I lavori ideali per i bibliofili

I lavori ideali per i bibliofili

Pochi giorni fa, sul sito «Popsugar», è apparso l’articolo “9 Jobs Bookworms Will Love”, ripreso poi (ossia quasi tradotto) dal sito italiano «Libreriamo» con il post “Gli 8 lavori ideali per gli amanti dei libri e della lettura”.

Gli Stati Uniti e l’Italia sono due realtà differenti e hanno due differenti modi di pensare e di concepire il lavoro, quindi non si possono fare paragoni. Se negli USA questi lavori sono fattibili, qui da noi la situazione è ben diversa.

Ho letto entrambi gli articoli – anche se sono praticamente identici – e alcuni di questi lavori per bibliofili sono un po’ “stiracchiati”. Vediamoli insieme.

Blogger

In realtà il blogger come lavoro perfetto per chi ama leggere si traduce nel fatto che, se vuoi avere un blog su un certo argomento, allora devi leggere tanti libri e articoli per specializzarti. Ma va?

E questo sarebbe un lavoro ideale per chi ama leggere? Potresti benissimo aprire un blog perché hai tantissima esperienza in un settore, senza magari aver letto quasi nessun libro su quell’argomento.

Su come guadagnare con un blog ho già scritto abbastanza e il mio pensiero è: “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate (nella blogosfera)”. Per guadagnare con un blog, oggi, devi lasciar perdere lo specchietto delle allodole degli annunci Google e delle affiliazioni e sudare sette camicie (anzi, 7 volte 7) per creare contenuti e farti le ossa in un determinato campo e quindi sperare di avere dei clienti.

Tutto questo con gli amanti dei libri non c’entra nulla.

Romanziere

Questa sì che è grossa. Davvero si può campare scrivendo romanzi? Chi mi segue sa benissimo come la penso al riguardo: non è possibile vivere di scrittura creativa. L’ho dimostrato.

Che ci siano una o due persone che ci sono riuscite, qui in Italia, è l’eccezione che conferma la regola: significa che 1 su un milione ce la fa. Ergo: trovatevi un lavoro e scrivete per la gloria.

I vostri romanzi serviranno a farvi guadagnare un extra all’anno, che fa sempre comodo, ma è totalmente insufficiente per garantirvi un’entrata sicura al mese e un fondo pensione.

Bibliotecario

Questo è sicuramente un lavoro per bibliofili e bibliomani. Come diventare bibliotecario?

Ce lo dice il sito dell’Associazione Italiana Biblioteche: bisogna avere una formazione universitaria umanistica per lavorare in una biblioteca. Ma non finisce qui, perché poi occorre prepararsi per partecipate ai concorsi per bibliotecari.

Studiare, studiare, studiare. E quindi leggere, leggere, leggere. E sperare, sperare, sperare.

Editore

Tempo fa dissi che mi piacerebbe fare questo lavoro, ma visto come vanno le cose nell’editoria italiana, sarebbe un lavoro portato avanti più per passione che per guadagno. Se aprissi una casa editrice, sarebbe alla fine una casa editrice di beneficenza, fondata per pubblicare libri sconosciuti, riesumare classici dimenticati, ecc.

Nel blog ho anche intervistato Giordana Gradara della Plesio editore, a cui ho posto delle domande su come aprire una casa editrice, percorso non facile.

Il sito dell’AIE (Associazione Italiana Editori) ci illumina su come diventare editori. Occorre, oltre a conoscere le leggi che regolano l’editoria italiana, iscriversi alla Camera di Commercio e poi, presso l’Agenzia delle Entrate, ottenere un codice fiscale e una partita IVA per l’attività editoriale.

Tutto questo, però, serve per la parte fiscale e burocratica. Ma la formazione? Ci possiamo mica improvvisare editori, no? Va bene che ci piace leggere libri, ma pubblicarli è altra cosa.

Esistono dei corsi di formazione per l’editoria, che hanno ovviamente un costo.

Amate i libri? Vi piace ancora diventare editori?

