… sarebbe la casa editrice ideale, secondo i miei gusti, ovvio. Non ho in mente di aprirne una, non ho i soldi e nemmeno le competenze per farlo, ma questo post rappresenta la mia idea di casa editrice volta a pubblicare opere serie e di valore. E scusate la modestia.
Però ci sono tante cose che non amo nell’operato dei vari editori con cui ho avuto a che fare, quindi, se aprissi una casa editrice…
… non sarebbe una EAP
Perché l’editoria a pagamento per me è solo tipografia e perché un editore è in primo luogo un imprenditore, uno che investe nell’autore. Chiedere a uno scrittore sconosciuto di versare 1000 euro per far pubblicare un suo libro, che magari gliene frutterà 600 se, al lordo del 4% dei diritti d’autore, venderà 1000 copie, è una presa in giro. Ma è comunque una presa in giro.
… avrebbe un nome breve, semplice e italiano
Perché deve ricordarsi, essere digitato velocemente e perché sarebbe una casa editrice italiana.
… pubblicherei qualsiasi genere letterario
Anche fumetti. Perché a me piace leggere qualunque cosa. No, non è propriamente vero. Non leggo roba di politica – e non ne pubblicherei – né temi sociali – idem. Ma qualsiasi narrativa, se merita.
… darei una risposta a ogni autore
Perché è educato rispondere. E perché scrivere “se non ricevi risposta entro 6 mesi, considera il manoscritto rifiutato” è un modo un po’ troppo sbrigativo e semplicistico di liquidare la questione. A scrivere “Il suo manoscritto purtroppo è stato rifiutato” occorre una manciata di secondi.
… creerei una pagina per ogni autore
Perché è giusto che il lettore conosca chi legge. Non solo biografia e altre opere pubblicate, ma anche contatti come indirizzo del sito, blog e social media.
… avrei un sito e anche un blog
Perché il lettore deve trovarmi online. Nel sito ci saranno le notizie utili, come lo staff della casa editrice, il catalogo, la pagina chiara e semplice per l’invio dei manoscritti, i contatti e anche il contratto di edizione.
… pubblicherei le foto di tutto lo staff
Con nomi e cognomi. Perché mi sono rotto di entrare nei siti aziendali – le case editrice sono aziende – e vedere sempre l’anonimato.
… aprirei anche un forum
Come fecero quelli di Edizioni XII, i grandi che non ci sono più. C’erano risorse per scrittori, c’era una sezione per parlare dei romanzi pubblicati, altre sui concorsi. C’era un dialogo aperto coi lettori.
… sceglierei un numero ristretto di canali sociali
Perché è inutile essere ovunque. Inutile e infruttuoso, secondo me. Aprirei un canale Twitter e uno su Facebook. E forse anche Instagram. Non sarei su Google Plus né su Linkedin.
… creerei concorsi per alcune pubblicazioni
Perché mi piacciono e perché piacciono a molti aspiranti scrittori. I concorsi non saranno a pagamento, ma quasi come quelli della Delos Books, con la differenza che l’editing sarà fatto di concerto con gli autori e non dall’editor in solitaria.
… pubblicherei anche narrativa straniera
Perché là fuori c’è tanto da leggere e di tantissimi paesi e qui di tutto quel leggere potenziale arriva ben poco.
… darei spazio a vecchie opere sconosciute
Perché nell’antichità si nasconde una saggezza preziosa che andrebbe rivalutata e diffusa. Opere in latino e greco mai ristampate chissà da quanto tempo, dimenticate, perdute nell’oblio letterario.
… avrei uno staff di editor
Perché uno non basta. Perché c’è chi è forte in un settore e chi in un altro. Editing, tanto per chiarire, per me non significa tagliare, riscrivere, aggiungere, stravolgere un’opera senza dire nulla all’autore. Ricordo ancora le parole di Daniele Bonfanti, quando era editor di Edizioni XII: l’editing è una chiacchierata con l’autore.
… pubblicherei in cartaceo, ebook e audiobook
Perché i miei libri devono essere letti da chiunque. C’è da aggiungere altro?
