Revisionare un manoscritto

Suggerimenti e tecniche per la revisione di un testo

Revisionare un manoscritto

L’importanza di una buona forma per il manoscritto che si vuole inviare a una casa editrice – o che s’intende autopubblicare.

Quando leggo, scatta la caccia all’errore. È una caccia istintiva e anche inconsapevole. Talvolta, appena inizio un nuovo libro, mi chiedo a che punto troverò il primo errore. E quell’errore arriva sempre, non mi delude mai. Ecco perché revisionare un manoscritto, prima di qualsiasi pubblicazione (online o su carta), è fondamentale.

Mi chiedo anche, quando ne trovo fin troppi, se ci sia stata una minima revisione del testo prima della pubblicazione. 3-4 errori – non grammaticali – in un libro di oltre 600 pagine sono giustificabili, ma 3-400 errori in uno di poco più di 300 pagine assolutamente no.

E arriviamo all’argomento dell’articolo: la correzione di un manoscritto, un lavoro che deve – che dovrebbe fare – una casa editrice e un lavoro che dovrebbe fare un autore prima di spedire il suo manoscritto in giro per il mondo editoriale.

Editing e revisione: 2 lavori differenti

C’è ancora chi confonde il lavoro di revisione (migliorare la storia e correggere anche la bozza) con quello di editing. Ho corretto le bozze per alcuni clienti, ma non posso fare editing, non per lavori di narrativa almeno, di cui non ho né formazione né esperienza.

Sebbene il lavoro di correzione di bozze non sia limitato al semplice controllo ortografico e alla ricerca di refusi, l’editing è qualcosa di completamente differente.

  1. Un correttore di bozze rende il manoscritto leggibile, corretto dal punto di vista grammaticale e sintattico.
  2. Un editor rende il manoscritto – il romanzo – vendibile, trasforma cioè, attraverso i suoi consigli, una storia traballante, piena di lacune, ecc., in una storia che funziona.

Questo il riassunto in poche parole dei 2 tipi di lavori.

L’importanza della forma: presentare un testo corretto

Il contenuto è Re, si usa dire nell’ambito della scrittura per il web. Ma la forma è Regina, aggiungo io.

“Non guardare la forma”, dicono alcuni, “guarda il contenuto”. Un po’ come, quando criticavo una canzone perché “brutta” per le mie orecchie (leggi: una lagna), gli altri mi dicevano “Ma hai sentito le parole?”.

No, contenuto e forma sono marito e moglie, e sono molto legati, si amano alla follia, sono 2 anime gemelle, ognuno la metà di una mela. Il loro è stato un amore a prima vista, di quelli che durano per tutta la vita. Finché morte non li separi.

È come dare 10 a un tema scolastico per i pensieri profondi espressi dall’alunno, ma con un testo zeppo di errori grammaticali di qualsiasi genere.

Al liceo la professoressa di Italiano mi disse che i miei temi erano buoni nella forma, ma purtroppo mancavano di contenuti. Sfido io, che contenuti vuoi che ci siano in una colonna e mezzo striminzita?

Un mio compagno di classe disse che era strano, perché sarebbe stato più normale il contrario, perché più semplice.

La forma è importante quanto il contenuto: non possiamo presentare un testo non corretto, né ai lettori del blog né ai clienti che visitano il nostro sito né tanto meno a un editore che dovrà valutare il nostro manoscritto.

Quali strumenti usare per revisionare un manoscritto?

Non il correttore automatico del programma di scrittura, che segnala soltanto gli errori più vistosi, le parole inesistenti, ma segnala anche parole esistenti che non fanno parte del suo archivio.

Si lavora meglio leggendo su testi stampati e apportando le correzioni con una penna rossa.

Per testi brevi (articoli, racconti, romanzi brevi) ho lavorato al computer, segnalando e spiegando le mie correzioni con commenti a lato.

Quali errori cercare?