Editor

La figura professionale che in Italia si dovrebbe chiamare redattore editoriale. Sarebbe meglio che fosse conosciuta con questa denominazione, anche perché la parola “editor” somiglia alla nostrana “editore”, mentre in inglese abbiamo “editor” e “publisher”, non confondibili.

Su come diventare editor ci sono diverse scuole di pensiero. Se visitate i siti degli editor, ognuno dice la propria. Ho anche letto il programma di un corso per redattore editoriale e ci sono tante di quelle materie da diventare pazzi.

A questo proposito, anche se non c’entra nulla con l’Italia, vi invito a leggere l’Australian standards for editing practice (documento in pdf), tanto per farvi un’idea di cosa significhi diventare editor in quel paese. Non è molto dissimile dal corso per redattori editoriali della Lindau ( altro documento in pdf).

Non basta, di sicuro, conoscere la grammatica – prerequisito, ovviamente – né leggere tanto. Serve una laurea umanistica? Forse sì, forse no, anche qui ci sono vari pensieri.

Libraio

Vi piacerebbe lavorare in libreria? A me sì. Anni fa mandai anche un CV a un paio di librerie di Roma, ma nessuno mi rispose, come al solito. Bisogna comunque considerare che una libreria è un negozio, quindi è soggetta all’orario di qualsiasi negoziante.

Esistono anche dei corsi per diventare librai, ma sono finalizzati a chi intende aprire una libreria. Potete leggere informazioni sul sito dell’Associazione Librai Italiani.

Ma se vogliamo lavorare in una libreria come commessi? Allora bisogna consegnare un CV e sperare, come al solito.

Agente letterario

Sicuro che l’agente letterario sia il lavoro ideale per chi ama leggere? Per me non è così. Un agente letterario rappresenta un autore e lo propone a una casa editrice. Certo, una passione per i libri è necessaria, ma per i libri in generale, di tutti i generi letterari. Dovete leggere tutto.

Dovete conoscere il mercato editoriale italiano, dovete conoscere le case editrici, perché il lavoro dell’agente letterario deve dare valore all’autore, proteggerne i diritti, farlo emergere.

Non credo sia semplice, anzi tutt’altro.

Professore di letteratura

Ma scherziamo? Chi ama leggere libri vorrebbe insegnare letteratura?

A me piace tantissimo leggere, ma non insegnare, né tanto meno insegnare letteratura. O, almeno, non mi piacerebbe farlo come si insegna letteratura in Italia, facendola odiare.

Volete fare i professori di letteratura? Laureatevi, intanto. Poi partecipate ai concorsi pubblici. E su questo caliamo un velo pietoso.

Impiegato in siti che trattano libri

Questa le batte tutte. Se ami i libri e finisci a lavorare per un sito che tratta di libri, ti ritrovi a stare davanti allo schermo di un computer tutto il giorno.

Ma poi siamo davvero sicuri che i siti che trattano libri cerchino i bibliofili? Nel post americano veniva citato il sito «Goodreads», che ricerca account manager, analisti, ingegneri, programmatori. Il lavoro perfetto per chi ama leggere…

In Italia è pieno di siti che parlano di libri: pubblicano articoli, recensioni, curiosità sui libri. Con cosa guadagnano? Con gli annunci pubblicitari, credo. E come vi pagheranno? Molti, lo scrivono apertamente, con la gloria, che vi sarà utile per pagare l’affitto o il mutuo e fare la spesa ogni giorno.

I lavori ideali per i bibliofili esistono?

Da pessimista di natura, da Bastian contrario, non potevo scrivere un articolo diverso da questo, ma credo di essere stato obiettivo. Chi lavora in uno dei campi che ho elencato può smentirmi quando vuole.

Per il resto lascio la parola a voi: quali sono i lavori ideali per chi ama leggere libri? Quali fareste? E, soprattutto, siete riusciti a lavorare nel campo dei libri?

