Da quando ho iniziato a impaginare ebook, mi sono capitati fra le mani testi di tutti i tipi. Dopo diversi lavori ho voluto scrivere un articolo per parlare di come preparare un manoscritto per trasformarlo in un ebook, così da fornire una breve guida che faciliti il compito dellʼimpaginatore, ma che dia anche chiarezza e organizzazione al manoscritto.
Non ho creato ebook per case editrici, ma soltanto per privati, per chi aveva scritto un libro e voleva venderlo in self-publishing. Nel primo caso sarei rimasto meravigliato, ovviamente, dalle condizioni di quei testi. Nel secondo, invece, me lʼaspettavo.
#1 – Scarsa conoscenza delle dinamiche dellʼebook
Credo che questo sia lʼerrore più grande. Non è un errore proprio dellʼebook, del manoscritto anzi, ma dellʼautore. Oggi sentiamo parlare molto di ebook, molti di voi leggono soltanto libri digitali, altri alternano cartacei a ebook, abbiamo anche un ereader, ma là fuori non tutti hanno ancora capito che cosa sia veramente un ebook.
Se per un libro cartaceo si parla di lettura, per un ebook si deve parlare di metalettura. Perché? Innanzitutto per leggere un libro tradizionale servono due elementi: il lettore e il libro. Per leggere invece un ebook ne occorrono tre: il lettore, lʼebook e lʼereader.
Un ereader offre unʼesperienza di lettura differente. La lettura di un ebook è molto simile alla navigazione di un sito: possiamo saltare da un punto a un altro con un click, possiamo cambiare grandezze del carattere, possiamo fare annotazioni, cercare parole nel dizionario, ecc.
È una lettura dinamica, non statica come quella cui eravamo abituati col cartaceo.
Lasciarsi “incantare” dalle possibilità di guadagno su Amazon non è un motivo valido per creare un ebook e venderlo.
Prima di creare un ebook, quindi, andate su Amazon e scaricatene qualcuno gratis, se proprio vi pesa spendere 99 centesimi per quelli in vendita. Se non avete un ereader, scaricate Kindle per desktop su Amazon (è gratis) o Adobe Digital Edition per leggere ebook in formato .epub (gratis anche questo) e guardate attentamente come sono fatti.
#2 – Mancanza di unʼidea forte
Ricordate quando ho parlato di come trovare unʼidea valida per una storia? La famosa premessa che ci fa capire se quella storia può essere scritta, se potrà avere lettori, se quellʼidea funziona oppure no.
Prima di pensare a creare un ebook, prima ancora di scrivere il libro da vendere, fatevi due domande:
- chi sarà interessato al libro?
- Quali aspettative avrà dal libro?
Queste sono per me domande fondamentali, perché è impensabile mettere in vendita un ebook soltanto per il nostro puro piacere, solo perché attaccati a unʼidea che per noi – per noi soltanto – è buona, ma che, se trasformata in ebook, non interesserà a nessuno.
Scrivere è arte, ma vendere lʼarte è commercio. Non possiamo commercializzare prodotti che non hanno mercato. Un ebook si rivolge a un mercato preciso, non soltanto a quello editoriale nella sua globalità.
Un ebook si rivolge a lettori di ebook, a gente che ha speso oltre 100 euro, nella maggioranza dei casi, per un ereader, a lettori che conoscono il prodotto, a lettori esigenti, che faranno a pezzi il vostro ebook e la vostra idea. E naturalmente voi come scrittori.
#3 – Scarsa cura nellʼimpaginazione
Gli errori più frequenti?
- Spazi doppi, tripli o perfino quadrupli fra una parola e lʼaltra
- Paragrafi separati da spazi di varia grandezza
- Caratteri che cambiano perfino nella stessa frase
- Titoli scritti in grassetto e anche in maiuscolo
- Capitoli che non iniziano in una nuova pagina, ma dopo qualche spazio vuoto
- Parole o intere frasi colorate
- Virgolette per i dialoghi di almeno due tipi
Tutto questo cosa vi fa pensare? A me che si legga poco, altrimenti la differenza coi libri stampati sarebbe stata evidente e soprattutto immediata.
Alcuni sono convinti che un testo debba avere degli ornamenti che lo abbelliscano: quindi titoli scritti con caratteri particolari o frasi tutte in rosso o perfino evidenziate in giallo.
