Perché oggi serve l’editing per pubblicare un libro?

Una possibile storia dell’editing e della figura dell’editor

Una possibile storia dell’editing e della figura dell’editor

Il ruolo dell’editor nel miglioramento di un romanzo: da una possibile spiegazione sulla nascita dell’editing all’importanza dell’editor.

Un editor funge da intermediario tra l’autore e il lettore.

Introduzione a F. Scott Fitzgerald: The Great Gatsby, Cambridge Univ. Press, 1999.

Editing: una parola che ha sempre spaventato gli scrittori, almeno qui in Italia. C’è gente terrorizzata, convinta che un editor stravolga la storia, riscriva intere parti di testo, modifichi gli intenti dell’autore.

Ho provato a cercare la storia dell’editing, ma online, a parte un cenno su Wikipedia in inglese, non c’è nulla. E quel cenno presente è ciò che chiunque può immaginare: l’editing è nato all’aumentare del numero degli autori e dei libri pubblicati.

Max Perkins, o la storia dell’editing

Max Perkins

Scrivere un romanzo è molto difficile… e se ti scoraggi, è un buon segno, non certo cattivo. Se pensi di non farlo bene, stai pensando come pensano i veri romanzieri. Non ho mai conosciuto qualcuno che a volte non si sentisse scoraggiato o non si disperasse e ho sempre scoperto che era un buon sintomo.

Lettera a Nancy Hale

C’è un solo nome che, almeno nell’editoria statunitense, viene fuori quando si parla di editing e della sua storia: Maxwell Perkins. È grazie a lui, quando entrò nello staff editoriale della Scribner’s Sons, che alcuni autori sono stati pubblicati e divenuti oggi classici letti in tutto il mondo.

Francis Scott Fitzgerald inviò 2 volte il suo primo romanzo alla Scribner’s, Di qua dal Paradiso (This side of paradise), e per 2 volte venne rifiutato. Ma nel 1918 Perkins lo lesse, suggerì delle modifiche (anche drastiche) e convinse la casa editrice a pubblicarlo nel 1920. Il titolo originario era The Romantic Egotist.

Lo stesso accadde coi primi romanzi di Ernest Hemingway, The Torrents of Spring e Il sole sorgerà ancora (The Sun Also Rises), usciti nel 1926.

E di nuovo, nel 1928, Perkins lesse le 1.114 pagine di manoscritto del primo romanzo di Thomas Wolfe, rifiutato da diversi editori. Infine, dopo tagli e modifiche, O Lost, titolo originario di Look Homeward, Angel (Angelo, guarda il passato) fu pubblicato.

Perkins cercava nuove voci, nuovi talenti. E riuscì nel suo intento.

Che cos’è l’editing e perché è utile?

L’editing è un insieme di funzioni estremamente complesse e nessun singolo individuo è in grado di esercitarle con uguale disinvoltura.

Editors on Editing: What Writers Need to Know about what Editors Do, a cura di Gerald Gross, Grove Press, 1993.

Vedere l’editing come una riscrittura del proprio romanzo è sbagliato. Ho scoperto che ci sono editor che lavorano in questo modo, ma a scrivere è l’autore, a consigliare migliorie è l’editor. Sono due compiti differenti e due figure differenti.

Riscrivere è sbagliato perché ogni persona scrive con il proprio stile e non possono coesistere 2 voci nella stessa storia, a meno che non sia un romanzo scritto a 4 mani, ma questo è un altro discorso.

Qualche anno fa un editor che conosco revisionò un mio racconto umoristico, che m’ero messo in testa di autopubblicare. Cancellò una frase e la sostituì non solo con un’espressione cliché, che mai avrei usato, ma con una che aveva perfino un significato diverso.

Da quell’editing non uscii scoraggiato né depresso, ma forse deluso, disinteressato anche a fare una revisione. Il racconto è rimasto quindi nella sua prima stesura e impubblicato.

Ho invece apprezzato l’editing della mia storia per l’antologia di racconti per beneficenza L’amore non crolla, uscita 2 anni fa, dove ho ricevuto consigli e spiegazioni logiche.