Come dico sempre, revisionare un testo non significa cercare il solito errore di battitura. Esistono ben 7 categorie di errori da trovare:

  1. Errori grammaticali (Esco il cane ogni mattina)
  2. Errori di ortografia (I soldati anno disertato)
  3. Errori di sintassi (È l’anno che sono nato)
  4. Errori di punteggiatura (Daniele quando sei arrivato?)
  5. Refusi e refusi concettuali (Non vado più a scula – I pinguini dell’Artide sono a rischio di estinzione)
  6. Lapsus (La mia tastiera ha un testo che non funziona)
  7. Parole mancanti (Ieri sera visto un bel film)

Di tutti questi esempi il correttore ortografico mi ha segnalato soltanto il refuso “scula”. Ecco perché non ci si può basare soltanto su un sistema automatico per scovare gli errori.

Gli errori più comuni che trovo

  • E’ invece di È: si trova praticamente quasi sempre. Eppure scrivendo “è” dopo il punto, la “È” viene automaticamente. Certo, se scrivete un testo direttamente nell’editor del blog, questo non succede. Ma non è una giustificazione.
  • Perchè invece di Perché: meno frequente, eppure è un errore che si commette.
  • Un’altro invece di un altro:
  • un altra invece di un’altra:
  • L’apice (’) invece dell’apostrofo (’): lo usavo anche io, ma adesso lo correggo alla fine di ogni articolo. Basta usare la funzione “Cerca e sostituisci”. L’apostrofo risponde alla combinazione Alt+0146.
  •  quando si deve scrivere da’: errore duro a morire. Purtroppo lo riscontro varie volte perfino nei libri.
  •  invece di di’: in uno degli ultimi romanzi letti la forma verbale di’ era scritta sempre  (giorno…).
  • Piuttosto che ripetuto: è un errore forse più frequente nel linguaggio parlato.
  • Spazi prima della punteggiatura: proprio pochi giorni fa sono incappato nel blog di un laureato che mette sempre uno spazio prima del punto e dei punti esclamativo e interrogativo.
  • Nessuno spazio dopo la punteggiatura: perché per qualcuno parole, virgole e punti devono stare tutti vicini vicini.
  • Puntini di sospensione in numero arbitrario: molto frequente come errore. Pare un altro di quelli duri a morire.
  • Doppi spazi: capitano. Anche tripli. E non sempre a vista si riescono a identificare. Ma con la funzione “Cerca e sostituisci” si risolve.
  • Maiuscole di troppo: fatevi entrare in testa che non siamo americani, ma italiani. Capitalizzare ogni parola è un’abitudine statunitense. In Italiano vanno in maiuscolo i nomi propri, i nomi dei luoghi, delle istituzioni, ecc. È ridicolo – e anche poco leggibile – scrivere un titolo nella forma “Revisionare Un Manoscritto”. E aggiungo che è anche antiestetico.
  • Il trattino (-) invece della lineetta (–) nei dialoghi: trattino e lineetta sono 2 simboli diversi, con diverse funzioni. Il trattino serve per unire 2 parole, per esempio “austro-ungarico”, o per indicare un periodo storico, come “la guerra del ’15-’18”. La lineetta, invece, si usa negli incisi (vedi punto precedente sulle maiuscole) e per i dialoghi.

Gli errori meno comuni

  • numeri ordinali con la numerazione romana: I°, II°, III° anziché I, II, III, ecc.
  • simboli < e > raddoppiati per il dialogo (<< e >>) anziché usare le virgolette caporali (« e »)
  • Errori storici: correggendo le bozze di un romanzo ambientato nel 5.000 a.C. ho trovato scritto “Tuo figlio è la tua fotocopia” (frase colloquiale che viene da scrivere d’istinto)
  • Correttezza di nomi di persone e luoghi (Nietche o Nietsche anziché Nietzsche; Trasnistria anziché Transnistria)

I consigli più frequenti per revisionare un manoscritto

  • Aspettare uno o più mesi prima di rileggere il manoscritto
  • Leggere ad alta voce
  • Leggere al contrario
  • Leggere sillabando
  • Stampare il manoscritto e usare una penna rossa
  • Usare un righello
  • Separare le frasi
  • Correggere un tipo di errore alla volta
  • Eliminare la giustificazione del testo
  • Cambiare font al testo
  • Attenzione all’eccesso di avverbi
  • Non scrivere troppe frasi brevi

È necessario far revisionare un manoscritto prima di inviarlo a un editore?

