale. Mi basta che sia una bella storia :-) Poi credo che gli esseri umani di base siano cambiati poco da quando eravamo molto più pelosi e avevamo la coda.
    Invece trovo ricorrenza in un tema. Da piccola adoravo il Libro della Giungla e l’amicizia di Mowgli con i lupi. A dodici, tredici anni sognavo di andare a vivere in Canada o in Alaska e leggevo Jack London. Più da grandicella ho letto Twilight: mutaforma per sempre. Un vampiro non è niente in confronto a un lupo. E in “Cristallo” c’è una grande foresta, e potete stare certi che da qualche parte uno o più lupi ce li infilo. Insomma, grandi foreste e lupi da sempre. Chissà perché.
    Ah, e come ho potuto dimenticare Spettro e i suoi fratelli? Lunga vita agli Stark e ai metalupi. Ho smesso di leggere ASOIAF perché li amavo troppo. S****** di un Martin.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:11 Rispondi

      Lupi e foreste piacciono anche a me, ho apprezzato Il richiamo della foresta e anche Zanna bianca di London. Ho il sogno di scrivere una storia di lupi.

      • Serena
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:21 Rispondi

        Ti prego, SCRIVILA.

        • Daniele Imperi
          lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:46 Rispondi

          Eh, vedremo :)
          Però potresti leggere La promessa dei lupi di Dorothy Hearst: là troverai appena un accenno di umani e il resto solo lupi e foreste ;)

          • Serena
            martedì, 6 Ottobre 2015 alle 23:57 Rispondi

            E adesso me lo compro su Kindle ^_^

  3. ombretta
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 8:24 Rispondi

    Le mie storie sono ambientate nella modernità perché i personaggi femminili sono più liberi oggi che un tempo. Il Medioevo credo sia stato il più terribile per le donne perché non avevano voce in capitolo e se osavano venivano bruciate come streghe! Di sicuro è stata un’epoca molto misteriosa e interessante, ma non mi piace collocare le mie protagoniste. Se lo facessi dovrebbero morire tutte!

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:12 Rispondi

      Sì, il Medioevo è stato un incubo sicuramente per le donne. Ma proprio perché c’era meno libertà dovrebbe essere più stimolante scriverci una storia.

  4. Grilloz
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 9:14 Rispondi

    Il romanzo di cui accenni che spazia in varie epoche sembra molto promettente, mi auguro che tu riesca a scriverlo e pubblicarlo perchè sono curioso di leggerlo ;)
    Io scrivo troppo oco per poter dare una risposta, ma evito di scrivere del passato perchè non mi sento all’altezza, richiede una preparazione che non penso di avere.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:14 Rispondi

      Intanto ne scrivendo un altro, di fantascienza, che spazia in varie epoche… e non solo :D
      Più che preparazione, occorre documentazione. Che alla fine forse è quasi la stessa cosa.

      • Grilloz
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:11 Rispondi

        diciamo che ci si documenta per acquisire la giusta preparazione ;)

  5. monia
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 9:29 Rispondi

    Ah, mi sa che siamo complementari, perchè io scrivo al futuro.
    Mi piace perchè il futuro è aperto a tutto, posso immaginare che accada qualsiasi cosa, che l’evoluzione si sviluppi in qualsiasi modo, e che l’umanità impari o dis-impari le cose giuste o sbagliate.
    Mi piace perchè posso prendere un articolo di focus e farlo divenare reale, o perchè posso semplicemente chiedermi “cosa succederebbe se” e rispondere senza dover valutare i limiti intrinsechi del presente.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:15 Rispondi

      È vero che in futuro potrebbe succedere chissà cosa, ma anche la fantascienza ha bisogno di documentazione. Il riscio altrimenti è di scrivere cose che non stanno in piedi o che vanno contro le leggi della fisica e di altre scienze :)

      • monia
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:28 Rispondi

        si! ma mai quanto la documentazione sul passato! quella mi spaventa molto più di quella scientifica che fa da base alle ipotesi sul futuro :D

  6. Salvatore
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 10:40 Rispondi

    Chissà, però, se nel passato ti troveresti meglio, o anche solo bene, rispetto al presente…? Perché, in fondo, il passato, proprio perché è tale, è qualcosa che non può più danneggiarci. Quindi lo si può guardare con meno paure e minore cinismo. Mentre il presente… be’ il presente male può farcelo e il futuro, proprio perché deve ancora avvenire, è misterioso ma in un modo diverso dal passato: più inquietante. Il futuro crea ansia. Il passato non nuoce. Ma solo se resta passato. Potessi viaggiare nel tempo, sicuro che sceglieresti un tempo diverso dal nostro? In fondo il tuo tempo, nel bene e nel male, ormai lo conosci bene.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:20 Rispondi

