Le vere cause della scarsa affezione alla lettura

Perché si legge poco?

Le vere cause della scarsa affezione alla lettura

Non esiste una risposta univoca a questa domanda. E non posso continuare a dare la colpa ai cellulari e a internet, perché anche io ho un cellulare e uso internet, eppure leggo molto.

Le ragioni per cui si legge poco sono altre:

  • Motivazione: le persone non sono motivate a leggere
  • Priorità: per il loro tempo libero danno priorità ad altro
  • Esperienza: non hanno mai letto in passato

Ovviamente cellulari e internet rientrano nelle priorità del secondo punto.

Motivare alla lettura: quali strumenti abbiamo?

La motivazione rappresenta una spinta molto forte, perché racchiude bisogni e desideri che vengono soddisfatti da una certa azione.

Perché qualcuno dovrebbe trarre soddisfazione dalla lettura, quale motivazione dovrebbe spingere le persone a leggere?

Possiamo individuarne addirittura tre:

  1. Conoscenza: lettura per studio o per informarsi. La lettura ha quindi uno scopo, serve per raggiungere un obiettivo.
  2. Curiosità verso un argomento o una storia. Leggere soddisfa il bisogno di approfondire un tema che ci attrae.
  3. Piacere: lettura come puro intrattenimento. Dalla lettura ne traiamo una soddisfazione personale, perché ci fa “evadere” dal quotidiano e ci regala momenti piacevoli.

Guardare la tv (film e serie sulle reti a pagamento), anziché leggere, rientra soltanto nell’ultima motivazione: un piacere personale che, a differenza della lettura, non richiede alcuna immersione.

Lo spettatore è un utente passivo, il lettore è invece attivo, perché un testo richiede uno sforzo e una concentrazione maggiori rispetto alle immagini, che offrono una comprensione immediata.

Internet e tv a pagamento combattono dunque una guerra impari contro i libri, una guerra non dichiarata, ovvio, ma pur sempre una guerra.

È da qui che bisogna partire per motivare alla lettura.

La lettura come una priorità del tempo libero

Le priorità sono figlie della motivazione: le persone si rivolgono a passatempi e divertimenti che offrono un appagamento veloce e a costi ridotti.

I cellulari offrono tutto questo: oggi sono diventati dei computer tascabili che permettono di comunicare velocemente e con cui ci si lascia attrarre (e distrarre) da foto e video su Instagram, da messaggi polemici e divertenti su Facebook o da notizie-lampo su Twitter.

In realtà queste piattaforme (Instagram, Facebook, Twitter, ecc.) ci bombardano di contenuti e informazioni solo raramente utili, donando invece un apparente appagamento di cui resta poco o niente dopo l’abbandono.

La comunicazione si basa poi su un linguaggio povero, semplice, alla portata di tutti, a differenza dei libri la cui lettura richiede vari livelli culturali.

C’è da chiedersi perché si scelgano applicazioni su cellulare e tv a pagamento come priorità per il proprio tempo libero, ma credo che rientrino in quel piacere immediato che non richiede alcuna concentrazione.

Priorità e motivazioni sono strettamente legate.

Iniziare a leggere: meglio tardi che mai

Chi non ha mai letto in passato difficilmente troverà naturale prendere un libro, figuriamoci comprarlo. La lettura non è parte del suo mondo, non appartiene alla sua personalità.

Ma è davvero così?

In un mio vecchio articolo ho parlato di come mi sia avvicinato alla lettura. Mi sono diplomato con appena una decina di libri letti, forse un paio di più, forse di meno. Tutti classici e uno biografico.

Poi ho deciso di leggere un romanzo fantasy che avevo almeno da 10 anni, sempre incuriosito dal mondo leggendario che evocava e per pigrizia mai letto. Da quel momento non ho più smesso di leggere, aumentando sempre di più il numero di libri letti l’anno e soprattutto i generi.

Chi non ha mai letto in passato potrebbe imbattersi in un libro “magico” che fa scattare quella voglia, forse soltanto latente, di scoprire nuovi mondi (con tutti i significati che vogliamo dare a quest’espressione), di conoscere storie sempre diverse, di vivere altre vite.