Il ruolo dell’intermediario fra autore e lettore

M’è piaciuta quella definizione. Credo anzi che sia la migliore definizione del termine editor: fungere da intermediario fra ciò che scrive lo scrittore e ciò che leggerà il lettore. Ma che cosa significa, precisamente?

Da come agiva Max Perkins si può comprendere benissimo. Uno dei primi titoli del famoso romanzo di Fitzgerald Il grande Gatsby (The Great Gatsby) fu Trimalcione a West Egg (Trimalchio in West Egg). Chi mai avrebbe comprato un libro con quel titolo? Io no di certo, perché non mi comunica nulla. Ma, soprattutto, che vuol dire?

Trimalcione era un personaggio del Satyricon di Petronio, un liberto ricchissimo. Ovvio che Fitzgerald volesse alludere al suo protagonista come a un personaggio simile, ma vissuto a West Egg e non a Roma. Nel titolo Il grande Gatsby, invece, c’è tutta l’essenza della storia. Perfino un senso di dramma è contenuto in quel semplice “grande”.

Il titolo punta direttamente al protagonista, senza giri di parole, senza allusioni, senza significati nascosti.

Ecco che cosa s’intende, secondo me, per intermediario: un professionista che sappia capire la scrittura dell’autore e i suoi eventuali messaggi, che sappia valorizzarla, soprattutto, che permetta all’autore di esprimersi al meglio, di comunicare con i suoi futuri lettori.

L’editor è solo un lettore beta più preparato di altri

A molti autori piacciono i lettori beta, anzi ne abbiamo tutti almeno uno: una o più persone fidate a cui far leggere le nostre storie. Lettori che ci inviano commenti e critiche, che possiamo scegliere di seguire o meno.

Mi sono accorto di quante pecche avessero le mie storie, quando a leggerle sono state altre persone, che scovavano cose a me invisibili. Allo stesso modo, quando ho effettuato la correzione delle bozze dei manoscritti di alcuni clienti, mi sono sentito rispondere “non avrei mai visto certi errori”.

L’editor è ovviamente una professione diversa da quella del correttore di bozze, ma comunque scopre pecche nella storia, punti deboli che sfuggono all’autore, individua tagli da apportare o suggerisce ampliamenti là dove occorrono. Trasforma una stesura in un libro.

Perché oggi serve l’editing per pubblicare un libro?

Perché siamo tantissimi. Perché sono tantissimi, anzi, a pubblicare. Perché ogni anno escono decine e decine di migliaia di titoli nuovi. Ci sono traduzioni di romanzi da autori di tutto il mondo.

Oggi dobbiamo combattere contro un intero pianeta di autori. Perché un editore dovrebbe pubblicare un nostro romanzo e non, invece, la traduzione di un romanzo di un autore giapponese, americano, australiano, norvegese, russo o indiano?

Lo stesso discorso vale per gli autori indipendenti: anche loro combattono contro tutto il mondo. Alla domanda precedente sostituite “editore” con “lettore” e “pubblicare” con “leggere” e il risultato non cambia.

Serve davvero l’editing, oggi?

La mia risposta è ovviamente sì, ma la vostra? Qual è il vostro rapporto con l’editing e con la figura dell’editor?

44 Commenti

  1. Angelo Fabbri
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 8:24 Rispondi

    L’editing serve. Serve a scoprire nei propri romanzi (e anche racconti) le debolezze strutturali, le incongruenze, ma anche gli scostamenti da quella “strada maestra” che è il “viaggio dell’eroe”, di cui lo scrittore deve essere consapevole per poterli gestire in modo avveduto, proprio come un compositore deve sapere molto bene quello che fa quando si avventura nell’ignoto. L’improvvisazione non paga. L’editing serve ma non tutti possono permetterselo, perché l’editor deve fare un lavoro complesso su centinaia di pagine in modo professionale, e questo purtroppo costa.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 13:26 Rispondi

      Se ti autopublichi il discorso del costo dell’editor regge, ma altrimenti ci pesa la casa editrice. Infatti io non potendo permettermelo, almeno per i romanzi, dovrò spedire i miei lavori alle case editrici.

