The other day I got an email promoting yet another course on AI copywriting.
The course promises to teach the best techniques to “make AI write like you.”
But why on Earth would I want to do that?
I already write like me.
Bob Bly
Indice degli argomenti
Dai patiti dell’intelligenza artificiale ho letto più volte consigli su come migliorare i testi generati da questi programmi: non è solo una questione di fornire suggerimenti e spunti precisi e dettagliati a ChatGPT, Gemini e simili, ma di riuscire a far produrre testi come se a scriverli fossimo noi.
In poche parole dobbiamo insegnare all’intelligenza artificiale a scrivere come noi.
I consigli degli esperti sono più o meno sempre gli stessi:
- Descrivere il tipo di scrittura di cui abbiamo bisogno
- Far leggere all’IA campioni della nostra scrittura
Riguardo al primo punto, l’intelligenza artificiale deve “sapere” cosa dobbiamo farle scrivere: un articolo del blog, un comunicato stampa, un racconto.
Dobbiamo fornirle anche l’obiettivo del testo che ci occorre, per esempio:
- un articolo del blog che fornisca la soluzione a un problema;
- un comunicato stampa per annunciare l’uscita di un nuovo libro;
- un racconto di fantascienza sull’esplorazione spaziale.
Stabilito che tipo di testo l’IA deve generare, passiamo a farle leggere campioni della nostra scrittura: brani presi da vari nostri articoli del blog su problemi che abbiamo risolto; alcuni comunicati stampa sull’uscita dei libri; brani di nostri racconti di fantascienza.
Campioni di scrittura per l’intelligenza artificiale
La domanda che mi sono posto è: di quanti campioni di scrittura ha bisogno un’IA per riuscire a scrivere come me?
E a questo punto me ne sono posto un’altra: che cosa significa “scrivere come me”?
Ma cominciamo a rispondere alla prima domanda. Le versioni gratuite di intelligenza artificiale hanno un limite di parole che possono leggere o generare. Alcuni consigliano di incollare da 4 a 6 brani di testo per far individuare all’IA come scriviamo.
A me sembra decisamente poco, sia come numero di brani sia come quantità totale di parole. Aggiungo anche che ogni testo va affrontato in modo unico:
- Che tipo di problema dobbiamo risolvere nel nostro articolo?
- Che tipo di libro dobbiamo annunciare?
- Di cosa tratta di preciso il racconto sull’esplorazione spaziale?
Un numero limitato di brani e di parole non è sufficiente per far capire all’intelligenza artificiale come scriviamo e a simulare una scrittura pressoché identica alla nostra.
Il significato della seconda domanda – che cosa significa “scrivere come me”? – è più complesso. Nella scrittura creativa a me piace variare registro in base al racconto da scrivere.
Quindi incollando anche 10 brani tratti da altrettanti racconti con 10 registri differenti, manderei in confusione l’intelligenza artificiale. Anche spiegando all’IA che deve cambiare registro in base al testo, davvero qualcuno pensa che questi programmi riescano a emulare la nostra scrittura? A creare il registro che vogliamo?
A questo punto sorge una nuova domanda: che cosa intendiamo per “scrittura”?
I 3 elementi della nostra scrittura
La scrittura è personale, come la biancheria intima e il modo di pensare, come le impronte digitali e il timbro della voce. La nostra scrittura è formata da 3 elementi:
- Voce: è il nostro modo unico di esprimerci, è parte della nostra personalità. Riflette la nostra esperienza (di vita e letteraria) e il nostro retroterra culturale. Avendo letto parecchie opere di F.T. Marinetti, Guido Morselli, Cormac McCarthy, Joe Lansdale e Stephen King, ormai li so riconoscere.
- Vocabolario: la scelta delle parole e anche la varietà delle stesse. Ognuno di noi ha un proprio vocabolario, che a me piace arricchire, perché un vocabolario arricchito ci permette di scrivere meglio e in modo più appropriato.
- Struttura delle frasi: è l’organizzazione delle frasi e dei periodi. La struttura più semplice è composta da soggetto+verbo+complemento, ma poi ognuno di noi, una volta imparate le regole… si regola a suo piacimento.
