L’architettura narrativa non è una gabbia

L’architettura narrativa

I believe plotting and the spontaneity of real creation aren’t compatible.

Stephen King in “How to write”, «The Guardian»

Creare una trama solida oppure scrivere di getto a partire da una situazione?

Per questo articolo ho voluto citare una frase che attesta l’esatto contrario di quanto si intuisce nel titolo. Ma è una frase di Stephen King e poi capirete perché l’ho inserita.

Molti sono convinti che una buona trama, quella che io chiamo qui “architettura narrativa” – ciò che tiene in piedi una storia – restringa le possibilità creative dell’autore. Come se l’autore fosse limitato nella sua narrazione.

Io ho iniziato scrivendo di getto senza creare trame e forse tutti abbiamo iniziato a scrivere in questo modo. In un post recente prendevo le difese della scrittura di getto, ma penso che in narrativa sia tutto vero e falso allo stesso tempo.

Spieghiamoci meglio. Penso che quando si scrive ognuno trova il suo giusto metodo, quindi non possiamo fare un discorso obiettivo su trama e scrittura di getto, non possiamo dire quale sia meglio e quale no.

Ma qui non dobbiamo discutere sull’utilità di un modo piuttosto che di un altro, ma dobbiamo – devo, anzi – difendere la trama da chi pensa che sia una gabbia.

La situazione (o il magico “what if”) dietro la storia

In un’intervista al «Guardian» King citava due suoi romanzi in cui non aveva scritto alcuna trama: Cujo (432 pagine in originale) e Le notti di Salem (483 pagine in originale).

In quelle storie era partito da due situazioni:

  1. (che succede se) una madre e un figlio sono attaccati da un cane con la rabbia
  2. (che succede se) i vampiri arrivano in una città americana

Provate a dare la soluzione. Anzi, a scrivere un romanzo di oltre 400 pagine sulla base di queste situazioni.

Fatto?

Quanti davvero possono riuscirci? Non ne ho idea. Ma forse la domanda giusta da fare è un’altra: quelle storie avrebbero potuto essere scritte con una trama? Avrebbero potuto funzionare con una buona architettura narrativa?

Per me la risposta è solo una: sì.

Tutto dipende dall’autore (e dalla sua bravura)

Ecco perché ho usato quella frase come citazione: perché era di Stephen King. Questo cosa significa? Che solo Stephen King sia in grado di scrivere così? No di certo.

Significa che lui ci riesce. Come riesce a scrivere storie pianificate. Scrivere un romanzo di getto senza preparare una trama dipende anche – e forse soprattutto – dall’abilità dell’autore. Io non penso di avere quest’abilità, perché trovo già difficile scrivere un romanzo con una buona trama dietro.

Ma possiamo estrapolare anche un’altra verità: dipende forse anche dal tipo di storia. Ci sono storie che riescono facili da scrivere senza alcuna pianificazione e altre che invece richiedono una trama dettagliata.

Gaudí e la creatività dello scrittore

Casa Batlló
Questa che vedete in foto è Casa Batlló, un edificio che Gaudí ristrutturò nei primi del ’900. Si trova a Barcellona al Passeig de Gràcia numero 43. Fateci un salto.

Era un edificio rettangolare, quando fu costruito nel 1877: 4 mura e qualche piano e niente più. Poi arrivò Gaudí.

Non esistono foto chiare del prima e dopo, ma qui potete vedere una ricostruzione dei due modelli.
Casa Batlló
Che c’entra tutto questo con la scrittura?

L’edificio del 1877 possiamo assimilarlo all’architettura narrativa, alla trama, alla sequenza spoglia degli eventi che tiene in piedi tutta la storia.

Casa Batlló è invece la creatività dello scrittore.

Gaudí vi è sembrato forse costretto dentro una gabbia quando ha rimodernato quel palazzo? O forse se n’è fregato e ha dato sfogo alla sua forza immaginativa?

Lui ha tenuto solo conto del palazzo, della sua struttura. Non ha soltanto abbellito quella costruzione, l’ha resa unica, inimitabile, l’ha trasformata in un’esperienza visiva e abitativa originale.

Pensate ancora che la trama sia una gabbia per la vostra creatività?

Se la risposta è sì, allora la colpa non è della trama, ma della vostra immaginazione.