      Hai ragione, non so se mi troverei bene, magari direi la stessa cosa di adesso, che vorrei vivere nel passato :D
      Però da anni sto apprezzando le cose semplici che c’erano un tempo, quando la gente si faceva il pane in casa e coltivava l’orto e viveva in mezzo alla natura. Davanti alla finestra della mia camera vedo solo cemento, rumori, smog, schifo.

  7. Moonshade
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 11:49 Rispondi

    La “fascinazione” di un’altra epoca è molto simile a quella tra città/campagna che ci accompagna da secoli, perché è un limite invisibile tra conosciuto e sconosciuto. Però può incontrare grossi problemi: si può essere così affascinati da una certa epoca da idealizzarla al punto da non considerare gli elementi di disagio, usarla solo come un’etichetta (senza un minimo di criterio dei personaggi in cui potrebbe essere l’egitto predinastico come voghera del 1800) oppure appoggiarsi su luoghi comuni senza ricerca -e lo dico perché una volta stavo rischiando di scrivere una cavolata atomica e ho avuto l’accortezza di andare a riverificare. Lavoro spesso sul fantasy contemporaneo non perché considero il 2015 più affascinante o facile, ma perché abbiamo 10mila anni di storia e civiltà che mi affascinano di più nell’idea che riescano a sopravvivere in qualche forma, quindi ho personaggi più o meno mitologici o soprannaturali spesso che mi trotterellano per l’Italia o l’Europa, e senza un minimo di documentazione storica che comunque ammonticchio seguendo il mio interesse non riuscirei a caratterizzarli. Anche se mi mettessi a creare un fantasy classicone pseudoTolkeniano se non mi creassi almeno un’idea delle età precedenti non riuscirei mai a scriverlo bene come vorrei, è un mio limite gigantesco.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:22 Rispondi

      È vero che si tende a idealizzare certe epoche, vedendole con l’occhio nostalgico di chi non le ha vissute. I luoghi comuni dalla scrittura vanno banditi :)
      Bisogna verificare sempre ogni dettaglio, ma questo vale anche per chi scrive storie di oggi.

  8. Tenar
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 11:55 Rispondi

    Il passato è sempre presente nelle mie narrazioni, che siano ambientate oggi, ieri o in un altrove. Il passato è da dove veniamo, ciò che ci rende ciò che siamo. Anche parlando di un altrove mi è difficile prescindere totalmente dal nostro passato reale. Raccontando il presente, ho sempre un occhio di riguardo al prima, perché senza radici dove mai si può pensare di andare?
    Quello che cerco di non fare mai è mescolare elementi fantastici o inventati in una narrazione storica. Su questo non transigo. Se è una narrazione storica, che sia tale. Se c’è un particolare che sia vero o verosimile. Voglio che un ragazzo possa tranquillamente dire in un’interrogazione o in un esame qualcosa che ha scoperta in un mio racconto o in un mio libro. Se c’è una parte (inevitabile) di invenzione, che sia ben evidente, anche con note a fine racconto/romanzo.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 12:25 Rispondi

      Sulla narrazione storica hai ragione: il romanzo storico non prevede elementi fantastici, altrimenti è un fantasy.
      Le note a fine storia mi sono sempre piaciute, ecco perché apprezzo Bernard Cornwell, che mette sempre una nota in cui dice al lettore cosa risponde al vero e cosa ha invece inventato per esigenze narrative.

  9. Poli72
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:05 Rispondi

    Certo, scrivere di presente e’ piu’ facile dal punto di vista della ricerca rispetto a creare una storia con ambientazione ,ad esempio,medievale .
    Sto faticosamente portando avanti la stesura di un romanzo d’ avventura ambientato proprio nel 1200.Per esperienza personale dopo innumerevoli tentativi sul metodo migliore, ho scoperto il noto “Fiocco di neve” .Devo tuttavia affermare che scrivere un romanzo ambientato in un’epoca lontana per usi ,costumi ,mentalita’ e molto altro e’ all’inizio demoralizzante.Il mio metodo da principiante consiste nel scrivere la prima stesura in tre passaggi.La primissima curando solo ed esclusivamente i nessi logici della trama ,abbozzando soltanto i dialoghi e le descrizioni con l’obbiettivo di portare la storia in fondo in maniera coerente, evitando inconguenze.La seconda focalizzata sulla realizzazione dei dialoghi .La terza piu’ leggera dedicata ad arricchire i capitoli con descrizioni ambientali e caratterizzazioni esteriori dei personaggi.Concludendo , direi che scrivere di un’epoca cosi’ affascinante richiede un super lavoro di documentazione anche e sopratutto per la trasposizione della mentalita’ del tempo nei dialoghi e nel modo di pensare e di agire dei personaggi.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:21 Rispondi