Sì, ma senza sottoporre il manoscritto a editing. Presentare un manoscritto con una buona forma a una casa editrice dimostra innanzitutto di aver fatto un lavoro professionale e non sciatto.

Ma l’editing non ha senso, sono soldi spesi inutilmente, perché la casa editrice ha i propri editor e il lavoro andrà fatto di nuovo.

Come revisionate i vostri manoscritti?

Perché li revisionate, vero, prima di inviarli agli editori? Lo sapete che poi si lamentano – e a ragione – della sciatteria di certi manoscritti?

36 Commenti

  1. Luca
    giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:30 Rispondi

    Un articolo molto utile. Adesso ho ben chiara la differenza tra “editor” e “correttore”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:37 Rispondi

      Bene, grazie, quindi prima facevi confusione? :)

  2. Pades
    giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:31 Rispondi

    Condivido tutto. Anch’io quando inizio un libro mi chiedo quando arriverà il primo errore. :-)
    Per ora il record lo detiene la traduzione italiana di “The martian” di Andy Weir, in cui il primo errore (forma verbale sbagliata) arriva dopo appena 26 parole. Ma lì la responsabilità è dal traduttore in poi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:39 Rispondi

      Allora non sono il solo :D
      Devo assolutamente controllare “The martian”, non ricordo quest’errore. Il traduttore, comunque, potrebbe essere sì colpevole, anzi lo è, ma se ci fosse stata la correzione di bozze quell’errore l’avrebbero corretto.
      Nel romanzo di Stephen King che sto leggendo, “L’acchiappasogni”, si usa il congiuntivo quando capita, per esempio. Di errori di battitura, però, ne ho trovati finora 3 o 4 su 600 pagine.

      • Pades
        giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:48 Rispondi

        Giornale di bordo: Sol 6
        Sono spacciato di brutto.
        Questa è la mia ponderata valutazione.
        Spacciato.
        Sono passati solo sei giorni dall’inizio di quelli che *sarebbero dovuti
        essere i più gloriosi due mesi della mia vita e sono finito in un incubo.

        • Daniele Imperi
          giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 14:10 Rispondi

          Perché segnali “sarebbero” come errore? Avresti preferito “avrebbero”? In quel caso no, perché se togli il verbo servile, dovere, resta il verbo avere come ausiliario di essere…

          • Pades
            giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 14:36 Rispondi

            È un errore che si vede spesso. La regola che dice che “usando l’ausiliare del verbo retto dal servile, non si sbaglia mai” ha un paio di eccezioni, fra cui “se il servile è seguito dal verbo ‘essere’, l’ausiliare sarà sempre ‘avere’ “.
            È per questo che ho smesso di segnalare gli errori sui libri… si passa sempre per rompiscatole. :-) :-) :-)

            • Daniele Imperi
              giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 15:06 Rispondi

              Vero, c’è qualche eccezione. Rompiscatole o no, hai ragione a segnalare :)

            • Nani
              mercoledì, 29 Gennaio 2020 alle 15:23 Rispondi

              Sai, mi ci sto scervellando su questo. Perché la regola è regola e non si discute, ma a me suona bene, se non addirittura meglio. Mi dà un senso di maggiore partecipazione emotiva da parte del parlante.

              • Pades
                mercoledì, 29 Gennaio 2020 alle 17:52 Rispondi

                A me è risultato subito evidente proprio perché suonava male. :-)
                Probabilmente la regola è stata introdotta per evitare la ripetizione del doppio “essere”.
                Lo stesso errore fra l’altro c’è anche nelle prime pagine di “On writing” di Stephen King… Sarà lo stesso traduttore? :-) :-)

                • Nani
                  mercoledì, 29 Gennaio 2020 alle 18:56 Rispondi

                  A me è risultato subito evidente proprio perché suonava male. :-)

                  😆
                  Da adesso in poi ci farò attenzione. Grazie.