Come ho già scritto tempo fa, tutti questi ornamenti, tutti questi stili tipografici spariscono quando si impagina lʼebook. Li avete mai visti nei libri cartacei? Io raramente, ma si trattava magari di libri per ragazzi e comunque erano ornamenti decenti e che non rendevano difficoltosa la lettura.
Più stili tipografici vengono applicati al testo, più lʼimpaginatore deve ripulirlo, per lasciarlo puro e leggero. E soprattutto leggibile.
#4 – Gravi errori grammaticali
Dopo lʼultimo lavoro di impaginazione ho preso una decisione, che mi farà perdere clienti sicuramente, ma non importa: non produrrò più ebook che non rispettino le regole di grammatica.
Non è un compito che spetterebbe a me, non sono un editore, in quei casi ho solo svolto un lavoro tecnico di impaginazione, ma non voglio contribuire a diffondere ebook di scarsa qualità. Passi per lʼidea debole, passi per un libro che non leggerà nessuno, ma gli errori grammaticali proprio no.
Quelli più frequenti?
- Spazi prima della punteggiatura
- Abuso di puntini di sospensione e in numero arbitrario ogni volta
- Frasi che iniziano in minuscolo
- Apostrofi dove non dovrebbero andare
- Abuso di punti esclamativi
- Punti interrogativi quando non ci sono frasi interrogative
- Virgole mancanti
- Accenti dove non dovrebbero stare…
- … e assenti quando dovrebbero esserci
- Dialoghi che iniziano in mezzo alla narrazione
- Refusi
- Parole inesistenti
- “Ehi” scritto in cento modi differenti
- Pò…
Quindi, il prossimo manoscritto che mi arriverà in queste condizioni sarà respinto al mittente. D’accordo, non proprio così duramente, ma farò presente che ha bisogno di una buona correzione delle bozze, altrimenti non sarà impaginato.
#5 – Copertina amatoriale
Su questo punto sono fissato, ma quale lettore non lo sarebbe?
È lʼimmagine che appare nei cataloghi online: se è brutta, se è amatoriale, se è realizzata senza cura e soprattutto senza conoscenze e abilità grafiche, quale lettore ci cliccherà per entrare nella scheda dellʼebook?
Se siete scrittori famosi, i lettori ci cliccano senza perdere un secondo. Ma in quel caso avrete per forza una copertina professionale. Se però siete perfetti sconosciuti, come pensate di attirare lettori? Con un miracolo?
La copertina e il titolo sono gli unici elementi che avete a disposizione per incuriosire i lettori che entrano nei cataloghi online. Se non avete soldi, andate su Fiverr e per pochi dollari potete acquistare una buona copertina per il vostro ebook.
Conclusione
Il nostro primo ebook in self-publishing sarà il nostro biglietto da visita. Né più né meno. Con quel primo ebook potremmo giocarci la nostra carriera da scrittori. Di sicuro ci giochiamo la faccia e il nome.
Ecco un punto su cui riflettere: avete davvero il coraggio di mettere il vostro nome su un prodotto scadente? Se la risposta è sì, tenete a mente questa equazione: ebook scadente=autore scadente.
LiveALive
Attento che mettere la maiuscola dopo il punto fermo non è cosa che si è sempre fatto: anche d’Annunzio, nel Libro Segreto, riprende la tradizione, e mette la maiuscola solo a inizio paragrafo.
Il mio prof di codicistica mi dice che in certi testi antichi non si rispetta neppure l’usanza di separare le parole con spazi perché, dice, pensavano che tanto chi conosce la lingua si capisce lo stesso, e chi non la conosce vada all’inferno.
Io non ho paura a pubblicare un ebook scadente: userò ogni volta uno pseudonimo diverso, così la mia reputazione rimarrà inalterata.
Comunque per il momento non credo pubblicherò ebook. Per il momento mi limiterò a caricare dei pdf sul mio sito; poi, casomai, ci lavorerò su, nel caso voglia provare una pubblicazione digitale seria.
Daniele Imperi
Alessio, tu spesso citi autori antichi o comunque del passato. Noi siamo nel 2015 e oggi dopo il punto ci vuole la maiuscola.
Il tuo prof di casistica dovrebbe tornare nel XXI secolo. I testi antichi erano appunto testi antichi.