      Non so quanto sia più facile scrivere del presente, perché richiede lo stesso documentazione per alcuni generi come gialli, thriller, ma anche guerra, ecc.
      Il passato richiede più lavoro, certo. Ma oltre ai saggi secondo me bisogna studiare anche le opere letterarie di quel periodo.

    • monia
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 14:24 Rispondi

      Strano questo metodo delle tre stesure. Io scrivo al futuro, per cui non so se sia la stessa cosa, ma per me l’ambientazione è determinante nel definire la storia e i nessi logici. A volte ne determina anche la soluzione di alcuni punti critici. Forse al passato è diverso, ma non so se sia davvero una cosa da tralasciare fino alla terza stesura.

      • Daniele Imperi
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 14:47 Rispondi

        Ognuno ha il suo metodo, alla fine. Per me una prima stesura senza pensare a eventuali ripetizioni e giri di parole, e poi una revisione approfondita.

      • Poli72
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 20:19 Rispondi

        Tre stesure perche’quando si deve ambientare la storia in un tempo che non ci e’ proprio inciampare in un dettaglio e interrompere il lavoro per ricercare questo o quello e’ nell’ordine naturale delle cose.E purtroppo ogni interruzione mi deconcentra enormemente dal portare avanti la trama.Quindi la prima stesura e’ come uno scheletro senza muscoli ,tendini ,pelle e carne.Faccio un piccolo esempio di prima stesura come la intendo io :
        === Entro’ nella tenda , Von Salza ,seduto ,accaldato,-dialogo-F.”convoglio” -V.S.”Sei certo che siano loro?” F.”500 tutti a cavallo,corazze,carro pesante,stallone”V.S.”Finalmente,via da questa fornace”.===
        Per me e’ importante procedere spedito avendo una solida traccia del senso logico di ogni scena,i dettagli li aggiungero’ dopo.
        Un possibile sviluppo dopo la terza stesura(con i dettagli) potrebbe essere il seguente:
        ===Florian scosto’ la falda ed entro nella tenda.
        “ Sono arrivati ,magister.”
        Il gran maestro dei cavalieri teutonici, Hermann von Salza ,sedeva dietro un tavolone grezzo sorretto da due grossi ciocchi scorticati.La fluente barba bianca striata di grigio si fondeva con la peluria canuta del torace che spuntava dall’ampia scollatura del camicione di lino .Aveva la bella eta di 65 anni, il corpo tonico e asciutto e l’energia di un giovinotto . Florian lo ammirava ,il vecchio tedesco era uno degli uomini piu’ influenti alla corte di Federico e al contempo uno di piu fidati di papa Gregorio.
        “Quanti carri ?”
        Florian si avvicino’ ad un barile poggiato a lato dell’ingresso.Intinse un mestolo di ferro nell’acqua ,quindi si ricordo’ delle buone maniere
        “Ho il vostro permesso?”
        Herman confermo’ con un gesto della mano
        “ Uno,pesante e foderato di ferro “rispose il cavaliere. Bevve un sorso d’acqua e si verso’ il resto sulla testa spargendo il liquido fra i corti ricci neri.
        ” Ahh bella fresca! E la scorta poi”
        “Ovvero?”
        “Saranno almeno duecento, tutti a cavallo , con le cotte oliate di fresco e gli elmi senza un filo di polvere.Questi di sicuro sono appena sbarcati.”
        Von Salza sorrise con gli occhi e grattandosi il mento barbuto penso’ ad alta voce
        “Bene .Ce ne andremo da questa fornace nel giro di pochi giorni .”===