  2. Rebecca Eriksson
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 8:44 Rispondi

    Per rispondere alla tua domanda, personalmente credo che l’editing sia molto importante.
    La domanda che mi pongo io da un po’ è invece se nella piccola – media editoria esista come figura. Non conosco l’editoria dei libri, ma posso affermare che se sei un artista alle prime armi, nell’editoria dei fumetti se hai molti follower pubblicano qualsiasi cosa senza particolari revisioni. Nei fumetti non si può quasi più parlare di editore, ma di una cartotecnica che fa da distributore.
    Purtroppo ho visto una meccanica simile nella pubblicazione di un romanzo fantasy da parte di uno youtuber: frasi sgrammaticate, dialoghi troppo discorsivi, una quantità spropositata di errori di battitura. E sto parlando di una pubblicazione di Fanucci Editore.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 13:32 Rispondi

      Certo che esiste, o almeno spero. In alcune piccole e medie case editrici so che c’è.
      Anche i fumetti hanno un editore. Non credo che in quel caso esista la figura dell’editor, ma, almeno alla Bonelli, c’è il responsabile della testata.
      E comunque anche i fumetti sono pieni di errori.
      Stai parlando de La caduta dello Zentir di Adrian R. Rednic? Ho visto parecchie recensioni negative su Amazon.

      • Rebecca Eriksson
        giovedì, 14 Novembre 2019 alle 14:29 Rispondi

        Bravo, sul titolo hai indovinato, è proprio lui. Apprezzo l’autore come enorme conoscitore del mondo nerd, ma il suo libro… da mettersi le mani nei capelli. Nei fumetti una casa come ad esempio la Shockdom prende tra le sue file solo persone con follower.

        • Daniele Imperi
          giovedì, 14 Novembre 2019 alle 14:36 Rispondi

          Eh, ovvio, se hai tantissimi follower, seguito, allora hai una spinta iniziale non indifferente.

          • Rebecca Eriksson
            venerdì, 15 Novembre 2019 alle 9:23 Rispondi

            La cosa che mi rattrista è che con un atteggiamento così uno scrittore valido non può esordire perchè senza followers non ha credibilità.
            Non tutti i creativi sono bravi nelle relazioni sociali.

            • Daniele Imperi
              venerdì, 15 Novembre 2019 alle 10:20 Rispondi

              Infatti quello dei follower non dovrebbe essere il metodo per dare priorità a un autore.

  3. Francesca
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 9:30 Rispondi

    Quella dell’editor è una figura che mi affascina e spaventa per un’unica ragione: vorrei pubblicare un libro e dei racconti e temo ancor di più un giudizio negativo.
    Sono consapevole dell’importanza del lavoro di editing ma onestamente ne temo i costi.
    Sono una neofita e valuto la possibilità di essere oltre che scarsa nella scrittura, anche banale nel raccontarla.
    Al momento mi diletto ad accumulare racconti.
    Per l’editor e l’editing credo sia ancora presto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 13:54 Rispondi

      Ciao Francesca, benvenuta nel blog (e nella newsletter). Tutti temiamo un giudizio negativo :D
      Ma vuoi pubblicare per conto tuo?
      Prima di parlare di scarsità e banalità nella scrittura, devi far leggere i tuoi racconti. Ci sono siti in cui pubblicarli e ricevere commenti.

      • Francesca
        giovedì, 14 Novembre 2019 alle 17:21 Rispondi

        Ciao Daniele,
        L’intenzione è di pubblicare per conto mio al momento. Pur avendo tante idee non ho contezza del vero valore che ho tra le mani.
        Credo che il mercato della lettura (cartacea, ebook, audiolibri) per quanto vasto, sia anche molto concorrenziale quindi non ho intenzione di vincolarmi e rincorrere qualcuno che mi voglia e/o possa pubblicare.

