La narrazione nel Fantastico

Prima o terza persona per scrivere una storia fantasy?
La narrazione nel Fantastico

Proprio ieri ho parlato dell’uso della prima persona e della possibilità che lo scrittore possa snaturarsi, perdere di sincerità, se usasse la terza. Oggi parlo ancora del narratore e della scelta della persona, ma della sua funzionalità nel genere Fantastico.

C’era una volta…

Non so voi, ma il fantasy classico per me è strettamente legato alle fiabe. È anzi una fiaba per adulti. Non mi interessano le sue origini, adesso, mi sta solo a cuore come percepisco un romanzo fantasy e parlo della solita storia con viaggi per foreste incantate, incontri con creature fantastiche, battaglie medievali, saggi stregoni alla Gandalf e via dicendo.

Quale persona usare per scrivere queste storie?

La terza! Non vedo altre soluzioni. Non le trovo perché io vedo quel fantasy come una fiaba. E una fiaba inizia col “c’era una volta” che conosciamo fin troppo bene.

C’è dunque un narratore, di quelli onniscienti, seduto davanti a un camino, e noi siamo i bambini seduti per terra attorno a lui, ad ascoltare la storia col fiato sospeso.

Rassegna di autori fantastici che scrivono in terza persona

Adesso mostro un piccolo elenco di autori fantasy che ho letto e che hanno usato la terza persona nei loro romanzi.

  1. J. R. R. Tolkien
  2. Terry Brooks
  3. Robert Jordan
  4. Walter Moers
  5. G. R. R. Martin
  6. J. K. Rowling
  7. Luca Trugenberger
  8. Michael Ende
  9. David Eddings
  10. Otfried Preussler
  11. C. S. Lewis
  12. Philip Pullman
  13. Terry Pratchett
  14. U. K. Le Guin
  15. Brian Selznick
  16. Riccardo Coltri
  17. Giovanni De Feo
  18. China Miéville

Ne conoscete parecchi senz’altro. Devo però aggiungere una nota: Walter Moers non ha scritto sempre in terza persona. Alcuni suoi romanzi sono narrati in prima. Ma le opere di Moers non fanno parte del fantasy classico, c’è da dire. È il Fantastico di Zamonia. Non possiamo chiamarlo in un altro modo.

Provate adesso a immaginare un’opera di un qualsiasi autore dell’elenco, ma in prima persona. Quanto cambia lo stile? Quanto l’empatia che avete provato leggendo?

Ha senso narrare in prima persona nel Fantastico?

Quasi tutti gli autori hanno scritto in terza, forse allora è proprio il genere – ma io non odiavo i generi letterari? – è proprio il genere a richiedere la terza persona, come un distacco necessario fra autore e storia: in fondo, come avrebbe potuto essere scritto in prima se narra vicende pseudo-medievali?

Lascio a voi le considerazioni.

Rassegna di autori fantastici che scrivono in prima persona

L’elenco è scarso… tre autori soltanto. Dunque la mia tesi è valida. Parlo sempre di quelli che ho letto.

  1. Ludvig Holberg
  2. Geoff Rodkey
  3. Maile Meloy

Di questi autori ho letto soltanto un’opera. Iniziamo dal primo. Se non avete letto Il viaggio sotterraneo di Niels Klim, unica opera di Holberg, allora leggetelo. È una storia fantastica uscita nel 1741. Unisce fantasia a satira sociale. Un viaggio da Bergen, Norvegia, fino al centro della Terra.

Il periodo non è così antico, dunque la prima persona non destabilizza. Inoltre si tratta di una sorta di diario, quindi è ancora più azzeccata.

Di Rodkey ho letto il suo primo romanzo Deadweather and Sunrise, in lingua originale. Un fantasy piratesco divertente. Della Meloy ho letto The Apothecary, fantasy ambientato negli anni ’50 e dal sapore del thriller.

Come vediamo, la prima persona è stata usata soltanto in casi particolari.