Ma come far imbattere queste persone nel libro che aprirà loro le porte della lettura?

Questa domanda non è necessariamente legata alle motivazioni e alle priorità. Almeno per me non è stato così. Nel libro magico (in quel caso nel vero senso del termine) io mi sono imbattuto per via di un regalo.

Perché si legge poco?

Queste sono le vere cause della scarsa affezione alla lettura, i motivi per cui si legge poco. Non ho inserito la mancanza di tempo e i costi dei libri perché sono scuse che non reggono. Scuse, appunto, non cause.

La scarsa affezione alla lettura ha radici sociali e culturali: mancano iniziative per far invogliare alla lettura. Mancano anche i fondi per creare queste iniziative.

Di contro, l’affezione alle tv a pagamento e agli abbonamenti alla rete mobile aumenta, e non credo che il motivo sia perché siamo sommersi dalle pubblicità in tal senso.

Come risolvere il problema?

24 Commenti

  1. Marco
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 8:00 Rispondi

    La scuola. La scuola dovrebbe essere il luogo che incentiva a leggere, ma temo che, a parte qualche volenteroso insegnante, come sistema sia al momento incapace di rendere la lettura interessante. Troppo impegnata a inseguire tutto e tutti, perde di vista l’essenziale.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 3 Novembre 2022 alle 13:20 Rispondi

      È vero, il primo passo deve esser fatto dalla scuola, ma anche dalla famiglia: gli unici due luoghi che possono educare bambini e ragazzi alla lettura.

  2. Orsa
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 11:46 Rispondi

    Perché si scrive! Si legge poco perché si scrive troppo, tutti scrittori impegnati siamo diventati! Pare che questo strambo primato spetti proprio agli italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e (improvvisati) scrittori. Il guaio è che non solo si legge poco, ma si legge anche male proprio a causa di proposte editoriali sempre più scadenti e attinte dal solito bacino di vip o di argomenti che tirano. Per esempio il sensazionalismo va fortissimo: t’immagini il successo editoriale di un libro scritto da Michele Misseri? Oddio che sciagura!
    Marco dice la scuola, io dico anche i genitori :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 3 Novembre 2022 alle 13:23 Rispondi

      Vero anche questo: troppo impegnati a scrivere – anche scemenze sui social – per perdere tempo a leggere libri.
      Del tipo che hai menzionati, che nemmeno ricordavo, speriamo davvero di non leggere nulla.
      Anche io dico i genitori, oltre alla scuola.

  3. Morgane
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 12:40 Rispondi

    Secondo me è utile distinguere fra chi ha poca motivazione verso i libri e chi li ama ma fatica a ritagliarsi dei momenti per leggere. Ai primi cerco di trasmettere il mio entusiasmo raccontando il piacere che provo nello scoprire mondi, personaggi, emozioni e così via, oltre a consigliare di approcciarsi alla lettura scegliendo testi brevi e sulle corde dei propri interessi o passioni.
    Dall’altra parte c’è chi vorrebbe leggere ma non trova il tempo; anch’io ero fra quelli, tempo fa. Penso possa essere utile un cambio di approccio mentale, in questa situazione. Spesso capita che il libro sia il “fattore coccola” destinato a quello scarsissimo tempo libero che, nella maggior parte dei casi, si traduce nelle vacanze al mare, una volta l’anno. Se la lettura invece diventa parte della routine, allora sì è possibile inserirla nel quotidiano a prescindere dal momento perfetto: durante la colazione, in pausa pranzo dal lavoro, in vasca da bagno, in palestra sulla cyclette, nelle sale d’aspetto, in coda alla posta o sui mezzi. Io sono riuscita a leggere di più, in questo modo, e mi diverto a trovare nuove strategie per infilare la mia preziosa lettura nell’arco della giornata.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 3 Novembre 2022 alle 13:25 Rispondi

      Possiamo fare questa distinzione, ma chi legge poco perché davvero non ha tempo non ha scarsa affezione alla lettura. Sono d’accordo che bisogna cambiare l’atteggiamento mentale e riuscire a ritagliarsi dei momenti da dedicare alla lettura.
      Dei vari momenti per leggere parlai tempo fa, consigliando alcuni che citi.

