Ogni tanto ricevo dal blog richieste per valutare i romanzi di qualche scrittore emergente o aspirante, forse a causa dei tanti articoli sulla scrittura e sull’editoria che ho pubblicato.
C’è stato perfino chi ha scambiato il mio blog per il sito di una casa editrice – e a questo punto consiglierei a certi autori di lasciar perdere il mondo dell’editoria, se non sanno distinguere una casa editrice da un comune blogger.
Dopo alcune richieste di questo tipo ho voluto ragionare su questa fatidica valutazione di romanzi: che significa veramente? Chi valuterà il manoscritto? A cosa serve? È davvero necessaria per un autore? E quanto costa?
Ma partiamo dall’inizio.
Come si valuta un romanzo?
Creando una cosiddetta scheda di valutazione. E che c’è scritto nella scheda di valutazione? Gironzolando qui e là in vari siti, ho visto che nella scheda si dà un voto ai seguenti elementi di un romanzo:
- ambientazione
- trama
- personaggi
- incipit
- conclusione
- lingua e stile
Ogni agenzia/sito/blogger/pinco-pallino che offre questo servizio ha un proprio modus operandi. C’è anche molto pressapochismo in questo servizio: uno intendeva la valutazione dei romanzi come una semplice correzione delle bozze.
Chi può valutare i romanzi?
Non certo un Pinco Pallino qualunque. Non un blogger senza alcuna qualifica eccetto quella di lettore comune, per quanto forte. Un blogger può dare un parere da lettore al romanzo, ma non valutarlo.
Io sono un blogger. Sono anche un lettore forte – se per lettore forte intendiamo uno che legge qualche decina di libri l’anno – ma non ho alcuna qualifica né alcuna competenza per valutare un romanzo, pubblicato o meno.
Chi può fare una valutazione su un romanzo? Secondo me chi rientra in una delle seguenti 3 categorie:
- La casa editrice: perché, ricevuto il romanzo, ne verifica la pubblicabilità. È in linea con il suo catalogo? Rispecchia i requisiti che ogni manoscritto deve avere? È un’opera valida? Si può investire denaro per pubblicarla? In fondo l’editore è un imprenditore e quindi deve valutare se quel prodotto frutterà o se sarà un insuccesso.
- L’agenzia letteraria: perché è il suo lavoro. Un’agenzia letteraria presenta autori a una casa editrice. Oppure si limita a valutare i manoscritti indirizzando gli autori verso un possibile miglioramento.
- L’editor professionista: perché sa scovare ogni difetto del romanzo, le sue lacune, le varie carenze. Sa dire se i personaggi sono stati ben caratterizzati, se la trama è solida, ecc.
Ecco chi può valutare un romanzo. Non io.
Il costo della valutazione del romanzo
Fatevi un giro online e troverete prezzi che superano i 300 euro, iva esclusa. Arriviamo quindi a superare i 400 (ma ho visto anche prezzi da 500 euro). Quattrocento euro per avere una scheda di valutazione del proprio romanzo.
È un servizio e va pagato, questo è chiaro, ma l’autore deve valutare quanto la valutazione sia conveniente. Il gioco di parole è voluto: quanto ci metti a rifarti di quei 3-400 euro spesi?
Perché far valutare un romanzo?
Non ne ho idea. Davvero. Non farei mai valutare un mio romanzo. Quando finirò il mio, lo invierò a un editore o a un agente letterario. Sarà la casa editrice o l’agente a valutarlo.
Voi spendete 400 euro per avere una scheda di valutazione, in cui sono evidenziate tutte le carenze del vostro romanzo. Quindi vi mettete al lavoro per migliorarlo. E poi? Lo spedite a una casa editrice che comunque potrebbe respingerlo o, se l’accetta, lo sottoporrà a un editing, e quindi a un nuovo lavoro di revisione da parte vostra.
Penso che a spingere un autore a far valutare il proprio romanzo sia l’insicurezza verso le proprie abilità, insicurezza che nasce dall’inesperienza, è ovvio. Ma l’esperienza si costruisce con il tempo e la sicurezza si acquisisce con gli insuccessi e con i successi.
Non siete sicuri che il vostro romanzo sia buono? Non speditelo, allora. Io ho fatto così e ho iniziato a scriverne un altro. Volete un parere? Cercate allora dei lettori beta.