… manterrei i prezzi dei libri più bassi possibile
Perché mi fa strano leggere 16 euro su un libretto in brossura di 100 pagine. E poi 12 euro su uno rilegato di 400. C’è qualcosa che non quadra. Ci sono editori che hanno prezzi alti, come in ogni azienda. I miei libri devono favorire la lettura.
… avrei un catalogo chiaro
Diviso per generi letterari. Perché spesso non riesco a capire come cercare un libro nel sito di un editore. E altre volte trovo un libro nuovo su Amazon, che ancora non è presente nel sito della casa editrice che lo pubblica. Fuori da ogni logica.
Sogni a occhi aperti, perché se fondassi una casa editrice in Italia sarei solo un altro pollo da spennare con mille tasse e ostacoli e chiuderei i battenti dopo qualche mese. Da domani si torna coi piedi per terra.
Seme Nero
…saresti votato alla carità e alla beneficenza. XD
È il primo pensiero che ho avuto e viste le ultime frasi del post direi che ci siamo capiti.
Daniele Imperi
Infatti non se ne parla
LiveALive
Sui prezzi ci sono politiche diverse. I Mammuth della Newton si fanno rubare perché hanno tutti più di mille pagine e costano 9 euro. Io ho pagato 9 euro persino quello con la Recherche integrale (che prima avevo trovato solo a settanta euri…) e quello con l’opera omnia di Leopardi (anche lì superiamo le 2000 pagine). Poi si può dire tutto, si può dire che la rilegatura non regge e che la carta è di bassa qualità… Ma ciò dovrebbe giustificare il fatto che Adelphi e Feltrinelli mi vendono libri di cento pagine (cento!) a dieci euro?
La collana tascabile della newton su ibs me la fanno pagare tre euro. Perché dovrei pagare tre volte tanto a un altro editore per un testo che ha lo stesso identico contenuto?
Pubblicare le opere estere… E certo, come ha fatto bene la Minimum Fax. Ma mi chiedo, per esempio: perché ci sono voluti così tanti anni per portare qui Perez-Reverte? Considera che molti testi te li trovi in internet solo perché qualcuno ha trovato il tempo di ricopiarseli parola per parola, per non parlare delle traduzioni, che hai fatto pure tu…
E a proposito di traduzioni, hai mai letto il Reader’s Manifesto di Myers? Sai se esiste una traduzione italiana? Perché se no la faccio io…
Daniele Imperi
I libri della Newton sono stampati su carta finissima a basso costo.
E sì, anche la rilegatura lascia a desiderare.
Gli Adelphi non mi piacciono proprio come veste editoriale e sono cari, ma mai quanto i minuscoli tascabili della Sellerio che paghi 15 euro.
No, non ho letto quel manifesto.
GiD
C’è da dire che invece i Mini-Mammut hanno ottime rilegature e sono stampati su carta di buona qualità, o comunque non troppo sottile. Il prezzo si aggira sui 4 euro, per romanzi di 400 pagine circa.
Salvatore
Io da una casa editrice così mi farei pubblicare, ma sarei anche un cliente/lettore fedele. Mi piace chi si distingue dalla massa lavorando bene. Dimentichi però una cosa fondamentale: una sezione dedicata esclusivamente agli esordienti. Pubblicizzata in modo tale che i lettori sappiano che stanno acquistando una voce nuova, ma che siano anche invogliati a farlo anziché accontentarsi sempre della solita minestra…
Daniele Imperi
Non sono sicuro di fare una sezione per esordienti. Mi sembra di sminuire le opere. Di sicuro scriverei nella scheda libro che è il debutto dell’autore.
Banshee Miller
Sarebbe una bellissima casa editrice, “ideale”, e faresti, come dici anche tu, la fame.
Daniele Imperi
Però, già che è “ideale” ha qualcosa di positivo
Giovanni
Il problema dell’alto costo dei libri sta nel fatto che la distribuzione e le librerie messe insieme si mangiano più del 50% del prezzo di copertina. È chiaro che un libro di 100 pagine a 16 anche per me sta bene dove sta, ma personalmente ho provato a raggiungere alcune librerie da autore self e nessuna mi ha chiesto meno del 40% di sconto sul prezzo di copertina.
Ottima idea quella di pubblicare narrativa straniera .