Capiamo benissimo che non è così semplice riuscire a emulare una scrittura così unica e personale. Sarà difficilissimo per un essere umano, impossibile – secondo me – per un’intelligenza artificiale.
Perché insegnare all’IA a scrivere come noi?
Being a writer is not what I do for a living.
It is who I am.
Bob Bly
Tiro a indovinare: per pigrizia? Per delegare a una macchina ciò che è di esclusiva competenza degli esseri umani? Per quanto possa essere addestrata, un’intelligenza artificiale non riuscirà mai a scrivere come me.
Alcuni la usano per cercare idee: ma se qualcuno vuol definirsi scrittore, significa che è in grado di trovare idee per le sue storie.
Se hai un blog, quel blog deve riflettere la tua esperienza e le tue competenze, i tuoi dubbi e i tuoi pensieri e tutto questo non può esser suggerito da una macchina, che non ha esperienza, né competenze, né dubbi né tanto meno pensieri.
La scrittura è parte di noi. Noi siamo anche ciò che scriviamo, perché dalla nostra scrittura emerge una parte della nostra personalità e delle nostre idee.
Se insegniamo a un’intelligenza artificiale a scrivere come noi, stiamo producendo testi – e, peggio, storie!– che non sono più parte di noi stessi. Ma di una macchina.
Grazia Gironella
Il tuo ragionamento è valido, ma pensa agli autori, magari pure di successo, che sfornano romanzi a cadenza annuale, senza cercare la grande letteratura, semplicemente dando il pasto al loro pubblico le storie che apprezza, come succede spesso per i romanzi rosa o gialli. Lì non si cerca la qualità in senso stretto, quanto l’efficacia del meccanismo: pubblico, vendo. Anche tra gli autori sconosciuti c’è chi riesce a vendere alla grande senza essere a un livello più che medio, o mediocre. Per loro far scrivere storie all’IA può essere uno strumento prezioso.
Daniele Imperi
Se quegli autori sono riusciti fino a oggi a sfornare romanzi a cadenza annuale senza bisogno dell’intelligenza artificiale, possono continuare a farlo. Ma se la usano, allora nel libro deve comparire già in copertina.
Grazia Gironella
Dubito molto che chi usa l’intelligenza artificiale non ci metta anche molto di suo; ancora più, quindi, dubito che lo dichiari.
Corrado S. Magro
Condivido il punto di vista di Grazia e aggiungo che dietro la questione delle dimensioni di un misero topolino ci sta, non un elefante ma un gigantesco Mammut. Fermiamoci all’inizio: In media , del lessico “comune” con almeno 47’000 (47-mila) termini, chi parla e chi scrive ne usa (conosce) circa 6500. Questa conoscenza è frutto di anni di lettura, studio, applicazioni che variano da un individuo all’altro. In analogia l’IA dovrebbe essere in grado di possedere tutte le variabili reativi alla sorgente (l’individuo) per potersi esprimere in modo simile. Conclusione: Per un comunicato stampa, una lettera commerciale o simili, l’IA può anche farcela. Se poi osserviamo quale risorse energetiche sono necessarie a un centro di calcolo dell’IA attuale o futuro, allora restiamo vittime delle nostre illusiuoni e i green-green-green e gli eco-apostoli restano esiliati nell’olimpo del desiderio. Anche se nati per morderci la coda, il cervello umano non è sostituibile con facilità. Questo solo per iniziare.
Daniele Imperi
Sono d’accordo: non credo che un’intelligenza artificiale possa padroneggiare il lessico come un grande autore, o creare metafore e analogie originali. Consideriamo anche che, al contrario dell’uomo, non può accedere ai libri cartacei, quindi la sua conoscenza sarà sempre limitata.
Orsa
E di una macchina incapace e inetta. Ho chiesto a AI di leggere tutti i miei commenti lasciati sul tuo sito, e di generare un commento a questo articolo rispettando il mio stile, il mio tono e il mio registro. Per dignità non ti incollo cosa è venuto fuori…
Daniele Imperi
Quindi l’hai chiesto a un’IA che può accedere a internet. Non so se può riuscire a scovare addirittura i commenti in un blog.