LiveALive
Ma, dico, la scelta di non mettere la maiuscola era già antica quando d’Annunzio l’ha ripresa. io la prendo come una scelta paragonabile a quella di McCarthy di non usare le virgolette, oppure come quella di Mozzi di usare l’accordo del participio. e questi sono autori viventi. io la grammatica la vedo come qualcosa di malleabile: non solo perché l’uso da la regola, e in Italia manca una accademia normativa come quella francese (la crusca non è normativa; lo era quella del tempo fascista…), ma perché in campo artistico qualsiasi scelta può essere giustificata dall’effetto. l’unica cosa importante è la coerenza: va benissimo non usare la maiuscola (anche perché mi fa scorrere meglio il testo sotto gli occhi, come o dialoghi senza virgola) ma che non la si usi mai, non che la si usi o non si usi a caso.
Daniele Imperi
Se lo fai per conto tuo è una cosa, ma dubito che un editore ti pubblichi un testo che non abbia maiuscole dopo il punto. La maiuscola dopo il punto ti fa anche capire meglio che sta iniziando una nuova frase.
LiveALive
Be’, se pubblicano dialoghi senza virgolette e accordi del participio, perché no? XD poi dipende anche dall’autore: a uno di fama pubblicano tutto comunque.
Daniele Imperi
Gli accordi del participio sono passabili in certi casi, non in tutti.
1: “Le ho prese io le chiavi” – accettabile
2: “Mi ha salutata”: cacofonico e inutile, anche.
Chiara
Io credo di essere l’unica persona che presta attenzione alla forma anche quando scrive sms!
Inoltre, un testo deve trasmettermi una sensazione di armonia non solo dal punto di vista contenutistico e formale, ma anche estetico. Le parole sulla pagina non possono essere buttate a casaccio. Non mi piacciono le interlinee troppo strette, gli spazi non gestiti (il guest-post che non ho voluto pubblicare, di cui parlo nel post di stamattina, non aveva nemmeno uno spazio dopo la virgola era “scritto,così”… ti sembra normale) o tutti quegli orpelli inutili che fanno pensare alla mancanza di cura. In un post sul blog qualche refuso può scappare. Io sono tutt’altro che perfetta. Ma un romanzo deve essere curato nei minimi dettagli. Se così non è, metto una pietra sopra non solo al libro ma anche all’autore!
Daniele Imperi
Allora siamo in due
Io uso la forma corretta anche su What’s up.
Io a uno che via email mi ha scritto “un’articolo” non ho neanche risposto.
Hai ragione: bisogna curare ogni dettaglio del libro.
Chiara
Refuso: alla fine della parentesi ho dimenticato un “?”
Daniele Imperi
Avevo immaginato, ma nei commenti è consentito il refuso
Salvatore
Mi spieghi questa cosa qui: “Dialoghi che iniziano in mezzo alla narrazione”, per favore? Per tutto il resto sono abbastanza d’accordo. Forse sarei meno duro sul fatto di voler pubblicare comunque la propria storia anche se non c’è un’idea forte dietro. Per quanto mi riguarda, e lo dico contro i miei stessi interessi, tutti hanno diritto a pubblicare ciò che gli pare. Poi sarà il lettore a fare una scrematura. Certo, questo crea problemi a chi magari il talento ce l’ha e si vede sottratta la visibilità da una marea di aspiranti scrittori che farebbero bene a fare altro. Tuttavia, se non lottiamo per difendere questa forma di libertà, abbiamo già fallito in partenza. Tu, naturalmente, puoi rifiutarti di impaginare quel che ti pare.
P.S. grazie per le copertine, vado a buttargli un occhio!
Daniele Imperi
Intendo che i dialoghi vanno separati dalla parte narrata. In un testo ho trovato invece tutto insieme e non riuscivo a capire chi stesse dicendo cosa.
Certo che tutti hanno diritto di pubblicare quello che vogliono, ma se pubblichi, è perché vuoi vendere il tuo libro, no?
LiveALive
Non ho capito XD se parli di dialoghi scritti senza andare a capo, è comunque un tipo di impaginazione che taluni usano ancora per certi testi. A me viene in mente Joseph Roth, ma ci sono anche tesi di autori viventi scritti così.
Se invece intendi proprio dialoghi fusi con la narrazione, tipo flusso di pensieri, che partono e finiscono senza indicazione alcuna, né a capo né virgolette, è una cosa più recente: prova a vedere l’incipit dell’orribile Numero Zero di Umberto Eco.