Su Google+ ci devi essere . Per le aziende è molto meglio di Facebook e Twitter anche se io non so usarlo granché.
Daniele Imperi
Ma tu segui qualche azienda su Google+? E siamo sicuri che una casa editrice funzioni meglio su G+ e non su FB?
Giovanni
Seguo solo due editori: Quintadicopertina e WePub e nessun altra azienda/editore. Sto leggendo un libro sulle potenzialità di G+. Il mio più che altro era un interrogativo, non una certezza . Onestamente non lo so dove funzioni meglio, ma Facebook lo vedo come un social network poco utile per un’azienda, magari sono solo io che non so usarlo e che non ho un’azienda. Non lo so .
Attilio Nania
Il prezzo dei libri dipende da troppi fattori per poterlo valutare facendo confronti fra una casa editrice e l’altra. Comunque, il fatto che hai detto che cercheresti di mantenere i prezzi bassi indica già una direzione.
Se un giorno deciderò di fondare una casa editrice, avrà un nome italiano, e ora so dove potrei cercare un socio! XD!
Daniele Imperi
Sì, credo anche io dipenda da tanti fattori il prezzo.
GiD
“… avrebbe un nome breve, semplice e italiano
Perché deve ricordarsi, essere digitato velocemente e perché sarebbe una casa editrice italiana.”
Ma questo punto lo hai scritto pensando a una casa editrice in particolare? No, perché ne conosco una che ha un nome straniero, abbastanza lungo, difficile sia da digitare che da pronunciare.
Daniele Imperi
No, è che non sopporto l’abuso dell’inglese nella mia lingua.
Quale è questa casa editrice?
GiD
A me è venuta subito in mente la Gainsworth Publishing (e, sì, sono andato a controllare come si scrivesse).
E’ una casa editrice abbastanza giovane che si occupa di narrativa di genere.
Andre
Eh, l’idea è bella, nel senso che c’è cuore e passione in questo tuo sogno ad occhi aperti, Daniele. Non è male tanto d quanto hai scritto, ma messa così come la metti, dal punto di vista imprenditoriale non funziona. Sarebbe da rivedere qualche dettaglio. Però lavorando sul modello di business e con un po’ di innovazione si potrebbero rispettare al 99% i desideri espressi. Per altro direi a costi molto bassi.
Daniele Imperi
Io non credo infatti di avere l’animo imprenditoriale
Il 99% dei desideri è più che accettabile, direi.
Nani
A me piacerebbe fare una cosa tipo vetrina on-line per giovani emergenti. Naturalmente prezzi stracciati, esclusivamente e-book, ma con una selezione talmente spietata da crearmi una scorta di nemici tra i giovani aspiranti autori di mezza Italia.
Sogno ad occhi aperti… anche perche’ non ne capisco nulla di editoria.
Sai come impazziresti a gestire tutte quelle cosette accessorie (blog, forum, social…)! Si’, lo so, i collaboratori… ma, secondo me, impazziresti lo stesso. E’ una tua creatura. Vuoi che non ti venga la tentazione di controllare tutto, almeno all’inizio?
Daniele Imperi
La selezione spietata la farei anche io, tranquilla
E neanche io capisco di editoria, o almeno per poter fare l’editore…
Ma dai, un blog lo gestisci già
Sul controllo non si discute: deve avere la mia approvazione anche l’acquisto di una penna
Moonshade
Io userei per stampare carta riciclata sfruttando una delle cartiere che abbiamo qui -o usando la carta bellissima della favini colorata ottenuta dalla composta di semi e simili y.y – tenendo i prezzi più bassi possibili. Creerei il catalogo sia cartaceo che ebooks, usando il digitale per stilare ogni mese una specie di raccolta- contemitore di autori esordienti con ogni mese un genere diverso, per riprendere il formato ‘novella’. Creerei una specie di abbonamento per gli ebook, e rifarei un sacco quei “volumi mille lire”. Non farei nessuna edizione superwow lussuosa della stessa cosa quattro volte a prezzi esorbitanti, ma curerei la grafica e l’editing (non posso comprare di nuovo un libro a 13 euro e trovare nella stessa frase “pelliccIe” e “freccIe”, dai); pubblicherei qualsiasi genere ma solo se ho un testo valido e non per fare riempimento. NO a quella pornografia libraria che segue ogni volta che muore qualcuno e alle trilogie, facciamo che mi dai il tuo piano e vediamo se possiamo sforbiciarlo in 2 o 4 volumi.Nessuna fascetta, nessun “ommioddio è stupendo! -Neil Gaiman”, sì a fumetti in b/n formato edicola e il colore in ebook, schede chiare degli autori sul sito e “tour” dei libri solo in librerie e non megastore. Se potessi prendere “allievi” li formerei per tenermeli, farei dei concorsi per illustratori e scrittori, preferirei lanciare 10 libri in un anno seguendoli piuttosto che 100 a caso, facendo accompagnare ognuno da concorsi, anticipazioni, cose coinvolgenti Magari cercando di coinvolgere altri prodotti e marche. Insomma, penserei a creare un effetto “catena” non solo per quei poveri 7 pirla che assumerei, ma farei in modo da creare qualcosa a basso impatto ambientale, pro nuove tecnologie e che fornisce anche lavoro ad altri senza badare solo al mio orticello.