Ma non buttate i vostri soldi.
Salvatore
Anche a me capita: romanzi, racconti, poesie perfino. Molto più spesso, però, mi capita che sia una casa editrice stessa a inviarmi un romanzo (o una raccolta di racconti, o di poesie), di sua iniziativa, per chiedermi una recensione. L’anno scorso, a parte quelli dei comuni amici che hanno voluto inviarmi i loro romanzi, dalle case editrici me ne sono spontaneamente arrivati una decina. A tutti ho risposto che non faccio recensioni, ma i romanzi li ho tenuti. Piccole case editrici; piccoli romanzi (credo) che non ho ancora letto. Ancora più spesso mi capita che a scrivermi siano perfetti sconosciuti spinti dalla pulsione di chiedermi come si facca a vendere racconti a una rivista o quali siano le riviste che pubblicano racconti; come se andare in edicola a controllare di persona sia una cosa ormai fuori moda.
Daniele Imperi
Le case editrice, piccole, mi hanno contattato per avere delle recensioni e anche io ho risposto che non ne faccio.
Grilloz
Io qualche valutazione l’ho fata senza essere più esperto di te sia per il forum sia per una piccola CE. Certo il valutato accetta il compromesso di essere valutato da lettori forti ma non esperti del settore in cambio risparmia un po’ di soldi (visto che sul forum non ne chiediamo).
C’è qualche lieve differenza tra queste valutazioni e quello che può fare un beta: i testi da valutare sono anonimi, mentre il beta, di solito, è un amico, la valutazione viene fatta da almeno tre lettori diversi. La scheda di valutazione è più tecnica e più stringata di quello che può fare un beta, che dedica però anche più tempo e un po’ un “questa è la bicicletta, pedala!” invece che togliere gradualmente le rotelle a un bambino. Credo che possano essere utili entrambe le cose e che nessuna delle due sia essenziale
Comunque è sempre meglio mandare a una casa editrice un romanzo già a posto, senza buchi di trama, soprattutto, anche se sarà ulteriormente editato,altrimenti si corre il rischio di essere subito scartati. Insomma il manoscritto deve essere sì grezzo, ma comunque di qualità, un po’ come un diamante
Daniele Imperi
Il lettore beta è amico o conoscente, certo, ma dovrebbe essere comunque obiettivo
Nessuna è essenziale, d’accordo, perché un tempo nessuno aveva valutazioni o lettori beta e c’era chi riusciva a pubblicare, ma credo che i lettori beta aiutino molto.
Grilloz
Ma penso che tra amici si leggessero anche nell’800, altrimenti a che servivano i caffè letterari?
Daniele Imperi
Ah, giusto, i caffè letterari
Ritorniamo all’800!
Grilloz
Tempo fa se ne parlava da Salvatore, non sarebbe una brutta idea
Daniele Imperi
Dunque, io sono a Roma, Salvatore a Torino e tu in Germania… mi sa che sto caffè si raffredda
Caffè letterario virtuale intendevate?
Grilloz
Lui in realtà parlava di pizza, mi sa che ci tocca virtuale
Marco
A me non capita mai di essere contattato per una valutazione; e qualcosa vorrà pur dire!
Daniele Imperi
Magari solo perché hai un aspetto inquietante
Marco
Finalmente una buona notizia
Roberto
Hai ragione, bisogna “farsi le ossa”, acquisire esperienza e sicurezza; soprattutto scrivere scrivere scirvere come farebbe con un pianista con i tasti nell’esercitarsi ore e ore al giorno. Perchè più si macina più si ottiene. Poi, affidarsi a un professionista che magari distrugge la tua fatica può essere anche un isnegnamento… e quindi una potenziale svolta ad aprire gli occhi laddovè non si vedevano le proprie carenze. Dei lettori bete, beh… non saprei… degli amici non mi fido, non sno oggettivi. E’ una questione spinosa, comunque, tutto quanto!
Daniele Imperi
Se ti rivolgi ai lettori beta, devi chiarire subito l’aspetto obiettività, altro non serve a nulla
MikiMoz
D’accordissimo con te.
