Il sovranismo letterario degli Stati Uniti

Il sovranismo letterario degli Stati Uniti

In un’intervista al «Corriere della Sera» del 17 giugno scorso la scrittrice Sveva Casati Modignani ha detto di non aver “mai sfondato nel mercato in lingua anglosassone”.

E ha continuato dicendo che “il mercato americano tutela i suoi scrittori di best seller. E così oggi noi, per esempio, possiamo leggere la bravissima Danielle Steel tradotta in italiano, ma non permettono a un’autrice italiana da milioni di copie di sbarcare da loro”.

L’intervistatrice ha usato l’espressione sovranismo letterario, e secondo me a ragione.

Cercando nei cataloghi di grandi editori come Random House, HarperCollins, Simon & Schuster, Hachette Book Group e Macmillan è difficile trovare autori italiani.

Ma libri di cucina italiana sì. Quanti ne volete. Siamo la patria del cibo, dopotutto. Romanzi soltanto una manciata, rispetto alla schiacciante maggioranza di storie americane. E gli immancabili classici.

Pochi gli autori moderni: ho visto Donato Carrisi, Alessandro D’Avenia, Paolo Cognetti, Giorgio Faletti, Ilaria Tuti, Niccolò Ammaniti, Elsa Morante e pochi altri.

Ma il sovranismo letterario degli Stati Uniti non si limita a questo.

I 100 migliori libri del XXI secolo

Il «New York Times» ha stilato la classifica dei 100 migliori libri del 21° secolo. Avrebbe almeno potuto attendere l’inizio del 2026, così da esaminare i migliori libri del primo quarto di secolo. Ma veniamo al punto.

Guarda caso al primo posto c’è il romanzo Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, autrice statunitense. E, guarda sempre il caso, all’ultimo posto, al 100°, c’è En man som heter Ove – che in inglese si mantiene fedele con A Man Called Ove, ma in italiano diventa L’uomo che metteva in ordine il mondo – di Fredrik Backman, autore svedese.

Gli Stati Uniti al primo posto, l’Europa all’ultimo. Coincidenza?

No. Su 100 libri ben 74 sono libri statunitensi. Al resto del mondo – mondo si fa per dire – tocca soltanto il 26%.

Non finisce qui, perché ben 10 autori sono rappresentati con più opere, due per l’esattezza, eccetto la statunitense Ann Patchett che è presente con 3. Per dovere di informazione in questi dieci sono compresi due autori “stranieri”, non statunitensi cioè: il britannico Kazuo Ishiguro e il giapponese Haruki Murakami.

E l’Italia?

C’è anche l’Italia, al 7° posto con L’amica geniale (tradotto come My Brilliant Friend).

Non conosco tutti gli autori della classifica – soltanto 20. E ho letto soltanto 5 libri dei 100 dell’elenco. Mi fa piacere però che abbiano inserito due romanzi che meritano davvero, come Cloud Atlas di David Mitchell e The Road di Cormac McCarthy.

Invece mi ha sorpreso che compaiano The Hunger Games di Suzanne Collins e Harry Potter and the Deathly Hallowsdi J.K. Rowling. La prima non m’è sembrata nulla di che, la seconda mi piace molto, ma in una classifica del genere non l’avrei inserita.

Il «New York Times» ha anche rispettato le “quote rosa”: su 100 opere 46 sono di autrici. E questo, malignamente ma non troppo, mi fa pensare che non sia oggettiva come classifica, altrimenti avrebbe dovuto esserci una maggiore disparità, in un senso o nell’altro.

Ma non finisce qui. Fra le 26 opere di autori non statunitensi ben 19 sono scritte in inglese, perché di autori provenienti da Regno Unito, Irlanda, Canada, Australia, Nigeria (l’autrice scrive in inglese). Il resto proviene da Italia, Cile, Israele, Giappone, Polonia, Svezia.

L’Europa è presente con il 19%. L’Africa con l’1%.

I migliori 100 libri del XXI secolo sono a immagine e somiglianza degli Stati Uniti.

Due errori nella classifica del «New York Times»

Fra i 100 migliori libri del 21° secolo hanno inserito White Teeth di Zadie Smith, che è stato pubblicato il 27 gennaio 2000, e The Amazing Adventures of Kavalier & Clav di Michael Chabon, uscito il 19 settembre 2000, quindi entrambi nel XX secolo.

Piccola ignoranza del «New York Times».

Possiamo parlare davvero di sovranismo letterario?

Il termine sovranismo a me piace molto, ma in questo contesto non mi sembra appropriato. Ci vedo più un semplice nazionalismo. Infatti, dal Treccani leggiamo:

Sentimento di forte attaccamento alla propria nazione, accompagnato da una acritica preferenza verso tutto ciò che appartiene ad essa in modo peculiare.

E la classifica del «New York Times» lo dimostra.

«Penna blu» vi augura buona estate e vi dà appuntamento al prossimo 5 settembre.

18 Commenti

  1. Fabio Amadei
    giovedì, 25 Luglio 2024 alle 11:25 Rispondi

    Ciao carissimo,
    ti auguro una vacanza serena e rigenerante. Son sicuro che anche in ferie non resterai con le mani in mano. Sbaglio?🙂

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Luglio 2024 alle 14:22 Rispondi

      Ciao Fabio, buone vacanze anche a te. Non sbagli, infatti :)

  2. Laura
    giovedì, 25 Luglio 2024 alle 11:51 Rispondi

    Buone vacanze. Arriverderci a settembre.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Luglio 2024 alle 14:22 Rispondi

      Buone vacanze anche a te, Laura.