Poi fallirei dopo 17 minuti, ma va beh, stavamo pensando nel mondo fatato degli unicorni, giusto?
Daniele Imperi
Carta riciclata va bene, ma dipende dai costi.
Allievi per cosa?
Certo, si pensava proprio al mondo fatato degli unicorni
Moonshade
Sì, so che a volte ha dei costi strani… (ah *_* ciao!, scusa, prima non l’ho scritto…)
Allievi intendo stagisti o simili. Mi piacerebbe far tornare il metodo “bottega”, e una volta formati integrarli -sempre nel mondo unicorno- E farli lavorare nella mia ce.
Uh, e userei un nome simpatico e collettivo, come facciamo nel nostro gruppo ‘gnomi armati di ascia’. piccoli, laboriosi e corazzati.
enri
Sì tratta di un bel sogno e se avessi (tanti) soldi ti finanzierei
Daniele Imperi
Beh, grazie del finanziamento potenziale
Alessandro
Fondare una casa editrice sarebbe un’esperienza meravigliosa. Ma non in Italia. Non ti nascondo che per un periodo della mia vita ci ho pensato seriamente, ma l’assurda burocrazia italiana è capace di uccidere qualsiasi progetto/sogno sul nascere.
Daniele Imperi
Una delle cose che mi frena, oltre l’inesperienza, ovvio, è proprio la burocrazia italiana e la macchina sanguisuga della finanza.
Giuse Oliva
a moonshade
cosa hai contro le trilogie?
Giuse Oliva
daniele bellissimo sogno!!
magari un giorno diverra` realta`
Daniele Imperi
Se vinco al Superenalotto la apro
Nadia
Sarebbe sicuramente un successo.
All’inizio.
Dopo, se nessuno decide di gambizzarti o scioglierti in qualche acido, il denaro ti entrerebbe nel cervello come la miglior cocaina e ti comporteresti come ogni editore che si rispetti: pensando solo a ricavare lauti guadagni. A meno che tu non sia già ricco per nascita e decida di guadagnarti il paradiso in questo modo.
La mia casa editrice si chiama: Evaporata S.p.e (società per emozioni). Esiste nella mia fantasia.
Daniele Imperi
Non credo che i soldi cambino le persone: secondo me hai già nelle vene un certo carattere.
Lauti guadagni nell’editoria mi pare esagerato
LiveALive
Ma no, non conosci Daniele: lui vive in una casa lastricata d’oro. Ogni domenica fa un falò con i suoi soldi perché non sa più dove metterli.
Sylvia Baldessari
Quando “apri” avvisa che inizio a scrivere il libro che ho solo immaginato.
Daniele Imperi
Intanto scrivilo, no?
Grazia Gironella
Ah, sì, quelle meravigliose collane sul sito che si chiamano “Nuvole d’argento” e “Patatrac”! Che nomi evocativi, e soprattutto indicativi! Se non entri a vedere i titoli non hai la minima idea dell’argomento.
Credo che aprendo una casa editrice preferirei specializzarmi in un genere, o nel mainstream, e cercare con il lanternino nuovi talenti oltre a pubblicare autori già conosciuti. Mi sembra che la specializzazione potrebbe essere una buona scelta.
