I libri sono fatti di libri

I libri sono fatti di libri

Il fatto sgradevole è che i libri sono fatti di libri, il romanzo dipende per la sua vita dai romanzi che sono stati scritti.” Cormac McCarthy, «New York Times Magazine», 1992

Che cosa ha voluto dire McCarthy in quest’intervista – un autore che non amava affatto parlare di scrittura e della sua scrittura – è chiaro: i libri che scriviamo, i libri che sono stati scritti da altri, esistono grazie ai tanti libri pubblicati prima.

La frase di McCarthy, books are made out of books, è stata poi usata da Michael Lynn Crews come titolo del suo saggio di critica letteraria sulle opere dell’autore.

Nonostante la ritrosia di McCarthy a parlare delle sue opere e delle sue influenze letterarie, «i suoi romanzi e le sue opere teatrali si appropriano magistralmente e alludono a una vasta gamma di opere letterarie», recita la descrizione del saggio.

Ma questa non è certo una novità: qualsiasi romanziere, qualsiasi scrittore subisce l’influenza degli autori che legge – in massima parte di quelli che apprezza, ma in minima parte, sono convinto, anche di quelli che non ha amato.

L’influenza delle letture

Leggendo McCarthy, è facile scorgere nei suoi romanzi la vasta cultura dell’autore, dunque le tantissime letture che l’hanno accompagnato nella sua vita. L’enorme proprietà di linguaggio che aveva non era certo frutto dell’ispirazione, bensì dei libri letti.

Trovo impreciso scrivere che le opere di McCarthty si sono “appropriate magistralmente di altre opere”: è un’espressione che suona bene in un diverso contesto, quando un autore copia un altro.

Si voleva certo intendere che “una vasta gamma di opere letterarie” ha influenzato i romanzi e le opere teatrali di McCarthy. E per lui questo era un fatto sgradevole.

Ma a cosa dobbiamo attingere quando scriviamo, se non alle nostre letture passate? Come formiamo il nostro stile personale di scrittura se non studiando, imitando, assorbendo lo stile degli autori che apprezziamo?

È impossibile attingere direttamente alla realtà, perché la realtà è fatta di immagini e suoni, non di parole scritte, non di descrizioni. La realtà non è narrata, ma vissuta.

Dalla realtà possiamo prendere le idee, le situazioni, i personaggi, ma nulla che abbia a che fare con l’arte della scrittura. La realtà non è arte.

I libri sono fatti di libri

Per me è un bene, non un fatto sgradevole. Significa che un giorno anche i nostri libri potrebbero influenzare qualche autore. Significa che un giorno i libri altrui saranno fatti anche di un nostro libro.

In ogni libro che scriviamo, in ogni romanzo che è stato scritto vive una minuscola parte di altri libri, di altri romanzi. Ma questo è vero per la scrittura come per qualsiasi altra forma d’arte.

In fondo, da Lavoisier sappiamo che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

I libri non si creano dal nulla, ma sono una trasformazione – con tutti i limiti del caso – dei tanti libri scritti in precedenza.

8 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 18 Luglio 2024 alle 12:46 Rispondi

    Esiste un’analogia o meglio un parallelo: La vita, la società, gli esseri attuali sono un prodotto di quelli di ieri e gli riassomigliano. Altro non può essere per il nostro modo di esprimerci: siamo altrimenti ma uguali. Dove risiede la differenza se proprio vogliamo cercarla? Le vicende che ci hanno accompagnato, il vissuto che si ripete nei millenni e le sensazioni provate pur sempre uguali a sé stessi sono la sorgente dell’oggi da cui sgorga la nuova acqua identica e diversa a e da quella precedente come i contenuti dei libri.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 18 Luglio 2024 alle 14:15 Rispondi

      È vero, le vicende sono più o meno le stesse di sempre, ciò che cambia sono le proprie esperienze. Un paragone analogo a quello dei libri.

  2. Grazia Gironella
    giovedì, 18 Luglio 2024 alle 14:52 Rispondi

    Anch’io non ci trovo niente di sgradevole. Il materiale per le storie non può nascere da noi, né può essere unico, anche se può piacerci pensarlo, e così è anche per lo stile. Siamo delle antenne che captano informazioni dall’ambiente. Il modo in cui le elaboriamo, quello sì può diventare unico e personale, se non scegliamo coscientemente di copiare da altri.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 18 Luglio 2024 alle 14:58 Rispondi

      Giusta osservazione sul fatto che siamo delle antenne: captiamo dettagli, frammenti di frasi o concetti, immagini e poi elaboriamo tutto. È il risultato che deve essere originale e non una copia.

  3. Carlo Calati (massimolegnani)
    giovedì, 18 Luglio 2024 alle 17:00 Rispondi

    Non solo di libri ma anche di canzoni, penso a Cognetti che al termine del suo Giù nella valle mette una “ nota dell’autore” in cui racconta l’importanza di Nebraska di Bruce Springsteen nella genesi del suo romanzo e da lì tira dentro anche Carver e altri.
    ml

    • Daniele Imperi
      giovedì, 18 Luglio 2024 alle 17:12 Rispondi

      Ci sono musiche che possono ispirare una storia, anche se a me non è mai capitato. Ma raramente ascolto musica.

  4. Orsa
    domenica, 21 Luglio 2024 alle 12:05 Rispondi

    Una volta ho letto da qualche parte che la scrittura è un’arte che si nutre delle sue radici, dunque niente di sgradevole e nessun limite nel concetto di “libri fatti di libri”: soltanto una pura e semplice fonte di ispirazione. Mi piace come hai ulteriormente gettato una luce positiva sulle reciproche influenze letterarie e sulla bellezza del “dialogo” tra i testi!

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Luglio 2024 alle 8:10 Rispondi

      Bella definizione della scrittura, ha ragione chi l’ha scritto. Un motivo in più per non preoccuparsi che i libri che scriviamo dipendono da quelli scritti da altri.

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