  10. Ulisse Di Bartolomei
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:15 Rispondi

    Salve Daniele

    Il passato è oltremodo interessante, in quanto ci consente maggiori dettagli o coscienza di sé. Nel mio caso c’è il tentativo di dare risposte all’interrogativo “come siamo arrivati a questo punto?” e in questo momento dove le sicurezze esistenziali strutturate sulla tradizione vengono invalidate, non potrebbe essere altrimenti. L’età moderna è dominata dalle religioni e queste si sono strutturate due millenni e oltre fa ed è inevitabile che qualsiasi lavoro ermeneutico o esegetico che dir si voglia, non prescinda dallo scandagliare il passato. Vi si aggiunge il fattore ignoranza e intendo la mia… Il passato è facilmente vulnerabile elle esegesi faziose, che hanno scopo primario di addomesticare la comprensione del presente e rivisitare “con i propri passi” ha un fascino avallato dalla necessità intima della persona. Mi interessano parecchio le vicende dell’antica Roma, poiché lì “nacque” l’Occidente, nel bene e nel male… Il dettaglio che però più mi ha più impressionato e che avevo mai valutato, è che i romani erano una demografia di schiavi! All’epoca di Cristo quasi non rimaneva romano che non fosse chiavo o figlio di schiavi o che avesse antenati schiavi e quindi le attività politiche dovevano tenere conto che i romani venivano quasi tutti da altrove! E’ ovvio che ridurre la situazione romana a “si praticava la schiavitù” e parecchio fuorviante. Peraltro la maggioranza degli schiavi, veniva liberata in età ancora giovane, in quanto al “padrone” conveniva avere lavoranti che si ammalassero di meno e i liberati si mettevano in proprio acquistando i loro schiavi… In questi anni gli storici anglosassoni stanno compiendo del lavoro straordinario in merito. Non escludo che il desiderio di “tornare al passato”, sia anche la sensazione più o meno latente che chi ce lo racconta non sia l’oracolo!

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 13:25 Rispondi

      Ciao Ulisse,
      I Romani per forza vengono da altrove, visto che Roma è stata fondata da qualcuno che romano non poteva essere :D
      Quella storia comunque interessa anche me, ma so che ci vuole parecchio studio prima di addentrarsi in un romanzo.

      • Ulisse Di Bartolomei
        lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 14:17 Rispondi

        Si infatti i primi romani erano dei filibustieri che prendevano “il pizzo” da quelli che navigavano il Tevere, poi rubarono le donne ai sabini (continuano pure oggi… hanno “rubato” una mia sorella) e poi presero ad aggregare le popolazioni con cui si trovavano e litigare… (mille anni di storia in tre righe…)
        La storia di Roma annega nella retorica e credo che per fare un buon romanzo, bisogna rintracciare i dettagli sulla via reale. E pensare che Roma fu un nome di seconda scelta. Il primo decisero che doveva essere eterno, ma poi lo scordarono e la chiamarono così… Scherzo…

  11. Luciano Dal Pont
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 14:28 Rispondi

    Il mio romanzo d’esordio, che poi, più che un vero e proprio romanzo è una sorta di favola moderna, è ambientato ai giorni nostri. Quello che sto scrivendo ora, un horror condito da un erotismo malato, perverso, infame, è ambientato nella seconda metà degli anni sessanta, quindi in epoca più o meno contemporanea. Non si è trattato, però, di scelte ponderate, sono solo state le naturali conseguenze dei tipi di storie che mi si sono accese nella mente senza stare a pensare alle relative epoche, per il resto mi sento attratto sia dal presente che dal passato, meno dal futuro, e penso che in seguito scriverò storie diverse ambientate in epoche diverse con uguale soddisfazione. A tal proposito, sto pensando a un romanzo storico in chiave horror incentrato sulla santa inquisizione, con tutte le peggiori e orrende turpitudini a essa connesse, dove però possa emergere chiaro e lampante, oserei dire predominante, un particolare aspetto legato a quelle tragiche vicende che forse finora non è mai stato sufficientemente scandagliato e approfondito, e che indubbiamente farà parecchio inc…. arrabbiare la Chiesa. Non dico quale però…

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 14:45 Rispondi

      Anche per me alla fine sono conseguenze del tipo di storia che voglio raccontare. In base all’idea mi figuro subito l’epoca storica.

  12. giuseppina
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 16:05 Rispondi

    Il passato è travolgente, perché? Non il tuo personale, poichè chi non ha grandi colpi di scena può inventarli mentre chi li ha cambia il tutto come vuole, ogni persona ha un passato e segreti. Scrivi aiutandoti con la storia perché il presente è la tendina di una finestra che domani puoi cambiare in passato hai comprato e in futuro comprerai altre tende. Le tende sono la storia che appartiene alla vita di tutti i giorni, puoi lavarla, stirarla, cambiargli colore ma è sempre quella e la scrittura scrive la storia della vita dell’uomo,

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 16:16 Rispondi

      Non so se sia travolgente il passato, io lo trovo stimolante per scrivere, molto più del presente.

