Il potenziale (sottovalutato) dei lettori

Quanto valiamo noi lettori per le case editrici?

Il potenziale (sottovalutato) dei lettori

Possiamo parlare, oggi, di un buon rapporto fra editori e lettori? O siamo visti alla stregua di meri ammiratori?

Tempo fa ho scritto che i lettori sono, di fatto, clienti, ma sono convinto che molti editori declassino noi lettori a semplici fan che pendono dalla loro bocca nella speranza di carpire notizie sulle prossime uscite, di conoscere il titolo del prossimo romanzo degli autori che amano.

E questo è senz’altro vero. Tutti noi che leggiamo vogliamo conoscere i nuovi titoli in uscita. Non saremmo lettori, altrimenti. Forse che i patiti della tecnologia non smaniano per gli ultimi ritrovati della telefonia o dell’informatica? E questo è valido per qualsiasi settore del commercio.

L’errore che molte case editrici commettono, inconsapevolmente o meno, è ignorare di essere aziende a tutti gli effetti: creano e commercializzano un prodotto.

È bello – è anche romantico, se vogliamo – considerare un libro come uno dei tasselli dell’enorme mosaico della cultura, ma una volta che a quel tassello applichiamo un prezzo, diviene un prodotto commerciale. Che piaccia o meno.

Il tempo della critica letteraria

È finita l’era dei critici letterari? Non so dare una risposta, ma non so davvero a quanti lettori di oggi possa interessare l’interpretazione e l’analisi di un testo, a meno di essere realmente addentro in quel campo o per motivi di studio.

Oggi i lettori vogliono sapere se vale la pena leggere un libro e seguire un autore. Cercano informazioni online, specialmente sui social media. E, neanche a dirlo, non hanno tempo da perdere.

I blog letterari

Inizialmente il mondo online ha visto la nascita dei newsgroup sui libri, gruppi di discussione che hanno rappresentato un primo tentativo di interazione fra amanti dei libri e della lettura, seppur con i limiti imposti da quelle “primordiali” piattaforme di comunicazione.

Poi sono nati i blog e, ovviamente, i blog dedicati ai libri, che hanno permesso una diffusione maggiore e la possibilità di creare nuove forme di promozione editoriale, basti pensare ai blog tour del libro, ai giveaway sui libri, che in Italia pare siano vietati (la ristrettezza mentale delle istituzioni italiane non si smentisce mai).

Molti blogger sono stati notati da grandi case editrici, facendo nascere così una collaborazione continuativa. E credo anche remunerativa.

Le videorecensioni: da Instagram a TikTok

Oggi il termine recensione forse non è più appropriato. Alcuni profili su Instagram e sul nuovo TikTok sono da considerare un’evoluzione dei salotti letterari di un tempo. Si parla di libri.

Come molte personalità del passato creavano, nella propria abitazione o altrove, dei centri culturali, artistici e anche politici, così oggi molte persone creano profili sui vari social media per discutere dei libri che leggono.

Sono cambiati i mezzi, ma non gli obiettivi.

Li chiamano in inglese (tanto per cambiare) book influencer (oggi il termine influencer è inflazionato e spesso, se non sempre, usato a sproposito) e booktoker. A me piace semplicemente usare il termine lettori, che possono influenzare senz’altro altri lettori ad acquistare un libro.

Il rapporto editori-lettori

Qual è il rapporto fra editori e lettori, oggi?

Per mia esperienza non soddisfacente, anzi scarso. Email inviate per chiedere informazioni, che restano senza risposta. Commenti lasciati su Instagram, che restano senza risposta.

Perché?

Instagram e altri social media sono usati troppo spesso dalle case editrici come canali pubblicitari, quando invece dovrebbero essere canali di condivisione e relazione. È per questo che sono nati.

Oggi manca una vera interazione fra editori e lettori. A me non interessa la pubblicità, a me interessa ricevere una risposta quando faccio una domanda.

Io, come voi, sono un cliente di molte case editrici: come devo prendere quei silenzi? È facile rispondere: come disinteresse nei miei confronti.

