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Una delle funzioni dei programmi di intelligenza artificiale consigliate per la scrittura è la correzione di bozze.
Se usare questi programmi per scrivere un qualsiasi testo mi è sempre sembrato assurdo – si delega a un programma una forma d’arte, propria dell’Uomo – altrettanto assurdo, e controproducente, è affidarsi alle IA per correggere i testi che scriviamo.
Ho così voluto sottoporre a Gemini, l’intelligenza artificiale di Google, alcuni brani scritti appositamente con errori e sviste per scoprire quanto sia affidabile, o inaffidabile, la sua correzione dei testi.
Che cos’è la correzione di bozze?
Correggere un manoscritto non significa scovare qualche errore di battitura – che in genere, anche se in minima parte, il correttore automatico dei programmi di scrittura rileva – né limitarsi agli errori grammaticali, ortografici, sintattici e di punteggiatura.
Ci sono i cosiddetti refusi, ossia quegli errori dovuti allo scambio o allo spostamento di una o più lettere di una parola – e questi possono sfuggire anche dopo due letture.
E poi i refusi concettuali. Se scrivo che “Springfield, California, è una piccola città”, ne ho commesso uno, perché quella città si trova nell’Illinois. Ma per Gemini «Springfield, California, non è una piccola città. Con oltre 300.000 abitanti, Springfield è considerata una grande città».
Volete continuare a usare l’intelligenza artificiale per la correzione delle bozze?
Ma non finisce qui, perché bisogna scovare anche i lapsus (scrivere una parola per un’altra) e le parole mancanti (saltare una parola).
A tutto questo dobbiamo aggiungere l’uniformità del testo: se, per esempio, in un dialogo usiamo le virgolette caporali, allora dobbiamo usare quelle stesse virgolette per tutti i dialoghi.
Quando si correggono le bozze di un libro che sarà pubblicato da una casa editrice, infine, bisogna rispettarne le regole editoriali (una di queste prevede il tipo di virgolette o il trattino per i dialoghi).
L’intelligenza artificiale non coglie i dettagli
Come abbiamo visto, l’IA non riesce a rilevare alcuni refusi concettuali, che soltanto una persona, con una ricerca, può individuare e correggere.
Ma anche alcuni dettagli sfuggono all’intelligenza artificiale. Ho scritto un breve dialogo e ho chiesto a Gemini una correzione:
L’usciere disse: «Buongiorno, commissario.»
«Buongiorno» rispose il commissario. «È già arrivato il ministro?».
«Non ancora», rispose l’altro.
«Bene, e il senatore?»
«La sta aspettando».
A un occhio poco attento non sembrano esserci errori. E non ce ne sono, infatti. Però il testo non è uniforme. Nella seconda battuta non ho inserito una virgola dopo la virgoletta di chiusura, mentre è presente nella terza battuta. Usare o meno la virgola dipende dalle regole editoriali.
Nella prima battuta ho inserito il punto prima della virgoletta di chiusura, mentre nell’ultima battuta dopo. Nella seconda battuta c’è un punto dopo la virgoletta di chiusura, ma manca nella quarta. Anche questo dipende dalle regole editoriali.
Gemini ha risposto così:
La punteggiatura è corretta e le virgolette sono utilizzate correttamente per indicare il discorso diretto. Le frasi sono ben strutturate e il linguaggio è adatto al contesto di un racconto.
Pertanto, il dialogo risulta già scritto in modo impeccabile e non necessita di ulteriori correzioni.
C’era da aspettarselo. Sono “sottigliezze” che un programma non può rilevare, ma soltanto un essere umano.
L’intelligenza artificiale non corregge, riscrive
Ho sottoposto a Gemini questo periodo sgrammaticato:
Viviana era un amante fedele, eppure…. Quante volte l’ho vista uscire di sopiatto da casa, raggiungere l’auto e sparire per due giorni!
Gemini ha perfino riscritto il brano:
Da come potete leggere, Gemini fa parecchia confusione, dimostrando di non saper distinguere i simboli e i caratteri: “amante fedele” ed “eppure” già c’erano, e così il punto esclamativo alla fine.
