Non leggete le prefazioni

Non leggete le prefazioni

Il titolo che ho scelto è volutamente provocatorio, ma è dipeso dalle mie cattive esperienze di lettura di prefazioni di romanzi classici o di autori moderni non più in vita.

Una prima esperienza negativa è avvenuta leggendo la prefazione dei romanzi di fantascienza di Philip K. Dick. Perché negativa? Perché il prefatore anticipava i punti salienti della trama, rovinandomi così la “sorpresa”.

In romanzi di altri autori ho scoperto in anticipo che Tizio sarebbe morto, che Caio sarebbe partito per sempre, che Genoveffa non avrebbe sposato il fidanzato, ecc. E mi sono detto: “Che me lo leggo a fare, ora? Grazie tante per avermi detto subito quello che succede di importante nel romanzo”.

Di recente ho acquistato e iniziato a leggere il Mastro-don Gesualdo di Verga. In quest’edizione della Feltrinelli ci sono due prefazioni, o forse la seconda è un’introduzione, la prima delle quali è di David H. Lawrence, che si mantiene sul valore dell’opera senza svelare alcunché della storia.

Poi c’è l’altra. Non c’è scritto né Prefazione né Introduzione, ma c’è scritto ciò che non si dovrebbe scrivere: ossia quello che succede! Ho interrotto la lettura andando subito all’inizio del romanzo. Il tizio, non contento di quanto svelato nel suo testo introduttivo, s’è divertito ad anticipare qualcosa anche nelle note a fondo pagina… (per la cronaca, una più inutile dell’altra).

A che serve la prefazione?

Ho parlato della prefazione nel mio articolo sulla struttura del libro: è un testo di presentazione del libro (e infatti a volte si chiama proprio “Presentazione dell’opera”).

Il fatto è che un romanzo è ben diverso da un saggio o da una biografia: il titolo del saggio ci dice già molto dei suoi contenuti, ancor più quello di una biografia.

Una prefazione risponde alle seguenti domande:

  • Di cosa parla il libro?
  • Qual è il contesto dell’opera?
  • Perché la ricerca su questo argomento è importante?
  • A chi interessa a leggere il libro?

Sono domande utili perché fanno comprendere ai lettori l’argomento del saggio, la motivazione che ha spinto l’autore a scriverlo, i metodi di ricerca, le difficoltà incontrate, ecc.

Cosa leggere nella prefazione di un romanzo?

Che cosa avrei dovuto leggere nella prefazione al Mastro-don Gesualdo?

Innanzitutto il contesto storico in cui è ambientato il romanzo, in quale periodo della vita di Verga è stato composto, come è stato accolto dai lettori e dalla critica, in cosa differisce dalle altre opere di Verga.

Ma non avrei dovuto leggere chi muore e chi si sposa, chi si arricchisce e chi no!

Come ho scritto nel mio vecchio articolo, la prefazione è marketing, serve a commercializzare il libro, quindi risponde alle famose 5 W:

  1. Chi è l’autore del libro? (Parlare di Verga, per esempio)
  2. Di cosa parla il libro? (Fornire il contesto storico-geografico del romanzo, senza svelare la trama!)
  3. Quando è stato scritto il romanzo?
  4. E dove?
  5. Perché l’autore (Verga) ha voluto scriverlo?

Quando posso, acquisto vecchie edizioni dei classici, come ho fatto da poco per Forse che sì forse che no di d’Annunzio: un’edizione del 1941 trovata a prezzi stracciati (meno di 7 euro) e senza alcuna prefazione. Ma ovviamente non sempre è possibile.

Nell’edizione del Mastro-don Gesualdo non m’aspettavo di trovare delle anticipazioni. Mi serva da lezione per i prossimi classici che leggerò.

Avete mai trovato anticipazioni di trama nelle prefazioni dei romanzi?

14 Commenti

  1. Pades
    giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 10:57 Rispondi

    Sono d’accordo, soprattutto di recente si tende ad anticipare troppo. Nella stragrande maggioranza dei casi tendo a evitare le prefazioni proprio per quel motivo. E anche se non anticipano la trama lo fanno magari con atmosfere che preferisco percepire leggendo l’opera. Di solito le leggo dopo aver finito il libro. Io poi do molta importanza (forse troppa…) all’incipit, dunque l’impatto autore-lettore lo voglio vivere come l’autore lo aveva immaginato, senza arrivare preparato.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:25 Rispondi

      Infatti non ricordo di aver incontrato questo problema quando leggevo i classici tanti anni fa. Forse, azzardo, non si è più in gradi di scrivere una prefazione decente. Anch’io do molta importanza all’incipit.

