L’idea per questo articolo è nata leggendo 10 Science Fiction And Fantasy Stories That Editors Are Tired Of Seeing di Charlie Jane Anders sul sito Io9. Mi era sembrata una bellissima idea, sentire direttamente dalla voce degli editori cosa fosse meglio non inviare.
Ho voluto così replicare e il 10 settembre scorso ho iniziato a contattare gli editori nostrani che pubblicano storie fantasy e di fantascienza. Hanno risposto in nove alla mia domanda. Sentiamo come.
Quali storie di genere fantastico non siete più disposti ad accettare dagli autori?
#1 – Plesio editore – Giordana Gradara
Bella domanda.
Ho sempre sostenuto che non esistano storie che non pubblicherei a prescindere, che la vera differenza la faccia lo stile, che non abbia senso imporsi vincoli di questo tipo.
Eppure c’è una categoria di storie che considero adatta solo agli scrittori esperti. Il mio, dunque, è un disappunto parziale. Diciamo che in linea teorica si tratta di libri potenzialmente leggibili e pubblicabili, ma poi sul piano pratico è difficile che soddisfino le aspettative, anzi: di solito si rivelano dei flop.
Parlo di tutte quelle storie in cui il protagonista non è umano, né umanizzato in maniera volontaria (come accade, ad esempio, ne “La collina dei conigli” a tutti gli effetti uno dei libri che più amo).
Consideriamo che per un neofita è già difficile riuscire a creare empatia tra il lettore e i suoi personaggi quando parliamo di storie classiche.
Se partiamo utilizzando come protagonista un membro di un’altra razza, o un animale, o qualsiasi cosa non umana (o non volontariamente umanizzata), poniamo ulteriori barriere all’empatia.
Senza contare la difficoltà del restare coerenti, elevata proprio perché si tenderà sempre a ragionare come esseri umani e a traslare questi pensieri (sotto forma di decisioni, azioni, dialoghi) sui nostri personaggi. Ma se questi sono rettili (o alieni, o pesci, o divinità, o computer, o T-rex, visto che tutte queste possibilità mi sono capitate sotto mano in valutazione) la cosa rischia di generare un problema di logicità nello sviluppo del personaggio e della trama.
L’unica soluzione per riuscire a gestire una situazione di questo tipo in maniera accettabile è possedere ottime doti analitiche anche sul proprio operato, nonché padroneggiare alla perfezione le tecniche narrative che lavorano sulla creazione dell’empatia.
Va da sé che il mio suggerimento non è certo un diktat, ma è basato sull’analisi di quanto arrivato in redazione negli anni passati. Ciò non toglie che la narrativa offra esempi di storie riuscite anche con protagonisti non umani. L’ultimo da me letto, “Il sentiero di legno e sangue” (Luca Tarenzi, Asengard), rappresenta ad esempio una bella prova. Ma lo scrittore era all’epoca alla quarta opera pubblicata e viene considerato (a ragione) uno degli autori ‘da seguire’ nel panorama fantastico italiano.
A chi vuole cimentarsi in una storia di questo tipo consiglio, prima, di scrivere e divulgare altro. Certe capacità si acquisiscono solo con la pratica.
#2 – Il Ciliegio – Giovanni Maria Pedrani
Un giovane eroe incompreso è costretto a una serie interminabile di prove per riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Ad aiutarlo nella sua impresa il suo simpatico amico. Il premio sarà l’amore di una fanciulla. Il segreto per vincere il cattivo è racchiuso in un misterioso sigillo.
Questo copione trito e ritrito è alla base della maggior parte delle storie fantasy, con tante varianti, ma una matrice comune.
Eroe, antieroe, complice, sigillo, premio finale, sono gli ingredienti della favola classica pensata centinaia di anni fa. E la troviamo con successo ovunque. Per citarne solo una: Robin Hood con il compare Little John, la bella Lady Marian e il cattivo Principe Giovanni.
E nel filone fantascienza c’è invece una gara a pensare ogni volta un mondo diverso, con tutti i minimi dettagli (dalla botanica alle unità di misura, dall’ordinamento politico ai vestiti), concentrandosi più sulla “scenografia” (peraltro comunque importante) che sulla storia vera, sull’azione o sulla fantasia nell’intreccio. Anzi, spesso questa ambientazione è lo sfondo di avvenimenti banali da fiction televisiva che potrebbero tranquillamente essere collocati nel nostro tempo.
Siamo sempre felici di leggere idee nuove. La nostra casa editrice incoraggia l’iniziativa. E se proprio si deve usare un canone classico, almeno che venga fatto con un po’ di originalità!
#3 – La Ponga Edizioni – Stefano Tevini
Come curatore di collana di La Ponga Edizioni cerco, nel mio piccolo, di essere sul pezzo, di avere il polso della scena contemporanea della letteratura di genere. La discriminante, in questo senso, è capire quando un filone può dare frutti interessanti e quando, invece, si esaurisce diventando una moda stanca e non più foriera di titoli che valgano la pubblicazione.
Per fare un esempio pratico in entrambi i sensi, trovo che il filone zombie stia mostrando le corde, i titoli di puro sfruttamento del trend, senza un reale valore, cominciano a essere tanti e la spinta propulsiva del sottogenere è lontana da momenti di eccellenza quali quelli regalati da Max Brooks.
Trovo, al contrario, decisamente vitale il filone supereroistico. Qui da noi si vedono ancora pochi romanzi del genere, ma oltre oceano autori come Chris Strange e Blake Northcott stanno creando materiale estremamente valido. Qui si vede anche la spinta del cinema e di periodi commercialmente e artisticamente felici di realtà di riferimento come la Marvel Comics.
Ecco, questo è il criterio dell’accettazione o meno di una storia fantasy o di fantascienza : la vitalità, la capacità di raccontare. Le centinaia di fantasy clonati dalla più noiosa partita di D&D, le distopie derivative dal più trito e ritrito dei cyberpunk non trovano casa presso La Ponga Edizioni. Siamo piccoli e giovani, non possiamo permetterci di essere anche banali.
#4 – Lettere animate – Roberto Incagnoli, Direttore Editoriale & Comunicazione
Di norma non ci piace leggere le storie forzate perché di moda. Siamo stufi di leggere di vampiri e licantropi e di piccole maghe alla ricerca di qualcosa.
Spesso si crede di dover scrivere qualcosa che piace leggere o vedere. Non tutti sanno scrivere un determinato genere. Scrivere un fantasy o un libro di fantascienza è molto difficile perché la linea che divide il disastro da un buon libro è sottilissima.