Inoltre, in correzione di bozze non si fanno aggiunte del genere, e neanche in revisione, se non è davvero necessario.
Correzione di bozze e intelligenza artificiale
Possono andare d’accordo? Da quanto ho appurato no. Qualcuno dirà – come dice nei riguardi della scrittura generata dalle IA – che siamo solo agli inizi, che i programmi di intelligenza artificiale miglioreranno.
Io dico che la scrittura è un’arte e appartiene agli esseri umani e la correzione di bozze e la revisione dei manoscritti sono lavori che richiedono competenze che un programma non può avere.
Orsa
Hai provato a far notare alla IA che non ha notato quegli errori? Risponderà sicuramente “Hai ragione, è vero, scusa per la svista”.
Mi auguro che questo articolo serva da monito: chi affida incautamente la revisione dei propri testi a questo strumento, deve sapere (e capire) che è completamente inaffidabile.
Orsa
*notare la ripetizione di notare notato
Daniele Imperi
Sì, in un caso gliel’ho fatto notare e, come al solito, ha risposto in quel modo.
Oltre a essere inaffidabile, nella correzione delle bozze e soprattutto nella revisione ci sono troppi dettagli che soltanto un essere umano può cogliere.
antonio zoppetti
Sostituire “uscire di soppiatto” con “sgattaiolare” non solo esce dalla correzione bozze, che distinguerei – almeno teoricamente – dal lavoro di revisione e inserimento di interventi migliorativi che sono sempre una scelta; ma ricorda anche l’approccio del cosiddetto “italiano delle maestre” fatto di sostituzioni prescrittive come “recarsi” invece di “andare” o “adirarsi” invece di “arrabbiarsi”. Le “motivazioni” indicate da un algoritmo sono paradossali, discutibili e basate sulle sequenze delle parole calcolate senza comprenderne il senso, e se questi strumenti prenderanno piede il risultato sarà l’appiattimento dell’espressività individuale basata su un uso medio (e mediocre) che porta a scrivere in modo meccanico e impersonale. Personalmente sto alla larga da simili strumenti, ma ho fatto parecchi esperimenti con gli antenati di questi sistemi, per esempio i correttori non solo necessariamente ortografici inclusi nei programmi di scrittura, che correggono e “migliorano” (seguendo criteri beceri) per esempio un passo di Calvino o di altri grandi scrittori in nome di sciocchezze come quelle che hai riportato.
Daniele Imperi
Il problema principale delle intelligenze artificiali è infatti la mancata comprensione del testo. Non credo che, per quanto si possa “addestrare” un programma, si potrà arrivare a risultati decenti e degni dell’intervento umano.
Sull’approccio del cosiddetto “italiano delle maestre” ricordo un professore di italiano che al primo liceo mi corresse in un tema “erano in numero inferiore” cambiandolo con “numericamente inadeguate”.
Anche io penso che se prenderanno piede le IA si arriverà davvero a un appiattimento nella scrittura, col risultato della completa spersonalizzazione degli scriventi.
Luciano Cupioli
Avete presente quei documenti precompilati per dichiarazioni varie, quelli dove dobbiamo mettere le nostre generalità, con un’intera riga per inserire la data di nascita e uno spazio minuscolo per inserire il cognome o la residenza, che se mi chiamo Massimiliano Abatantuono e abito in via Caduti di Reggio Emilia a Casalecchio di Reno non so come farci stare tutto? Ecco, questo potrebbe essere un lavoro adatto all’IA, testi di documenti che non abbiano spessore artistico, perché l’IA potrà anche perfezionarsi nel tempo, ma non potrà mai essere un mezzo in grado di creare arte, espressione pura del talento umano e irripetibile in una macchina. Per me già con i correttori automatici abbiamo varcato la linea di non ritorno, iniziando a preoccuparci meno di non sbagliare perché tanto la tecnologia ci correggerà. Non ho mai utilizzato l’IA per scrivere, nemmeno oer divertirmi, e penso che mai la proverò. Pazienza se quando scrivo commetterò qualche errore o rimarranno dei refusi: l’arte non è perfetta, è umana.
Daniele Imperi
Per evitare errori o refusi basta affidare la correzione di bozze a qualcuno.