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Un pensiero di Philip Pullman mi ha fatto riflettere sulla questione del mercato editoriale, sulle aspettative dei lettori, sulla libertà degli scrittori di scrivere ciò che vogliono, di sentirsi liberi di non seguire mode e tendenze.
Da una parte questo pensiero può essere da alcuni ritenuto deleterio, ma allo stesso tempo contiene una grande verità e è a questa verità che dobbiamo attaccarci, perché rappresenta il vero significato e l’unico obiettivo della scrittura.
Philip Pullman, alla domanda se dobbiamo scrivere di ciò che conosciamo, rispose che non era un buon consiglio da seguire, e poi aggiunse la verità di cui parlavo:
Quante persone abbiamo sentito, nel 1996 o giù di lì, dire “Vorremmo che qualcuno scrivesse il primo libro di Harry Potter! Nessuno ha ancora scritto di Harry Potter”?
Ovviamente nessuno pose questa domanda, perché nessuno a quell’epoca aveva mai sentito parlare di Harry Potter né conosceva la sua creatrice, J.K. Rowling. Eppure la Rowling, a dispetto del mercato editoriale e delle aspettative dei lettori, scrisse Harry Potter e la pietra filosofale (Harry Potter and the Philosopher’s Stone, 1997).
E tutti sappiamo come andò a finire.
La scrittura è un’arte
E all’arte non si comanda.
La storia è piena di casi di successo nel campo della scrittura: scrittori che hanno perfino inventato generi letterari. Questi scrittori non hanno seguito il mercato editoriale – perché di fatto lo hanno creato loro – né le aspettative dei lettori, perché sono stati veri pionieri nell’editoria. Non puoi aspettarti ciò che non esiste.
Edgar Allan Poe, pur avendo vissuto quasi sempre in povertà, ha inventato il moderno poliziesco, con la trilogia di racconti su Auguste Dupin (1841-1845). Mary Shelley è riconosciuta come l’inventrice della fantascienza con il suo immortale Frankenstein (1818).
James Fenimore Cooper inventò il genere spionaggio con il romanzo La spia (The Spy, 1821); Horace Walpole inventò il genere horror con Il Castello d’Otranto (The Castle of Otranto, 1765).
In Italia Filippo Tommaso Marinetti – un nome a caso – non solo inventò un movimento artistico, il Futurismo, ma anche un genere letterario, il Programma di Vita, con l’opera Gli amori futuristi (1922), pubblicato con ben 5 diverse copertine. Già, le cosiddette copertine variant, come le chiamano oggi, hanno almeno un secolo di vita.
La scrittura è un’arte, ma soprattutto è libera e è anche un rischio: tutti questi scrittori hanno rischiato un fiasco, eppure hanno seguito il loro istinto, anzi la loro ispirazione. Se mai tenti, mai saprai se vincerai.
Scriviamo ciò che vorremmo leggere
Se davvero dovessimo seguire il mercato editoriale, ossia le tendenze editoriali, ci ritroveremmo nella difficoltà di trovare idee, di non sapere che storie scrivere, di non essere in grado di portare avanti un progetto editoriale.
Le tendenze sono una gabbia per gli scrittori, e sono una gabbia anche per i lettori, che, infantilmente, non sanno abbandonarle, così presi dal leggere sempre la stessa storia.
“Scrivi ciò che ti piacerebbe leggere” resta per me il miglior consiglio in assoluto sulla scrittura. Fra i miei progetti di scrittura – alle volte lo scrittore di elenchi riaffiora – ci sono libri che mi piace leggere, che leggo continuamente.
La nostra libreria parla di noi, suggerendoci, inconsapevolmente, i libri da scrivere.
Francesca Panni
Giustissime riflessioni, che sono anche un incentivo a proseguire ognuno per la propria strada, secondo ciò in cui si crede. Seguire la massa, anche quella è una strada. Sicuramente per essere una voce fuori dal coro ci vuole coraggio e non solo. Diventa più semplice se si tratta di un hobby, il discorso si fa più complicato se il “mercato del libro” o “il mercato della scrittura” sono LA fonte di reddito e guadagno. Il rischio è più alto in termini economici.