#5 – Bel-Ami Edizioni – Armando Rotondi, Direttore Editoriale
Il fantasy attualmente ha avuto uno sviluppo enorme, forse eccessivo, in tutte le sue forme. Difficile anche definire cosa sia fantasy, perché esso si configura come un macromondo in cui sono presenti diverse tipologie: dallo sword&sorcery al racconto/romanzo realistico con elementi fantastici, sino a sconfinamenti nell’horror o nella fantascienza.
I film della saga di Lord of the rings, l’Harry Potter prima letterario e poi cinematografico, il proliferare di pellicole e libri con maghi, eroi ed altro (da Eragon a Percy Jackson), casi italiani come Licia Troisi e altro ancora ha portato, a mio avviso, a una sorta di mania, più che di moda in cui tutti i giovani scrittori, gli esordienti e semiesordienti credono di saper scrivere un fantasy e che un fantasy sia per forza di cose la scelta obbligata, più che giusta, per un editore. Gli scrittori (o aspiranti tali) si sono così divisi in due schiere: chi legge fantasy da lunga data, sin da tempi insospettabili, e che credono sia il momento giusto per dare sfogo alla loro erudizione in materia; i neofiti che sono in preda alla febbre del fantastico.
Le conseguenze sono evidenti: quasi nessuno vola basso, quasi tutti propongono saghe (il minimo è la trilogia, ma altri prevedono anche sette volumi, quindi o Tolkien o Rowling) che per un editore indipendente e di piccole/medie dimensioni diventa un azzardo improponibile. Uno perché la qualità non è quasi mai di buon livello; economicamente è una scommessa insostenibile, bisognerebbe davvero credere al 1000% nella saga.
La seconda conseguenza è nei contenuti e nella forma: tutto, o comunque moltissimo, sa di già visto, di già sentito, di già letto. Dai nomi che sembrano scimmiottare quelli di volumi blasonati alle trame, in alcuni casi sfiorando quasi il ridicolo.
Scrivere un fantasy, così come un racconto o romanzo di genere, è difficilissimo perché non credo ci sia la via di mezzo. O sono lavori di buon/ottimo livello o di scarsissimo valore.
Quello che ho scritto, comunque, non esclude che vi siano autori, anche poco conosciuti, semiesordienti o esordienti, che siano bravi a creare storie, situazioni, personaggi. Con la Bel-Ami abbiamo, ad esempio, creato un’antologia con 10 autori e 10 racconti sword&sorcery che crediamo essere di ottimo livello.
Si tratta quindi di districarsi in un calderone enorme e cercare di trovare prodotti appetibili e di un certo spessore.
Altro aspetto interessante è il fantasy per l’infanzia che noi non valutiamo per scelte editoriali. Ci sono modalità di scrittura precise che guardano anche alla pedagogia e che spesso gli autori non riescono a gestire o utilizzare.
Credo che per un buon fantasy, quindi, paradossalmente l’autore debba volare basso, essere umile e forse riesce a trovare la cosa che manca attualmente: l’originalità. La semplicità a volte paga.
#6 – Watson Edizioni – Ivan Alemanno
La narrativa fantastica e fantascientifica è colma di avventure incredibili che hanno scritto la storia del genere e che sono un punto di riferimento per le nuove generazioni di autori. È facile quindi cadere nel ripetitivo e anche nel banale. Per questo evitiamo di approvare testi che includano i classici elfi, nani, goblin, vampiri fashion e innamorati della vita, angeli dorati, prediligendo elementi nuovi che possano creare inattese sorprese.
È importante allo stesso modo sperimentare i “Classici” trovando nuove forme per esprimere gli stessi concetti magari osservati da altri punti di vista.
Non siamo quindi disposti ad accettare il soggetto ritrito e monotono a meno che non si provi a sperimentare intelligentemente.
La letteratura di genere, che sia oltretutto valida, ha bisogno di tanta fantasia, impegno e follia, l’ingrediente in più per realizzare un prodotto fuori dal comune.
#7 – Rosa dei venti Edizioni
Siamo una piccola casa editrice digitale nata da pochissimo e ci avventuriamo ora nel mondo ingarbugliato dei manoscritti. Tuttavia, abbiamo le idee molto chiare sulle nostre future pubblicazioni. Vogliamo leggere storie emozionanti e appassionanti, che abbiano quel “più” che le renda indimenticabili.
Per noi una storia fantasy e/o di fantascienza deve essere in grado di stupire, di esplorare dimensioni inimmaginabili trasformandole in realtà autentiche, di presentare creature sconosciute e particolari o di mostrare quelle già ampiamente sfruttate sotto una luce nuova e fresca. Vogliamo imbatterci in realtà ancora inesplorate, tutte da scoprire, che presentino temi attuali rielaborati metaforicamente.
Le opere appartenenti a tali generi presentano pecche riallacciabili soprattutto alla credibilità e al senso di già visto e sappiamo che è difficile creare una storia originale e interessante al giorno d’oggi, perché molte delle tematiche e delle figure tipiche di questi filoni sono state sfruttate e consumate, ma siamo convinti che se un autore vuole plasmare qualcosa di diverso può riuscirci sempre.
Noi cerchiamo in particolare storie che abbiano una forte carica magica, ricche di sentimento, che sappiano stupire e coinvolgere totalmente il lettore e presentino un intreccio solido e pieno di suspense. Vogliamo personaggi forti e sfaccettati, complessi, non piatti e privi di sfumature. Una storia fantasy o sci-fi non deve assolutamente essere banale e, pur presentando creature fantastiche o scenari futuristici, non deve confondere il lettore né minare la credibilità dell’intreccio. I personaggi non devono essere uguali tra loro e privi di personalità e le ambientazioni non devono essere abbozzate, ma descritte con estrema cura proprio per favorire l’immersione in un mondo immaginario.
Abbiamo preso in considerazione due generi narrativi specifici, ma alla fine queste considerazioni valgono per ogni tipo di storia.
#8 – Nativi digitali edizioni – Marco Frullanti
Difficilmente c’è una tipologia testuale a cui diciamo no a priori, tra i fantasy che abbiamo pubblicato c’è un po’ di tutto, dallo sword and sorcery, all’urban fantasy, alle contaminazioni. In generale, secondo me non è il momento giusto per il fantasy “tolkeniano”, o epic fantasy, perché dopo i film è tornato di moda ed è quindi stato sviscerato all’inverosimile. Simile discorso per un certo tipo di paranormal romance che si ispira troppo a Twilight: penso che ne abbiamo visti fin troppi, no? A me piacerebbe invece leggere storie di autori che hanno saputo osare coniugando ad esempio il fantastico ad altri generi, o a trame e ambientazioni fuori dai canoni.
#9 – Vaporteppa – Marco Carrara
Domanda difficile e assieme facile: difficile perché non è possibile fare una semplice lista che sia completa; facile perché è possibile dare indicazioni che permettano di valutare caso per caso ogni opera e rispondersi da soli se la potremmo volere o meno.