L’eccezione che conferma la regola fantastica

Conoscete La trilogia degli Yilanè di Harry Harrison? Leggetela. È una storia fantastica – anzi, è storia alternativa, ma di quelle sopraffine – ambientata nella preistoria. Harrison si è posto una domanda, il classico what if americano: e se i dinosauri non si fossero estinti, ma avessero generato una specie umanoide?

Ne è uscito un capolavoro. 1200 pagine da bere in un sorso. La trilogia degli Yilanè è narrata in prima persona. Al diavolo la mia teoria, allora! Quella era preistoria, chi racconta la storia è un Tanu, un uomo primitivo.

Credibilità e narrazione

Io sono fissato con la credibilità nelle storie che leggo. A me, come ho scritto più volte, la sospensione del dubbio mi fa un baffo. Posso leggere di una razza di rocce umanoidi senzienti, ma pretendo che la storia sia credibile.

Mi domando, allora: l’uso della prima persona potrebbe minare la credibilità di una storia fantastica, secondo voi?

Via con le risposte.

17 Commenti

  1. Gabriel
    domenica, 2 Marzo 2014 alle 10:51 Rispondi

    Ciao Daniele,
    secondo me potrebbero esserci ottime probabilità di sfornare un fantasy narrato in prima persona. A parer mio, il genere letterario del “fantasty” gioca tutto sulla credibilità, senza per forza scadere in una semplice fiaba raccontata.

    La prima persona -secondo me- potrebbe rivoluzionare addirittura il genere del fantastico, rendendolo ancor più credibile se chi scrive rende reale e coinvolgente tanto l’ambientazione in cui si svolge quanto l’esperienza che il protagonista sta vivendo. Sono per le rivoluzioni letterarie, per creare il nuovo, mescolare i generi con gli stili, e questa potrebbe essere la prima di tante nuove correnti.

    Complimenti per il blog, mi è stato molto utile.
    Ti saluto e ti abbraccio
    Gabriel

    P.S.: Se non l’hai ancora letto, ti consiglio di dare un’occhiata alla saga di “Elric di Melniboné”, scritta da Michael Moorcock. Sono in tutto undici libri. Fantastica.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 3 Marzo 2014 alle 7:39 Rispondi

      Ciao Gabriel, grazie.

      Per me un fantasy narrato in prima persona avrebbe senso se immagini la storia raccontata a voce. Questo almeno nel fantasy classico, in cui non ho mai visto gente scrivere qualcosa, quindi ho sempre immaginato un mondo come il nostro medioevo in cui a scrivere erano solo gli amanuensi.

      In altri casi – il Fantastico ha infinite possibilità di storie da raccontare – ha senso.

      Riguardo la saga di cui parli, 11 libri sono troppi per me. In questo periodo sono un po’ allergico alle saghe. Se poi il primo romanzo non mi piace, mi ritrovo ad aver letto una storia non finita.

  2. Luciano Dal Pont
    domenica, 2 Marzo 2014 alle 12:18 Rispondi

    Mah… non sono un esperto di fantasy, pur se in effetti il mio romanzo d’esordio ha qualcosa di quel genere, anche se io preferisco definirlo come fantastico/surreale con forti agganci alla realtà, dunque sono forse il meno adatto a esprimere un’opinione sull’argomento di oggi, o a dare una qualche risposta. Vado a sensazione, a intuito, rifacendomi anche ad altri generi a me più familiari: in linea di massima credo che nel fantasy l’uso della terza persona sia non solo più adatto ma anche più semplice da gestire; è vero che ciò è valido per tutti i generi, ma nel fantasy forse si sente maggiormente la differenza; tuttavia ritengo che, se ben usata, anche la prima persona sia adatta, fermo restando che richiede senz’altro un’attenzione diversa e più marcata, un uso di espedienti diversi per poter dare alla storia quella credibilità e quell’aderenza alla realtà cui non bisogna mai rinunciare.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 3 Marzo 2014 alle 7:40 Rispondi

      Anche io vedo la terza più adatta. Eccezioni sono quei romanzo che ho citato, in cui la prima era stata usata in modo sapiente e funzionale.