Meglio i lettori beta (di età e gusti differenti) che revisioni e valutazioni a pagamento. Ma vanno bene anche le revisioni gratuite da ‘lettori forti’ almeno per avere una idea completamente estranea al nostro mondo… 😎
Moz-
Daniele Imperi
Concordo: età e gusti letterari diversi. L’ho provato di persona e funziona.
MikiMoz
Perfect!!
Moz-
Amanda Melling
È vero, pagare per una scheda di valutazione è assurdo. Secondo me molti aspiranti autori considerano l’allenamento nella scrittura decisivo, quindi pensano di migliorarsi capendo gli errori fatti per fare una svolta. In parte è vero, ma il punto è che non basta. In ogni caso non condivido nemmeno l’utilizzo dei lettori, e questo vale anche per le case editrici. Nel mio caso non ho mai fatto leggere niente a nessuno, dritto alle case editrici e basta. Mentre tentare con un’agenzia per la rappresentanza è senza dubbio la scelta migliore, perché le grosse case editrici ho il sospetto che non prendano realmente in considerazione gli invii spontanei. Ho firmato il contratto con un’agenzia pochi giorni fa e non hai idea di che peso mi son tolta
Daniele Imperi
Sto pensando seriamente di rivolgermi anche io a un’agenzia letteraria. Prima ero diffidente, ma sarà quella la strada che sceglierò. Appena avrò un manoscritto pronto, s’intende
Roberto
Due anni fa mi rivolsi a un’agenzia letteraria di Milano per la scheda (a pagamento) di un mio manoscritto. Beh… fu illuminate perchè mi distrussero, e da lì imparai cosa NON dovevo fare. Mi sono rimboccato le maniche e ho preso sul serio questo mestiere (pur non avendo ancora pubblicato ovviamente). Ho cercato una mia strada, ho avuto un po’ più di fiducia in me stesso e alla fine ho incontrato un’editor, con la quale c’è stato il vero e proprio salto di qualità (personale)… poi, da qui a scrivere un progetto azzeccato forse… non lo… ma ho una visione diversa, e più palle.
Nuccio
E chi ci dice che il lettore Beta non sia E-bete? (Scusate)
Daniele Imperi
Tutto può essere.
Kukuviza
Ma secondo me chiunque potrebbe fare una valutazione qualitativa. Certo, solo una casa editrice può stabilire la pubblicabilità di un’opera e dopo quali modifiche. Forse chi ti ha chiesto valutazioni vuole tentare l’autopubblicazione?
Daniele Imperi
Chiunque, dici? Anche chi legge un libro l’anno e scrive in modo sgrammaticato?
Non so se chi m’aveva chiesto la valutazione volesse o meno autopubblicarsi. Qualcuno sì, se ricordo bene.
Kukuviza
Chiunque sì, ovviamente i risultati sono diversi Comunque intendevo che non deve essere per forza una figura professionale apposita e/o appartenente a una casa editrice. Anzi, sarebbe forse interessante comparare due valutazioni: una solo dal punto di vista qualitativo e un’altra da un punto di vista editoriale. Non credo combacerebbero.
Leggevo di gente che si è autopubblicata e che non voleva spendere troppi soldi nell’editing; forse chi fa questo ragionamento ha un minimo di spirito di autocritica e vuole avere un’opinione spendendo un po’ meno. Questa è una mia ipotesi, fino a oggi non sapevo nemmeno che esistessero le schede di valutazione, quindi chissà che intenzioni avevano quelli che te l’hanno chiesta.
Daniele Imperi
I libri senza editing autopubblicati si riconoscono subito
Riguardo ai tipi di valutazione, anche nell’editing se ne hanno diverse. Pensa allo stesso romanzo editato da 3 editor differenti: ognuno direbbe la sua e cambierebbero diverse cose nella trama e nel testo. È un discorso diverso, ovvio.
I lettori beta, infatti, è meglio che siano distanti come gusti e età.
angelo
Il mondo degli aspiranti scrittori nell’era della comunicazione globale si è tanto allargato che ci sono sicuramente più autori che lettori, soprattutto lettori paganti. :-).
Io non lo vedo necessariamente come un male: la gente ha bisogno di fare qualcosa per divertirsi, e scrivere è gratificante, mentre altri si sono inventati un lavoro, e solo Dio sa quanto ce n’è bisogno al giorno d’oggi!