62 Commenti

  1. MikiMoz
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 6:21 Rispondi

    Un effetti, sebbene li hai smontati uno per uno con aria ironico-pessimistica, hai ragione. Non sono lavori adatti a chi ama leggere. Certo Oh, aprire una libreria lo fai e basta (oggi fanno corsi su tutto, essù); potrebbe essere bello lavorare in archivio (dove si catalogano i libri); io ho gestito un posto che ha anche una piccola biblioteca.
    Ma il lavoro ideale per chi ama leggere è solo quello che ti permette tempo libero per poter coltivare le proprie passioni ;)

    Moz-

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:22 Rispondi

      Preferisco lavorare in una libreria che in un archivio. Concordo che il lavoro migliore è quello che ti lascia parecchio tempo libero per leggere :)

      • MikiMoz
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:47 Rispondi

        Anche io preferirei in una libreria, tipo la Feltrinelli che ha anche musica, giocattoli e dvd.
        Sarebbe fichissimo.

        Moz-

  2. Grilloz
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 7:14 Rispondi

    Boh, io avrei detto qualcosa tipo portiere di notte in un albergo, devi stare lì e restare sveglio, in genere non succede nulla e al massimo devi consegnare la chiave a qualche cliente ritardatario, nessuno avrà nulla da ridire se passi il tempo leggendo ;)
    Secondo me i lavori che trattano libri non sono l’ideale per chi ama leggere, intendo leggere come svago. Leggere finisce col diventare lavoro e diventerà difficile godersi davvero un libro fino in fondo.

    • Salvatore
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 8:14 Rispondi

      Io l’avrei pensata come te… :P

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:23 Rispondi

      Io la notte ho sonno, quindi non riuscirei a stare sveglio né a leggere :D
      Infatti con quei lavori non ti godi la lettura, perché devi leggere e maneggiare qualsiasi libro.

      • Grilloz
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:30 Rispondi

        Di giorno c’è un po’ più di movimento in hotel, ma fuori dalle ore di punta qualche minuto per leggere lo si può trovare :P

    • Andrea
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:25 Rispondi

      Esatto. Oggi tutti cercano di fare delle proprie passioni un lavoro, ma trasformare la propria passione in un lavoro è una delle azioni più tristi che possiamo fare. Se invece una passione rimane appunto passione, che ci appassiona (nel farla, nel viverla), sempre con piacere, allora magari possiamo riuscire anche a farci pagare. Chiaro, i guadagni saranno probabilmente pochi, ma la passione rimarrà passione. Non vedo un destino più infausto di quello in cui si odia sottilmente ciò che prima ci appassionava.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:31 Rispondi

        Vero, alla fine ho odiato disegnare, e poi fare il web designer.

  3. Salvatore
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 8:13 Rispondi

    Sono andato a leggere l’articolo, mi pare un po’ banale. Fossi stato in loro, non l’avrei tradotto; l’avrei lasciato al suo destino là dove stava. Ad ogni modo:

    – Quello del blogger non è un mestiere, qui da noi; in america però esistono quotidiani e riviste solo online che vivono e guadagnano anche bene. Forse l’autore dell’articolo si riferiva a quelle.

    – La mia ex dell’università, una ragazza davvero stupenda, aveva il grande sogno di diventare una bibliotecaria: c’è riuscita. All’epoca non serviva la laurea umanistica (stava ancora studiano con me a Palazzo Nuovo), ma ha dovuto fare un corso per bibliotecari e poi una infinità di stage in tante biblioteche, pubbliche e private, di Torino.

    – Agente letterario non è un mestiere per chi ama leggere libri; è un mestiere per chi ama vendere e relazionarsi. Non è troppo diverso dal lavoro che faccio io, solo che l’agente letterario opera in un mercato saturo, in forte decrescita e già molto stratificato dalle abitudini e dai ruoli. E’ un mercato vecchio, dove o sei già inserito oppure ti conviene entrarci alle dipendenze di qualcun altro. Ho conosciuto una signora che è un agente di un’agenzia molto importante, forse la più importante in Italia: nel tempo libero, per tirare a campare, fa la designer per giardini…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:25 Rispondi

      Sì, è banale, ma soprattutto non è adatto al nostro paese. In America so di blog che pagano molto bene se scrivi per loro, anche 150 euro ad articolo. Qui te li sogni quei soldi.
      L’agente letterario infatti è un agente, e basta.