Daniele Imperi
No, intendo proprio dialoghi mescolati col narrato. Esempio:
Ciccio rincasò tardi e vide suo fratello in sala. “Che diavolo ci fai qui?” gli urlò. “Beh, ho le chiavi e entro, no?” rispose. “Vattene subito” disse e cominciò a lanciargli di tutto addosso.
Questo per me non è avere un proprio stile, ma non capire un tubo di narrazione. Ma era un esempio, nel testo che ho letto, e che non ritrovo, era peggio.
Giordana
Ecco, avrei chiesto anch’io cosa intendessi. Adesso è chiaro.
Non è considerabile un errore effettivo ,certo che nel tuo esempio qualunque editor avrebbe imposto l’invio a capo. Però può capitare che una parte parlata avvenga all’interno della narrazione proprio perché fa parte della narrazione stessa.
Esempio:
Non ascoltava neanche più la vecchia. Era tutto un “cosa hai fatto?”, “dove sei stato?”, “chi c’era?” e la risposta era sempre la stessa: “fatti i fatti tuoi”.
Giordana
persona il refuso con lo spazio prima della virgola e assente dopo ‘^^
Daniele Imperi
Quando ho scritto il post, non potevo fare l’esempio trovato, perché si trattava poi di citare il libro. Ora neanche più ricordo dove l’ho letto.
Nel caso che citi va bene, invece, certo.
Daniele Imperi
Allora devo perdonarti anche il refuso dove parli del refuso “persona il refuso”
Giordana
Imperdonabile ‘^^
Giuse Oliva
Qui son d’accordo con te, livelive. Alcuni dialoghi possono stare all’interno del narrato, non tutti ovviamente.
Salvatore
Non sono così sicuro che i dialoghi vadano “sempre” separati dalla parte narrata, sai? Mi sa che questo merita un approfondimento…
Daniele Imperi
Dipende dalle situazioni, secondo me. Lo fai tu questo approfondimento?
Salvatore
Sì, già scritto ieri sera. Lo pubblico venerdì, citandoti.
Ivano Landi
Il punto 5 “Capitoli che non iniziano in una nuova pagina, ma dopo qualche spazio vuoto” l’avevo sempre considerato un errore anch’io e non lo avevo mai usato nei miei lavori di impaginazione. Però di recente l’ho trovato in un libro delle edizioni e/o e devo dire che l’effetto è tutt’altro che malvagio e stavo perfino considerando l’idea di usarlo per il mio e-book.
Daniele Imperi
La maggior parte dei libri ha capitoli che iniziano in una pagina a sé. Ma anche io in alcuni ho trovato i capitoli uno di seguito all’altro. Secondo me è un modo vecchio, quasi antico di impaginare il libro, perché li ricordo nei romanzi degli anni 50, 60, ecc.
Puoi usarlo quel metodo, ma accertati che ci siano lo stesso spazio sempre tra la fine di un capitolo e l’inizio di un altro.
Girolamo
A proposito di eBook. Ho due romanzi convertiti in e-Pub, completi di copertina, pronti per la pubblicazione, ma non riesco a decidermi. Ci sono tante piattaforme di self-publishing: Narcissus, Frenico, YouCanprint, Bookolico e tante altre. Mi hanno parlato molto bene di un programma di Amazon: Kindle direct publishing Select. KDP/Select. È una pubblicazione in esclusiva per novanta giorni, rinnovabili. In pratica pensano a tutto loro, anche a fare la promozione. Gli autori registrati a KDP/Select sono inseriti automaticamente nel programma Kindle Unlimited; per guadagnare, basta che il cliente legge il 10% del libro, e hanno tanti altri vantaggi. Però, fino a quando è in vigore l’esclusiva, non possono parlare del loro libro nemmeno sul loro sito web personale, blog, Twitter, Linkedin, pagina Facebook e così via. Volevo un tuo parere.
Daniele Imperi
Non mi piace, sinceramente. Non vedo perché un autore non possa parlare del suo libro. Che logica è? Bisogna guardare i pro e i contro. Per come la vedo io i contro seppelliscono i pro.
Irene Sartori (Erin)
Innanzitutto bellissimo articolo, molto interessante e utile. Poi devo dire che io ci tengo alla grammatica, anche se spesso mi ritrovo a scivolare in errori a dir poco tremendi. Da un altro mio punto di vista la grammatica è comunque qualcosa di malleabile, infatti mi pare che nel tempo cambi, però fino a un certo punto. Certe regole vanno rispettate, su altre magari si può sorvolare. Penso che la cosa importante sia essere consapevoli degli errori che talvolta mettiamo appositamente (come iniziare una frase con il “ma” o con la “e”, che io, solo ogni tanto, uso).