  2. Orsa
    giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 11:28 Rispondi

    Sempre bello ricordare quell’endorsement di Marinetti! ;) Non mi dispiacciono le prefazioni, soprattutto quando sono scritte da qualche personalità particolare. Evito invece per antipatia tutte le prefazioni scritte dai vari Premi Strega, giornalisti e frequentatori seriali di salotti televisivi. Pessoa scriveva che “l’unica prefazione di un’opera è il cervello di chi la legge”. Quella di Mastro-don Gesualdo non è una prefazione, ma un vero e proprio spoiler :P

    • Orsa
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 11:31 Rispondi

      Avrai preso fuoco per via degli inglesismi che ho usato… ti trasmetto in allegato un estintore :D

      • Daniele Imperi
        giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:27 Rispondi

        Quando ho letto “quell’endorsement” ho sbarrato gli occhi :D

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:26 Rispondi

      Pessoa aveva ragione. Per le prefazioni, dipende dalle personalità. Lawrence, in quell’opera di Verga, è stato bravo.

  3. Grazia Gironella
    giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 12:39 Rispondi

    Sono costante su questo: non leggo le prefazioni, se non – solo a volte – come postfazioni. Non mi piace che mi si dica in anticipo cosa succede nella storia, ma soprattutto non mi piace assorbire le opinioni di qualcuno sulla storia prima di essermene formata una personale.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:28 Rispondi

      Ormai anche io leggo le prefazioni come postfazioni. Hai tirato in ballo un altro problema: le opinioni sulla storia, che sono sempre personali, quindi a me non interessano, non a priori, quelle del prefatore.

  4. Luciano Cupioli
    giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:42 Rispondi

    Mai apprezzate, le ho raramente lette, e in alcuni casi con dispiacere proprio a causa di qualche anticipazione (anglicismicizzato in “spoiler”!), ma anche di fuorvianti errori. In genere non guardo mai nemmeno il trailer di un film che intendo vedere. Sono per l’opera così come l’ha concepita l’autore. Mi basta e avanza leggere solo la descrizione contenuta nella quarta di copertina. Per sapere l’epoca in cui è stata scritta un’opera non serve una prefazione, basta una nota. Tra il rischio di essere condizionato e il piacere di scoprire, scelgo tutta la vita la seconda opzione. Per me la prefazione di un libro è spazio sprecato.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 13:47 Rispondi

      Se la prefazione fosse scritta a dovere, senza alcuna anticipazione, sarebbe utile, ma deve limitarsi al valore dell’opera, alla sua genesi, alle intenzioni dell’autore, lasciando ai lettori il gusto e il piacere di godersi da sé la storia.

  5. P. Nestore Falchieri
    giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 15:08 Rispondi

    Buon giorno,
    concordo coll’opinione sulle prefazioni dei romanzi: raramente sono state utili, ma a volte mi hanno fatto porre l’attenzione su particolari che sarebbero sfuggiti. (Le leggo sempre, tanto faccio in tempo a dimenticarle.)
    Le ritengo utili per i saggi, la diaristica, le opere complete, i racconti brevi. Le prefazioni dei libri Newton da 1000 lire mi sono sempre piaciute e spesso sono state utili.

    Piccola nota: la prefazione del Diario in Bolivia di Che Guevara mi è piaciuta piú del diario stesso.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2025 alle 15:18 Rispondi

      Mi ricordo delle prefazioni dei libri Newton da 1000 lire (ne avrò un centinaio di quei libri), erano ben fatte. Per la saggistica, le biografie, le opere complete sono doverose. Ricordo le prefazioni ai racconti di Lovecraft, una per ogni racconto, e mi erano piaciute. Nessuna anticipazione.

  6. franco battaglia
    sabato, 11 Gennaio 2025 alle 7:27 Rispondi

    Una prefazione può essere utile ad entrare nel clima dell’autore ma ormai è davvero moda anticipare situazioni e addirittura chiavi di volta, e accade – meno nobilmente certo – anche nei trailers di film, nelle serie televisive, addirittura in programmi di intratteinimento che prevedano comunque eliminazioni o sorprese. Come se si dovesse instradare il fruitore, legarlo non a quel che succede ma condannarlo solo al perché accadrà, limitandone artatamente lo spirito critico.

    • Daniele Imperi
      sabato, 11 Gennaio 2025 alle 14:42 Rispondi

      Non vedo programmi di intrattenimento, ma al telegiornale spesso annunciano che Tizio o Caio è stato eliminato qui o là. Forse è la conseguenza dell’analfabetismo funzionale e allora è necessario dire subito cosa accadrà, altrimenti c’è il rischio che i lettori non se ne accorgano o non lo capiscano.

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