  4. Delia
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 8:38 Rispondi

    In effetti non c’è nessun nesso! Sicuramente il lavoro per chi ama libri può essere quello di avere una libreria. O di lavorarci come commesso. Poi sul come entrare, ci sono le stesse dinamiche di tutti gli altri negozi.
    Per il resto, credo anch’io che i lavori migliori per chi ama i libri siano quelli che ti permettono di avere tempo in cui non si è eccessivamente affaticati fisicamente per poter leggere tutti i giorni.
    La condizione numero due che va bene per gli amanti dei libri può essere sicuramente quella di avere la possibilità di spostarsi sui mezzi e non con l’auto propria, per poter avere quel tempo “in regalo” per leggere.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:27 Rispondi

      Leggere sui mezzi è una cosa che non riuscirei a fare. In treno sì, ma in bus e metro no.
      La libreria è l’unico lavoro per chi ama leggere, in effetti.

      • Grilloz
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:29 Rispondi

        Pensa che io riuscivo a leggere pure sul trenino Ostia-Roma delle sei del mattino :P

        • Daniele Imperi
          giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:34 Rispondi

          Ah, un posticino tranquillo per leggere :D

          • Grilloz
            giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:39 Rispondi

            Se riesci a trovare un angolino per incastrarti (sedersi è escluso) poi a quell’ora stanno tutti in silenzio :D

  5. Maria Grazia
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 9:23 Rispondi

    Io faccio proprio uno dei lavori da te citati, il professore, anche se non di letteratura (che, ti do ragione, per come si insegna/studia in Italia si impara ad amare soltanto quando ci si libera dalla scuola). Insegno in una scuola media e il mio amore per i libri si traduce in disperati ma caparbi tentativi di far amare la lettura a ragazzini che leggono (e scrivono, si fa per dire, solo chat).
    Ho un’esperienza giovanile di lavoro in libreria, mio sogno di bambina che poi realizzò mio fratello: a proposito, la libreria è stata chiusa qualche anno fa, come è successo a migliaia di piccole librerie strozzate dalla concorrenza delle grandi, da tasse e balzelli, dall’esiguo numero di lettori in Italia.
    Dunque, alla luce delle mie esperienze concordo con Mikimoz: l’unica è trovare un lavoro che ti permetta di sopravvivere ma anche di avere del tempo libero per seguire le tue passioni e quindi di leggere. Il lavoro che faccio Io, al netto dello stress e delle sempre più numerose formalità burocratiche, ancora permette una fetta di tempo libero.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:29 Rispondi

      Il problema è che certi strumenti non dovrebbero stare nelle mani dei ragazzini.
      Una volta mi ero informato su come aprire una libreria, ma poi ho lasciato perdere: ci voleva un bel capitale.

  6. Martin Rua
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 9:47 Rispondi

    “Questa sì che è grossa. Davvero si può campare scrivendo romanzi?”
    Non andremo mai d’accordo su questo punto, Daniele. Si può, è difficile, ma si può.
    Devi scendere a compromessi, devi accettare richieste dal tuo editore, devi allargare il tuo campo di azione, devi accontentarti (vivere facendo il romanziere non vuol dire diventare ricco), ma non è impossibile.
    Una cosa è fondamentale: devi saper scrivere.
    Se non sai fare quello, non vale neanche la pena provarci.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:31 Rispondi

      Eh, no, mi sa che non andremo mai d’accordo :D
      Il fatto è che se ci riesce 1 su un milione, significa che non è possibile vivere facendo il romanziere. È un lavoro che qui in Italia ti riesci se sei davvero fortunato, con tutti i significati che vogliamo dare a questa parola.
      Scendere a compromessi: dipende da quali.
      Allargare il campo di azione: cioè?
      Accontentarti: non miro a essere ricco.