        • Daniele Imperi
          giovedì, 14 Novembre 2019 alle 17:37 Rispondi

          Nessuno sa quanto valore ha nelle proprie mani. Il mercato della lettura (bella la definizione, l’ho sempre chiamato semplicemente mercato editoriale) è senz’altro concorrenziale, oggi.
          Vale ancora il consiglio di far leggere qualche tuo racconto nei vari forum letterari che trovi. In questo articolo ne segnalo alcuni: https://pennablu.it/visibilita-autore-esordiente/

          • Francesca
            venerdì, 15 Novembre 2019 alle 17:52 Rispondi

            Grazie mille, corro a dare un occhio!

  4. Maria Teresa Steri
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 12:20 Rispondi

    Sì, bella la definizione di intermediario tra autore e lettore.
    Mentre “Trimalchio in West Egg” non si può proprio sentire!
    Comunque, l’editor è una figura importante senza dubbio, migliorare la qualità di un libro o addirittura renderlo leggibile è fondamentale. Peccato che molti editori piccolo-medi non abbiano le risorse per questa figura e alla fine i libri pubblicati siano zeppi di errori. E peccato che gli editor siano un investimento notevole per gli autori indipendenti, tanto che si è costretti spesso a farne a meno. Per quanto mi riguarda non potrei permettermeli (non al momento), quindi devo ovviare con beta reader ormai collaudati (e non meno di cinque). Occhi esterni servono sempre.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 13:56 Rispondi

      Un editor dovrebbe far parte di una casa editrice, quindi essere stipendiato. Se apri una casa editrice, sai che hai bisogno di una serie di figure professionali all’interno.

  5. Ferruccio Gianola
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 14:21 Rispondi

    Max Perkins è il Re della “Generazione perduta” mi sarei fatto editare qualsiasi cosa :-D
    A parte le battute sono d’accordo sull’importanza dell’editor, ma l’editor lo voglio professionista, non uno che va a caccia di refusi e virgole fuori posto. In poche parole ci vuole un rapporto molto forte tra editor e autore. Perkins faceva le notti con Hemingway e compagnia.

    Dico questo perché sai a me quanta gente scrive per propormi l’editing dei racconti che pubblico sul blog per un po’ di Euro, senza sapere perché il racconto è scritto e a chi è rivolto?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 14:35 Rispondi

      L’editor non dovrebbe cercare refusi ed errori di battitura, infatti. Quello è un lavoro per correttore di bozze.
      Pochi euro è strano Ho visto prezzi che vanno dai 5 ai 12 a cartella.

      • Ferruccio Gianola
        giovedì, 14 Novembre 2019 alle 15:04 Rispondi

        I prezzi sono quelli che dici tu: ho messo un po’ generico :-D
        Per quanto riguarda refusi e battiture l’ho messo come esempio, per farti notare il modo in cui si propongono. C’è quello che mi trova l’errore per farmi capire che potrebbe aiutarmi. C’è quello che cita l’infodump. per farmi capire che potrebbe aiutarmi. Però mai uno che arriva e ti dici che ha capito quello che ha letto davvero

        • Daniele Imperi
          giovedì, 14 Novembre 2019 alle 15:16 Rispondi

          Editor o pseudoedtor spammer, insomma :D

  6. von Moltke
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 15:37 Rispondi