                • Daniele Imperi
                  giovedì, 30 Gennaio 2020 alle 8:27 Rispondi

                  Anche per me è solo una regola in funzione del suono e della ripetizione del verbo essere. Come se si fosse portati a scrivere “avrebbe dovuto essere”.
                  E allo stesso modo suona male “avrebbe dovuto andare”, anche se si trova e si sente così.

              • Daniele Imperi
                giovedì, 30 Gennaio 2020 alle 8:28 Rispondi

                Ti suona bene la regola? Cioè “avrebbe dovuto essere”?

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 13:42 Rispondi

    Ma quante bozze mi tocca “abbozzare”, detto per esteso in alcuni dei suoi significati. Il bello o il guaio, è che leggo correttamente. Bestiacce di chiunque scrivendo memorizza il proprio testo senza volerlo. Dai e ridai e ci ricasco. Alla fine, scodellata la dose di pazienza, non mi rimane altro che appartarmi in un angoletto buio e soffiarmi il naso prima di… ricominciare.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 14:11 Rispondi

      Il problema infatti è che chi scrive si ricorda ciò che ha scritto. Ecco perché è meglio far passare del tempo e magari anche cambiare font al testo.

  4. Grazia Gironella
    giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 17:46 Rispondi

    Cerco di essere accurata nella revisione, ma qualcosa sfugge sempre. Sarebbe una buona cosa inviare agli editori un manoscritto già sottoposto a editing, quindi al suo meglio; ma visti i costi e le difficoltà nel valutare la qualità degli editor, credo che sia ragionevole essere attenti durante le varie fasi della revisione e poi spedire. Se la storia è trascurata e mal scritta, non c’è editor che tenga; se è ben scritta, si spera che un editore abbia voglia di lavorarci su. Si spera, dico. ;)

    • Daniele Imperi
      venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 8:37 Rispondi

      Ma se mandi un manoscritto già con editing, sarà fatto un nuovo editing, quindi avrai speso per niente. I costi dell’editing poi sono alti.
      Un editor infatti dovrebbe dirti soprattutto se la storia è buona e si può vendere.

      • Grazia Gironella
        venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 10:03 Rispondi

        Certo, ma l’editing, se è fatto bene, serve anche a migliorare la storia, quindi potrebbe renderla più appetibile. Comunque sono d’accordo con te, non ha senso dal punto di vista pratico.

  5. von Moltke
    giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 21:39 Rispondi

    Buono, anzi ottimo articolo. Mi ci sono riconosciuto in più punti, mentre, in altri, sono rimasto più perplesso.
    Verissimo, l’editing non è un lavoro da richiedere allo scrittore. Io stesso mi limito a rileggere e correggere gli errori prima di inviare alle case editrici. Diciamo che la funzione di Word per trovare automaticamente gli errori è utile per una prima “pulitura”: specie quando si usa il “trova e sostituisci”. Poi, però, il testo va riletto, anche perché inestetismi ed espressioni ridondanti son cose che il cervello riconosce, a differenza del computer.
    Confesso che alcuni degli errori che tu elenchi mi son parsi delle sottigliezze (come “perchè” invece di perché”, ma questo me lo corregge Word in automatico), e, forse, così giudicherebbe un editore, visti gli errori che ricorrono sui testi stampati. Ho finito da poco un’edizione italiana della “Storia della rivoluzione russa” di Trotsky che, nella traduzione di uno studioso del marxismo come Maitan, traboccava di refusi, al punto che a volte mi scervellavo per capire cosa volesse dire una frase, mentre la traduzione della Salerno di “Goffredo di Buglione” di Aubé era illeggibile per ogni tipo di errore, dai semplici refusi ai qui pro quo storici del traduttore (Ma si può confondere Svevia con Svezia?). Invece, un’edizione della Pléiade delle Opere di Voltaire presentava rarissimi errori, in genere di stampa.
    Alcuni dei tuoi errori sono la norma in certi paesi stranieri: lo spazio dopo i due punti, ad esempio, o il punto finale prima della apertura di parentesi invece che dopo quella di chiusura. (che io trovo anche più logico)
    Quanto all’è maiuscolo, è stato per me un tormento, perché, per motivi che ignoro, spesso (ma non sempre!) Word non me lo convertiva in maiuscolo ad inizio frase. L’aver scoperto la formula Alt+212 mi ha salvato da eccesso di stress.
    Quanto alle virgolette caporali, che io trovo più gradevoli, purtroppo Word non me le da’ sulla tastiera italiana. Dovrei usare il correttore automatico per sostituirmele ad ogni uso, ma anche le virgolette prima o poi le uso.
    Infine, è sempre un piacere sentir parlare di Transnistria: anche perché ci sono stato…