  7. Andrea Torti
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 11:03 Rispondi

    Che poi… chi ha deciso che il lavoro debba per forza rispecchiare le proprie passioni?

    Queste ultime non ci servono proprio per fuggire dalla realtà non sempre eccelsa di ogni giorno?

    E chi ci dice che la passione trasformata in professione non diventi un peso? :P

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 12:33 Rispondi

      Un tempo avevo la passione di disegnare vignette e illustrazioni per lavoro: be’, è stato solo uno stress :)
      A me basterebbe trovare un lavoro part-time fisso e me ne andrei a vivere in una baita nel bosco.

      • Andrea
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:30 Rispondi

        Abbiamo una meta comune :)
        Sia lodato Thoreau :)

        • Daniele Imperi
          giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:31 Rispondi

          Il tuo avatar parla chiaro :D

  8. Valentina
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:35 Rispondi

    Secondo me lavorare in libreria come commessi non è così difficile. Certamente se si mandano solo un paio di cv ci vuole solo fortuna. Io ho lavorato in due librerie diverse, portando cv a decine e decine di librerie, ripassando, e ripassando ancora. Quando mi hanno chiamata non l’ho vista come fortuna, bensì come frutto di grande sbattimento (e flessibilità: gli orari di un commesso non sono proprio il massimo ). Insomma, secondo me sperare non basta :-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:51 Rispondi

      Ho una grande esperienza nell’invio di CV, cioè 16 anni. Nessuno ha mai risposto a un mio invio.
      Adesso, poi, cercano tutti con esperienza pregressa, che io non ho.

      • Valentina
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 13:55 Rispondi

        Anche io ho una grande esperienza, dato che ho cominciato a lavorare a 16 anni e ho proseguito per tutto il corso dell’università, e la prima cosa che ho imparato è che i cv non si inviano ma si portano di persona. Questo è un fattore determinante. La tua conoscenza della letteratura poi, se penso ai colleghi che ho avuto, conta assai più dell’esperienza pregressa.

  9. Valentina
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 14:02 Rispondi

    Inoltre in libreria in genere mettono quella musica deprimente che mi sembra di avere letto essere il motivo per cui non resti più di 10 minuti in una libreria. E bisogna relazionarsi (e bene), con molte persone. Lavorare in libreria non è solo vivere in mezzo ai libri, ma prima di tutto è vendere.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 14:05 Rispondi

      Sì, infatti 10 minuti è proprio il massimo che riesco a starci e non capisco il motivo di quella musica deprimente. Be’, allora accantoniamo la libreria, ché io non so vendere né tanto meno relazionarmi con le persone :)

      • Valentina
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 14:07 Rispondi

        Appunto :) Ma non diciamo che è impossibile sulla base dei tuoi tentativi perché qualcuno potrebbe scoraggiarsi, e non deve. :)

  10. Elena
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 16:53 Rispondi

    In realtà concordo che l’unico mestiere potabile per chi ama i libri sia il libraio. Ma non hai considerato i lettori forti delle case editrici, non so come vengono chiamati. Non sono agenti letterari, nemmeno editor, sono persone pagate per selezionare, leggendoli con accortezze che solo loro hanno, i romanzi da pubblicare. Insomma, sono dei veri guru, raggiungerli è davvero un miracolo. A me non dispiacerebbe, anche se concordo con Andrea che una passione se diventa altro perde il suo senso.
    E poi, ma lo sapete che vita fa un bibliotecario? per non parlare di un blogger! non siamo mica in America!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 16:56 Rispondi

      Ho capito che intendi. Una casa editrice di Roma ha un gruppo di lettura che si occupa di questo. Non so quanti editori abbiamo simili lettori.
      Qui purtroppo certi lavori te li sogni :)

    • Grilloz
      giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:16 Rispondi

      Fare il lettore di una casa editrice non è tutto rose e fiori, spesso tocca leggere certe schifezze…
      :P

      • Daniele Imperi
        giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:18 Rispondi