  13. giuseppina
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 16:34 Rispondi

    Ok, Daniele Imperi. Vorrei tanto chiederti qual è il titolo di un tuo libro o dei tuoi libri che hai scritto, per leggerli?

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 16:37 Rispondi

      Non ne ho scritti. Qui trovi dei racconti, però.

  14. Grazia Gironella
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 16:48 Rispondi

    Quando ambiento le mie storie nel presente – e ultimamente è così – si tratta di un presente fittizio, depurato da fatti, mode, luoghi riconoscibili. In un certo senso rendo fantasy la realtà, che allora mi interessa davvero, perché diventa eterna. Forse anche uscire dal presente è un modo per liberarti dalla zavorra del reale. Magari se vivessi nel Medioevo faresti lo stesso.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 17:04 Rispondi

      Adesso che ci penso, anche le mie storie ambientate nel presente hanno questa particolarità. Nell’ultimo racconto pubblicato qui eravamo in Norvegia, quindi comunque lontani dal nostro presente. Nel prossimo che pubblicherò la realtà è stravolta da un dramma e in quello successivo la storia è narrata da un punto di vista particolare.
      In quei casi mi sono divertito a scrivere, perché ho trovato il modo di allontanarmi dal presente pur restandoci.

  15. Chiara
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 17:17 Rispondi

    Perché raccontare il presente?
    La risposta a questa domanda sarà contenuta in parte nel post di domani, che parlerà dei due volti della mia scrittura: realismo e spiritualità.
    Ciò però non esclude il raccontare anche il passato. Non mi piacciono i fantasy, ma mi interessa la realtà: quella che è, e quella che è stata…
    I romanzi storici mi piacciono molto perché offrono una visione su fatti, luoghi e situazioni sconosciute. Mi capita molto spesso, dopo averne letto uno, di approfondire l’argomento su wikipedia o testi cartacei. E, fra le mie idee, c’è anche quella per un romanzo ambientato all’inizio del secolo scorso e ispirato alla vita delle mie nonne. :)

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 17:24 Rispondi

      Io devo scrivere “Perché non racconto il presente”, invece :D
      Anche io qualche volta approfondisco argomenti letti in romanzi storici. “Due volti della mia scrittura” mi piace come potenziale meme, ma mi riservo di scriverne dopo aver letto il post.

  16. Ulisse Di Bartolomei
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 17:26 Rispondi

    Oggigiorno la psicologia sociale è avvelenata di “politicamente corretto” e “partiti presi”. Come si può scrivere un libro ambientato nell’attualità senza venire tacciati come marxisti, fascisti o qualunquisti, oppure senza infarcirlo di inglesismi o turpiloquio? Se scrivo un romanzo dove non c’è un negro, un migrante fresco di sbarco o un trans a deretano scoperto davanti alla porta di casa, “tollerato anche se non vorrei che i bambini vedessero”, una eventuale recensione sui media rivelerebbe inevitabilmente quei dettagli passibili di significato di orientamento dello scrittore e un libro reputato “infetto” non si venderebbe o verrebbe osteggiato. Con questo non intendo proporre dei giudizi di merito sugli sfortunati, ma denotare che un romanzo il cui fine sia la bellezza artistica a prescindere, è oggi piuttosto difficile.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 17:38 Rispondi

      Se sapessi quanto mi dà fastidio il “politicamente corretto”.
      Comunque sai che pensavo la stessa cosa? Anche secondo me scrivere un romanzo ambientato oggi senza inserire elementi tipici che caratterizzano questo secolo si può essere etichettati in qualche modo.
      Ma qualsiasi sia il motivo per cui l’autore non ha inserito certi elementi, sono affari suoi, non ha commesso reati e è libero di scrivere ciò che lo appassiona, lo stimola, gli dà emozioni.