Scherzi a parte, forse perché mi capita di apparire ogni tanto con delle recensioni su siti specializzati o gruppi in rete, talvolta mi vengono proposti romanzi da valutare e confesso di essere in imbarazzo, anche se finora non mi è mai successo con persone che conosco personalmente e quindi non avrei avuto remore a dare le mie opinioni.
Il problema è che leggere un romanzo richiede del tempo, specie se uno cerca di farlo criticamente, individuandone i punti deboli e cercando di fornire suggerimenti (almeno: A ME richiede tempo) e ben difficilmente i lavori che vengono proposti sono entusiasmanti. Inoltre, pur avendo una certa esperienza come lettore, riesco ad arrivare solo fino ad un certo punto: ci sono romanzi, per così dire “sperimentali”, in cui ci capisco ben poco, e allora mi domando se è veramente spazzatura o se mi trovo davanti ad un novello Joyce…
E’ imbarazzante rispondere: “Scusa, ma sinceramente non sono all’altezza di esprimere una valutazione sul tuo lavoro.”!
Credo invece sia interessante rivolgersi ad agenzie, se non altro è più “professionale”, anche se ci sarà sempre il dubbio che, guadagnandoci, l’agenzia accetti di rappresentare anche lavori senza speranza di pubblicazione.
Una mia impressione è che, essendo la casa editrice un soggetto imprenditoriale che investe sugli autori per ricavarci degli utili, sia più propensa a pubblicare libri che in qualche modo possano attirare l’attenzione dei lettori e quindi vendere. Da ciò ne consegue che poiché è improbabile che un autore sconosciuto possa presentare il suo romanzo sulla RAI o Mediaset in prima serata, forse converrebbe far precedere la proposta all’editore da una adeguata campagna pubblicitaria su se stessi: vuoi mettere “il romanzo XYZ di Pinco Pallino” con “il romanzo XYZ di quello che ha fatto la cosa che è finita su tutti i giornali”?
Guerrilla marketing!
Daniele Imperi
Leggere richiede tempo a tutti, specie se devi leggere per valutare.
Io lo farei a pagamento solo per fare il correttore di bozze.
D’accordo sui romanzi sperimentali
L’agenzia letteraria non credo che accetti lavori impubblicabili, altrimenti smetterebbe di lavorare.
Il Palombaro (Immersività blog)
Io, nella mia breve (per ora!) esperienza di editor/lettore/correttore/tuttofare per una casa editrice, ho fatto varie schede di valutazione sia per l’autore sia per l’editore, e ciò solo nei casi negativi. Quando riscontravo un buon testo lo dicevo ai miei superiori con entusiasmo, e non c’era bisogno di fabbricare un fascicolo formale in cui spiegare perché sì e perché no.
Ciò detto, le schede erano molto utili. Utili all’editore, che capiva come lavoravo e il perché del mio “rifiuto”. Utili all’autore, che riceveva (gratis!) una bella scheda (modestamente :P) sulle lacune che presentava il suo testo. Spesso, infatti, gli autori era riconoscenti alla CE: la scheda li avrebbe fatti crescere e, soprattutto, avevano la sicurezza di essere stati letti con attenzione.
Questa è una cosa che viene spesso sottovalutata. Gli autori hanno un’opinione incerta e fragile della loro opera, nascosta sotto la superba certezza che sia un capolavoro, e questo perché nessun “esperto del settore” spiega loro papale papale cosa va e cosa non va. Molte CE ormai non ti rispondono nemmeno formalmente; figuriamoci dirti perché e in cosa qualitativamente pecca la tua opera. Da questo punto di vista la scheda di valutazione aiuta a comprendere realmente la validità del romanzo, o almeno a farsi un’opinione che sia un minimo oggettiva. Il “realismo narrativo” è sempre positivo, a mio avviso.
Le schede di valutazione a pagamento sono un altro paio di maniche. Io sono a favore, lo dico subito: proprio una scheda ben fatta mi fece capire quanto facesse cagare il mio primo romanzo e mi fece desistere dall’inviarlo alle case editrici. Oggi vedo ancora più chiaramente quanto, sei anni fa, la mia “opera prima” non potesse aspirare ad alcunché, e come quei consigli mi furono utili per migliorare.