        In effetti c’è quel rischio, anche se ti viene affidata una categoria di genere. Ma in quel caso la pubblicazione del romanzo dipende anche da te, quindi ti tocca sopportare :)

        • Grilloz
          giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:21 Rispondi

          Dipende dalle dimensioni della casa editrice, a me mandavano qualsiasi cosa (però il mio non lo posso considerare un lavoro, diciamo più un’opera di volontariato :P )

          • Daniele Imperi
            giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:23 Rispondi

            Anni fa accettai di farmi spedire i libri, quando mi contattò una responsabile di Lulu.com. Non ti dico che roba mi era arrivata. Da quel momento ho lasciato perdere :)

      • Elena
        venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 19:20 Rispondi

        So che le grandi case editrici hanno questo tipo di lettori sebbene “informalmente”. La cosa bella è che ci sono tecniche molto rapide per detectare le schifezze…. Poi si passa oltre… ;)

  11. agata robles
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:32 Rispondi

    Quali sono i lavori ideali per i bibliofili? lavorare al consorzio di bonifica della regione puglia, in alcuni uffici della regione sicilia, o in certi corridoi lunghissimi e bui di certi ministeri e relativi distaccamenti :)…..concordo con te su tutto il resto rincarando la dose: molti romanzieri e scrittori italiani sono già ricchi di famiglia oppure ottenuto il primo successo piazzando di proprio copie del 1.o romanzo dappertutto, hanno aperto gettonatissime scuole di scrittura. O fanno altro per campare. Il lavoro editoriale? L’editore tipo Gallimard non esiste più, e la maggior parte delle case editrici che pullulano sugli scaffali delle librerie pubblicano a pagamento. In pratica oggi, tutti i lavori che hai elencato non sono per chi ama leggere o ama il libro (anche il libro in quanto oggetto suscita affezione), ma piuttosto per chi vorrebbe riuscire a fare i soldi con i libri. ciao*

    • Daniele Imperi
      venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 8:42 Rispondi

      Che faceva Gallimard? Non penso che la maggior parte delle case editrici in libreria pubblichi a pagamento. Sono Mondadori, Longanesi, Einaudi, Mursia, ecc. Non sono editori a pagamento.

      • agata robles
        venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 14:17 Rispondi

        Bè era una sorta di talent-scout. Non so se Mondadori e Mursia, come Einaudi ed altri editori al momento si prendono la briga di accettare e leggere manoscritti. Se vai sulla home page del sito mondadori ci trovi la quotazione in borsa e il bilancio scaricabile in pdf. Tempo fa quando avevo velleità da scrittrice qualcuna di queste case editrici s’era tatuato in fronte: non mandateci manoscritti che li cestiniamo. In pratica, mi sono fatta l’idea che editano quelli che hanno già un minimo di curriculum. ;)

        • Daniele Imperi
          venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 14:31 Rispondi

          I grandi editori sono intasati di manoscritti, quindi in un certo senso è comprensibile che diano spazio a chi scelgono direttamente loro. Dal nostro punto di vista leggere “non mandateci manoscritti” è ovviamente triste.

  12. sabizen
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 17:59 Rispondi

    bè io ho insegnato per qualche anno, poi la vita e infine anche una scelta ( Thoreau docet :) ) mi hanno portato a vivere in quella che io chiamo la savana, dove sopravvivo facendo tutt’altro. Però vorrei spezzare una lancia in favore del mestiere di insegnante: ho avuto grandi professori che sono riusciti ad instillare l’amore per la letteratura e i libri, sia alle medie, che al liceo e all’università. Tra i miei ricordi più dolci, un ragazzino di seconda media ( 15enne e vera peste ) che si era trascritto “a Silvia” su un foglietto e se lo teneva nel portafoglio come un santino. Diceva che si era commosso. Va bene, non è tanto, ma è già qualcosa …Cedere su questo punto mi sembra una sconfitta. Lo so, fare l’insegnante oggi come oggi è una vera tragedia, ma lascia aperte parecchie possibilità… se si riesce a entrare nel mondo della scuola ovviamente.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 8:43 Rispondi

      La savana? :)
      Io dico sempre che un insegnante deve far amare e apprezzare la materia che insegna. Purtroppo a me quasi sempre le hanno fatte odiare.