Poi, naturalmente, pubblicherei tutto ciò che scrivo e lo promuoverei a dovere.
(I ragazzi della XII erano delle belle persone, oltre che bravi nel loro lavoro. Non si può dire di tutti.)
Daniele Imperi
Sì, ho visto nomi molto fantasiosi di case editrici
Sulla specializzazione non ti so dire.
Ho conosciuti quelli di XII, simpatici e bravi.
Miché Miché
Ciao Daniele. xD
Sai, non credo sia impossibile tirar su la tua casa editrice ideale.
1. Creare un team di appassionati che condivida la tua idea è poi così utopico? A leggere dai commenti non sembra.
2. Quanto al modello di business, io personalmente taglierei senza remore il forum e i social network(più qualche altro elemento che gli editori danno per scontato e che ai lettori magari frega poco o nulla).
Piuttosto punterei sui Gruppi di lettori, che a vedere questa lista (http://gruppodilettura.wordpress.com/2006/11/28/lelenco-dei-gruppi-di-lettura-italiani/) non sono poi così pochi. E a loro che ci si dovrebbe rivolgere, proporre i testi. E se la Dea della fortuna vorrà, recensiranno i libri(Prestati? regalati?) sui loro blog o li consiglieranno a parenti e amici, che a loro volta li consiglieranno agli amici, ai compagni di scuola, etc. xD
3. In giro sul web, ho visto qualche sito di investors angel(disposti a investire centinaia di migliaia di euro), ce ne sarà uno a cui l’idea potrebbe piacere, no? Qualcuno che investirebbe sulla stampa dei libri da distribuire.
Se poi nessuno dovesse farsi avanti, si potrebbe prendere in considerazione di dare la possibilità ai lettori dei gruppi di poter leggere un certo numero di copie(1000? 10 per ogni gruppo.) sul proprio e-reader o pc. Protette da DRM. xD
4. Controllare? Chi te lo fa fare? In un team ognuno ha il proprio ruolo, è in teoria dovrebbe averlo ben chiaro in mente, giusto? Quel che è fondamentale per partire bene, è la condivisione totale di Vision, Mission e Obbiettivi. Ben chiari questi, ognuno saprà cosa dovrà fare per raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Un’attività imprenditoriale deve funzionare con o senza la supervisione dell’imprenditore. Deve essere una creatura senziente, autonoma, sovrana di se stessa. E cosa importante, essere composta da elementi con pari “potere”. xD
P.S. Sono di fretta e non ho il tempo di editare il mio commento, quindi se qualcuno si è già offerto per far parte del tuo staff, chiedigli di editarmelo. xD
Daniele Imperi
Ciao Miché,
No, non è impossibile, certo. Servono i soldi che non ho
I social oggi un’azienda purtroppo non può tagliarli.
A che pro far leggere i libri gratis? Forse come fanno quelli di NetGalley.
Sullo staff ok, ma le persone devi conoscerle bene prima di iniziarci a lavorare.
Salomon Xeno
La mia CE ideale avrebbe una sua etica, esposta chiaramente sul proprio sito web. Le edizioni cartacee sarebbero stampate su carta FSC (o analoga), gli ebook (e gli audiobook, su una selezione dei titoli) sarebbero privi di limitazioni e spyware. La CE avrebbe linee guida riguardanti sottomissioni e proposte di collaborazione chiare e trasparenti; tutti i collaboratori e i dipendenti sarebbero adeguatamente retribuiti, come dovrebbe essere in qualsiasi settore produttivo. E troverei un equilibrio fra proposte italiane e straniere, fra classici dimenticati e contemporanei. Forse limiterei gli interessi al genere fantastico, ma solo inizialmente e per gusti personali. I libri sarebbero curati sia a livello formale sia nei contenuti, rispettosi degli autori e del lettore ma non rinuncerei a una forte impronta editoriale. Realizzerei una blogzine di ampio respiro, che non parli solo della CE ma anche di editoria e condivida occasionalmente racconti o brani gratuiti – e sia aperta alla società, su questo la vediamo diversamente.