  3. Orsa
    giovedì, 25 Luglio 2024 alle 14:40 Rispondi

    Chiamala “piccola” ignoranza…
    Insomma una chiusura che limita la diversità letteraria. Sarebbe interessante comparare questa sorta di nazionalismo – come lo difinisci – e capire se ci sono movimenti simili altrove. In Italia, esterofili come siamo, sicuramente sarebbe una classifica piena di nomi stranieri, quasi come una squadra di serie A.
    Buone vacanze!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Luglio 2024 alle 14:47 Rispondi

      Da noi infatti non c’è questo problema e sicuramente sarebbe piena di romanzi esteri. Nella mia lista dei 100 libri da leggere ci sono ben 27 libri italiani, quindi quasi uno su 3! Ma ben 44 in lingua inglese.
      Controllerò se anche in Francia, Germania e Spagna è così.
      Buone vacanze anche a te.

  4. Pades
    giovedì, 25 Luglio 2024 alle 15:48 Rispondi

    Beati voi che andate in vacanza! :-)
    Dagli americani me lo aspettavo, anche nei film e serie TV si vede quanto siano “autoreferenziali”. Avendo poi una produzione molto maggiore della nostra hanno molta più scelta autoctona… Sul mio comodino al momento ci sono giustappunto due autori americani (Cormac McCarthy -Stella Maris- e John Steinbeck -La corriera stravagante-). Le mie vacanze consisteranno nel poter magari leggere qualche ora in più rispetto a quando lavoro. :-)
    Buone ferie a tutti, dunque!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Luglio 2024 alle 16:12 Rispondi

      In realtà infatti non vado in vacanza :D
      Oltre a essere molto “autoreferenziali”, anche secondo me dipende dal fatto che gli Stati Uniti hanno una scelta maggiore di opere autoctone rispetto a noi, minuscoli al confronto.
      Sulla mia scrivania invece ci sono due italiani (d’Annunzio – Il piacere – e Ritratto di Marinetti di vari autori).
      Non ho ancora letto Stella Maris di McCarthy. Come ti sembra?

      • Pades
        giovedì, 25 Luglio 2024 alle 17:26 Rispondi

        L’ho appena iniziato, spero non sia tutto come le parti già viste in “The passenger” perché Talidomide Kid non lo reggo molto… :-)

        • Daniele Imperi
          giovedì, 25 Luglio 2024 alle 17:28 Rispondi

          Io neanche mi ricordo chi è Talidomide Kid :D

          • Pades
            giovedì, 25 Luglio 2024 alle 17:33 Rispondi

            La principale allucinazione della sorella… prometto di scriverti una volta finito per dirti le le mie impressioni, so che ti interessa.

            • Daniele Imperi
              giovedì, 25 Luglio 2024 alle 17:37 Rispondi

              Sì, grazie. Io non mi decido ancora a comprarlo.

              • Pades
                venerdì, 23 Agosto 2024 alle 11:49 Rispondi

                Ti ho poi scritto privatamente, ma a beneficio dei lettori di Pennablu dico che merita assolutamente di essere letto, e forse riletto, per capire come scrivere dialoghi perfetti.

                • Daniele Imperi
                  venerdì, 23 Agosto 2024 alle 12:06 Rispondi

                  Grazie di nuovo. McCarthy è sempre stato abilissimo coi dialoghi.

  5. Grazia Gironella
    giovedì, 25 Luglio 2024 alle 18:08 Rispondi

    Proprio equilibrata non mi sembra questa classifica. Buona non-vacanza, allora, ci si risente a settembre. :)

    • Daniele Imperi
      venerdì, 26 Luglio 2024 alle 7:58 Rispondi

      Non è per niente equilibrata, infatti. E credo proprio che lo sappia chi l’ha stilata.
      Buone vacanze, a settembre :)

  6. antonio zoppetti
    martedì, 6 Agosto 2024 alle 15:17 Rispondi

    Non mi sorprende che le classifiche Usa siano fatte dal loro punto di vista e dunque premino i libri nazionali o anglofoni, più inquietante è l’esaltazione di simili classifiche da noi, come se il New York Times fosse una bibbia… Intanto, il prestigio della lingua e degli autori anglofoni sta determinando in alcuni Paesi come la Germania un calo conisistente dell’editoria in tedesco in favore di quella angloamericana, il che è da mettere in connessione con la conoscenza dell’inglese globale e della sua affermazione. In pratica il nuovo ceto colto privilegia i ibri in lingua inglese rispetto ale traduzioni in tedesco. E questo fenomeno si può ipotizzare che sia destinato a crescere nei prossimi decenni anche in altri Paesi. Negli Usa lo sanno bene, e la tutela dei propri autori e della propria lingua sul piano globale avviene anche proprio con lo scopo di conquistare il mercato dei libri, oltre che per il controllo dei flussi di informazione. Ma sembra che non tutti in Europa lo capiscano.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 7 Agosto 2024 alle 8:05 Rispondi

      Infatti ho visto che più siti italiani parlavano di questa classifica, ma senza criticarla, come se quel periodico, come dici, fosse accreditato più di altri. Purtroppo ben pochi si rendono conto di questo andazzo in Europa.

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