  13. Tenar
    giovedì, 15 Dicembre 2016 alle 18:26 Rispondi

    Però basta dire che in Italia si insegna letteratura facendola odiare. Scusa il dente avvelenato, ma si finisce per offendere un’intera categoria di professionisti. Ci sono gli scansafatiche e gli odiosi e può essere che tu abbia incontrato quelli, ma ci sono anche tante persone che ogni giorno si fanno un mazzo tanto per istillare passione ai propri studenti.
    Personalmente amo leggere, amo i libri e amo insegnare ad amare i libri. Ci riesco? Non lo so. Ci provo. E inizio a stancarmi dei pregiudizi sulla categoria a cui appartengo con orgoglio.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 8:47 Rispondi

      Io ho incontrato quelli, esatto. 3 anni di medie e 6 di superiori e non ho fatto altro che odiare la letteratura.
      Oggi, comunque, in giro si vedono più ignoranti di un tempo. Tu magari sei un’insegnante diversa, ma dove escono fuori tutti questi ignoranti? La categoria forse ha parecchia gente impreparata e menefreghista, anche se la colpa è soprattutto dei genitori, secondo me.

      • Tenar
        venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 15:24 Rispondi

        Sai che ti stimo molto, ma un po’ di colpa ce l’ha anche questa continua svalutazione della scuola e degli insegnanti. Se tutti continuano a dire che gli insegnanti sono ignoranti/lavativi/fanno odiare la loro materia, con che spirito i ragazzi andranno a scuola?
        Sai quante volte ho sentito ragazzi dirmi “tanto mio padre dice che voi prof rubate tutti lo stipendio”? Magari il primo giorno in cui entri in classe…

        • Daniele Imperi
          venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 15:40 Rispondi

          Nel mio caso volevo contestualizzare la frase alla mia esperienza. Considera che mio padre era insegnante, anche se di Educazione Fisica, quindi so che non ha rubato lo stipendio, come anche altri insegnanti che ho avuto.

      • luisa
        domenica, 18 Dicembre 2016 alle 22:13 Rispondi

        Ho sempre detto ai miei figli di studiare per amore della conoscenza e non a memoria per far bella figura e questo è stato un bene da una parte perchè ancora adesso gli piace studiare, un male dall’altra parte perchè non sono stati apprezzati dagli insegnanti

  14. Emilia
    venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 3:03 Rispondi

    MI sono sempre chiesta se sia possibile, anziché aprire una libreria, che richiede una cifra di soldi, avere una bancarella da mettere, magari tre volte alla settimana nei mercati di zona. Cioè fare il venditore ambulante di libri. Chissà se si guadagna!

    • Daniele Imperi
      venerdì, 16 Dicembre 2016 alle 8:48 Rispondi

      Oddio, penso che si guadagni di meno, io non vedo folle di clienti davanti alle bancarelle, oltre al fatto che sei costretto a stare tutto il giorno all’aperto.

  15. sabizen
    domenica, 18 Dicembre 2016 alle 8:18 Rispondi

    Sicuramente ci sono molti insegnanti impreparati, ma a volte nella vita è sufficiente incontrarne uno che ti apra il cervello su un mondo che non conoscevi. Inoltre oggi è indubbiamente più difficile insegnare ( parlo della figura del professore fino alle superiori, perché all’università è diverso ) perché purtroppo viviamo in una società dove la figura professionale dell’ insegnante è svilita ( discorso lungo, ma ci capiamo ). Restando nel contesto del lavoro per chi ama i libri e la scrittura, resta il fatto che chi insegna può dedicarsi anche alle sue passioni più di altre figure.
    Purtroppo anche avere una libreria ( che bello vivere tra i libri! ) è diventato difficilissimo oggi ( un paio di mie amiche ne hanno chiusa una proprio in questi giorni…)
    Interessante ( ma non remunerativo o comunque assai poco ) potrebbe essere collaborare con associazioni culturali per organizzare attività di vario genere ( vicino a casa mia stanno tenendo un corso di scrittura creativa, un piccolo evento, ma comunque interessante ) o cercare caffè letterari, luoghi simili.
    un saluto dalla savana :) ( in campagna, zona un po’ selvaggia )