    Ce ne fossero, di editor. Io invece sono capitato in mano ad agenzie letterarie che, prima ancora di aver letto il libro, danno uno sguardo e dicono: “troppo lungo, tagli”. Tagli cosa? Siamo mica in macelleria, che se vien fuori un chilo e tre, tagliamo trecento grammi e tutto torna a posto. Ad una, che mi scrisse come “con un esordiente le case editrici non rischierebbero di pubblicare un’opera così ampia”, ho anche risposto che, se le case editrici hanno paura a pubblicare un esordiente già in base al numero di pagine, sono piuttosto vili. E ho fatto gli esempi di “Via col vento” ed “Harry Potter”, tutti abbondantemente sopra le mie battute, tutti opere prime, e tutti successi enormi che i loro editori avrebbero perso senza nemmeno accorgersene. Stessa storia con una casa editrice un po’ anomala, Bookabook, che ha ammesso sì di apprezzare il romanzo, ma che “così lungo i librai non ce lo venderebbero”. Quindi, “taglia il più possibile”. Non ho nemmeno risposto. Perché io sono lo scrittore, non l’editor, e il loro mestiere sarebbe appunto quello di dirmi dove e come intervenire, non di tagliare a caso finché il romanzo non rientra nei loro risibili standard. Molta delusione, tant’è che ho deciso di tradurre l’attuale storia in inglese e presentarlo subito ad editori stranieri.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 15:41 Rispondi

      Dire tagli così, senza senso, solo perché “troppo lungo” un romanzo, è esagerato, sbagliato anzi.
      I librai adesso decidono quanto dev’essere lungo un libro? Altro che assurdo…
      E come lo traduci? Una traduzione costa più dell’editing.

      • von Moltke
        giovedì, 14 Novembre 2019 alle 15:46 Rispondi

        Ho la fortuna di essere in rapporti amichevoli con una brava traduttrice professionista dall’italiano, che mi legge e apprezza, e sarebbe propensa ad accettare una percentuale sulle eventuali vendite. Una bella botta di c..o, detto in linguaggio tecnico. Comunque non pagherei mai perché qualcuno mi facesse dell’editing: quello è il lavoro di chi decide di pubblicare un libro, mica tocca a me.

        • Daniele Imperi
          giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:20 Rispondi

          Il traduttore per me dev’essere madrelingua, però. Non un italiano che traduce dall’italiano all’inglese, ma un inglese o americano che traduce.
          Paghi l’editor, infatti, se vuoi pubblicare per conto tuo.

          • von Moltke
            giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:25 Rispondi

            Questa è una regola generale, ed infatti chi traduce un libro lo fa sempre partendo dalla lingua che ha studiato per renderlo nella propria (a meno che non sia bilingue). Infatti la mia amica è inglese.
            Non mi sono ancora piegato alla pubblicazione per conto proprio, che vedo più come un mezzo per assecondare la propria vanità che come un espediente per raggiungere comunque i lettori (che infatti non mi risulta si siano mai fiondati su libri pubblicati a proprie spese dall’autore).

            • Daniele Imperi
              giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:38 Rispondi

              Se è inglese tanto meglio! Raggiungi anche un pubblico più vasto.

  7. Nuccio
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:17 Rispondi

    Permettersi un editor significa che hai: a) possibilità economiche (anche lui deve mangiare); b) buone entrature nell’editoria. Altrimenti ci sono i blog.😁

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:21 Rispondi

      Sì, concordo in pieno. Devi riuscire a rifarti dei soldi. Se ti costa 500 euro, quanto ci metti a guadagnarli vendendo il libro?

      • Greta
        venerdì, 29 Novembre 2019 alle 23:44 Rispondi

        In effetti il discorso non fa una piega :)

        • Daniele Imperi
          sabato, 30 Novembre 2019 alle 7:28 Rispondi

          Ciao Greta, benvenuta nel blog. Anche tu scrivi?

  8. Fabio Amadei
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:47 Rispondi

    L’editor come mediatore tra il l’autore e il lettore.
    Mi ricorda la figura del rappresentante di commercio che fa da tramite tra la ditta mandante e il cliente.
    Sarebbe bello se anche l’editor lavorasse a provvigione come l’agente di commercio.
    Si stabilisce una tariffa base per tutte le spese generali e una provvigione legata alle vendite del libro dello scrittore esordiente.
    In questo caso l’editor, se il romanzo sfonda, potrebbe avere un bel riscontro sotto tutti i punti di vista.
    Forse troppo meritocratico?
    Il mio direttore commerciale diceva che tutte le persone che hanno un impiego (soprattutto i lavoratori statali) dovrebbero essere pagati a provvigione.
    Magari il progetto è troppo utopistico e di difficile applicazione, però lo trovo giusto e pure etico.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Novembre 2019 alle 16:58 Rispondi

      Non sopporto i lavori a provvigione. È un modo sbagliato di vedere il lavoro. Chi lavora va pagato. La provvigione ha senso se si decide una mutua collaborazione fra professionisti.
      Con le vendite del libro l’editor si becca l’elemosina.
      Il tuo direttore commerciale era furbo. No, non c’è nulla di etico nel far lavorare gratis le persone.