In generale, purché sia narrativa fantastica, ogni opera può essere di interesse per Vaporteppa. Cos’è la narrativa fantastica? La narrativa fondata su un “What if”, un “cosa accadrebbe se”, di natura fantastica: “impossibile” nel Fantasy, “possibile seppure improbabile” oppure “possibile in linea teorica” nella Fantascienza (date le nostre conoscenze, ovviamente).
Se la storia si basa su un solido “What if” (o più di uno), può essere di nostro interesse. Non ci interessano le opere il cui “What if” è scopiazzato dalla copia della copia di qualcosa, visto mille volte ecc. Per esempio se uno pensa di stupire i lettori con l’idea che gli elfi stiano nei boschi e i nani nelle miniere, butta male: è giusto un pelino troppo abusata, nessun lettore che ama davvero la narrativa fantastica (spesso lettori di fantascienza), quei lettori che cercano la novità, lo stupore di una nuova visione fantastica, la troverebbe interessante.
Vanno bene gli elfi nei boschi e quel che pare all’autore, purché non si aspetti che sia quello il punto di forza fantastico della vicenda (o il medioevo di cartapesta fatto coi cliché, ben diverso da quello reale): ci sono elfi ne La Figlia del Drago di Ferro di Michael Swanwick e nel videogioco Arcanum, e in entrambi i casi sono ottime declinazioni del Fantasy “classico” alla Tolkien. Nel primo la fedeltà al mito e la profonda conoscenza che Swanwick ne ha, permette di reinterpretare in chiave moderna il fantastico, senza ridurlo a scopiazzatura estetica, rifacendo in un certo senso il lavoro sul mito che fece Tolkien (o adottandone comunque l’impostazione). Nel secondo la lentezza, l’essere fuori dal tempo, di certi fantasy male ispirati a Tolkien viene sconvolta dall’improvviso ingresso del progresso, dell’evoluzione, della realtà che muta e pretende adattamenti, lì simboleggiata dalla rivoluzione industriale che irrompe e stravolge tutto.
Elfi come feroci oligarchi e capitalisti guerrafondai in una società spietata, selvaggia, passionale, come il mondo fatato che appariva nei miti dell’antichità… o elfi come fossero indiani perseguitati e chiusi in aree sempre più ristrette, mentre la magia vacilla e la tecnologia ottocentesca si diffonde? Il “What if” in quelle due ambientazioni è ben altro, non gli elfi o i nani: loro sono il condimento estetico per l’ambientazione, sono parte degli elementi che sostengono la tesi fantastica.
Io ho perfino un debole per le fatine: figurarsi se ho qualcosa da ridire sull’usare, purché in modo intelligente, creature mitologiche molto note al pubblico! Mi piacciono moltissimo anche i Mech e le armature potenziate, ma lì non c’è rischio di averne fino alla nausea: i romanzi di fantascienza militare in Italia non abbondano di sicuro…
C’è certamente un grosso pubblico per i lettori di narrativa fantastica che non cercano novità o idee fantastiche vere e desiderano solo la solita minestra riscaldata di cliché ripetuti per decenni fino allo sfinimento (la copia della copia della copia del povero Tolkien che ci maledice dall’aldilà), rifiutando senza appello ogni briciolo di novità…
… ma non sono il pubblico che ci interessa soddisfare. Gli altri editori, soprattutto i Grossi, se ne occupano già abbondantemente. Noi sappiamo che tanti lettori non vogliono quelle cose e preferiamo puntare a loro, prima che smettano di leggere del tutto per il disgusto. Così, una scelta editoriale fatta anche solo per potermi guardare allo specchio senza vergogna (a parte quella per il mio aspetto in generale, ovvio! ^_^).
Cos’altro non vogliamo? Storie che non solo non hanno un solido “What if” fantastico, ma addirittura non sono proprio narrativa fantastica!
Prendiamo il classico Paranormal Romance alla Twilight: è narrativa fantastica mischiata al Rosa o il contrario? l’aspetto fantastico, il vampiro, è banalizzato, ridotto quasi a un peso (privato degli aspetti più cupi… e al sole sbrilluccica perfino!). La vera storia dietro è un Rosa. D’altronde, a puro livello di marketing, lo scopo era di dimostrare che tante ragazze non leggevano rosa perché aveva una brutta fama (roba che legge la casalinga insoddisfatta o altri luoghi comuni), non perché non sarebbe loro piaciuto se l’avessero provato! Ed ecco l’idea geniale di infilarci i vampiri per attirarle e… bingo! Il Rosa, purché agghindato nel modo giusto per vincere i pregiudizi, funziona!
Noi facciamo narrativa fantastica: non vogliamo opere che non lo siano. Prenderemmo una storia mainstream di avventura e complotti simil-medievali in un mondo alternativo in cui gli elementi fantasy sono secondari, in cui sono solo decorazione per giustificare l’etichetta di Fantasy e vendere anche a quei lettori? Sono un fan della serie di George Martin, ma non porterei qualcosa di simile, così poco Fantasy (soprattutto nei primi libri, poi per quelli ancora non pubblicati non posso giudicare), se proposto a Vaporteppa.
Meglio per Vaporteppa una grandiosa visione della natura della magia, come quella che Celia Friedman ci ha dato con Il Cavaliere del Sole Nero. Quello è Fantasy in cui la storia non può esistere senza il “What if”: se togliendo il “What if” (gli elementi fantasy o di fantascienza) basta solo aggiustare qualcosa qua e là e la storia rimane integra e funzionante, significa che non si fondava profondamente sull’essere Fantasy o Fantascienza, era un altro genere.
Mutare in elfo Amleto e in fatina Fortebraccio e per il resto lasciare tutto com’è, non farà dell’Amleto un Fantasy… come non è cambiato di genere solo perché i costumi erano ottocenteschi e non medievali nella versione di Kenneth Branagh (film che adoro, anche solo per il fatto di essere un Amleto integrale, quasi 4 ore!).
Cosa però davvero non vogliamo?
Qui si passa dalle opere agli autori! Anche se un’opera non è interessante per Vaporteppa, quello che davvero mi interessa è l’autore: l’opera era scritta evitando i tipici errori di uno scrittore dilettante, a dimostrazione che l’autore ha delle basi (ottenibili da chiunque con un po’ di intelligenza e di studio autonomo) e quanto scritto era sufficientemente vivido, concreto, evocativo, magari con un guizzo di interesse e novità qua e là nei contenuti?
L’autore si dimostra una persona interessata a migliorare e studiare, a impegnarsi per davvero e non solo a chiacchiere, e con una sincera passione per la narrativa fantastica? Se sì, qualcosa di buono può venirne in futuro e me ne occuperò per coltivarne le potenzialità.