Una simile CE può esistere, nel mondo reale dell’editoria?
Daniele Imperi
A parte i temi sociali, condivido tutto il resto
La pagina per i manoscritti secondo me è d’obbligo. È come se un’azienda non spiegasse ai suoi fornitori come inviarle i prodotti da vendere.
Il blog, chiaramente, non deve parlare solo della CE.
LiveALive
Salomon Xeno, un altro blogger famoso. Hai le mani in pasta un lo ovunque, eh?
Miché Miché
Come ho scritto precedentemente, i soldi dovrestie cercarli su uno di quei siti dove molti mettono a disposizione i propri soldi per finanziare progetti(Non mi riferisco ai siti di crowdfunding). Certo, giustamente chiedono il business plan, ma immagino che ci si lavorerebbe su per farne uno se si hanno intenzioni serie.
Far leggere i libri gratis comporta grandi vantaggi. Uno su tutti:alimenta il passaparola. Ovviamente le copie distribuite dovranno essere limitate, una decina o anche meno per Gruppo di Lettori. Stai pur certo che, se il libro è valido, i più entusiasti e influenti lo consiglieranno a chiunque conoscano(Dovresti saperlo che quando un libro ci colpisce non vediamo l’ora di consigliarlo). xD
E poi si potrebbe chiedere loro di ricambiare con brevi recensioni da mettere sul sito.
Pensa poi se una piccola casa editrice spedisse pure delle copie ai blogger più influenti del web, e che questi, spinti dalla gratitudine(per aver avuto la possibilità di leggere gratuitamente un ottimo libro) condividano (o condividessero? dubbiooooooo) questa esperienza coi propri lettori. Che dici, non ne influenzerebbero qualcuno, tanto da spingerlo a visitare il sito della casa editrice? Tu non hai questo potere? xD
Vabbè sto divagando, e magari anche semplificando, però ritengo che per i propri sogni bisogna proprio tentarle tutte, e magari saltare qualche scalino(case editrici) per arrivare prima in cima(lettoriobbiettivi). Un pittore poco ambizioso proporrebbe i propri quadri a una galleria locale, quello tanto ambizioso quanto megalomane al collezionista più potente del mondo(successo per davvero). xD Lo scrittore al lettore più esigente e non a una casa editrice che lo umilia non filandoselo!
Daniele Imperi
Non mi piace chiedere soldi in giro
Se ho i soldi per fare qualcosa, la faccio, altrimenti no.
La lettura di libri gratis in quel senso mi piace.
Quella di spedire libri invece non mi piace. Tempo fa è capitato a me, ho accettato e non m’è piaciuto nulla di quanto spedito. Inoltre mi sembra quasi di dare per ricevere la bella recensione.
I sogni devono essere però realizzabili. Purtroppo viviamo nel paese ammazza-sogni.
Lisa Agosti
Belle idee! Mi fai riflettere sul fatto che dovrei prestare più attenzione a che edizione compro, in genere bado solo al prezzo e fino a poco tempo fa non sapevo che la Newton Compton fosse italiana. La cosa che mi dà più fastidio sono le collane con nomi che non hanno nulla a che fare con la tipologia, che non offrono informazioni su che tipo di libro ho in mano (anche nel momento in cui invierò un manoscritto mi sarebbe utile sapere se la Casa Editrice ha una collana dedicata a libri simili al mio). L’unico rimpianto è che non accetteresti autori stranieri, non capisco perché, mi pare una auto-limitazione non necessaria.
Daniele Imperi
Ah, i nomi strani alle collane neanche io li sopporto. Anzi, vorrei proprio sapere a che diavolo servono le collane. Non credo che le farei, dividerei i libri del catalogo per genere letterario e basta.
Chi ha detto che non accetterei autori stranieri? Ho scritto che pubblicherei anche narrativa straniera
Lisa Agosti
Hai ragione, scusa, sono rinco. Mi sono confusa col discorso della “intrusione dell’inglese nella tua lingua” ma si parlava di titolo, e col commento di LiveAlive che contiene riferimenti che non conosco (Minimum Fax, Perez-Reverte, Myers) per cui non riesco a capire se è a favore o meno della pubblicazione di autori stranieri. Vorrei anche aggiungere che ho sentito dire da un’amica scrittrice che le case editrici italiane preferiscono comprare libri stranieri che hanno già fatto successo piuttosto che rischiare su un autore emergente italiano. Ci risparmiano i soldi e il tempo dell’editor, e spesso non devono nemmeno occuparsi della traduzione.