      • Nuccio
        giovedì, 14 Novembre 2019 alle 17:33 Rispondi

        Concordo pienamente.

  9. Sara Salerno
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 19:29 Rispondi

    Io faccio l’editor e collaboro con piccole case editrici. Conosco tanti colleghi che lavorano per piccole case editrici. A volte, vi assicuro, questi testi pubblicati da editori “in erba” sono paradossalmente più curati di romanzi pubblicati dai grandi colossi dell’editoria che dietro alle spalle hanno tutta una struttura (ufficio stampa che riesce ad arrivare ovunque , capacità di costruire un personaggio per quanto riguarda l’autore ecc.) che non può che giovare alla situazione complessiva.
    Per farla breve, a mio avviso l’editing serve, l’editor è il secondo occhio dell’autore e ha la capacità di farlo spaziare oltre i propri limiti.
    Scrivendo un libro, lo affiderei ad un editor.
    L’editor è il tuo lettore più spietato, ma deve essere un potenziale lettore camaleontico, in modo da fare sì che quel romanzo, piaccia al pubblico più variegato.
    Questa è la mia testimonianza.
    Ciao,
    Sara

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Novembre 2019 alle 8:00 Rispondi

      Ciao Sara, benvenuta nel blog. Curati in che senso?
      Il fatto che i grandi editori possano arrivare ovunque e che abbiano un grande seguito permette loro di pubblicare qualsiasi cosa. Non è certo giustificato, ovvio.
      Non concordo che l’editor debba far sì che un romanzo piaccia al pubblico più variegato: che cosa intendi di preciso? Perché in questo ci vedo un appiattimento della storia, per arrivare a un livello medio che possa accontentare tutti. E questo è sbagliato.

  10. Emilia Chiodini
    giovedì, 14 Novembre 2019 alle 21:07 Rispondi

    Non riesco bene a delineare la figura dell’editor. Quali competenze deve avere un buon editor? Deve essere lui stesso un romanziere se edita romanzi? Avere competenze letterarie o basta che lavori in una casa editrice dove si fanno ricerche di mercato e si fiutano i gusti dei lettori?

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Novembre 2019 alle 8:01 Rispondi

      No, l’editor non dev’essere per forza un romanziere. Deve sapere come si costruisce una storia, deve saper individuare i punti deboli del romanzo, cosa funziona e cosa no.

  11. Grazia Gironella
    sabato, 16 Novembre 2019 alle 21:37 Rispondi

    In teoria stimo la figura dell’editor; in pratica, però, ho delle resistenze. Come trovi e riconosci un buon editor? Ho già avuto l’editor maestrina-delle-elementari, che considera errore la virgola prima della congiunzione, e per evitare ripetizioni piuttosto modifica il significato. L’editor deve essere qualcosa di più, o sono meglio i beta-reader. Sul fatto che l’aiuto poi sia decisivo nel trovare una buona pubblicazione, dipende dal livello iniziale del testo. I “dipende” sono troppi per i miei gusti.

    • Daniele Imperi
      domenica, 17 Novembre 2019 alle 9:18 Rispondi

      La virgola dopo la congiunzione? Dipende, bisogna vedere degli esempi. Le ripetizioni non vanno bene, ma l’editor dovrebbe suggerire modifiche, non cambiare di sua mano.