#10 – ?
La stessa richiesta era stata spedita anche a:
- Fazi editore
- Editrice Nord
- Salani
- Galaad edizioni
- Linee infinite
- La Corte editore
- Morganti editore
- Curcio editore
- Ciesse edizioni
- Origami edizioni
- Fanucci
- Castelvecchi editore
- Gargoyle Books
- Multiplayer Edizioni
ma la maggior parte non ha mai risposto, pochissimi hanno accettato ma poi non hanno inviato la loro risposta. Non mi piace correre dietro alle persone, soprattutto per fare quella che è tutta pubblicità a loro favore. Quindi non ho insistito e alla fine, dopo quasi due mesi, ho deciso di pubblicare il post.
I su citati editori possono ovviamente rispondere qui nei commenti – anche se non credo lo faranno – come gli editori di fantasy e fantascienza che mi sono sfuggiti – e che NON pubblicano a pagamento – possono contribuire alla discussione.
Come vi sembra questo quadro? Se scrivete fantastico, avevate nel cassetto una delle storie che è meglio non proporre?
Seme Nero
Da una parte ho letto sempre la stessa risposta, che comunque davo per scontata: niente copie di copie ti Tolkien e Rowling. I punti di vista sono molto simili, ma ho apprezzato la risposta di Marco Carrara. Se ottenessi in risposta un “non ci siamo, ma non sei male: aggiusta qui e là e riprovarci” per me sarebbe comunque una vittoria, anche se parziale.
Daniele, se non l’hai già scritto (vado a controllare), un bel post sul “what if” ci sta tutto!
Daniele Imperi
Scontata ma a ragione quella di non gradire più copie di Tolkien e Rowling.
Non ho scritto un post sul “what if”. A dire la verità non mi viene in mente nulla da scrivere, ma ci penso.
Ivano Landi
I miei fantasy sono decisamente anomali quindi non rientro in nessuna delle categorie a rischio, almeno dal punto di vista delle trame. Riguardo invece le mia capacità di scrittore posso solo affidarmi al giudizio dei lettori e degli esperti del settore e sperare per il meglio…
Daniele Imperi
Allora sei a buon punto, Ivano
Ivano Landi
“le mia capacità di scrittore” si spiega con il fatto che avevo scritto in origine: “la mia abilità di scrittore” e nella fretta ho corretto solo a metà . Giusto per non smentirmi subito in partenza
LiveALive
Non scrivendo fantastico (almeno per ora, che di doman non v’è certezza) mi chiedo se non fosse il caso di fare una domanda più generica; perché se ha stancato un certo tipo di fantastico, ha stancato anche un certo tipo di giallo, di rosa, eccetera. …facciamo una serie di post, uno per genere? XD
Daniele Imperi
No, mi dispiace, ma ho impiegato ben due mesi per poter pubblicare questo post, quindi non ne faccio altri
Luca.Sempre
Sul decimo punto: mi sembra come il protagonista del film L’odio di Kassovitz che cadendo dal grattacielo dice “Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene. il problema non è la caduta. È l’atterraggio.”
Mi sembra evidente che le case editrici che non riusciranno a costruire un dialogo con i lettori saranno destinate a scomparire. Anche molto prima del previsto. La crisi è solo una scusa. Dietro c’è incapacità, arroganza, superbia, e miopia.
E poi, se è vero che c’è crisi, neanche accettano pubblicità gratuita da uno dei blog di riferimento del settore.
Ora… Mi sfugge qualcosa?
Daniele Imperi
Mi auguro anche io che certi editori scompaiano, ma non credo succederà.
Non so dirti il motivo delle mancate risposte. Ma me l’aspettavo.
enri
Interessante leggere le opinioni in merito degli editori. Grazie Daniele.
C’è poco da aggiungere, se non che, in un mercato “inflazionato” come quello del fantastico, c’è bisogno di nuove idee. Le letture e le immagini influenzano però lo scrivere e il pensiero. In tale ottica è indubbiamente più difficile discostarsi da storie, nomi e personaggi fantastici di capolavori letti che da quelli di un altro tipo di romanzo, che attinge da situazioni reali.
Quando ho iniziato a scrivere ho iniziato anche a leggere molto, molto più di prima, diciamo. Era uno dei consigli più frequenti ed era perfettamente in linea con le mie tendenze. Non è che ora mi ricreda ma l’altra faccia della medaglia è, come ricordato da Gardner e King, che bisogna scremare e scegliere attentamente le proprie letture. Qualche “crosta” va anche bene, ma solo a fini statistici e di puro “io-lo-finisco-per-avere-un’idea-di-cosa-è-una-crosta”.
L’originalità deve lasciarsi alle spalle il visto, letto e sentito. E nel fantasy è più difficile.
Daniele Imperi
Che intendi per scegliere attentamente le letture?
enri
Io penso che intendano dire, parlo dei docenti di scrittura creativa, che il lettore viene in qualche modo influenzato sia dallo stile che dal modo di costruire un romanzo da parte dello scrittore. E se un autore ci piace tendiamo anche inconsciamente ad imitarlo. Quando mi immergo anima e corpo in un libro appassionante, mi piacerebbe scrivere così, credo sia normale. Non so se si possa scrivere bene leggendo solo libri scadenti. Questo intendevo. Ciao
Daniele Imperi
Capito. Sì, è normale, succede sempre anche a me. Il bello è che non mi fisso soltanto con un autore, ma questo desiderio i fa sentire ogni volta che un romanzo mi resta impresso.
Grazia Gironella
Buon giornalismo, questo, che produce un articolo davvero interessante. Si conferma ciò che penso da tempo: scriverò di nuovo fantastico solo quando avrò il famoso “what if…?” con gli attributi. A quel punto, non sono sicura che mi terrò lontana dal fantasy classico, per quanto usurato sia. Sono convinta che tutto possa funzionare, se c’è un fulcro forte intorno cui far ruotare la storia e se sì scrive bene. Che poi sia facile mettere insieme le due cose, è un’altra faccenda…
Daniele Imperi
Diciamo che si potrebbe rivitalizzare il fanrasy classico, ma appunto bisogna avere una buona idea. Elfi e nani dubito che lo siano
IlFabbricanteDiSpade
Le osservazioni dei vari “commensali” sono molto interessanti e hanno in comune, come già detto qui sopra, la ricerca dell’originalità. Era prevedibile che, con l’avvento in libreria e poi al cinema di saghe interminabili quali Harry Potter o LOTR, la voglia di fantasy avrebbe contagiato molti aspiranti scrittori, incoraggiati dalla nuova linfa vitale donata al genere.