Pagai 200 euro e non me ne sono mai pentito. Tuttavia, c’è da fare un distinguo: c’è chi le schede può permettersi di farle, come sottolinei tu, e chi no. Ci sono schede buone, competenti, e schede assolutamente inutili e, anzi, potenzialmente dannose perché scritte in base a false convinzioni. Insomma, molte persone che redigono schede di valutazione non sono in grado di farlo, e su questo non ci piove. Lo so per esperienza.
Per non buttare 200, 300, 400 e rotti euro, dunque, consiglio vivamente di informarsi sulla persona che effettua tale servizio e SOPRATTUTTO (scusate il caps) di accertarsi delle sue competenze/capacità. Come? Leggendo opinioni su di lei sul web; leggendo materiale scritto per altri autori e per altre opere; chiedendo di lei a persone che ci hanno avuto a che fare; comprando una scheda di lettura invece che di valutazione. Questo ultimo punto, secondo me, è particolarmente importante: le schede di lettura costano molto meno e danno un’idea sia dell’editor, sia della propria opera. Anzi, alle volte basta quella (specie nei casi in cui l’opera sia davvero immonda, ovvero l’ 80% della roba che arriva in CE).
Chiedo venia per il papiello, come si dice dalle mie parti, e gli orridi avverbi! Non ho voglia di scrivere bene
Daniele Imperi
Difficile che una grande casa editrice possa mandare una scheda di valutazione a tutti i romanzi che respinge: alla fine passerebbe il tempo a far quello, con tutte le proposte che riceve.
Barbara
Uhm…dato che di tuo sei un disegnatore, se ho capito bene, perché qualcuno dovrebbe venire da te e pagare un’illustrazione quando in rete si trovano una sacco di immagini gratuite, anche di illustrazioni? “Perché io sono un professionista e faccio un lavoro di qualità”.
Esatto. La qualità.
Secondo te un imprenditore che è già preso per l’acqua alla gola dalla crisi, con un bilancio fortemente in rosso, dovendo fare un investimento su un nuovo prodotto preferisce rischiare con un semilavorato che gli comporta altri costi per portarlo in fase finale o avere allo stesso prezzo un prodotto già finito, solo da marchiare, pubblicizzare e rivendere? (e sottolineo “allo stesso prezzo”)
Che piaccia o meno, le case editrici Big non accettano più da molto tempo l’invio diretto di manoscritti. Formalmente si, ma poi non li legge nessuno, non c’è tempo (perchè il tempo è denaro). Si appoggiano solo a agenzie editoriali e di un certo livello. E già per arrivare a quelle agenzie il manoscritto dev’essere non solo ben scritto, non solo un’idea brillante, ma anche “vendibile” per il mercato attuale (il libro è un prodotto e anche il suo mercato risponde alle leggi di domanda e offerta). Un editor professionista collabora già con le agenzie editoriali, a volte segnalando proprio i testi che ha appena editato. Non è obbligatorio, ma fornisce una chance in più.
Per fare un paragone: al parco giochi Gardaland esiste un ulteriore biglietto, da sommare a quello normale d’entrata, che si chiama “express” e permette di saltare le code di alcune attrazioni (di solito quelle che accumulano anche 2 ore a giro). Puoi fare anche il tuo giro dopo 2 ore, 2 ore e mezzo (dipende da quanta gente c’è), ma se nel frattempo piove? E poi, 2 ore a giro, diminuiscono le attrazioni che puoi provare nella singola giornata e quindi potrebbe anche valere il costo ulteriore. Questo è proprio la valutazione professionale del romanzo: una corsia preferenziale (seppure in questo caso non c’è comunque garanzia di pubblicazione).
Amanda Melling
Esattamente Barbara, io mi tormentavo all’idea che nessuno si trovasse il manoscritto sul serio da leggere sulla scrivania. Ora come ora consiglio di trovarsi una buona agenzia a tutti, se si vuole tentare di avere un futuro, anche se comunque pubblicare con la piccola editoria è sempre una soddisfazione, ma a certi nomi da solo non ci arrivi.