      • Grazia Gironella
        domenica, 17 Novembre 2019 alle 11:50 Rispondi

        Sarebbe un discorso lungo da fare qui. Intendevo dire che esistono considerazioni diverse dalle regole, scolastiche o meno. Ti faccio un esempio: parlando con un amico non si è formali e perfetti. I dialoghi vanno filtrati, è vero, e non riportati come avvengono nella quotidianità; però è anche vero che il risultato deve essere naturale e credibile. Se per non usare il termine “cosa” (che è tanto, tanto cattivo!) lo sostituisci con un termine ingessato e obsoleto, hai fatto un buon editing? Se vuoi dire “improvvisamente”, ma siccome gli avverbi in -mente non vanno usati lo cambi in “in modo repentino”, hai fatto una scelta giusta? Dipende dalla situazione.
        Naturalmente è un discorso complessivo: anche a un bravo editor possono non piacere questi miei esempi, nel qual caso se ne parla; ma se la mia impressione complessiva è quella di una valutazione di tipo strettamente scolastico, o basata su generiche “regole” di scrittura creativa, allora no, grazie. Serve sensibilità alla storia, oltre che alla lingua.

        • Daniele Imperi
          lunedì, 18 Novembre 2019 alle 8:38 Rispondi

          Sui dialoghi concordo, devono più naturali possibile, e credibili ovviamente.
          Gli avverbi in -mente vanno usati, invece. Non devi abusarne, perché leggendo senti quella rima ripetuta.
          Quindi ti do ragione, l’editing deve andare oltre le semplici regole.

  12. Andrea Venturo
    sabato, 30 Novembre 2019 alle 5:46 Rispondi

    Editing? Fino al 2012 manco sapevo che esistesse, sapevo che c’era il correttore di bozze e punto. Poi una mia cara amica me ne parlò e decisi di sottoporre a editing il mio racconto lungo “il Torto”. Sorpresa: mi tornò indietro pieno di segni rossi e blu e commenti. Qua non ci va la virgola, meglio le caporali, qui hai fatto saltare il pov… chi è che racconta la storia? Un lavoraccio. Pensai di aver cannato tutto e invece, alla fine del massacro, l’editor mi scrisse: la storia c’è, ha un buon ritmo, lei sa scrivere, perché non prova con un romanzo?
    Inoltre: tutto il lavoro svolto grazie ai commenti (nessuna modifica scritta dall’editor. Solo suggerimenti) ricevuti mi hanno insegnato moltissimo e adesso certi errori non li faccio più (tipo cambiare punto di vista nel bel mezzo di un periodo ^_^).

    Adesso quando l’editor mi manda indietro la storia e trovo un sacco di segni rossi faccio i salti di gioia pensando a quant’altro posso imparare. E in un paio di occasioni ho tenuto il punto, tipo la N di Nano che nelle mie storie è sempre in maiuscolo.

    Grazie per i tuoi articoli Daniele, sono sempre pieni di spunti e suggerimenti utilissimi!

    • Daniele Imperi
      sabato, 30 Novembre 2019 alle 7:31 Rispondi

      E infatti un editor deve suggerire le modifiche, non modificare da sé. I segni rossi fanno sbiancare quando li vedi la prima volta 😁

  13. Roberta FI Visone
    lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:15 Rispondi

    Sono pienamente d’accordo. Il rapporto con la mia editor trovo che sia bellissimo: prima di tutto usa tanta sana ironia per farmi capire dove sto sbagliando e le sue battute sono perle preziose per il processo di scrittura su cui sto focalizzando da tempo. In secondo luogo riesce a capire ciò che nella mia testa intendo scrivere ma che sulla carta non risulta chiaro, quindi mi suggerisce dei modi per riportare nero su bianco ciò che ero ingenuamente convinta di essere riuscita a trasmettere solo perché ce l’avevo nella mia testa. Inoltre è molto professionale e benedico tutto il tempo e i soldi investiti. La mia editor si chiama Sara Gavioli e sono fiera del suo operato.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:21 Rispondi

      L’ho conosciuta per un’antologia di beneficenza per i terremotati e anche io mi sono trovato bene.
      Hai descritto perfettamente ciò che deve fare un editor.

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