    • von Moltke
      giovedì, 23 Gennaio 2020 alle 21:48 Rispondi

      Ah, dimenticavo: che vuoi dire con “leggere al contrario”? Roba da satanisti?

      • Daniele Imperi
        venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 8:41 Rispondi

        Leggere ogni frase partendo dall’ultima parola, così non leggi a senso e ti accorgi dell’errore. Ma vale solo per refusi e simili.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 8:40 Rispondi

      Grazie. Nei blog in inglese vedo lo spazio prima dei 3 puntini di sospensione, ma qui siamo in Italia.
      Io conoscevo Alt+0200 per la È, quindi ci sono 2 combinazioni :D
      Sei stato in Transnistria? Com’era?

      • von Moltke
        venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 21:29 Rispondi

        Considera che era quasi dieci anni fa. Vivevo a Odessa, ed era ad un tiro di schioppo. Ci stetti due giorni. Persino a confronto con l’Ucraina, era molto triste. Pareva di essere precipitati indietro di trenta o quarant’anni. Ricordo bene l’albergo, dagli arredi di stile anni ’70 e poco luminoso, e il mercato: fango ovunque e persino la gente sembrava più brutta del solito. Ebbi una disavventura burocratica, e per ore mi parve di essere finito in un racconto surreale degno di Calvino o di Buzzati. Mi rimane impressa anche l’avventura alla frontiera, dove delle guardie corrotte tentarono di estorcermi un centinaio di euro e/o dollari, ma rimandendo scornate. Non c’era assolutamente nulla da fare, se non si conosceva qualcuno. Alla fine conobbi anche una ragazza molto interessante, che parlava d’arte e aveva letto tutta la Bibbia.

  6. Andrea
    venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 11:08 Rispondi

    Bell’articolo Daniele, molto utile per chi si avvicina al mondo della scrittura-pubblicazione, e non.

    Vogliamo parlare del ”si”? ”si, mi piacerebbe; se si potesse prendere…” lo sbagliano in molti.
    Come faccio io? Se è un racconto breve lo rileggo limandolo più volte già da subito. Fine.
    Se è un romanzo lo limo e poi lo stampo. Ideale, come suggerisci te, sarebbe ”dimenticarselo” un pochino.
    Trovati i refusi poi lo pubblico.
    In genere, dopo tot copie vendute, (se il libro vende bene), Amazon via mail mi comunica gli errori segnalati dai lettori. (Sì, dai lettori :-) )
    Un esempio? Non so come, ma a volte pubblicavo ”ammagliato” (part. pass. ammagliare) anziché ”ammaliato” usandolo in modo inappropriato. Questo avveniva già molto prima della nuova funzione di correzione implementata sulla piattaforma Kdp.
    Intervengo subito, sia sull’e-book che sul cartaceo. Una gran bel vantaggio del self in print on demand… di Amazon.

    Ultima cosa. Attenzione ai ”refusi di concetto”, se fai tutto da solo, come me, anche lavorando puntuale, la scivolata è possibile. Ho una buona formazione scientifica; a volte trovo in narrativa errori davvero esilaranti, ma anche un po’ tristi. (Non credere mica che tutti colgano al volo il refuso dei pinguini :-) )

    L’editing serve? (Servirebbe?)
    Un editor trovò in un mio racconto ”barcollo ma non mollo”, che non c’azzeccava proprio nulla con il libro. E chi lo sapeva di quel motto?!