Daniele Imperi
In effetti non ce lo vedo il mio manoscritto inoltrato all’editore e poi letto da lui medesimo col sorriso sulle labbra
Daniele Imperi
Più che disegnatore, io me la cavo disegnando vignette umoristiche
Credo di aver capito che vuoi dire, ma un autore che spende 500 euro per farsi editare il romanzo, solo per farselo accettare da un’agenzia, per me sta solo buttando via i suoi soldi. La casa editrice potrebbe rifiutarlo comunque e se l’accetta, lo fa editare di nuovo.
Gaia Sibilla
Concordo pienamente con Barbara.
Corrado S. Magro
Commenti validi, il “papiello” poi mi riporta in tempi e luoghi lontani. Che dire? Ogni commento contiene una verità. Mi trovo in sintonia con quello del “Palombaro” che ingloba la quasi totalità delle sfaccettature del problema. Anche io mi sono confrontato con le stesse problematiche e anche io ho prestato attenzione circa due decenni or sono, a una scheda di valutazione stilata da professionisti “onesti” ma tanto “cari”. Combaciava con quella di una lettrice “beta” (amica e a costo zero) che ha il raro dono di non fare sconti oltre a contare su un’esperienza pluriennale di (ex) editor al servizio del fior fiore dell’editoria italiana. Da allora, grazie appunto a questo privilegio, penso avere avuto il coraggio di continuare a battere un sentiero impegnativo e mai esaustivo. E sciacquo e risciacquo i miei scritti nell’Arno sebbene spesso inquinato. Il successo? Beh, questo è un argomento inerente ma ben diverso.
Daniele Imperi
Il problema è anche questo: paghi senza avere nessuna garanzia di pubblicazione.
Andrea
Questo è proprio un mio problema: non ho lettori beta.
Quasi quasi mi metto a distribuire copie per strada, qualche disperato lo troverò
Comunque io preferirei spenderli per un buon editing, altro che valutazione.
Amanda Melling
Andrea, mandalo a me non mi piace sviscerare, ma se ti va bene un parere secco, ok.
Andrea
Sarebbe fantastico
Mando via email?
Amanda Melling
Si Andrea via mail!
Andrea
Visionando il tuo blog non ho trovato l’email. Ti lascio la mia: andre8.dilauro@gmail.com
Daniele Imperi
Sì, meglio spenderli per un editing e poi autopubblicarsi.
Tenar
Secondo me una scheda di lettura professionale può valere un investimento ragionevole (magari non 500 euro), Se parliamo di editor seri, che lavorano anche nella grande editoria, possiamo avere un riscontro sulle potenzialità del romanzo, su quanto valga la pena lavorarci ancora. Io ho mandato un romanzo in valutazione, la cosa non mi ha cambiato la vita e l’opera è tutt’ora inedita. Diciamo che ho un’idea più precisa del perché è tutt’ora inedita, ecco, suppongo che sia meglio di niente.
Daniele Imperi
Certo, dipende anche dalla spesa, se proprio vuoi spendere soldi. E, appunto, dev’essere un editor che ha lavorato o lavora per editori, così ha più senso.
Elena
Valutazioni on me ne hanno mai chieste (e meno male per loro, si vede che mi conoscono ). Ma recensioni sì. Ma non lavoro su commissione….
Lettori beta servono sempre come il pane, ma meglio se non ti conoscono… dunque un bel problema … Anche io vorrei rivolgermi a un’agenzia letteraria, ma anche loro sono sempre più difficili da contattare. Si vede che siamo troppi scribacchini in giro
Daniele Imperi
Sì, siamo decisamente troppi, ma con del buon materiale secondo me si riesce ad arrivare almeno a un’agenzia.
Alvise
Stavolta non posso che essere in totale disaccordo con te Daniele, ed ora ti spiego perché.
Partendo dal fatto che ho scritto io stesso un articolo sulle valutazioni degli inediti, su come vanno svolti e sul perché sono utili (puoi trovarlo qui se vuoi https://lancelotcopywriting.it/valutazione-inediti/ ), sarò più che felice di farti un brevissimo riassunto.
La valutazione è uno strumento grazie al quale puoi aumentare le tue possibilità di pubblicazione dell’80-90%. Queste perché vengono individuati tutti i punti deboli e i punti di forza del tuo libro (trama, forma, stile, personaggi ecc) in modo tale che sia possibile cambiare quelli negativi e migliorare e perfezionare quelli positivi.