Per quanto riguarda gli ebook, non so se ne pubblicherò mai uno, ma l’idea non mi attira molto. Per quanto gli ebook siamo una cosa fantastica, io per ora preferisco i libri cartacei. Il tuo articolo, comunque, mi è utile lo stesso. Conoscere qualcosa in più non fa mai male ;).
Daniele Imperi
Ciao Irene, grazie e benvenuta nel blog.
La grammatica si evolve, si è evoluta nel tempo, ma fino a un certo, come dici. Dipende dagli errori e dipende dalle situazioni, poi.
Giuse Oliva
Mi trovi d’accordo su tutti i punti che hai citato.
Ogni volta che leggo un testo inedito e trovo: maiuscole messe a caso, puntini di sospensione a piacere mi viene veramente la pelle d’oca.
Aggiungerei anche un’altra cosa: chi scrive i dialoghi così:
“hai tu le chiavi, Maria?” disse Paolo.
“Certo tesorino mio!” disse Maria.
“Chiudi casa…” disse Paolo.
E magari vanno avanti così per righe, righe e righe. Una dannata lista della spesa.
I dialoghi, secondo me, alcune volte vanno inseriti nella parte narrata, ma la possibilità di andare a capo, serve anche per dare un ritmo al testo, un respiro grafico, in modo che al lettore non venga un colpo, sfogliando il libro.

Va tutto ponderato, ma l’uso eccessivo di: disse, dice, ha detto è un serio attento all’intelligenza di chi legge!
Bell’articolo come sempre!
Daniele Imperi
Nel caso che hai citato vanno fatti dei tagli
Va bene scrivere dialoghi naturali, ma non puoi tediare il lettore con una pagina intera di niente.
Bisogna andare a capo per far capire appunto che c’è il dialogo. Chiaro che in alcuni casi possano stare in mezzo al narrato, come negli esempi che ha fatto qualcuno. Ma io mi riferivo proprio a un dialogare mescolato alla narrazione che non faceva capire niente.
Lisa Agosti
Non sapevo che “ehi” si dovesse scrivere così per essere corretto.
Posso chiederti come hai imparato a impaginare e-book?
Daniele Imperi
Adesso mi dici in che modi hai scritto “ehi” finora
Io ho trovato “hei” (che poi è un saluto inglese), ma anche “eih”…
Ho imparato da solo, ma io avevo già conoscenze del linguaggio HTML e CSS. Quando ho scoperto che per impaginare ebook si usava quel linguaggio, almeno con Sigil, è stato facile. Poi ho letto qualche guida online per alcuni dettagli.
Lisa Agosti
Hey! Hei! Ehhhi!
Buono a sapersi, adesso leggo bene la pagina dei servizi offerti poi ti scrivo per mail.
Barbara
Almeno su questo, sono salva!
Merito delle ore di dattilografia alle superiori (con una vetusta Olivetti meccanica) dove veniva valutata la forma, oltre alle battiture corrette. E soprattutto delle nottate passate ad impazzire con gli stili di word per le tesi di laurea (con indice, indice immagini, bibliografia, ecc).
Esiste comunque il correttore automatico per molte cose (se scrivi 4 puntini, li segna in rosso) ed il correttore ortografico (se sulla tastiera mi scappa “un pò ” lo corregge subito in “un po’ “).
Quindi la domanda è: ma con che cosa lo scrivono il testo del libro?
Mi rendo conto che alcuni software appositi non hanno queste funzionalità (tipo yWriter5 che sto usando), ma è anche vero che esportano in formato RTF e facilmente può essere aperto con un software di videoscrittura e quindi controllato, prima di passare alla pubblicazione.
E la seconda domanda, ancora più ovvia, è: ma che libri leggono, se non ne hanno mai notata la forma? Cioè tutte quelle convenzioni oramai assodate che hanno definito uno standard?
Per quanto riguarda la scelta della copertina, sono assolutamente d’accordo. Ho visto autori auto-pubblicati che (per risparmiare? per pigrizia? pensando di darsi autorevolezza?) hanno inserito solo nome, cognome, titolo. E nemmeno un bel font. Così un romanzo vero e proprio viene scambiato per un saggio palloso, e non se lo fila nessuno.