  17. Piter57
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 20:29 Rispondi

    Per uno scrittore è preferibile , soprattutto se è al suo primo romanzo o al suo primo racconto, scrivere possibilmente intorno “a ciò che di più lo interessa, lo incuriosice, lo stuzzica , lo appassiona o a ciò che ama di più”. In questo modo il suo lavoro oltre che più piacevole sarà anche più produttivo e svolto anche in modo più accurato. La facilità di scrittura sarà aiutata dalla conoscenza anticipata, anche se parziale , di ciò che gia si conosce in parte. Gli approfondimenti della materia da trattare verranno fatti con piacere e scoprire gli errori di narrazione sarà più facile e verrà a volte anche in automatico perché già in parte si conosce l’argomento. Detto questo passiamo al “periodo di tempo da scegliere in cui ambientare la storia da narrare”. Dato che solitamente lo scrittore per meglio esprimere la sua creatività “si deve immedesimare nella storia che sta narrando” viene logico dedurre che più il tempo di narrazione sarà di suo piacimento e più sarà profondo oltre che piacevole il suo modo di narrare. Mi esprimo con un esempio: andreste mai a una festa importante con indosso un abito che “non vi piace” o che a vostro avvivo “vi sta male” o addirittuta “che voi odiate” o di cui “non vi piace il colore? Certo che no! Il tempo della narrazione in cui è ambientata la storia è come “quell’abito” di cui vi ho accennato. se esso è faticoso da portare o non piace a noi personalmente si farà una gran fatica a raccontarlo o addirittura dopo un pò di pagine potrà accadere che non si ha più voglia di proseguire la narrazione. Al contrario se invece il periodo in cui si ambienta la storia ci piace e anche molto, tutto ciò sarà a nostro vantaggiò e ci sponerà e ci gratificherà in automatico ad andare avanti sempre di più fino a completare la narrazione. Stabilito questo punto passiamo ad eaminare se scrivere la storia in un ambiente al presente, del passato o proiettato nel futuro. A questo riguardo non è meglio uno o peggio l’altro, e non ha più aspetti storici, romantici, interessanti e misteriosi, eccetera, un periodo storico di un altro periodo storico, la valutazione è solo personale in questo caso, e comunque sia la scelta o la preferenza rimane sempre molto “riduttiva”. Lo scrittore non deve sopratturo mai dimenticare che ha a sua disposizione una qualità che lo pone oltre questi “limiti” minimali e che gli conferisce “un orizzonte illimitato” in qualsivoglia epoca storica lui ambienti la sua storia. Sto parlando della sua “creatività fantasiosa” che in ogni scrittore è innata e che renderà unico e inimitabile il “mondo”che andrà a raccontare sia che si tratti del “presente” sia del”passato” o del “futuro”. E’ vero che determinati ambienti storici di una determinata epoca devono essere il più realistici possibili in modo da fare capire al lettore in quale epoca è narrata la storia, e che alcune epoche storiche si prestano piu di altre epoche all’inserimento di una storia avvincente e variegata nel suo svolgimento, ma questo è solo una parte della narrazione. Poi deve subentrare la creatività dello scrittore unita alla sua vena fantasiosa. E di certo questo processo creativo della vicende avviene meglio ed è più prolifico se l’epoca di cui si scrive ci piace e ci appassiona e soprattutto stimola la nostra creatività. Ricordate il detto “non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace”, questo vale molto per lo scrittore, se riece s crivere “ciò che piace” di certo sarà molto prolifico e il suo talento si esalterà e la sua scrittura sarà piacevole e originale, e in primo luogo sarà una scrittura “amata” che di certo il lettore attento apprezzerà e con cui si diletterà. E si può scrivere una scrittura che si ama se anche il periodo in cui è ambientata lo si ama o lo si preferisce ad altri periodi. Tutto ciò facilita lo scrittore. Anche se poi vi sono scrittori “talmente bravi” che non hanno limiti nè di tempo e nè di spazio e per loro ogni periodo storico in cui si narra una storia è uguale .E si trovano bene a narrare in qualsiasi periodo storico. Ma questa è un’altra storia…

    • Daniele Imperi
      martedì, 6 Ottobre 2015 alle 7:53 Rispondi

      Penso che si debba sempre scrivere intorno alle proprie passioni e a ciò che ci stimola.

      • nani
        martedì, 6 Ottobre 2015 alle 9:06 Rispondi

        Io, invece, ricordo sempre la mia professoressa di universita’ preferita che mi diceva: “Ogni soggetto diventa interessante se studiato con intelligenza”, o qualcosa di simile. Come e’ vero!!!!

        • Daniele Imperi
          martedì, 6 Ottobre 2015 alle 9:09 Rispondi

          Mmm… per quanto mi riguarda dipende dal soggetto. Alcuni temi per me sono proprio noiosi e non riuscirei mai nemmeno ad avvicinarmici.