  3. Tenar
    domenica, 2 Marzo 2014 alle 17:41 Rispondi

    Dipende dalla storia, secondo me, non dal genere. La prima persona funziona meglio con storie lineari, dove l’io narrante non si discosta mai troppo dal centro dell’azione. È chiaro che storie epiche con molti personaggio e diverse sottotrame non si prestano facilmente alla prima persona, oltre al fatto che, di solito, l’io narrante non muore (se no come fa a narrare?) e questo rischia di togliere pathos.
    La trilogia di Merlino di Mary Stewart (La grotta di cristallo, Le grotte nelle montagne e L’ultimo incantesimo) è in prima persona.
    Ho letto Le nebbie di Avalon milioni di anni fa e non ricordo se sia in prima persona, ma di certo Marion Zimmer Bradley alterna terza e prima persona ne L’Erede di Hastur e nel seguito (mi sfugge il nome, La vendetta di Sharra?). L’orda del vento è un fantasy che alterna 23 voci narranti…
    Di sicuro, come hai scritto, il fantastico ha una prevalenza di terza persona perché i vincoli della prima persona spesso poco si sposano con le trame articolate tipiche di questa narrazione. Ci sono però storie fantastiche che funzionano benissimo in prima persona e non credo che possa essere questa scelta di per sé a minare la credibilità della storia.
    Tra l’altro stavo pensando che, di per sé, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco potrebbe funzionare anche con un’alternanza di più io narranti. Sarebbe probabilmente destabilizzante per il lettore e obbligherebbe l’autore a uno sforzo un po’ fine a sé stesso (a ogni io narrante lo stile dovrebbe cambiare, così come avviene ne L’orda del vento). Credo non ne varrebbe la pena, ma potrebbe funzionare. Tu non credi?

    • Daniele Imperi
      lunedì, 3 Marzo 2014 alle 7:43 Rispondi

      Giusto, non ci avevo pensato: la prima persona è per storie lineari.
      Una storia in cui ogni capitolo è narrato in prima persona da un personaggio diverso? Sarebbe un lavorone, come dici. In fondo ci ha provato e in modo grandioso David Mitchell in Cloud Atlas.

  4. Tenar
    domenica, 2 Marzo 2014 alle 17:44 Rispondi

    Dimenticavo! Anche Robin Hobb scrive a volte il prima e a volte in terza persona (la saga dell’Assassino è il prima persona, le altre in terza…) Che le autrici fantasy siano più propense alla prima persona? Non ci avevo mai pensato, ma sono sicura che con uno sforzo ricorderei altri romanzi fantastici scritti in prima persona principalmente da donne, già ora mi sono ricordata che la Le Guin a volte ne ha scritti e che Hunger Games, che non ho letto, è in prima persona…

  5. Ivano
    domenica, 2 Marzo 2014 alle 22:27 Rispondi

    Ciao Daniele, non mi è chiaro se con “terza persona” tu intenda il narratore onnisciente o la terza persona limitata. Per la narrativa di genere credo sia meglio sempre quest’ultima, perché permette una maggiore immersività nella storia; il narratore onnisciente ha un controllo totale della materia e magari può essere utile in generi ibridi (tipo il fantasy comico alla Terry Pratchett) o quando si vuole fare una narrazione epica con tanti personaggi, in modo da spostare il Pov di testa in testa. Io comunque preferisco la terza persona limitata! A presto :)

  6. Ivano
    lunedì, 3 Marzo 2014 alle 14:06 Rispondi

    Una “telecamera” sulle spalle di un personaggio preciso, il protagonista della storia; l’autore ha accesso solo al suo punto di vista, ai suoi pensieri e basta. La storia viene vista dal lettore attraverso questo punto di vista, ovvero gli occhi del protagonista. Quello che non succede davanti ai suoi occhi non viene raccontato. Hai meno “possibilità” rispetto al narratore onnisciente – digressioni, salti di pov, etc.-, ma c’è maggiore immersività (anche aiutato dallo show don’t tell).
    Magari tu la chiami in un altro modo! :)

    • Daniele Imperi
      lunedì, 3 Marzo 2014 alle 14:11 Rispondi

      Ah, ho capito, grazie. La uso quasi sempre, allora :)
      Non so come la chiamo, a dire la verità. Non la chiamo, anzi. Dico che uso il PdV del protagonista. Secondo me è più efficace.