Daniele Imperi
Sì, il correttore automatico secondo me va lasciato attivo perché qualche errore lo segnala.
Non so dirti con cosa scrivano il libro
Mi domando anche io che libri leggano, perché facendo un paragone troverebbero forma corretta e corretta impaginazione.
ulisse di bartolomei
Salve Daniele
ti chiedo un consiglio non sugli ebook ma sulla formattazione nel cartaceo. Createspace di Amazon consiglia il carattere 16 per aiutare chi ha la vista debole, ma ovviamente il volume cresce del 20 o 30 per cento e l’aspetto formale appare poco professionale. Gradirei un parere anche sul tipo di carta, se bianca o gialla… Grazie e buona giornata. Ulisse
Daniele Imperi
Ciao Ulisse,
16 mi sembra davvero eccessivo. Secondo me ci si deve regolare come nei libri in vendita.
Come colore, direi bianco, anche se ho alcuni libri e la carta sembra giallina.
ulisse di bartolomei
Sono d’accordo con te. 16 è davvero eccessivo e costringe troppo a spezzare le parole. Createspace lo propone come un pregio aggiuntivo, ma credo che possa andare bene nelle zone anglosassoni mentre in Italia temo che venga percepito come un espediente per allungare il brodo… La carta gialla di Createspace è gradevole ma per la saggistica la trovo “disorientante”.
E pensare che sino adesso ho fatto tutto in 16 e in giallo… è il fascino dell’autopubblicazione! Ovvero… “orizzonti di gloria” e imparare strada facendo. La questione del colore è emersa nell’ultimo testo, dove ho molte fotografie in bianco/nero e l’effetto non è gradevole. Su un formato libro 6×9 un carattere 12 è troppo piccolo?
Daniele Imperi
6×9? Sì, sembra microscopico.
ulisse di bartolomei
Il Garamond 16 mi sembra un buon compromesso. I caratteri sono più bassi e “magri” senza che lo spazio occupato si riduca di molto, ma la sensazione di gonfiare il testo non c’è più. L’interlinea è 1,2 e potrei ridurla ma guadagnerei poche pagine e renderei il tutto più grave. “A occhio” mi sembra buono. Con il time new roman 14 riduco di 30 pagine ma l’estetica dello scritto peggiora…
Daniele Imperi
Garamond 16 infatti non sembra eccessivo. Mi piace.
ulisse di bartolomei
Grazie Daniele! Aggiudicato…
Chiara
Parli di errori ortografici e grammaticali, e hai tutta la mia (non richiesta) approvazione.
Poi, però, scrivi: “… e assenti quando dovrebbero esserci”.
La mia prof ha sgridato un mio compagno di classe, ai tempi della scuola, con queste parole: “Ma se tu, dopo il punto, metti la maiuscola… Non pensi di doverla mettere, a maggior ragione, quando i punti sono tre?”.
Buona giornata.
Daniele Imperi
Ciao Chiara, benvenuta nel blog.
Nel caso che citi la maiuscola non ci vuole perché c’è la congiunzione “e” e ho usato i 3 puntini per dividere in due quella parte nella mia lista. Gli elenchi puntati e numerati sono appunto elenchi.
Se i 3 puntini indicano una breve pausa nella frase – quindi qualcosa come “Sai, volevo dirti che… ecco… non possiamo più stare insieme” – allora la maiuscola non serve.
Se invece la situazione è questa: “Ma allora sei tu…
Sì, sono io!”
I 3 puntini sono a fine frase e quindi quella che segue va iniziata con la maiuscola.
Ombre Oniriche
Parzialmente d’accordo con l’articolo in quanto condivido i contenuti, ma non la scelta.
La scelta di auto-pubblicarsi è prettamente economica, anche se hai scritto un capolavoro, ma non ti conosce nessuno, non sarai mai letto.
Mentre per quanto riguarda la grammatica, ritengo che sia sacra, non si può usare o abusare, ci sono delle regole ed è chiaro il motivo.
Nei post trovo troppi “Io” e mi fa male, mi fanno dedurre, per l’ennesima volta, che le persone non ascoltano quando parlano, sono troppo pieni di se e questo non fa di loro “persone culturali”.
Spero di farvi riflettere. Critiche ben accette, se sbaglio ditemelo sono un essere umano.
Daniele Imperi
Ciao, la scelta di autopubblicarsi è personale, può essere economica o no. Dove sono i troppi “io” che vedi?