  16. Nuccio
    domenica, 18 Dicembre 2016 alle 17:36 Rispondi

    Ti sei dimenticato di dire che fare fruttare la propria passione bibliofila è come buttare una monetina in aria a testa o croce. Uscirà più facilmente la faccia su cui non hai puntato però c’è il libero arbitrio!

    • Daniele Imperi
      martedì, 20 Dicembre 2016 alle 9:17 Rispondi

      Sì, purtroppo è così, almeno in base alla mia esperienza.

  17. luisa
    domenica, 18 Dicembre 2016 alle 22:07 Rispondi

    Sono d’accordo sul fatto che una passione quando diventa lavoro perde quella libertà che è intrinseca nella passione stessa, quindi tutto ciò che diventa routine e scandito da orari imposti (a mio vedere) non è più passione.
    Molti lavori sono spariti, altri resistono nonostante il cambiamento, altri ancora devono trasformarsi, ne è esempio la Nuova libreria-teatro (casa editrice ) che mette a disposizione il suo spazio a chi ha qualcosa di nuovo da proporre,facendo anche seminari e conferenze e tanto altro, certo trattano solo alcuni argomenti, ma non è detto che escludino qualche proposta stimolante, non scrivo il nome perchè forse non è conforme alle regole di questo blog?

    • Daniele Imperi
      martedì, 20 Dicembre 2016 alle 9:20 Rispondi

      Scrivilo pure il nome :)

      • luisa
        mercoledì, 21 Dicembre 2016 alle 1:42 Rispondi

        Tlon a garbatella

  18. Chiara
    lunedì, 19 Dicembre 2016 alle 10:29 Rispondi

    A me piacerebbe svolgere tutti i lavori qui menzionati, compreso l’insegnante, tranne l’impiegata. Sicuramente se lavorassi con i libri sarei più interessata a ciò che faccio rispetto ad adesso, però è da cinque anni che sogno di sottrarmi a certe dinamiche lavorative, dunque mi piacerebbe qualcosa di più interattivo o creativo.

    Non sono d’accordo con chi dice che, nel momento in cui una passione diventa lavoro, l’amore scompare. Chi ama ciò che fa è come se non lavorasse nemmeno un giorno nella vita. E per me sarebbe molto bello.

    • Daniele Imperi
      martedì, 20 Dicembre 2016 alle 9:22 Rispondi

      Ho letto diverse volte che quando fai un lavoro che ti piace è come se non lavorassi, ma per me non è stato così, anzi l’esatto contrario.

  19. Andrew Next
    mercoledì, 21 Dicembre 2016 alle 11:14 Rispondi

    Uellà, che cosa interessante…
    Fare il romanziere negli stati uniti paga, in italia no (il minuscolo è dovuto).
    Il motivo è nel mercato. L’America ha un mercato potenziale di 240.000.000 clienti. L’Italia 60.000.000 dei quali il 10% legge libri… -_-

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 21 Dicembre 2016 alle 11:26 Rispondi

      Oltre al fatto che scrivendo in inglese ti possono leggere in tutto il pianeta, in italiano solo qui.

  20. Giordana
    lunedì, 12 Giugno 2017 alle 15:25 Rispondi

    In italiano solo qui? Esistono i traduttori letterari, mestiere che non so se ha dimenticato di mettere o se non l’ha messo perché ha anche a che fare anche con una conoscenza fondamentale che è quella delle lingue.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 12 Giugno 2017 alle 15:39 Rispondi

      Ciao Giordana, benvenuta nel blog. Non ho messo i traduttori perché l’articolo riprende quello inglese che ho linkato all’inizio.

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