LiveALive
Io sono a favore del pubblicare autori stranieri. Minimum Fax ha praticamente portato il postmoderno americano in Italia.
Daniele Imperi
Beh, è normale, dal punto di vista puramente commerciale, che un editore accetti di pubblicare più un autore straniero conosciuto che un emergente italiano.
Silvio Pezza
Complimenti a Daniele come sempre, per trovare ogni volta argomenti così stimolanti.
Ci sono molte idee eccellenti nei vari post. Da parte mia dico che il mezzo fondamentale che può fare decollare qualunque libro, anche quello di un esordiente anche della più sconosciuta casa editrice esordiente è il passa-parola.
A parte i classici, non c’è mai stata alcuna copertina, o casa editrice famosa o pubblicità più o meno veritiera, o autore più o meno noto, o recensione che mi abbia indotto a comprare un qualsiasi libro. Solo il passa-parola.
Daniele Imperi
Giuro che non pensavo fosse così stimolante questa specie di sogno a occhi aperti
Il passa-parola funziona sempre, specialmente oggi coi tanti blog e i vari social media che ci sono.
A me però solo in rari casi ha funzionato il passa-parola.
LiveALive
La copertina può aumentare le vendite anche del 20%, e le pubblicità e la vetrina contano sempre molto. Credo però che un buon 60% sia questione di passaparola in tutte le sue varianti.
franco zoccheddu
Quanto a idealità, ti supero alla grande: la mia casa editrice sarebbe dedicata solo ai super-lettori, quelli talmente accaniti e assettati da leggere tutto. I miei libri sarebbero del tutto anonimi: copertina bianca, niente titolo, niente autore, niente trama, niente di niente. Compra e scopri.
Ah, scusa. Dimenticavo la cosa più importante: tutto assolutamente gratis.L’ho già detto che farei tutto questo solo se fossi miliardario?
Scusa ancora: venderei solo a chi non può permettersi di comprare libri. Il direttore (editoriale, delle “vendite”, l’esperto di tutto, il mio consigliere, segretario, a.d., etc etc) sarebbe Daniele Imperi. Con lo stipendio che ti darei potresti aprire la tua casa editrice. Saresti straricco per due validi motivi: lo stipendio, e inoltre perchè comprerei miliardi di copie dei tuoi libri per far leggere tutto il mondo.
Non sto scherzando, sto solo sognando.
LiveALive
Sappi che anche nel mio progetto su quel sito c’è una sezione per libri senza copertina. Il motivo è appunto che il libro andrebbe comprato per ciò che c’è dentro, non per l’autore, non per il titolo evocativo, non per la copertina ben disegnata. Non si dovrebbe proprio sapere chi l’ha scritto. Hai presente il libro “la famosa attrice”, pubblicato dalla Adelphi, e avente autore “anonimo del XVII secolo”? Ecco, così.
Daniele Imperi
Il contenuto sarà anche importante, ma non dimenticate che un libro è sempre un prodotto commerciale, quindi il cliente-lettore deve sapere cosa compra.
LiveALive
Ma il mio sito non è commerciale. E in verità, anche dal punto di vista commerciale, non escludo che una copertina tutta bianca possa incuriosire il pubblico.
E poi, come detto, non è che non c’è proprio alcuna indicazione. C’è il tema.
Daniele Imperi
Ma come Franco? Fai comprare libri a scatola chiusa?
Grazie per lo stipendio e le varie qualifiche
franco battaglia
..ti manderei le mie poesie…
Daniele Imperi
Le poesie non hanno mercato, purtroppo
Claudia
Be’, secondo me il tuo più che un sogno è un miraggio. Bello, ma pur sempre miraggio.
Viviamo in un paese dove le opportunità non sono di casa. Dove dopo i ventinove anni non ti assume nessuno perché sei troppo vecchio per gli incentivi. Dove qualsiasi desiderio, anche solo riservarti un piccolo pezzo di paradiso sulla terra, è abbattuto dalle ruspe della burocrazia e dalla tassazione.