40 Commenti

  1. Nani
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 8:13 Rispondi

    L’esempio della casa e’ davvero ottimo. :)
    Di quei due romanzi di King io ho visto il film di Kujo e ho letto le notti di Salem, mooooolti anni fa. Del primo ricordo bene la storia e le scene, ma non avendo mai letto il libro, non saprei dire come e’ strutturato, se bene o male. Delle notti di Salem ricordo che mi e’ piaciuto molto (ero un’adolescente, forse anche quello vuol dire), ma soprattutto ricordo che, non avendo letto la quarta di copertina per non togliermi il divertimento, mi ritrovai a scoprire che era una storia di vampiri sono verso la 140esima pagina (ancora ricordo dopo quante pagine!) e iniziai a saltare dall’emozione inaspettata come una bambina, tutta contenta. :D
    E non e’ che mi fossi proprio annoiata, nelle 140 pagine precedente, anzi.
    Adesso, forse, considererei il romanzo un po’ sbilanciato, ma onestamente all’epoca la sensazione era quella di aver ricevuto all’improvviso un’accelerazione vertiginosa tutt’altro che spiacevole. Ma si sa, ce ne sono pochi come King. :)
    Anzi, quasi quasi me lo vado a rileggere. Mi hai fatto venire voglia…

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:34 Rispondi

      Cujo l’ho visto anche io, tanti anni fa. E ho letto Le notti di Salem. Non lo rileggerei, ma ce ne sono di romanzi di King da leggere. Ieri mi sono aggiudicata un’asta per due libri, unico partecipante: Cuori in Atlantide e L’Acchiappasogni :)

  2. Grilloz
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 8:21 Rispondi

    Io credo dipenda molto dalle attitudini dell’autore e dal tipo di storia. Un giallo senza pianificazione lo vedo decisamente difficile ;)
    Restando all’esempio, quanti architetti con quella struttura si sarebbero limitati a aggiungre qualche elemento decorativo alla facciata (magari ripreso dai guti dell’epoca) e quanti avrebbero fatto quel che ha fatto Gaudì?

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:36 Rispondi

      Il giallo lo vedo difficile anche io senza averlo pianificato.
      Vero che dipende dalle attitudini dell’autore: non tutti possono essere come Gaudí :)

      • Grilloz
        martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:42 Rispondi

        Mi ha fatto tornare in mente un giochino che c’era una volta sulla settimana enigmistica: in un quadro c’era mezzo scarabocchio e l’obiettivo era usare le linee dello scarabocchio per farci un disegno. Non so se te lo ricordi ;)

        • Daniele Imperi
          martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:59 Rispondi

          Sì, qualcosa mi ricordo. Non era il disegno tracciato, unisci tutti i punti numero per numero.
          Be’, ogni tanto c’è qualche gara tipo quel giochino: ti do un incipit e tu continui la storia :)

          • Grilloz
            martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:04 Rispondi

            No, non quello. C’era solo un quadro bianco con un paio di linee nere, e a partire da quelle bisognava inventare un disegno. C’erano anche premi in denaro se non ricordo male.
            Più che con da un incipit, l’esempio di Gaudì mi fa più pensare a partire con una struttura già impostata, la trama ad esempio e poi scrivere la storia. Diventa difficile pensare fuori dagli schemi così ;)

            • Daniele Imperi
              martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:09 Rispondi

              Sì, vagamente mi ricordo di quel gioco.
              Partire da una trama impostata e tirare fuori la storia: è un bel gioco, se avessi voglia di farlo, ci scapperebbe una gara a premi per la miglior storia. Ti regalo l’idea :D

          • Grilloz
            martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:18 Rispondi

            L’idea sarebbe carina, ma temo un po’ troppo complessa per i nostri utenti. O meglio, sono pochi gli scrittori che scriverebbero su una trama prestabilita.