Daniele Imperi
Seguire la propria strada: concetto che apprezzo tantissimo. In Italia la scrittura, creativa almeno, non può essere la fonte di reddito, quindi possiamo permetterci di essere voci fuori dal coro.
Marco
Per non parlare de “Lo hobbit” o “Il signore degli Anelli”, e di tanti altri casi analoghi. Dopo, quando arriva il successo (se arriva) gli “esperti” salgono sul carro del vincitore e dicono “Ma sì, certo. È evidente. La gente voleva esattamente questo”.
Ma dopo tutti sono bravi ad applaudire.
Daniele Imperi
Vero, nessuno ha mai chiesto “Lo hobbit” o “Il signore degli Anelli”.
Gli “esperti” devono vendere la loro fuffa!
Corrado S. Magro
Quando arriva il successo! Certo, esso arriva quando una “casa editrice” crede nell’au-tore, -trice. Arriva se chi ha fiutato è pronto a correre il rischio e ne ha i mezzi. L’autore in se stesso non ha, specialmente oggi, e non ha mai avuto voce in capitolo. Chi scrive coltiva legumi più o meno esotici, commestibilii e dovrà trovare chi è disposto a esporli sulla propria bancarella e motivare i clienti a comprarli e consumarli. E allora? Scriviamo nel nostro letto, sotto la spinta di emozioni e visioni e se ci sta chi è didposto a sollevare il lenzuolo scoprendo cosa ci sta sotto, che ben venga!
Daniele Imperi
Certo, oltre all’opera ci vuole una casa editrice che creda in quell’opera. Non si tratta solo di fiutare un potenziale successo, ma di pensare che una certa opera valga.
Marco
Ricordo che la Rowling sbatté la testa 13 volte prima che fu pubblicato il suo HP. Ma fu una casa editrice piccola a farlo non quelle grandi e affermate. Per un semplice motivo: la linea editoriale era quella,non la volevano minimamente cambiare e soprattutto non volevano scommettere.
Daniele Imperi
Sì, alla Rowling molte case editrici avevano rifiutato il romanzo… perdendo un bel po’ di soldi.
Marco
Ricordo male o la prima casa editrice che pubblica poi “vende” i diritti alle case editrici straniere per royalties o sbaglio? (quindi si parlerebbe anche di una % delle vendite globali non solo quelle in UK)
Daniele Imperi
Se una casa editrice straniera vuole tradurre e pubblicare un libro, all’autore arriva la percentuale su quelle vendite.
Orsa
La mia libreria parla di storia militare, di guerra. Molti saggi storici, libri d’inchiesta e pochi romanzi. Dovrei scrivere l’ennesimo saggio su una qualche battaglia? Non oso nemmeno accarezzarne l’idea. Chi lo leggerebbe? Più che la scrittura è la ricerca che mi fa accendere di entusiasmo!
Daniele Imperi
Neanche io mi metterei a scrivere saggi su tutti gli argomenti che trattano i libri della mia libreria.
Chi lo leggerebbe? Non puoi saperlo finché non lo scrivi e pubblichi.
Anche la ricerca è interessante, ti fa scoprire altri mondi.
Marco
Io praticamente scrivo quello che mi passa per la mente, non seguo il mercato, anche perchè conoscendomi (e con la fortuna che ho) se al mercato piacciono “storie di guerra” quando avrò finito la mia sarà cambiata in “storie d’amore” XD
Orsa
Ma per me le storie di guerra SONO storie d’amore! 😂
Daniele Imperi
Allora stai a posto 😆
Daniele Imperi
Oggi vanno molto le serie per adolescenti, genere fantasy, ne sto vedendo tante in giro, ma non riuscirei a scrivere quelle storie.
Marco
Intendi tipo twiligth?
Daniele Imperi
Sì, tipo quella serie.