L’unica cosa che ci resta è la caparbietà di andare avanti e continuare a fare quello che ci fa stare veramente bene. Scrivere. Estraniarsi per un attimo dal resto del mondo.
E se poi un giorno succederà qualcosa, io sarò lì, felice di accogliere la bella novità. Spero solo che non sia poi troppo tardi. Ritrovarmi seduta vicino a una finestra, a scandagliare in lungo e in largo il giardino della casa di riposo, con un infermiere che mi riprende perché ho lasciato di nuovo la dentiera sul lavandino del bagno, sai che incubo?
Daniele Imperi
Concordo totalmente, questo è un paese che distrugge qualsiasi impresa e idea. Come ho detto, sei solo un pollo da spennare.
Mara Dall'Asen
Se ragiono da ragioniera capisco i problemi delle case editrici, caro Daniele anche la tua sarebbe costretta a fallire, ma se penso come autrice mi fanno venire l’orticaria. Tu stai lì a perdere ore di sonno, di vita per un tuo sogno e loro ti scrivono: – se non le risponderemo entro sei mesi… – Ci passi la vita ad aspettare che rispondano. Credo che bisognerebbe pensare a un nuovo modo di pubblicare, un qualcosa che riesca a coniugare la grande possibilità offerta dal self publishing con l’editoria tradizionale. Forse una forma di crowd funding gestito dalla CE con la collaborazione dell’autore. Ormai non si può più prescindere dal self (soprattutto guardando a quello che succede in America e altri paesi stranieri) e credo che sia anche un discorso ecologico se vogliamo, troppi libri editati finiscono al macero e sono sicura che le librerie on demand (non mi ricordo il nome esatto, ma esiste un macchinario in grado di stamparti e rilegarti il libro in 5 minuti) saranno il futuro. Anche il mondo del libro deve capire che, che ci piaccia o no, si va avanti e che un’evoluzione non è detto debba essere per forza negativa. Anche la lingua si modifica nel tempo, e chi se non gli scrittori sono i pionieri di tutto ciò. A me sembra che in Italia, in tutti i settori sia passata l’idea che tutto è fermo, così, statico perchè abbiamo raggiunto il massimo della perfezione e qualsiasi cosa esca dagli schemi sia da demonizzare, è dal caos che si passa alle novità, ci vogliono i giusti aggiustamenti, ma ci penserà il tempo. Bene, se riuscite a capirmi siete bravi, perchè mi sa che ho fatto un pò di casino! ciao Mara
LiveALive
Credo tu intenda le “print on demand”. Quella è una cosa che mi piace molto: non mandano troppi libri al macero, e se uno vuole la versione cartacea del libro se la può far stampare.
Daniele Imperi
A me il print on demand non mi piace. Né il cosiddetto crowdfunding, che poi sarebbe la vecchia raccolta fondi.
Da una parte capisco gli editori con il gran numero di manoscritti che arrivano, dall’altra però una casa editrice è un’azienda che vive di autori, quindi dovrebbe trovare il modo di snellire il lavoro di ricezione.
Alessia Savi
La tua casa editrice sarebbe così bella, caro Daniele, che farei carte false per pubblicare con te!
E’ bello vedere che la passione, per te, parte dalla radice e arriva sino all’ultima riga del romanzo (^^)
Daniele Imperi
Grazie, Alessia
Kinsy
«A scrivere “Il suo manoscritto purtroppo è stato rifiutato” occorre una manciata di secondi.»
Se scrivi ad uno scrittore che il suo manoscritto è stato rifiutato, devi anche dirgli il perché, onestamente. Non credo che per fare ciò ci vogliano più di una manciata di secondi…
Ad ogni modo, sono per lo più d’accordo con la tua linea editoriale, soprattutto il prezzo!
Daniele Imperi
Non puoi fare una recensione completa del libro a ognuno che ti manda un manoscritto. Se te ne arrivano cento al mese, alla fine non farai altro che scrivere recensioni.
Puoi creare a priori delle formule, in base alle caratteristiche che non ti hanno fatto apprezzare quel libro.
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