Personalmente, da lettore mi piacciono molto le contaminazioni, quindi sono d’accordo con chi suggerisce di sperimentare, tentare nuove strade (i vampiri glabri non mi sono mai piaciuti) e osare: siamo sempre alla ricerca di emozioni fresche.
Da simil-scrittore, ho sempre cercato di rispettare una semplice regola: ciò che annoia me, probabilmente annoierà di più chi mi legge. Voglio, in sintesi, sentirmi sempre in bilico su ogni pagina, voglio che i personaggi non siano mai al sicuro, che siano sempre in discussione e lottino realmente contro il pericolo.
Detesto l’eroe invincibile, lo trovo fuori moda come il principe azzurro. Emozioni reali, lettori reali.
Daniele Imperi
Il solito cavalcare l’onda del successo altrui.
La regola tua è anche la mia. Gli eroi invincibili e belli hanno stufato da parecchio.
Alessandro Cassano
Post veramente interessante. Non entro nel merito di ciò che han risposto gli editori: ognuno fa le sue scelte, mirate soprattutto a destinare meno resi al macero. Considerati questo post e quello che lo ha preceduto, si rafforza in me la convinzione che nei blog il vero “utile” sia da ricercarsi nella negatività: laddove le dritte “per fare” spesso risultano troppo soggettive, quelle su ciò che è da evitare colgono quasi sempre nel segno.
Daniele Imperi
Hai ragione sulla negatività: credo sia impossibile dire cosa voglio pubblicare, come editore, perché in teoria potrei pubblicare di tutto. Più facile è dire subito ciò che reputo andato, vecchio, non originale.
Salvatore
Parola d’ordine: originalità. Sembrerebbe che ci sia della stagnazione nel genere. Articolo interessante Daniele, magari non per me personalmente, ma in generale sì. Complimenti per l’iniziativa.
Daniele Imperi
Grazie. Concordo sulla stagnazione.
Sebastiano
L’articolo fa capire agli (aspiranti) scrittori che un buon libro è puramente farina del proprio sacco. Nulla di imitato o copiato, altrimenti cadrebbe nel ‘banale’ – esisterebbero ‘banali’ più originali di altri che potrebbero valere parecchio, tuttavia.
Effettivamente, se pensiamo ai grandi maestri passati di letteratura italiana, solo alcuni si sono distinti dagli altri, proprio perché sono stati originali e innovativi.
Daniele Imperi
Innovazione è il concetto su cui concentrarsi di più, secondo me.
Mala Spina
Sì, sono buoni consigli e li condivido. Però è altrettanto difficile valutare il proprio lavoro e accorgersi di quando si cade in qualche cliché o quando si sfrutta qualcosa di trito e ritrito… c’è sempre un angoletto del cervello che continua a dire: “Sì è vero sembra un po’ il libro X però c’è questa meravigliosa cosa Y di diverso che da sola salva capra e cavoli!”.
Per esempio il mio neurone più critico mi dice da mesi “Stai scrivendo robe che sembrano levate dai libri game di Lupo solitario, Conan il barbaro, i film i kung fu e rimescolati con qualche film come Una notte da leoni e Tutto in una notte, non ti vergogni?”. L’altro neurone più ottimista invece mi dice che ho scritto e sto scrivendo roba divertente.
Nel dubbio che si fa? Si va avanti, no?
Daniele Imperi
Bella domanda
Ci vuole una bella dose di autocritica. Devi saper capire quanto hai preso da altri libri e quando è invece originale.
Banshee Miller
Articolo molto bello. Davvero bravo. Non hanno risposto gli editori più grossi, forse meno bisognosi di pubblicità, o un po’ snob?
Certo che anche il lavoro dell’editore non è facile…
Daniele Imperi
Alcuni famosi, come vedi, non hanno risposto. Se sono snob o meno, non saprei. Di certo non rispondere non è educazione
Carlo A.
Ovvio che soggetti “ripetitivi”,
e palesemente stereotipati come vampiri, maghi, maghette e chi più ne ha più ne metta, possono indurre le case editrici a darci un bel due di picche. La parola chiave del momento, sembrerebbe originalità, che tra l’altro è la stessa che vuole anche il lettore (io in prima persona), quando legge un libro per cui ha pagato.
Mi è piaciuto molto il suggerimento di Bel-Ami Edizioni: volare bassi e semplicità; a volte pagano.
Daniele Imperi
L’originalità paga sempre, il difficile è trovarla.
Zweilawyer
Mi accontenterei di vedere un fantasy scritto con una tecnica dignitosa. Puoi anche scrivere la solita storia della principessa e del cavaliere, ma se la racconti bene sei già un passo avanti rispetto agli altri.
Daniele Imperi
Ciao Zweilawyer, benvenuto nel blog.
Che intendi per tecnica dignitosa? Puoi farci esempi di romanzi in commercio?
Zweilawyer
Per il fantasy direi che J.Abercrombie e Scott Lynch (di cui ho letto solo il primo libro) potrebbero essere dei buoni esempi.
Gianluigi
Pienamente d’accordo con tutto. Alla base di una qualunque storia c’è sempre l’originalità. Bisogna però considerare il fatto che il lettore tende a seguire la corrente (siamo tutti pecoroni =D). Basta pensare ai casi di Hunger Games e Divergent: i lettori cercano romanzi simili a quelli che hanno già letto, se sono graditi.
Puntare su qualcosa di innovativo, nuovo, anche diverso, è fondamentale per una casa editrice, secondo me: storie tutte uguali sono monotone, per quanto ben scritte possano essere. Parte del potere è nelle mani dell’editore: un’oculata selezione delle pubblicazioni può davvero spingere il lettore e persino lo scrittore verso una corrente diversa.
Penso che l’essenziale in fondo sia variare la possibilità di scelta, nei limiti del possibile: il lavoro delle case editrici non è un gioco d’azzardo
Daniele Imperi
Sì, è vero che i lettori tendono a leggere ciò che hanno amato, ma io da lettore vorrei qualcosa di diverso. Se amo l’apocalittico, non voglio leggere un romanzo identico a La strada di McCarthy.
Dovrebbe appunto essere compito sia dell’editore sia degli autori proporre cose nuove e cambiare la corrente.
Francesca Lia
Sono salva, su tutta la linea. Forse rischio di cadere nell’errore del “protagonista ostico” citato da Plesio editore – ma solo parzialmente. Per ora, avanti tutta.
Giordana
Tranquilla Francesca, non si tratta propriamente di un errore, solo di una difficoltà in più per l’autore.
Un saluto,
Giordana
Francesca Lia
Mh sì, anche io la penso così. (A dirla tutta, lessi la Collina dei Conigli verso i 12 anni, e non mi costò nessuno sforzo extra!)