Può essere un utile strumento anche a chi sarebbe stato pubblicato senza, il quale magari ottiene suggerimenti e spunti per migliorare che il suo editore non avrebbe individuato.
Questo è, ovviamente, il mio personale e umile punto di vista!
Daniele Imperi
Non bisogna essere per forza sempre in accordo
Come calcoli quelle percentuali? Cioè, come fai a dire che le possibilità di pubblicazione aumentano dell’80-90%?
luisa
Oh finalmente! Un blog pratico, onesto,competente e simpatico. Che spasso leggervi
Ho fatto qualche tel. qua e là per avere informazioni a tal proposito e ho capito che sono soldi persi.
Penso che nel caso un editore riceva un buon manoscritto (nella sostanza) di tutti gli altri aspetti se ne occupano loro
Insicurezza e inesperienza creano due atteggiamenti (secondo me) :quello di sopravvalutarsi e spinti dalla ricerca di “perfezione” si spendono molti soldi, oppure timidamente si lasciano nel cassetto i propri scritti.
Secondo me bisognerebbe osare e spedire alle case editrici, poi come va, va.
Daniele Imperi
Anche io sono per osare, lo diceva anche D’Annunzio
Kinsy
Secondo me il valutatore di testi è essenziale per chi vuole auto-pubblicarsi. Per gli altri bastano i lettori beta, che anche se sono amici e conoscenti non possono limitarsi a dirti “mi è piaciuto tanto/poco” (in questo caso bisogna subissarli di domande e poi cambiare lettore per volta successiva), e se c’è qualcosa che non funziona, pur dicendotelo nel modo più indolore possibile, lo capisci (se vuoi capirlo, altrimenti nemmeno la valutazione di un professionista può fare nulla per il tuo ego).
Forse te l’ho già raccontato, ma una volta mio marito, leggendo un mio racconto, mi ha detto che l’antagonista maschile gli stava simpatico, così educato. Io invece volevo descrivere una persona arrogante e, sì educata, ma in modo così sforzato da essere antipatico a pelle. Ecco, pur non essendo un valutatore di professione, mio marito mi aveva fatto capire che il personaggio non lo avevo costruito nel modo giusto.
Daniele Imperi
Chi vuole autopubblicarsi ha bisogno di un editor, non di un valutatore. L’editor dirà se il suo romanzo è pubblicabile.
Il lettore beta dovrebbe andare oltre il semplice “m’è piaciuto”, diciamo che è un passo intermedio prima dell’editing.
Amanda Melling
Ma il punto è che è come per altri campi, sapere non serve a nulla, quello che conta è sentirsi, in questo caso leggersi sul serio. Una scheda di valutazione ti dice che un lavoro potrebbe essere più lungo, quali ripetizioni fai, dove ci sono errori nella trama, ma se tu sai o non sai scrivere rimane invariato. Perché quello che scrivi è buono perché ha qualcosa in più che boh, non si capisce bene cosa sia, ma c’è.
Cristina
In un mondo ideale la scheda di valutazione, per quanto ben fatta, dovrebbe essere accompagnata da una telefonata tra il “valutatore” e “l’autore” o da un incontro, perché soltanto da un confronto diretto si possono sviscerare e chiarire i vari problemi. Penso che una tariffa di 400-500 euro lo meriti.
Ma, appunto, parliamo di grande utopia in quanto tra poco non soltanto non esisteranno più valutatori ed editor, ma nemmeno le case editrici!
Daniele Imperi
Non so, a me sembrano costi eccessivi, considerando che non sono per l’editing, e quindi per chi vuole autopubblicarsi, ma solo per avere una valutazione.
Perché poi non esisteranno più editor e case editrici?
Cristina
Sono piuttosto pessimista riguardo a editor e case editrici. Ormai gli editor appartengono a una specie in via di estinzione, dovrebbero rientrare tra le categorie protette come i panda e i gorilla di montagna. Non conosco la situazione dei grandi editori, ma le piccole e medie case editrici tagliano come prima cosa gli editor; altrimenti non si spiega come mai pubblichino di tutto e di più senza un minimo di revisione. Poi chiedono all’autore di far preparare la copertina, di scrivere la quarta di copertina, organizzare le presentazioni ecc. ma quello è ancora un altro discorso. Le case editrici ormai sono diventate più stampatori che editori.