    Proverò sicuramente ad applicare qualche tuo consiglio.
    Grazie

    • Daniele Imperi
      venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 15:51 Rispondi

      Grazie, Andrea. Anche il “si” si trova senz’accento, purtroppo.
      I refusi di concetto sono più difficili da trovare.
      Ma il motto l’avevi messo tu?

      • Andrea
        sabato, 25 Gennaio 2020 alle 11:28 Rispondi

        Sì certo… Ma non sapevo che era un motto… quel motto. Non era intenzionale; solo una coincidenza. Ho modificato mollo con crollo, tutto qua.

  7. ester
    venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 13:20 Rispondi

    Ciao Daniele, articolo interessante. La questione degli errori è importante, da non sottovalutare. Hai ragione, a distanza di tempo qualche errore che magari ci era sfuggito, salta fuori.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 15:52 Rispondi

      Ciao, Ester, grazie. Sul tempo è proprio vero. Rileggendo i miei vecchi articoli ogni tanto mi correggere qualche errore :)

  8. azzurropillin
    venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 16:17 Rispondi

    Ciao Daniele,
    io ho trovato un metodo infallibile per i refusi difficili da vedere ma facili da sentire, come “coda” al posto di “cosa”, o anche parole mancanti o parole ripetute. Uso una app su cellulare che si chiama “Da testo a voce” (ha come simbolo un megafono).
    In pratica mi faccio leggere parola per parola tutto il testo, funziona molto bene perché senti facilmente gli errori che si possono sentire. Per quelli che si devono vedere, non ho trovato soluzioni.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 16:54 Rispondi

      Ciao, quindi devi prima caricare il file su cellulare? E in che formato?
      Ma non fai prima a leggere ad alta voce il testo? :)

      • azzurropillin
        venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 16:59 Rispondi

        Io carico su cellulare il file in pdf, ma si può fare anche direttamente online da qui: https://ttsreader.com/it/
        Se rileggendo il testo si trovassero i refusi i libri non ne avrebbero, il fatto è che il nostro cervello ci inganna. La sintesi vocale non può sbagliare.

        • Daniele Imperi
          venerdì, 24 Gennaio 2020 alle 17:01 Rispondi

          Proverò senz’altro lo strumento online.

  9. Rebecca Eriksson
    martedì, 28 Gennaio 2020 alle 9:59 Rispondi

    Ottimo articolo da tenere come riferimento. Nel campo giornalistico era molto usato il “leggere al contrario”. Quando in tarda serata arrivava la bozza di stampa un addetto trascorreva parte delle ore notturne a leggersi tutti gli articoli partendo dall’ultima lettera e risalendo fino alla prima.
    Credo che questo correttore di bozze, se esiste ancora, ci sia solo per grandi testate.

    • Daniele Imperi
      martedì, 28 Gennaio 2020 alle 11:23 Rispondi

      Grazie :)
      Bel lavoraccio da fare di notte leggere tutti quei testi al contrario…

  10. Joya
    mercoledì, 26 Gennaio 2022 alle 22:23 Rispondi

    Ho sottoposto un manoscritto a un’agenzia che mi ha dato una valutazione positiva rispetto alla qualità del manoscritto ma ha evidenziato che ci sono diversi errori. Se l’editing viene fatto da loro, la casa editrice non lo fa più? O lo fa ma non devi pagare una seconda volta? Sai come funziona? Grazie :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 27 Gennaio 2022 alle 8:21 Rispondi

      Ciao Joya, benvenuta nel blog. Sottoporre 2 volte a editing un manoscritto è esagerato. Secondo me anche la casa editrice farà editing. Quindi ti conviene lavorare sugli errori evidenziati dall’agenzia e poi mandare il manoscritto a una casa editrice.

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