  4. vonMoltke
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 20:36 Rispondi

    La famiglia è il primo ambito in cui l’individuo può avvicinarsi alla lettura e vederla come un qualcosa di piacevole. Naturalmente la passione deve nascere da sé, ma l’esposizione al libro è comunque un fattore importante. Come tu dici, la lotta con gli schermi è impari: danno assuefazione proprio perché non richiedono alcuno sforzo. Eppure io amo di più un libro quanto più mi devo impegnare per capirlo.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 4 Novembre 2022 alle 8:03 Rispondi

      Penso anch’io che l’esposizione al libro sia un fattore decisivo. Una casa senza libri non può invogliare bambini e ragazzi a leggere.

  5. Roberta Visone
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 21:55 Rispondi

    Per me il primo modo per risolvere il problema è dare il buon esempio, soprattutto tramite le azioni: come ho riportato su Twitter nel condividere questo articolo, arrivo fuori scuola mezz’ora prima del suono della campanella per leggere e dedico diverse lezioni alla riflessione (linguistica, testuale, concettuale che sia) su parti di un libro, eventualmente con tanto di trasposizione cinematografica.
    Il secondo modo per risolvere il problema è accettare l’idea che la lettura di un testo cartaceo (personalmente non riesco a leggere eBook, a meno che non siano molto brevi) possa implicare anche la visione di un (tele)film e l’ascolto di un audiolibro. Per me si possono considerare entrambe le opzioni (libro tout court e tutto ciò che non sia un testo cartaceo) egualmente valide, abolendo così una delle tante dicotomie mentali da codice binario del tipo “amo X e odio Y e non posso amare od odiare entrambe”. Detto in altre parole, bisogna accettare e accogliere nel modo più opportuno ciò che è al di fuori di un testo scritto sulla carta, purché ci sia un filtro nella scelta e purché non si dimentichi la dignità di un libro. Io che ho a che fare con una platea di adolescenti (insegno alle superiori) attingo alle mie pregresse letture o a libri che non ho ancora letto ma che rispecchino i gusti delle classi per proporre piccole parti di un testo, anche tramite gare di squadra con un libro in palio. (Tra parentesi, non insegno in un liceo e negli istituti tecnici e professionali sono già di per sé poche le ore di inglese, senza contare le ore sottratte alla materia per via del PCTO. Ecco il perché delle piccole porzioni testuali). Tanto per citare alcuni testi “somministrati” a piccole dosi, una volta proposi “V per Vendetta” e “Watchmen” (sì, per me il fumetto, il graphic novel e il manga hanno pari dignità dei libri “canonici”), in diverse quinte pure “Evelyne” e “The Great Gatsby”; quando ho insegnato in carcere “1984”; per non parlare di alcuni testi dei Pink Floyd! Potrei continuare con le esperienze remote e recenti, ma la stanchezza mi sta prendendo.
    Insomma, per me il buon esempio e un giusto equilibrio tra codice verbale e codice iconico sono due modi per risolvere il problema della mancata affezione alla lettura.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 4 Novembre 2022 alle 8:07 Rispondi

      L’esempio anche è un fattore importante. E a scuola le iniziative come le tue danno senz’altro risultati.
      Sui PCTO sono molto scettico.

      • Roberta Visone
        venerdì, 4 Novembre 2022 alle 13:52 Rispondi

        Anch’io sono scettica di fronte ai PCTO (ex Alternanza scuola lavoro, per le persone non addette al linguaggio scolastico): per me la scuola è stata snaturata del proprio obiettivo principale pur di affannarsi dietro a progetti e progettini pseudo-pratici, laddove spesso manca proprio la consapevolezza e la comprensione dell’anche più banale istruzione in italiano (quindi figuriamoci nelle lingue straniere).
        Aggiungo che persino sulle prove INVALSI ho grossi dubbi: troppo facile vincere al Nord Italia, perché lì gli strumenti ci sono eccome e ai laboratori si accede molto più facilmente che al Sud (quindi grazie a Orazio se le classi del Nord ottengono buoni punteggi nell’ascolto di inglese, tanto per fare un esempio). Voglio proprio vedere come se la caverebbero con le INVALSI queste classi eccellenti, se si ritrovassero a studiare in diverse classi del Sud.
        Grazie per il confronto e per la conferma di non essere la sola a provare scetticismo di fronte al PCTO.
        Grazie anche per i complimenti ricevuti sotto questo articolo: per me è gratificante quando si creano delle anche minime riflessioni in classe, perché per me il senso critico è fondamentale per non farsi affossare e interiorizzare quanto letto significa riuscire a conoscerlo e quindi ad apprezzarlo.