  7. Ivano
    lunedì, 3 Marzo 2014 alle 18:23 Rispondi

    Sì, soprattutto nella narrativa di genere è la soluzione migliore!

  8. Gianluigi
    giovedì, 6 Marzo 2014 alle 13:29 Rispondi

    Ciao Daniele,
    personalmente credo che non abbia molta importanza l’utilizzo in sè della prima o della terza persona: la bellezza sta nella capacitá che ha lo scrittore di sfruttarla.
    La trilogia di Hunger Games (di Suzanne Collins), classificato come un fantasy (anche se somiglia più a un romanzo fantascientifico), presenta un narratore interno, la protagonista, e peraltro la narrazione è al presente: i libri sono veri e propri fenomeni editoriali.
    Nn voglio contestare le tue idee: credo solo che il tutto dipenda dall’esperienza e dalla bravura dello scrittore.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Marzo 2014 alle 13:54 Rispondi

      Ciao Gianluigi, benvenuto nel blog.

      Sicuramente è come dici: capacità e bravura dello scrittore. Non sopporto però la narrazione al presente…

  9. Mara
    venerdì, 7 Marzo 2014 alle 0:07 Rispondi

    Concordo totalmente con Gianluigi, non importa in che persona se riesce a coinvolgerti totalmente nella storia. E l’esempio degli Hunger Games della Collins è perfetto, riesce a coinvolgere in modo impressionante pur essendo raccontato dalla protagonista e al presente. Poi non so se può interessare ma io la trilogia l’ho letta perchè mio figlio mi ha rotto talmente tanto che alla fine per sfinimento l’ho accontentato, pensavo di leggere il primo e stop anche perchè non amo i libri con la continuazione. Risultato sono rimasta assolutamente stregata dalla trilogia e devo ancora spiegarmi perchè, non è un capolavoro letterario, non mi piace il fantasy, ti fa sta male quasi dall’inizio alla fine, ma li ho letti in una settimana! Evidentemente quel tipo di narrazione può andar bene. ciao

  10. violaliena
    martedì, 25 Marzo 2014 alle 12:57 Rispondi

    Che tema stuzzicante!
    Prima o terza è il mio eterno dilemma ogni volta che vedo un foglio bianco e che mi prende un raptus d’ispirazione.
    A me pare che l’unica sostanziale differenza consista nel fatto che l’uso della prima persona permette di abolire la barriera tra parlato e pensato in modo naturale.
    Così il flusso di pensieri, le opinioni, sensazioni e osservazioni del personaggio scorrono in un’unica corsia preferenziale ininterrotte. Il personaggio racconta il mondo che pensa e che vive. Tutto è armonico, personaggio e narratore sono fusi e perfettamente amalgamati.
    Niente stacchi.
    All’inizio mi pareva la perfezione espressiva.
    Si entra nel personaggio e lo si usa per raccontare.
    Da meno tempo ho scoperto invece le possibilità della terza persona.
    A contrario di quanto credessi offre molta più libertà.
    Permette di cambiare il punto di osservazione tra i vari personaggi e di raccontare parte del loro mondo interiore in modo più equilibrato.
    Certo è più complesso e difficile destreggiarsi, mutare e restare in sincronia con il personaggio che emerge in quel momento, ma è molto più soddisfacente.

  11. Alessandro
    venerdì, 11 Aprile 2014 alle 20:46 Rispondi

    Avevo scritto un romanzo fanfic tratto da one piece lo conosci, l’ho narratovin prima persona (solo con il protagonista) con gli altri coprotagonisti la terza

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.