Aziende che si disinteressano dei loro clienti. Che fine faranno? Anche a questa domanda è facile rispondere.

Quanto valiamo noi lettori per le case editrici?

Me lo continuo a ripetere. E mi chiedo anche perché sottovalutino così il nostro potenziale, il potenziale che noi lettori abbiamo sui libri: la facoltà di elevarli fino all’Olimpo o gettarli nell’Ade.

E dall’Ade non c’è ritorno.

6 Commenti

  1. Orsa
    giovedì, 10 Marzo 2022 alle 11:15 Rispondi

    Ade et oblio per quanto mi riguarda. Ignorare la domanda di un utente, follower, cliente o lettore, equivale a disprezzarne la fedeltà e di conseguenza il suo potere d’acquisto. Ma questo discorso vale per ogni azienda. Se apri la tua bella vetrina sui social poi devi anche essere in grado di gestire il bacino di followers rispondendo a semplici domande, richieste, curiosità. Non so se sia peggiore il silenzio di una piccola casa editrice o quello di una grande e affermata. Vuol dire che o non hanno dipendenti che si occupino dei social o, peggio, vuol dire che il SMM non fa il suo lavoro. Per fortuna non sempre è così, ci sono grosse multinazionali come IKEA che rispondono regolarmente con velocità e cortesia anche su Instagram. E poi c’è la casa editrice minore che non ritiene di abbassarsi a rispondere per mancanza di interesse, voglia (?), tempo (?), salvo poi vedere che si applica con le storie. La mia domanda è ancora lì, nell’oblio da qualche settimana.
    Non so se comprerò ancora i loro titoli. Intanto vado a smettere di seguirli.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 10 Marzo 2022 alle 12:32 Rispondi

      Il silenzio è sempre da criticare, per la casa editrice grande e per quella piccola. Se pensi di non poter gestire i commenti, tanto vale non aprire un profilo sui social. È come entrare in un negozio, chiedere un’informazione sul prodotto e trovare i commessi che neanche ti guardano. Compreresti mai in quel negozio? No.
      Le piccole case editrici non credo abbiano un professionista esterno che si occupa dei loro profili sui social.

  2. Corrado S. Magro
    giovedì, 10 Marzo 2022 alle 13:20 Rispondi

    Ben pochi hanno il coraggio di manifestarsi e porre domande. Bisogna essere consapevoli per farlo e ai grandi nomi questi pochi, a meno che non si tratti di elementi di spicco (quelli che trasmettono l’influenza🤣), non interessano. Conviene più raggiungere l’obiettivo di un euro a persona su un milione di “gonzi” (scusate), che faticare per i 10 -100 euro di un “insignificante” opinionista. Educazione? Significa ancora qualcosa nel mondo interconnesso? E non dimentichiamo che la massa non vuole mettersi in gioco: “ceci et circensis!”
    “La richiesta di registrazione per accedere a contenuti gratuiti sarà un ostacolo”, mi faceva notare un programmatore di siti web. La mia risposta: “offro qulalcosa gratis, voglio almeno sapere chi ne usufruisce. È un dare e avere!”.
    A fonte di tali comportamenti vi meravigliate se le richieste vengono ignorate da chi ha i numeri?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 10 Marzo 2022 alle 13:28 Rispondi

      Nelle case editrici che seguo su Instagram infatti sono molto pochi a commentare.
      L’educazione su internet è quasi scomparsa, hai ragione.
      Le richieste sono ignorate da quasi tutti, che abbiano i numeri o meno.

  3. stefano
    martedì, 29 Marzo 2022 alle 9:51 Rispondi

    È proprio vero i profili delle case editrici su Instagram sono proprio mosci, pochissimi commenti e risposte. Anche le più blasonate.

    • Daniele Imperi
      martedì, 29 Marzo 2022 alle 9:56 Rispondi

      Usano Instagram soltanto come un canale pubblicitario. Errore gravissimo, ma soprattutto assurdo se commesso da aziende, quali sono le case editrici.

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