  6. Alessandro
    giovedì, 3 Novembre 2022 alle 22:54 Rispondi

    Buonasera Daniele
    Buonasera tutti
    Concordo con Orsa e Marco e altri che mi hanno preceduto, è fondamentale l’apporto che ti viene dalla famiglia, prima, e dalla scuola, dopo. Ma soprattutto, direi, dalla famiglia. I miei genitori, mio padre soprattutto, hanno sempre letto. Sempre. Figurati che in casa abbiamo circa 2500 libri (anche perché continuano a comprarli)… Io ho iniziato a leggere all’università, più che altro per “fame di cultura”, quella fame che può avere un ventenne. Poi, lungo gli anni, un rapporto disordinato con la lettura, con libri iniziati e mai finiti. Finché, da due anni a questa parte (adesso ne ho 51), da quando ho iniziato a convivere, mi sono imposto una certa disciplina, e soprattutto ho deciso di segnare in un file i libri letti; devo dire, caro Daniele, che ho preso impulso da quel post sui tuoi 100 libri letti in un anno. Non mi sono ovviamente nemmeno avvicinato al tuo record, ma al momento sono a 56 in due anni, e ammetto che sono soddisfatto.
    E dato che io e la mia compagna viviamo in un appartamento non spazioso, niente di meglio che attingere dalla libreria dei miei: c’è di tutto. Peraltro, io uso anche il Kindle (per libri un po’ meno seri e più veloci).
    Quanto al perché in Italia si legga poco (o ti riferivi a perché non si legga in genere, a prescindere dal paese di provenienza?)… Le motivazioni sono state ampiamente sviscerate, alcune mi convincono, altre meno… Un tempo c’era una spiegazione, come dire, laicista, secondo la quale l’Italia non aveva avuto la Riforma protestante, che comportava una lettura diretta e non mediata da un’autorità dei Vangeli e altri testi, e quindi gli italiani erano meno avvezzi alla lettura, ma pare che i cattolici francesi leggano molto più di noi… Il fatto che adesso ci siamo smartphone e PC a toglierci attenzione e concentrazione, quello è ahimè vero, ma succede a tutte le latitudini. Di sicuro in tante zone rurali del Sud Italia è veramente difficile vedere un uomo, di mezza età, con un libro in mano. Anche perché viene considerata una perdita di tempo, una attività da “donne” (e, per contraltare, a Milano, dove abito, la totalità delle mie amiche, conoscenti, legge). Concludo facendo i complimenti a Roberta, che giustamente fa leggere ai ragazzi le cose che loro amano, come fumetti, invece che i soliti canonici. Un ragazzo che a 16 anni ragiona su, dico per dire, Dylan Dog, quando ne avrà 26 magari ragionerà su Dostoevskij, o Dante.