Marcello
Parlando di fantasy sto leggendo solo ora la serie della Torre Nera di King. Mazza! Davvero bello! A questo punto – a me non piacciono le etichette – non ho chiaro cosa sia fantasy e cosa non lo sia… e ne sono contento forse tu, Daniele, avevi già scritto un articolo sulle classificazioni del fantasy? Non ricordo. Dici che sarebbe utile?
Saludos!
Daniele Imperi
Sì, sarebbe utile, ma non l’ho scritto. Ma penso che online ci sia qualcosa.
Attilio Nania
Rosa dei venti Edizioni:
“Noi cerchiamo in particolare storie che abbiano una forte carica magica, ricche di sentimento, che sappiano stupire e coinvolgere totalmente il lettore e presentino un intreccio solido e pieno di suspense. Vogliamo personaggi forti e sfaccettati, complessi, non piatti e privi di sfumature. Una storia fantasy o sci-fi non deve assolutamente essere banale e, pur presentando creature fantastiche o scenari futuristici, non deve confondere il lettore né minare la credibilità dell’intreccio. I personaggi non devono essere uguali tra loro e privi di personalità e le ambientazioni non devono essere abbozzate, ma descritte con estrema cura proprio per favorire l’immersione in un mondo immaginario.”
Tutto qui? Sicuri che non chiedete nient’altro?
Queste non sono le condizioni per un libro pubblicabile, ma per un capolavoro.
Irenesar
Un bel problema …amo il genere fantasy, ma sono messa male proprio per questo, perchè, come lettrice, non cerco mai l’originalità. Purtroppo, come aspirante scrittrice, devo cercarla…è da un po’ che ci provo, ma tutte le trame che mi sono venute in mente, alla fine, sanno sempre di già sentito e già letto. Troppi libri e grandi opere sono stati scritti, penso che per me non ci sarà mai spazio. L’originalità è il mio limite, ormai l’ho capito da un pezzo, eppure farei di tutto pur di scrivere fino alla fine dei miei giorni. Un articolo davvero interessante … in effetti ciò che gli editori, ma anche molti lettori vogliono è proprio l’originalità.
Daniele Imperi
Ciao Irene. benvenuta nel blog.
Devi riuscire a trovare l’originalità. Nella sezione Fantastico troverai qualche articolo che fa al caso tuo.
Irenesar
Grazie mille, darò un’occhiata! Grazie per i tuoi articoli così interessanti, mi sono stati molti utili per capire.
Caratteristiche di un fantasy vincente
[…] mia intervista a 9 case editrici che pubblicano fantastico sono emerse cose interessanti, ma alcune anche scontate. Scontate nel senso che tutti ce le […]
Daniele
Si chiede umiltà allo scrittore, che inanzitutto deve solamente iniziare a considerarsi tale, per ingoiellarla su file la sua prima lettera della tastiera, cancellarla. Santa Barbara quella barretta nera che appare e scompare diventa un dito che ticchetta sull’orologio. Ma guarda se poi io divento ignorante. Dico che non so dove va la punteggiatura.Un saluto a tutti bel post Daniele!
Daniele Imperi
Ciao Daniele, grazie e benvenuto nel blog. L’umiltà serve in generale nella scrittura, non solo nel fantastico.
Giorgiana
Ciao a tutti!
Pezzo molto interessante e utile… anche se… se è vero che il Paranormal Romance ha stufato sia lettori che editori perché continua a proliferare di giorno in giorno? Mah.. Quanto agli eredi tolkeniani, mi ricordo che quando ho letto la saga di Eragon ne ero rimasta entusiasta, poi l’ho riletta recentemente e l’ho scoperta ricca di banalità ed estremamente prevedibile… però mi è stato d’aiuto per capire cosa NON è originale e cosa PUò esserlo.
Se c’è una cosa di cui non ho paura è di cercare di uscire dagli schemi, però anche così non sono mai sicura di essere abbastanza originale, penso sia inevitabile scivolare almeno su qualche cliché di genere…
Daniele Imperi
Ciao Giorgiana, benvenuta nel blog. Il paranormal romance prolifera perché è pubblicato da grandi editori, che vogliono fare soldi facili, e perché è letto da una massa di lettori che si accontenta di quella roba.
Eragon era scritto da un 15enne, se non sbaglio.
Giorgiana
sì, l’ha iniziata a 15 però l’ha ultimata a quasi 30 anni.. =)
Mauro sieni
Ti scrivo, dopo aver letto le risposte, io sono alle prime armi, ho iniziato 12 mesi fa, dopo aver avuto un’infarto non sapendo cosa fare ho iniziato a scrivere, non vivo in Italia ma un po’ in Cina è un po’ in Papua Nuova Guinea, qui non ci sono italiani, così sono 27 anni che non lo parlo, così quando ho inviato il primo libro ho specificato che gli errori dovevano essere tanti, ma non potevo farci nulla dovuto ai troppi anni passati a parlare inglese e cinese
La risposta è stata positiva ma tutti vogliono un contributo, cosa che a me non va, io quando credo in un business ci investo, senza chiedere nulla, i vantaggi me li prendo se tutto va ok.
Hai degli indirizzi da darmi.
Grazie
Daniele Imperi
Ciao Mauro, benvenuto nel blog.
Ci sono più case editrici normali che a pagamento. Se vai sul sito Writers Dream troverai un lungo elenco di editori che non chiedono contributi.
Mauro sieni
Mi sono dimenticato di scrivere di cosa parlano i miei primi 5 libri
Uno stilista di moda diventa per caso un agente della cia, vive diverse avventure a giro x il mondo aiutato prima da amici passati ad altra vita poi piano piano da i vari Dei dei paesi dove deve risolvere i casi per poi arrivare a scoprire nell’ultimo libro che anche lui è un dio alieno
monica pezzi
ottimi consigli,io stò cercando di tirar fuori un romanzo fantasy ma mi sà di trito e ritrito quindi stò cercando di capire in che direzione andare per un buon romanzo fantasy,per anni ho letto fantascienza il mio genere preferito,avevo pensato anche di andare in quella direzione poichè ho notato che la fantascienza in Italia e poco commercializzata e di scrittori di fantascienza non ce ne sono molti °-° il fatto, e che sono diventati entrambi dei fulcri per me di lettura io sono una fan della serie di Terry Goodkind ho trovato pesante e noiosa la serie della Ruota del Tempo,ho letto tutti i libri di Terry Brooks che vabbe sono una scopiazzatura del Signore degli anelli,ho letto i fantasy di Licia Troisi,insomma mi sono letta un bel pò di libri fantasy non mi sono letta la saga di Twilight che ho trovato per bambine adolescienti( mi scuso ma per me vedere un vampiro cosi allora mi leggo un manga con personaggi cosi),non ho letto la serie di Hunger Games o di Divergent insomma non sono una che ama i fantasy troppo noiosi ho con la paladina che spacca tutto <.< essendo una lettrice di manga ne vedo gia troppe cosi sono opinioni personali che forse a nessuno piaceranno ma ho letto persino un fantasy anonimo come Tito di Ghormengast che pochi conoscono.
gianluigi gasparri
ciao, in genere gli editori fanno esattamente il contrario di quel che dicono. di cinque libri (parecchi anni or sono ne ho pubblicati due con mondadori) due sono di fantascienza. l’ultimo è “SEM” la storia di uno spermatozoo va da un avvocato perché vuole far causa al proprio fratello che durante la corsa alla fecondazione gli ha dato un sacco di botte e gli ha fregato il posto. porte sbattute sul mio muso, ho trovato un piccolo editore che si è rivelato scalcinato eppure “SEM” nonostante tutto va alla grande per conto suo. ma che tristezza, quando proponi il dattillo ai grandi. uno di solo, Salani, mi ha risposto: testo carente di originalità.