  18. Nuccio
    lunedì, 5 Ottobre 2015 alle 22:27 Rispondi

    Nella tua visita al mio blog “Nuccioracconta.blogspot.com” avrai notato che il racconto “Anno domini 1265” è ambientato in un posto ben preciso vicino a Terni. Il Castello è quello realmente esistito ed ancora in possesso degli eredi del casato, più o meno modificato nell’arco del tempo. Pandolfo è un personaggio che ha vissuto in carne ed ossa, anche se ormai ridotto in polvere,; mentre i fatti narrati sono quelli storicamente avvenuti. Visitai il castello un’estate una decina d’anni fa e quelle narrate sono le impressioni che ho tratto. La spada e il fodero sono quelli rappresentati ai lati del camino e così via. Gli spunti sono diversi come varia e la vita e il plot può nascere in un istante. L’ambientazione può avvenire in qualsiasi epoca compresa tra il passato e il futuro. L’unico elemento che cerco di rispettare è una certa coerenza nella narrazione. Non so se ci riesco. Ciao.

    • Daniele Imperi
      martedì, 6 Ottobre 2015 alle 7:54 Rispondi

      Nel tuo caso si tratta di un racconto storico, con personaggi realmente esistiti ma con elementi di fantasia, come si vede in quasi tutti i romanzi storici.

  19. Simona C.
    martedì, 6 Ottobre 2015 alle 13:10 Rispondi

    Ci sono tante epoche storiche che mi affascinano, come tanti luoghi. Aver creato un’organizzazione segreta millenaria per la mia saga di fantascienza mi ha permesso di ambientare molti capitoli nel passato per raccontare le avventure di antichi membri di questa società segreta. Il lavoro di ricerca è stato interessante quanto inventare le trame che legano le diverse vicende, inserendo i miei personaggi in mezzo a fatti storici reali, dall’invasione persiana di Babilonia all’eruzione del Krakatoa, dalla persecuzione delle streghe del beneventano alle scorrerie vichinghe. Non so, però, se riuscirei ad ambientare un intero romanzo in un’epoca specifica, mi piace mescolare passato e presente.

    • Daniele Imperi
      martedì, 6 Ottobre 2015 alle 13:26 Rispondi

      Le società segrete stuzzicano anche me. Anzi, da bambino ne avevo creata qualcuna coi miei amici :D
      Potresti scrivere degli spin-off sulla tua saga, parlando quindi soltanto di un’epoca.

      • Simona C.
        martedì, 6 Ottobre 2015 alle 14:16 Rispondi

        Potremmo quasi lavorare insieme per la sintonia delle nostre idee: ho già annunciato sul mio blog che al termine della saga (5 libri, sta per uscire il 3) pubblicherò un volume di spin-off, ma sarà una raccolta di racconti. Per adesso, non riesco a pensare a un romanzo intero solo in un’epoca, dopo un po’ mi va stretta :)
        Ah! Idea balenata in questo momento: potrei pubblicare i racconti spin-off gratis sul blog, ma soprattutto, potrei farli scrivere ad altri autori. Vuoi partecipare scrivendo uno ambientato nel Medioevo? :)

        • Simona C.
          martedì, 6 Ottobre 2015 alle 14:19 Rispondi

          Devo studiare bene questa proposta. Regalo i primi tre libri a chi vuole partecipare, così si documenta sull’organizzazione segreta e sul genere… Ora vado a pensarci sul serio.

        • Daniele Imperi
          martedì, 6 Ottobre 2015 alle 14:26 Rispondi

          La proposta è interessante, sia che tu scriva spin-off gratis per il blog sia che li faccia scrivere ad altri. Magari entrambe le cose. Io ti direi di sì, ma in narrativa sono lentissimo e ho il romanzo che procede ancora più lentamente…

          • Simona C.
            martedì, 6 Ottobre 2015 alle 14:56 Rispondi

            Come ho detto, devo studiarla meglio. Gratis anche se scritti da altri autori, altrimenti diventa un casino quando ci sono di mezzo i soldi, sarebbero guest-tale invece che guest-post. Per i tempi, non preoccuparti perché per finire la saga mi occorreranno almeno altri due anni, sono a 3 di 5, ma ci sono già sottotrame interessanti da sviluppare fuori dai primi libri. Mi sa che parteciperò anch’io :) Quando avrò le idee più chiare ne farò un post e ne parleremo meglio.