    • Roberta Visone
      venerdì, 4 Novembre 2022 alle 6:35 Rispondi

      Bellissima la riflessione sulla Riforma protestante (adoro l’uomo e il religioso Lutero che, tra l’altro, ha fatto sì che la lingua tedesca si evolvesse) e interessante quella sulla discrepanza tra Nord e Sud Italia.
      Nel mio commento ho dimenticato di dire che attingo a fonti che hanno appassionato e appassionano prima me, sempre in virtù dell’esempio che si può e dovrebbe dare al prossimo: dopotutto, se ami qualcosa si nota (quando lo sguardo non è fisso sul cellulare). Certamente non ho (ancora) una folta platea di lettori e lettrici tra i miei alunni e alunne, anche perché quest’anno sono in un nuovo istituto a indirizzo meccanico ancor meno… e il problema in quel caso, purtroppo, è in primis l’italiano. Tuttavia, ricordo benissimo la gioia di donare e ricevere un libro, così come quella di ritrovarsi in quello o quell’altro personaggio. In più ci sono tante attività didattiche brevi e lunghe che permettono una anche minima riflessione sulla trama, sulle tematiche e/o sui personaggi. Basta crederci nella forza della lettura. Che poi l’esempio non è seguito da tante persone, beh, è un rischio che purtroppo si corre: io sono del 1988 e quindi anagraficamente non ho moltissima differenza di età con le classi, però noto alcuni modi di vivere la scuola e di essere nella scuola distanti anni luce dalla studentessa che ero. Per me il corpo docenti era ricoperto di un’aura potentissima (a parte qualche docente effettivamente non educatore o educatrice per cui nutrivo una certa antipatia, ma senza mai sforare nella maleducazione) e quando mi proponevano libri o film ero avida di leggerli/guardarli. Oggi, invece, è una sfida già riuscire a ottenere studenti che prendano appunti quelle volte in cui faccio lezione frontale (raramente a dire la verità, perché sono per approcci più “moderni” e col supporto della tecnologia laddove possibile). Figuriamoci, quindi, quale sfida sia riuscire a ottenere studenti che almeno osservino davvero l’esempio di chi insegna loro non solo la materia, ma soprattutto il saper vivere. Anche a questo, però, un piccolo rimedio c’è: far posare i telefonini affinché il focus sul presente sia maggiore. Dico spesso ai ragazzi che quando insegnavo al carcere le lezioni volavano pur non avendo dispositivi elettronici, a parte un paio di PC di vecchia data senza internet. Avevo pure una platea diversa (adulti, con ritmi di apprendimento molto più lenti dei giovani), eppure le ore non pesavano. C’è chi ci crede e chi no, ma anche in questo do l’esempio: in classe uso il cellulare solo per attivare l’hotspot, per Argo, per brevi avvisi alle classi su WhatsApp e per creare veloci tabelle Excel per i lavori di gruppo.

      • Daniele Imperi
        venerdì, 4 Novembre 2022 alle 8:16 Rispondi

        Ecco: la lettura indirizzata anche alla riflessione e al dibattito su personaggi, trama, ambientazione, tematiche, ecc. Sono stimoli.
        I telefoni durante la lezione non servono e deve essere obbligatorio lasciarli chiusi da qualche parte.

        • Roberta Visone
          venerdì, 4 Novembre 2022 alle 13:59 Rispondi

          Quando lavoravo al carcere i cellulari e altri dispositivi elettronici venivano depositati dentro un armadietto. Sarebbe opportuno che si applicasse la stessa cosa nelle scuole, anche perché il controllo da remoto, che io sappia, non si può fare da telefonino del(la) docente a quelli della classe, quindi non si ha mai la certezza piena che chiunque lo usi per scopo didattico. Io sono la prima a farglieli tenere se devono fare un lavoro di gruppo o creare file multimediali e apprezzo molto quando si impegnano e usano la loro creatività, ma, appunto, come faccio a essere certa dell’uso opportuno del cellulare, se non dovendo fare la vigilessa più che la docente? E anche in questo caso l’obiettivo principale della docenza va a snaturarsi, ahimè.

          • Daniele Imperi
            venerdì, 4 Novembre 2022 alle 14:11 Rispondi

            Non c’era la regola di depositare i cellulari a lezione?
            Ovviamente anche quando andavo a scuola io ci si poteva distrarre, magari disegnando sul banco, ma un cellulare può anche disturbare la lezione, se squilla.
            Ma oltre a questo: o stai a lezione o giochi col cellulare. Non ne vedo proprio l’utilità in classe.

