Andrea Camilleri: letteratura in dialetto

Andrea CamilleriLa prima volta che ho avuto un approccio con la scrittura di Andrea Camilleri fu quando a mia madre regalarono un suo romanzo per Natale. A quel tempo avevo cominciato a sentir parlare di questo scrittore e così sfogliai alcune pagine di quel libro.

La sorpresa fu quasi tragica. Era scritto in dialetto siciliano e io non capii quasi nulla. Decisi così che mai avrei letto quell’autore, un autore che non avrei potuto capire.

Anni dopo, sfogliando un catalogo del Club degli Editori, trovai due romanzi di Camilleri in offerta: Il ladro di merendine e Il cane di terracotta, una manciata di euro in totale. Decisi così di prenderli. Avrei al massimo buttato poco denaro se non mi fossero piaciuti.

Li lessi. Ora ho 30 libri di Camilleri, per un totale di 34 opere fra romanzi, saggi e raccolte di racconti. E ho letto quasi tutto quello che ho.

Alla sua scrittura dialettale, a dire il vero, mi abituai subito. Mi sembrò sincera. Vera. Originale. Come di un narratore che fosse seduto proprio di fronte a me, un vecchio siciliano col sigaro in bocca che ha deciso di raccontarmi una storia.

È uno stile colorito. Che non bada a nessuna apparenza, schietto e quindi più credibile. Ha una vena umoristica che rende le storie più piacevoli da leggere. Ma fra le righe si percepisce il dramma di una terra che ha sofferto e soffre. Il dramma della gente e della vita.

Le storie di Andrea Camilleri non avrebbero potuto essere scritte in altra maniera. Presentate al pubblico in un perfetto italiano avrebbero perso gran parte del loro pathos. Tutti quei babbiare, cabasisi, arrisbigliare, macari, ‘nzemmula, trasire e altre pittoresche espressioni che ci ha fatto conoscere l’autore sarebbero stati uccisi da una precisa traduzione nel linguaggio corrente.

Il siciliano di Camilleri si capisce. Basta leggerlo e il resto viene da sé. Dopo qualche pagina quella diviene la nostra lingua, la Sicilia la nostra regione e quella gente esattamente quella che incontriamo per strada.

Ho avuto la fortuna di intervistare Andrea Camilleri qualche anno fa. Fu davvero un colpo di fortuna, secondo me. Cercai in rete il suo sito. Un sito di Camilleri, bisogna dirlo, esiste, ma forse Camilleri neanche lo sa. E questo è un bene. Quattro pagine tanto per fare numero. Capii subito che da quel sito non sarei mai arrivato all’autore. Era creato dalla Mondadori, che ha fatto una serie di siti tutti uguali dedicati ad altrettanti scrittori che pubblica.

Poi mi ricordai dell’Associazione dei fan di Camilleri, a cui disegnai il logo anni prima. Furono loro a festeggiare gli 80 anni del Maestro. Così gli scrissi, ottenni l’email della segretaria e una settimana dopo l’intervista.

Non ho mai visto la serie di Montalbano in televisione e mai la vedrò. Ho visto i personaggi principali, ma nella mia mente hanno diversi volti e voci differenti. Preferisco la mia versione.

Di Andrea Camilleri continuerò a leggere quello che scriverà e ciò che mi manca delle opere passate.

3 Commenti

  1. Il meglio di Penna Blu – Dicembre 2010
    lunedì, 3 Gennaio 2011 alle 5:49 Rispondi

    […] Continua a leggere Andrea Camilleri: letteratura in dialetto. […]

  2. giampiero galgani
    mercoledì, 2 Ottobre 2013 alle 23:39 Rispondi

    “Non ho mai visto la serie di Montalbano in televisione e mai la vedrò”………………

    ……………e fai male!! Un libro è un libro ed i sentimenti possono essere descritti in modo più profondo, più colorato…. più…insomma!
    Un serial televisivo è un’altra cosa. Entra in funzione tutto il background ed il filtro della traduzione scenica, di chi fa la regia, della sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi nei tempi scenici dovuti.
    Io mi godo il Montalbano televisivo non solo nelle inquadrature e nei panorami stupendi che la regia ci porta in tavola, ma soprattutto in quei pezzetti di sicilia che la sceneggiatura ci propone; anche se qualcuno sgarbatamente potrebbe aggiungere un “ci propina”. Gli attori, che dire, eccellenti.
    L’unico appunto che posso fare è questo: forse negli ultimi episodi, la seconda serie insomma, mi è sembrato che si siano forzate un po’ troppo alcune interpretazioni, con la conseguenza che i personaggi qualche volta sembra che facciano il verso a se stessi.
    Un consiglio: gardatelo!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 3 Ottobre 2013 alle 7:47 Rispondi

      Ciao Giampiero, benvenuto nel blog.

      Grazie del consiglio, ma resto della mia idea. A me non piacciono le serie TV italiane, come del resto il cinema italiano. Inoltre, come ho scritto, ho in mente i personaggi come li ho ricreati io e non corrispondono a ciò che ho visto nelle pubblicità. Non reputo neanche gli attori italiani, quelli di adesso, dei bravi attori. Forse se fossero doppiati, le serie TV e il cinema ne guadagnerebbero in qualità.

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