Intervista ad Andrea Camilleri

Andrea CamilleriAndrea Camilleri è ben conosciuto per aver pubblicato numerosi romanzi gialli con protagonista il Commissario Montalbano, apparso perfino in una serie televisiva a lui dedicata. Oltre ai gialli Camilleri ha scritto lo splendido romanzo storico Il Re di Girgenti, un vero capolavoro narrativo.

Daniele Imperi – Le sue opere sono scritte in un pittoresco dialetto, a cui devo dire ci si abitua presto. Come è stato accolto dai suoi lettori l’uso di questo linguaggio dialettale?

Andrea Camilleri – Come dice lei, in un primo momento con una certa difficoltà, poi si sono abituati e anche piuttosto in fretta…

DI – In che modo costruisce i suoi romanzi, quali passi segue per arrivare alla stesura finale?

AC – Fatta eccezione dei romanzi gialli, che comincio sistematicamente dal capitolo primo. Negli altri romanzi di solito inizio sempre da un certo punto, che in qualche modo mi stimola e attorno a questo costruisco il romanzo stesso.

DI – Il celebre personaggio di Montalbano è puro frutto della sua fantasia o si è ispirato ad un personaggio reale?

AC – No, non mi sono ispirato a nessuna persona che conosco. E’ piuttosto un puzzle, ci sono tanti elementi di personaggi veramente esistiti ma il totale risulta di fantasia.

DI – Esiste un suo romanzo che incarna al meglio il pensiero di Andrea Camilleri o, quando scrive, tende a distaccarsi il più possibile dalla realtà quotidiana?

AC – La realtà quotidiana non fa parte dei miei romanzi, ne fa parte invece la realtà, che è tutt’altra cosa. Il romanzo che più a me piace tra quelli che ho scritto è “Il re di Girgenti”.

DI – Il Re di Girgenti è un bellissimo romanzo storico, una sorta di “classico” dei tempi odierni. Ha in programma di scrivere altri romanzi storici di quella portata?

AC – Ci ho messo cinque, anzi quasi sei anni a scrivere il romanzo, di conseguenza ad ottantadue anni faccio abbastanza fatica a mettere in programma un altro libro simile a “Il re di Girgenti”…

DI – Spesso ci si lamenta che oggi si legge troppo poco. Fra viedogiochi, televisione e internet si ha sempre meno tempo per la lettura. Quale è il suo pensiero sui lettori di oggi?

AC – Devo dire la verità, non ho un’opinione nè una lamentela nei confronti dei lettori o dei non-lettori odierni. Penso che la letteratura sia un grande dono, beato chi sa riceverlo.

DI – Montalbano e Livia: eterni fidanzati a distanza o un giorno felicemente sposati?

AC – Non so, lo chieda a Montalbano.

DI – Nei suoi romanzi dedicati a Montalbano lei ha cambiato nome ad alcune città, come Vigata e Fela. Una semplice scelta narrativa o il desiderio di evitare critiche dai diretti interessati?

AC – Si figuri, una semplice scelta letteraria.

DI – Quali sono secondo lei gli ingredienti giusti per poter scrivere un buon romanzo giallo?

AC – A saperlo… anche conoscendoli, come in una ricetta culinaria, certe volte il cibo che ne risulta è immangiabile. Non esistono ingredienti in questo campo.

DI – Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Auguste Dupin: tre investigatori passati alla storia, frutto della genialità di altrettanti scrittori così diversi fra loro come Arthur Conan Doyle, Agatha Christie e Robert Louis Stevenson. Tutti e tre i personaggi riflettono le situazioni storiche e politiche del loro tempo. Salvo Montalbano di Andrea Camilleri, per le stesse considerazioni, potrebbe essere accostato a questi tre personaggi?

AC – Non sono certo io a poterle rispondere…

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