  3. Chiara
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 8:41 Rispondi

    Per quel che mi riguarda, posso dire di aver trovato una buona via di mezzo. Non considero la trama una gabbia per la mia immaginazione, ma non sono in grado di prestare fede a una progettazione troppo serrata: potrei anche pianificare tutti i capitoli e tutte le scene prima di mettermi a scrivere, ma sarebbe una perdita di tempo perché mi conosco, e so che presto verrebbe fuori una nuova idea, un nuovo spunto. Allo stesso modo, trovo impensabile l’idea di brancolare completamente nel buio. Quindi, faccio come Gaudì: ho una sinossi della storia che ne riassume i punti fondamentali. I suoi confini sono ampi, quindi al suo interno riesco a muovermi come voglio. In sintesi, ho A e B, ma non ho ancora deciso come arrivare da un punto all’altro. Nel percorso, si gioca la mia creatività. Prestando fede ai paletti che ho fissato, scrivo molto anche di getto. :)

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:40 Rispondi

      Pianificare tutte le scene mi sembra esagerato, non so se qualcuno lo faccia. Neanche io ci riuscirei, primo perché non mi va e secondo perché poi farei come mi pare :D
      Quindi via col metodo Gaudí ;)

      • Chiara
        martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:37 Rispondi

        Se vuoi ti faccio nomi e cognomi… in privato! :D

        • Daniele Imperi
          martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:53 Rispondi

          Di quelli che pianificano anche le scene? Ok :D

  4. Serena
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 8:49 Rispondi

    Io plotter per sempre. E anche il Re plotta, solo che lo fa per istinto e solo nella sua testa. Lunga vita al Re 😃

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:40 Rispondi

      Una trama tutta nella testa? Be’ di Re ce n’è uno :)

  5. Salvatore
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 8:51 Rispondi

    Per architettare un romanzo serve avere le idee già molto chiare fin dalla partenza. A me non succede mai. Non so cosa sto scrivendo prima di aver finito. Potrebbe essere un limite, un vantaggio o nessuna delle due cose. Perché, in fondo, chi dice che l’impalcatura in narrativa debba essere realizzata prima? Non è impossibile immaginare di scrivere un romanzo di getto, se ci si riesce, e poi riscriverlo adattandolo su un’impalcatura.

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:42 Rispondi

      Eh, sì, le idee chiare ci vogliono. Io ho smesso di scrivere romanzi senza averle: sono tutti rimasti incompiuti. Quindi ora voglio avere le idee chiare.
      Adattare dopo la vedo molto difficile, rischi di riscrivere troppo.

  6. Maria Teresa Steri
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 10:46 Rispondi

    Senza un progetto io mi ritroverei in un labirinto da cui è impossibile uscire. Non dico che sia impossibile scrivere senza pianificare, ma per alcuni generi e tipi di trama va fatto se non ci si vuole perdere. Però per quanto mi riguarda non serve fare un progetto minuzioso fin da subito, si possono gettare le fondamenta anche con una domanda alla King e poi fermarsi a progettare i piani superiori.
    Si vede che la metafora architettonica mi è piaciuta? ;)

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:53 Rispondi

      Penso che si sia in grado di scrivere un romanzo senza un progetto se si è dei geni o se si ha tantissima esperienza alle spalle. Ma, come dici tu, dipende anche dal genere letterario.
      Io anche getto le basi e poi penso ai piani superiori :)

  7. MikiMoz
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 11:23 Rispondi

    Io dico che dipende dalla situazione, più che dallo scrittore.
    Io stesso, nel mio piccolo, ho creato storie di getto senza avere in mente nulla (partendo volutamente da due capitoli slegati nel tempo e nello spazio, e alla fine sono riuscito a collegare tutto); però ho anche creato storie che avevano una struttura.
    Cosa mi piace? Una gabbia aperta.
    Magari avere due punti fissi (uno, di solito, è il finale) e il resto farlo venire da sé :)

    Moz-

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:55 Rispondi

      In qualche caso il finale per me deve essere chiaro. I due famosi punti A e B: B è dove voglio arrivare, partendo da A. In alcuni casi sono partito invece da B: volevo arrivare lì e a ritroso ho studiato come iniziare.

  8. Stefania Crepaldi
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 11:46 Rispondi

    Sono perfettamente d’accordo con te, Daniele!
    Io sono fermamente convinta che una solida architettura aiuti lo scrittore, soprattutto se esordiente. Credo che sia fondamentale, e stimolante, conoscere la direzione della storia.
    Il bello di sapere che cosa si sta per scrivere, permette di celare al lettore esperto quei dettagli che potrebbero svelare troppo della trama. O di creare un intreccio accattivante. O di inserire quel colpo di scena nel miglior punto possibile…
    Avere il controllo sulla propria scrittura è utilissimo.
    Io consiglio sempre di iniziare progettando per iscritto l’architettura. Poi col tempo un autore con esperienza può arrivare a progettare un’intera trama anche solo mentalmente, o tramite una scarna scaletta.