Daniele Imperi
Io continuo a trovare parecchi errori nei libri, anche grammaticali.
Non penso però che tutte le piccole e medie case editrici facciano preparare la copertina e la quarta all’autore. Se qualcuno s’imbatte in una situazione del genere, è meglio che rinunci a quella pubblicazione.
Enrico Giammarco
Diciamo la verità, e diciamola tutta. Molti professionisti del mondo editoriale oramai vivono principalmente sulla formazione (corsi di scrittura creativa, ecc…) e sui cosiddetti “servizi editoriali”, tra cui la valutazione del romanzo. Se si parla di grosse agenzie, oltretutto, questi servizi vengono oltretutto passati in outsourcing a service minori. Io ci penserei due o tre volte prima di dare centinaia di euro per una valutazione di un romanzo, soprattutto nell’era del self-publishing e del web marketing.
Daniele Imperi
Ciao Enrico, benvenuto nel blog. Io sono scettico anche sui corsi di scrittura creativa
Ilario
Come mai? Io pensavo di partecipare a un corso di scrittura creativa. Cosa non ti convince?
Daniele Imperi
Non credo che alla fine se ne sappia più di prima. E poi quelli buoni costano parecchio.
luisa
Ciao Daniele cosa ne dici di un post-guida sulle case editrici medio-grandi per proporsi, con tanto di nomi?
Ieri mi sono detta: adesso basta , quì si va per le lunghe …tutte queste regole mi stanno facendo innervosire… così ho estrapolato le righe più significative di quel “famoso” romanzo …ricordi? Ho fatto una scelta di quattro/cinque case editrici e gli sto spedendo parte del romanzo, vediamo cosa succede.
Daniele Imperi
Ciao Luisa, ce ne sono tante, impiegherei una vita a scrivere il post
Quale romanzo? Ora non ricordo. Prima di spedire uno stralcio del romanzo, però, leggi le loro linee guida, perché qualcuno vuole il testo completo.
luisa
Peccato poteva essere interessante… concentrandosi su alcune.
Ne ho selezionate quattro, però solo una è molto flessibile nelle sue linee guida , tutti scrivono di inviare il manoscritto senza specificare troppo
Testo completo o no mi sento di trasgedire le regole …tanto cosa ci perdo?
E poi alcuni rispondono dopo 6 mesi solo in caso affermativo . Invece Bookabook ha un modo diverso di porsi sul mercato ma non so, tu cosa ne pensi lo conosci?
grazie per le risposte
Daniele Imperi
Conosco Bookabook solo di nome. Se non specificano quanto testo mandare, scrivigli
Ilario
Salve! intanto mi presento, mi chiamo Ilario e mi sono appena iscritto, anche se seguo questo blog da tanto. Per la valutazione dei romanzi, per l editing… mi chiedo; un autore che scelga la strada del self publishing può saltare questo passaggip? la risposta ovvia è: NO! Tuttavia, per la logica stessa del Self non richiede necessariamente il passaggio obbligato dell’Editing. E’ un mondo editoriale diverso da quello tradizionale, sicuramente imperfetto e in fse di costruzione ma l’impressione è che il lettore che decide di testare l’opera di un esordiente sia consapevole dei possibili “difetti” rispetto al prodotto editoriale confezionato. Io da lettore dei ebook (anche esordienti) almeno lo sono.
Daniele Imperi
Ciao Ilario, benvenuto nel blog. La logica del selfpublishing richiede semplicemente che l’autore si addossi tutte le spese previste per pubblicare, non che salti dei passaggi. Gli ebook autopubblicati hanno un costo, quindi dev’esserci la qualità.
Ilario
Grazie per il benvenuto! E si lo so. Per questo mi è capitato di leggere roba davvero imbarazzante, non tanto in termini di trama, ma di ortografia e incongruenze davvero assurde. Tuttavia, le ho lette.
Kukuviza
E non ti viene un certo nervoso dopo aver letto opere scritte alla cavolo?
Ilario
Conosco il rischio che corro. Mi è capitato spesso anche con libri di autori noti, però. Tuttavia ho letto anche cose buone che non avrei potuto acquistare nelle normali librerie. Il web è anche questo.
Daniele Imperi
Come hai potuto notare a tue spese autopubblicarsi non dovrebbe significare saltare dei passaggi