  20. Barbara
    mercoledì, 7 Ottobre 2015 alle 12:11 Rispondi

    Solita ritardataria…
    Io non racconto il passato perchè…mi spaventa. Il tunnel del tempo mi spaventa. La storia che muore ogni giorno e sarà dimenticata mi spaventa. Il fatto che anch’io tra 200 anni sarò dimenticata mi spaventa.
    Infatti, se devo leggere fantasy, li preferisco ambientati o in un altro mondo inesistente (Terra di mezzo, Narnia) o ambientati qui ed ora, incrociati con la realtà (basta riprendere i miti ed attualizzarli).
    Poi, ho sempre detestato i salti nel tempo. Non c’è giustizia nei salti del tempo, perchè chi ne ha l’opportunità può interferire nel destino di chi ne è escluso. L’unico libro che riesco a leggere in merito è Outlander, e solo perchè le è andata bene, decisamente bene.
    Quindi, preferisco il presente. Ce n’è parecchio da raccontare comunque. :)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 7 Ottobre 2015 alle 12:22 Rispondi

      Tanto i post non scadono come il latte :D
      Perché tutto questo spavento per il passato?

  21. Barbara
    mercoledì, 7 Ottobre 2015 alle 12:26 Rispondi

    O mi avrà terrorizzato la professoressa di Storia delle medie…
    Oppure mi hanno perseguitato in una vita precedente e non me lo ricordo! ;)

    • nani
      mercoledì, 7 Ottobre 2015 alle 13:56 Rispondi

      Io, invece, sono esaltata dalla possibilita’ di farlo rivivere, quel passato dimenticato. Rendere giustizia a chi e’ passato alla storia come un diavolo solo perche’ e’ lo sconfitto, donare un assaggio di epoche di cui molti conoscono solo le banali nozioncine spesso propagandistiche… cavolo, questo si’ che e’ un bel modo di essere scrittori, no?

      • Daniele Imperi
        mercoledì, 7 Ottobre 2015 alle 14:00 Rispondi

        Concordo in pieno. Anche a me piacerebbe ridare vita ad alcuni personaggi poco conosciuti o mal visti oggi. Far rivivere il passato in modo più oggettivo di quanto riportato dai libri purgati di storia.

  22. Lisa Agosti
    giovedì, 8 Ottobre 2015 alle 19:49 Rispondi

    Vorrei tanto saper scrivere romanzi storici, chissà magari un giorno… per ora mi limito a scrivere il passato… prossimo, raccontando delle mie esperienze degli ultimi anni, facendole vivere ai miei personaggi in modo romanzato. Scrivo anche al presente, immaginandomi personaggi interessanti e cercando di ragionare con la loro testa, vivendo la giornata dal loro punto di vista. Non scrivo invece il futuro, non sono brava a indovinare quel che sarà, anche nella mia vita personale, figuriamoci, non so nemmeno decidere cosa vorrò per cena! :D

    • Daniele Imperi
      venerdì, 9 Ottobre 2015 alle 8:50 Rispondi

      Il passato da raccontare non deve per forza essere storico :)
      Raccontare del futuro è complicato, sembra facile perché uno pensa di poter scrivere qualsiasi cosa tanto non ci sarà nessuno a smentirlo, ma purtroppo non è così.

  23. Giulio F.
    giovedì, 12 Novembre 2015 alle 13:45 Rispondi

    Secondo me per un lettore è più facile “entrare” nella storia se questa è ambientata nel presente. Si tratta di una realtà che lui vive tutti i giorni. Mentre se io scegliessi una particolare epoca storica, per lui sarebbe più difficile immaginarla. Quando scrivo, però, cerco di evitare elementi o dettagli propriamente caratteristici dei nostri anni: preferisco restare più sul vago. Giorni nostri sì, ma per il lettore è impossibile distinguere se si tratti del 1990 o del 2020. Più vago e generico è, meglio è, a parer mio. Non so perché, ma credo che questo semplifichi molto le cose.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 12 Novembre 2015 alle 14:03 Rispondi

      Forse dipende dal lettore. Io entro più facilmente nella storia se è al passato :D
      Finora nei romanzi storici letti sono sempre riuscito a immaginare quella realtà. Ovvio che ci siano delle limitazioni, non abbiamo una macchina del tempo per filmare quelle scene.
      Riguardo ai dettagli vaghi, dipende da cosa stai scrivendo. Negli anni ’90 non c’erano gli smartphone e si usava pochissimo il cellulare, nel 2020 ci saranno smartphone più avanzati di ora.

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.