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 12:57 Rispondi

      Se sei alle prime armi, allora una buona struttura ci vuole, per semplificarti il lavoro. E poi, se hai pianificato bene, puoi creare un intreccio interessante. Non riuscirei a mettere in piedi un intreccio mentalmente, devo vederlo nero su bianco.

      • Stefania Crepaldi
        martedì, 18 Ottobre 2016 alle 15:40 Rispondi

        Anche perché se non conosci tutte le possibilità che i singoli elementi della narrazione offrono, non puoi pensare di creare qualcosa di originale ed eccentrico, come ha fatto Gaudì.
        Bisogna sempre partire dalle basi. Stravolgerle e piegarle al proprio stile narrativo, poi, sarà ancora più divertente.

  9. Barbara
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:05 Rispondi

    Il paragone con l’architettura e l’edificio è azzeccatissimo. Anche King scava fondamenta e tira su pilastri e muri di sostegno, solo che lo fa senza accorgersene. E quelle volte che non ne è conscio, anche la sua scrittura si pianta: in On Writing ammette di essersi arenato ne L’ombra dello scorpione, di aver attraversato proprio un classico “blocco dello scrittore”, dove la storia gli sembrava essere arrivata ad un punto morto e di aver avuto il colpo di genio introducendo una bomba a risolvere tutto. Purtroppo non l’ho letto e non so dire se questo “blocco” si senta in qualche modo (ma immagino sia poi tornato indietro a sistemare il tutto).
    E’ anche vero che essendo lui uno scrittore horror non ha alcuni paletti di altro genere: il rosa deve per forza terminare col lieto fine, l’horror no; il giallo deve concludersi con la scoperta dell’assassino, l’horror in fondo no. Quindi lui può davvero permettersi di andare dove vuole.
    L’avremmo letto un Signore degli Anelli senza sapere se Frodo arrivava al Monte Fato?

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:11 Rispondi

      Sto leggendo ora “L’ombra dello scorpione”, sono arrivato alle prime 500 pagine. Ci credo che si è arenato, con tutto quello che ci ha ficcato dentro…
      La bomba ancora non l’ho trovata, grazie per avermelo anticipato :D
      Con l’horror ha dei vantaggi, vero.

      • Barbara
        martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:56 Rispondi

        Scusa scusa scusa scusa!! Convinta l’avessi già letto!!! :/

        • Daniele Imperi
          martedì, 18 Ottobre 2016 alle 14:00 Rispondi

          Va be’, dai, che danni vuoi che provochi una bomba? :D

    • Grilloz
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:17 Rispondi

      No, non dovevi citare la bomba :O
      Io non so come faccia King a seguire tutti quei personaggi, seguirne le storie e farle intrecciare tra loro senza schemini, deve avere una capoccia notevole. Del resto è il re ;)
      Se si sente il momento di blocco, mmm, forse sì, ad un certo punto sembra un po’ arenato, diventa statico, come se non ci fosse più nulla da raccontare.

      • Daniele Imperi
        martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:26 Rispondi

        Ma anche tu lo stai leggendo? Dove sei arrivato?
        Lì di personaggi ce ne sono un bel po’ e tutti ben costruiti.

        • Grilloz
          martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:29 Rispondi

          L’ho letto un paio d’anni fa. Stai leggendo l’edizione originale o quella rivista con aggiunte le parti che erano state tagliate? Sì King è un maestro nel creare i personaggi.

          • Daniele Imperi
            martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:51 Rispondi

            Quella rivista con le parti aggiunte. 928 pagine :)

          • Grilloz
            martedì, 18 Ottobre 2016 alle 15:52 Rispondi

            Idem, devo dire che non ho trovato supreflue le pagine in più. Certo è lungo. Al giorno d’oggi l’avrebbero pubblicato in due volumi raddoppiando i quadagni :D

            • Daniele Imperi
              martedì, 18 Ottobre 2016 alle 15:57 Rispondi

              Sì, è lungo, ma a me piacciono i romanzi lunghi. E poi alla fine è come leggerne due da 450 pagine.
              Finora neanche a me dà l’idea che ci siano parti in più. Ma ne riparliamo giovedì ;)