            • Roberta Visone
              venerdì, 4 Novembre 2022 alle 14:57 Rispondi

              C’è la regola all’interno del Regolamento di istituto, ma non tutti sono disposti a posarlo. È una battaglia continua, credimi.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 4 Novembre 2022 alle 8:12 Rispondi

      Ciao Alessandro,
      io infatti ho iniziato a incuriosirmi ai libri proprio per una collana di classici di mia madre e per l’enciclopedia UTET che avevano comprato i miei.
      Segno anche io su un file i libri letti, prima del computer l’elenco era su un foglio di carta.
      La lettura non deve essere una gara: la media di 28 libri letti l’anno è di tutto rispetto.
      Parlavo in Italia, comunque. Adesso non si può dare la colpa alle autorità ecclesiastiche perché siamo in tempi più liberi.

  7. Alice
    sabato, 5 Novembre 2022 alle 23:15 Rispondi

    Buonasera a tutti! Si legge poco perché, secondo la mia opinione, esistono mille intrattenimenti per passare il tempo e non intendo solo TV e telefono; con una scelta così ampia devi avere la fortuna di “incontrare” il libro giusto che ti fa innamorare della lettura come è successo a te Daniele, ma non è una cosa scontata. Poi aggiungo che il modo di parlare, di ascoltare e di capire si è molto, molto e molto semplificato. Tutto deve essere immediato, facile da capire e veloce da scrivere o viene escluso a priori. A scuola adesso hanno la lavagna digitale, i bambini imparano gli argomenti tramite video e canzoncine perché oggi è proprio tramite supporti visivi che apprendono meglio, l’ascolto e la comprensione di un testo sono imprese titaniche.
    Personalmente leggo libri ai miei bambini già da prima che nascessero, cerco di soddisfare le loro richieste anche se sono fumetti o libri di barzellette…leggeranno in futuro? Non ne sono sicura, il grande già lo trova stancante, la piccola invece non vede l’ora di imparare a leggere per poter essere lei a leggere le storie a me.
    Questa esperienza mi fa pensare che uno può incentivare la lettura in tanti modi ma se dall’altra parte non c’è interesse serve comunque a poco.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 14 Novembre 2022 alle 9:11 Rispondi

      Rispetto al passato ci sono senz’altro più intrattenimenti. E poi c’è il problema del linguaggio, sempre più semplificato, che quindi impedisce la comprensione dei testi scritti.
      La lavagna digitale mi mancava…

      • Alice
        giovedì, 24 Novembre 2022 alle 20:08 Rispondi

        😅 Si chiama Lim ( lavagna interattiva multimediale) le maestre e i professori la possono usare per scrivere oppure andare su internet.. l’anno scorso se un alunno doveva stare a casa in quarantena, lo collegavano con quella così seguiva la lezione e in più poteva vedere i compagni. La usano anche per i libri digitali così la maestra può usare audio e video presenti nel testo e i bambini seguire su quello cartaceo o semplicemente guardare quel tablet gigante…

        • Daniele Imperi
          venerdì, 25 Novembre 2022 alle 8:01 Rispondi

          Ho visto qualche immagine. In pratica un computer a forma di lavagna :D

  8. Kate
    lunedì, 24 Aprile 2023 alle 0:36 Rispondi

    Trovo veramente raro incontrare persone che leggono per piacere, per curiosità o per crescita personale. Le soluzioni? Davvero difficile – per ogni opinione ci sarà 10 contrastanti. Per quanto può valere ecco la mia….
    Dare più opportunità e spazio ai ragazzi dell’età scolastica di leggere cose che scelgono loro –
    Aprire un dialogo sincero fra docente/genitori e gli giovani lettori sulle scelte di lettura e dare incoraggiamento, suggerimenti e rispetto.
    Di non “strozzarli” con troppe “risposte giuste” ma stimolare domande
    Magari cultivare l’dea che la scuola non serve a “trovarsi un lavoro” e basta ma di sviluppare qualcos’altro che include la fame di sapere e scoprire e libertà di esplorare tante tematiche.
    La nostra voglia di “formarli” può essere soffocante.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 24 Aprile 2023 alle 8:09 Rispondi

      Ciao Kate, benvenuta nel blog.
      La scuola serve ad avere un’istruzione di base, infatti, non a trovare lavoro. Per quello dovrebbe servire l’università.
      Sulla scelta personale delle letture sono d’accordo.

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