Daniele Imperi
Ciao Gianluigi, benvenuto nel blog.
Ogni editore conosce i suoi lettori, quindi secondo me quando boccia una proposta è perché sa che per il suo catalogo non va bene, ma non è detto che non vada bene per altri editori.
Andrew Next
Post del 2014 da riproporre aggiornato al più presto!
Ciao
Andrea
Daniele Imperi
Mmm… è stata una faticaccia ottenere quelle interviste, quindi lascio stare
Bernardo
Come mia abitudine, arrivo sempre in ritardo. Sono d’accordo con il commento di Zweilawyer e con Roberto Benigni ne “La tigre e la neve” dove dice “non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia”. Si parla tanto di originalità e novità, ma davvero abbiamo bisogno o cerchiamo questa novità? Io credo che le persone disposte alla vera ricerca della novità siano poche. Visto che siamo italiani parliamo di ciò che tutti conosciamo, le lasagne della nonna.
Tutti, o quasi, sono contenti di scoprire piatti e ricette nuove, ma nessuno abbandonerebbe le lasagne della nonna. Voglio dire che per quanto si cerchi l’originalità e la novità, quello che ci farà sempre battere il cuore sarà quel racconto o quel romanzo che ci farà sentire come ci sentivamo da bambini. Come dice Zweilawyer una storia classica se scritta bene vince sulle novità. Ma siamo umani e come gia scritto più in alto da Gianluigi, siamo pecoroni. Crediamo di cercare la novità ma sotto sotto questa novità non deve esserlo poi tanto perchè chi più e chi meno vogliamo sapere dove posiamo i piedi e quello che ci darà sempre un senso si sicurezza e calore è ciò che ci risveglia le emozioni dell’infanzia. Gioie, stupore, le prime sfide della vita, i primi “amori”, le paure. Un romanzo secondo me, almeno il mio romanzo, dovrebbe essere classico ma al tempo stesso originale, un classico ben nascosto da apparenti novità ma in cui alla fine ti accorgi di aver già provato tutto e che nella vita, come nel racconto, i dolori passeranno e la vita potrà chiamarsi tale.
Daniele Imperi
Ciao Bernardo, benvenuto nel blog. Molte volte le novità non sono adatte ai tempi in cui arrivano.
MarcoCostantini
Mi chiedevo a chi fosse indirizzato un post del genere o quali fossero gli stati d’animo con i quali sarebbe stato accolto da chi lo avesse letto. Ma come? – mi chiedevo – leggi un articolo riguardante la risposta di imprenditori italiani su proposte di futuri articoli e loro penetrazione su determinate fasce di mercato, e poi stai a spulciare i commenti dei fruitori dei suddetti o di stessi creatori? Si. Perchè è praticamente rivolto a tutti, dal produttore al consumatore; l’imprenditore editoriale dovrebbe avere la parte di mediatore culturale a questo punto.
Detesto fortemente quell’ipocrisia mal celata da umiltà in voga in questi ultimi anni. Quell’umiltà reverenziale da far arrossire parecchi esponenti del servilismo più accanito di fantozziana memoria. Quant’è bello il sano e vecchio “io sono” con tanto di esclamazione finale: nella sua splendente e superba armatura di cartone, possiede ancora quella spontanea fierezza e cieca illusione di “essere”, e di essere anche generosi nel donare i propri scritti al mondo e meritevoli di lode. Amo la franchezza degli errori di gioventù. Amo quel “io scrivo bene”. Quella s*********** nell’affrontare i fischi del pubblico. L’irriverenza del neofita non deve sparite. Quella superbia è sincera. E di sincerità ce n’è fortemente bisogno. C’è sempre tempo per correggersi.
Premesso questo: tra un più diretto e schietto imprenditore – grazie – e un più sibillino e polico, ho trovato davvero incisisiva questa esperienza di lettura. Tra le tante figure in giro nel panorama delle proposte editoriali, bisognerebbe avere le idee chiare dapprima su chi si è, chi si vuole essere e chi non si vorrebbe essere.
Esempio: sono continta di scrivere degnamente, voglio diventare, voglio pubblicare, voglio, ma non so vendermi, non so essere iprocrita, non so scrivere “sono profondamente umile”. L’arte di vendersi non dovrebbe avere nulla a che vedere con il blasonato fuoco sacro che ogni tanto qualcuno riesuma come pastorale, come sermone domenicale per pontificare dall’altro sulle genti accorse. La lettura delle risposte degli imprenditori è una chiave di volta importante per chi ha gia le basi ma vorrebbe orientarsi meglio suo mercato.
L’osannare l’innovazione, l’originalità, la freschezza di argomenti strutturati in una trama dialogata a modo, dovrebbe essere sampre accompagnata da una nota “impara prima la struttura grammaticale di un pensiero in lingua italiana” oppure “impara la differenza fra sintassi e lessico”. Il panorama delle nuove offerte di prodotti da parte delle nuove utenze verso questi imprenditori, ha evidenziato una percentuale molto alta di “ignoranza” delle regole basilari della morfologia della lingua italiana.
Ma quello che mi fa veramente rabbrividire, non è la superbia mascherata ipocritamente da umiltà – perchè non vai a bussare a un imprenditore se non credi davvero che il tuo prodotto possa vendere più di due copie, quindi credi davvero di sapere scrivere più che decentemente – ma di volere passare per artisti, innovatori, filosofi e rivoluzionari cercando in fondo l’approvazione del re. Ma allora l’unico spiraglio di rivoluzione stà – e lo voglio scrivere con l’accento per protesta – davvero nell’editoria a pagamento? L’unica rivoluzione vera e sincera di un popolo scrittore-lettore belliano può esplodere aggirando l’imprenditoria editoriale? Quanto si è disposti a cedere del proprio credo pur di vedere pubblicato il proprio nome? Quanta di quegli ipocriti atteggiamenti del tipo “oh no, ma sai, io scrivo solo nei ritagli di tempo” resteranno nel momento in cui ci si scontra con la realtà? Perchè bisogna mascherare l’abnegazione, la voglia, la pazzia di crederci, la superbia di sperare, la s*********** di imporsi e l’ingenuità vera, cruda e sincera di tutte le notti insonni rubate al letto in cerca di scrivere meglio, dialogare meglio, fare tutto meglio?