  10. Silvia
    martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:29 Rispondi

    Io sono dell’idea che la pianificazione semplifica notevolmente il lavoro a chi scrive e non ingabbia per nulla la creatività. In fondo è solo una questione di tempistiche: pensi alla storia prima di scriverla anziché mentre la scrivi. Questo fa sì, almeno per me, che nel momento in cui scrivo ho già le idee chiare di dove andrò a finire. Pianificare non vuole dire costringere la storia in una direzione, tant’è che a me è successo di cambiare idea mentre stavo scrivendo, ma conoscere meglio la trama. C’è chi è in grado di gestire la trama senza pianificare, e King è fra questi, e chi no, come me.

    • Daniele Imperi
      martedì, 18 Ottobre 2016 alle 13:52 Rispondi

      Anche io la vedo come un lavoro di semplificazione e non una gabbia. Mi sono anzi sempre ingabbiato quando non ho pianificato :)

  11. Andrew Next
    giovedì, 20 Ottobre 2016 alle 6:02 Rispondi

    E’ tutta questione di esercizio. King scrive da una vita e mezza. Si può immaginare una storia allo stesso modo in cui Doc Holliday chiedeva a Martin di “guardare quadrimensionalmente” qualcosa.
    “Guarda quel ponte ” diceva nel 1885 indicando il futuro burrone Eastwood
    “Quale ponte, Doc? Io vedo solo un burrone!”
    “Oggi, ma nel 1985 ci sarà un ponte e noi ci arriveremo sopra in scioltezza”
    Lo so, è… pesante, ma quando si scrive è molto più semplice. Il “plotting” può dare una mano, ma la storia c’è sempre: anche quando si creano ambientazione e personaggi. E’ li o, come diceva Doc Holliday, sarà lì per quando ci arriverai.
    Scrivere di getto o scrivere imbastendo un’architettura che comprende worldbuilding, schede dei personaggi e scalettone, sotto questo punto di vista, è la stessa cosa. L’idea viene subito, che poi si scriva di getto o si “progetti”, o si applica una curiosa via di mezzo come il sottoscritto, nulla ci esime dall’editare il testo, cercare e risolvere i paradossi e mettere tutto in ordine in modo che il lettore abbia tra le mani un prodotto curato e piacevole da tenere tra le mani.
    Il plotting riduce i tempi di editing, ma allunga quelli di scrittura, tutto qui. L’immaginazione dello scrittore non è minimamente intaccata. Scrivere di getto è più rapido, ma poi si passa molto più tempo a riscrivere le parti che, in fase di editing, contengono paradossi e incoerenze come informazioni che non si dovrebbero conoscere o viceversa, personaggi redivivi (o redimorti), elementi di arredo spostati o cambiati in forma, colore, funzione… insomma ne saltan fuori parecchi.
    In questo poi si vede la bravura dello scrittore “di razza” che riesce a scrivere come gli pare senza grosse sbavature. La storia è chiara nella sua mente dall’inizio alla fine, ogni singolo dettaglio, e deve solo… tirarla giù sulla carta.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Ottobre 2016 alle 8:19 Rispondi

      Bisogna vedere come ha iniziato a scrivere King: progettava o no?
      Mettere tutto in ordine dopo è un lavoraccio. Ma, appunto, dipende anche molto dalla bravura dell’autore.

  12. Emanuela
    venerdì, 21 Ottobre 2016 alle 10:02 Rispondi

    Io non credo che la trama sia una gabbia, ma non mi sento di scartare a priori lo scrivere di getto, cosa che peraltro faccio di frequente. Tutto sta nella capacità dell’autore, giustamente :) Conosco molti autori che mi hanno confidato di scrivere di getto, e altri che seguono una scaletta. L’importante è avere un prodotto finale non dico perfetto, mal almeno decente. Certo, se scrivendo di getto capiamo che non stiamo andando da nessuna parte, forse è meglio ripensare la nostra storia e sistemarla con una trama o almeno una scaletta.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 21 Ottobre 2016 alle 10:08 Rispondi

      A me ora capita coi racconti, ma non scrivo proprio di getto, ma partendo da una scaletta. Per un racconto non mi metto mai a scrivere una trama ben delineata.

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