Perchè bisogna sapersi vendere? Non basta quello che hai scritto a far parlare di te? Forse sarebbe meglio essere coscienti che scrittore vuol dire produttore? Fa così schifo questo termine?
Troppe domande, chiudo – grazie per l’articolo.
Daniele Imperi
Ciao Marco, benvenuto nel blog. L’editoria a pagamento non ha nulla di rivoluzionario.
Quello che hai scritto basterebbe a far parlare di te se fossi solo tu a scrivere, o se ce ne fossero pochi, ma sono in tantissimi a farlo e i lettori hanno una marea di libri da scegliere.
Andrea Venturo
Ciao Daniele e bentornato dalle vacanze.
Se prima non sapevo bene dove mandare i miei lavori adesso qualche idea più chiara ce l’ho.
Fino a stamattina pensavo che la storia che ho raccontato in Siracvsa, dove Archimede si salva, pensavo fosse lettera morta. E invece mi hai fatto lampeggiare qualche idea.
Vediamo un po’ che riesco a tirar fuori.
Articolo interessantissimo il tuo, mi ha fatto vedere che qualcuna delle cose che scrivo non è del tutto banale e uguale ad altro di già visto.
Grazie!
Daniele Imperi
Ciao Andrea, grazie. Allora auguri per queste nuove idee
antonio nevis
Sono d’accordo con molti commenti specialmente quando si parla di storie trite e ritrite. Ma di storie ritrite ne sono pieni anche quei racconti che paiono originali e che se uno ha esteso le sue conoscenze non può non accorgersene (ad esempio. il signore degli anelli (libro che lessi per ‘vedere’ come scriveva ma che non ebbi la pazienza di terminare perché troppo ripetitivo) le cui vicende sono storie copiate da altri racconti, ma chi non sa nemmeno che esiste l’opera di valmiky o di vyasa non può rendersene conto. Oppure licia troisi con le sue cronache dei mondi emerse dal copia e incolla. Eppure chissà perché questi racconti ed altri intasano le librerie diventando pure dei punti di riferimento per altri scrittori.
Daniele Imperi
Ciao Antonio, benvenuto nel blog. Sapevo che Tolkien ha ripreso i miti nordici. Dici che ci sono similitudini con l’opera dei due autori indiani?
antonio nevis
Direi che è un misto (ho citato solamente valmiky e vyasa) ma ce ne sono parecchi e sopratutto c’è da tenere conto dei racconti buddhisti (come la raccolta della roccia blu). Ma persino la tanto consacrata bibbia oramai è stati scoperta come una favola copiata da altri racconti, come dagli antichi Sumeri. Insomma mi pare che ci siano più ‘mostri’ alla Frankenstein che storie veramente ideate dallo scrittore.
Per rispondere su Tolkien basta che tu rammenti cosa gli dice Bilbo a Frodo: “quando uno a finito la sua storia deve andare via” ed infatti vanno via con la nave elfica – c’è una frase taoista che afferma: “quando il saggio completa la sua opera deve andare via”.
Per concludere: quando leggo un racconto e mi appare una scena già vista mi passa la voglia di continuare a leggerla. Allora mi diletto a scrivermela io e a divertirmi nel creare dialoghi e scenari che mi facciano ridere, poiché scrivo più ironico che altro.
Daniele Imperi
Forse è stata una semplice citazione, un tributo, per Tolkien nei confronti di quell’opera?
Bisognerebbe conoscere le letture di Tolkien.
Queste opere si trovano facilmente in italiano?
ANTONIO NEVIS
Se cerchi queste opere le trovi anche (parzialmente perché alcune sono lunghe) in italiato. ti basta cercare su internete e troverai qualche .
Per quanto riguarda Tolkien bisogna sapere che era un lettterato, e se gli piaceva leggere non pensi che abbia avuto modo d’informarsi su antichi testi di tuttto il mondo? Io credo che le biblioteche brittanniche siano le più fornite di testi multiculturali del pianeta. “A voglia copia e incolla”.
Comunque sia: Ho notato che anche altri autori non fanno altro che ripetersi troppo. Secondo me il cerchio si stringe. Prima c’erano pochi scrittori ed un opera come l’ulisse poteva essere un capolavoro unico (ma forse perché era l’unico proprio. Non c’era altro – come l’eneide ai quei tempi), adesso però ci son troppi scrittori e vuoi che la fantasia di chi ne ha già poca non venga a confrontarsi con la fantasia di qualche altro poco fantasioso scrittore?
Io ho notato che più si va avanti, e più sembra si voglia fare a gara a chi scrive più dettagli possibile. Penso che un racconto debba lasciare spazio sufficiente alla fantasia di chi legge. La regola ‘mostrare, non raccontare’ deve avere limiti molto più ristretti di quelli che gli vengono dati.
Elly
Gli editori dicono sempre che cercano trame nuove, novità che possano coinvolgere e poi…. pubblicano sempre le stesse cose……. meglio se di gente conosciuta
Daniele Imperi
Ciao Eleonora, benvenuta nel blog. Magari gli editori non sono riusciti a trovare nuove trame.
Eleonora Gurrieri
Confermo quanto detto da Marco
Eleonora Gurrieri
Beh, magari la novità la troviamo nel vincitore del concorso IoScrittore, ahahahahah
Gianfranco Menghini
A diverse case editrici delle quali ha trascritto il parere dicono bene, ma razzolano male. Lo vedremo. Ho inviato a diverse tra loro il mio romanzo fantasy/umoristico sulla Corsica, prendendo un po’ in giro alcune teste calde che allora, il plot è ambientato negli anni novanta per evitare recriminazioni. E’ un fantasy che non tratta i soliti strani personaggi, anzi, semmai uno che scherzando tratta di alcuni problemi e fatti di cronaca. Piacerà a loro.? Forse? Una cosa è certa, seppure inedito, è piaciuto ai miei lettori, amici e non.
Un consiglio, visto che ho superato gli ottanta. non dare alle loro teorie troppa importanza. Scommetto che se un pallonaro ricco gli chiede di pubblicare un lib ro, lo fanno di corsa.
Daniele Imperi
Se pubblicano fantasy umoristici, potrebbe piacere. Si tratta di un genere particolare.
I ricchi vengono pubblicati perché assicurano vendite, purtroppo.