Senso inverso

Un racconto noir di 1000 parole

Senso inverso

Nel retro del Blue Sky, curioso nome di un locale di periferia dalle pareti scure che sembrava volesse risparmiare sull’elettricità, il puzzo stantio di urina era ammorbante, ma i due uomini armati seduti su vecchie casse di legno parevano a loro agio in quella notte di regolamento di conti.

«E se non viene?», chiese il più giovane dei due. Si guardava spesso attorno con occhi spaventati e pieni di urgenza.

«Verrà», rispose il tipo biondo coi capelli lunghi e la barba rada. «Il boy scout verrà eccome.»

Clack!

Controllò la pistola, sputò in terra nel tentativo di centrare un topo, ma sbagliò mira. Il roditore guizzò via sparendo fra la spazzatura.

«A volte mi chiedo se è davvero un killer. Ha la faccia da duro ma il cuore tenero.»

Sputò ancora.

Quando il rumore di una motocicletta giunse dalla strada principale, i due si voltarono d’istinto, ma ancora non videro nessuno.

 

Una Harley Davidson Iron 883 parcheggiò a bordo marciapiede, quasi all’incrocio con un vicolo cieco. Il centauro scese, si tolse il casco, lo appese al manubrio e osservò l’entrata della stradina.

Dev’essere questo il vicolo, pensò lo Scuro. E Tom sarà col Biondo, ci scommetto.

 

Un’ora prima.

«Ha preso la mia bambina, Scuro.» La voce dell’uomo che parlava piangendo al cellulare tremava. «Vuole che lo raggiungiamo nel vicolo dietro al Blue Sky

«Dammi un’ora, Tom», rispose la voce. «E sta’ calmo.»

«È una trappola, Scuro», disse l’uomo, torturando i bottoni della camicia. «Non so che vuole il Biondo, ma sono sicuro che è una trappola.»

«Lo so», rispose l’altro. «C’è un’altra soluzione?»

No, pensò lo Scuro attaccando. Nessun’altra.

 

Eccoli.

Lo Scuro avanzò nel vicolo, fino a trovarsi davanti alle casse su cui sedevano Tom e il Biondo.

Sono armati tutti e due. Perché?

«Te lo dicevo che sarebbe venuto, Tom», disse il Biondo, guardando il nuovo arrivato.

«Che vuoi?», chiese lo Scuro.

«Stasera ho voglia di giocare un po’», rispose l’altro alzandosi. Indicò Tom. «Voglio che ti faccia ammazzare dal tuo amico. Se lui non lo fa, io uccido la piccola. Se voi m’ammazzate, qualcun altro ucciderà la piccola. È chiaro il gioco?»

«Bastardo!»

Tom scattò in avanti nel tentativo di aggredire il Biondo, ma lo Scuro lo bloccò trattenendolo con un braccio.

«Sta’ fermo, Tom.»

«Ma come fa a chiedermi questo?»

«Lascia stare. Devi pensare a tua figlia, adesso.»

«Quanto mi piace questo boy scout», lo sfotté il Biondo allargando le braccia e sorridendo. «Dico davvero, Scuro. Tu mi piaci.»

«Ti darò dei soldi…» cominciò a dire Tom.

«Ah, sì?», disse l’altro. «E quali, Tom? Vivi in un seminterrato con sei mesi arretrati d’affitto e sei disoccupato. E poi tu non c’entri, amico. Non prenderla sul personale. È una questione fra me e questo becchino. Ha ammazzato mio fratello, ricordi? E adesso io devo vendicarmi. Però lo faccio con stile, non trovi? Sarà ammazzato dal suo migliore amico. Dai, sono un genio, ammettilo.»

Tom lo guardò piangendo, sperando che scherzasse, che quella notte esistesse solo nella sua immaginazione, che tutto finisse presto, prima di impazzire.

Lo Scuro si allontanò dai due, fermandosi alla fine del vicolo e voltandosi spalle al muro. Poi guardò il Biondo e disse «Ci vediamo all’inferno.»

«Sì, come no?» rispose l’altro e scoppiò a ridere.

Lo Scuro guardò infine il suo amico indicandosi il petto.

«Sparami dritto al cuore, Tom», disse. «Rapido e indolore.»

«Io…», balbettò l’amico, «non ci riesco, Scuro… io…»

«Spara, Tom!»

Tom guardò lo Scuro, poi il Biondo, che aspettava col sorriso sulle labbra, infine la pistola. Nella sua mente si vide sparare al Biondo e subito dopo la visione della figlia uccisa dal compare gli fece stringere lo stomaco in una morsa d’acciaio. Lentamente alzò il braccio e lo puntò.

Coraggio, Tom, pensò lo Scuro.

«Pe-perdonami, Scuro…»

Uno sparo esplose nella notte.

 

All’interno della sala d’attesa del Central Hospital Tom sedeva tenendosi la testa fra le mani, singhiozzando.

«Che cosa ho fatto?», disse, mentre medici e personale paramedico andavano e venivano senza curarsi di lui.

Qualche minuto dopo un’infermiera si affacciò nella stanza. «Signore?», chiamò. «Può vederlo, ora. Ma non l’affatichi.»

Tom si alzò e raggiunse una piccola sala del reparto.

Davanti a lui vide il suo amico, gli occhi chiusi, le bende che fasciavano il petto. Respirava piano.

«Dovevi dirmelo», disse. «Non sai quello che ho passato.»

Lo Scuro aprì gli occhi e guardò Tom.

«Beh, penso di essermela cavata peggio io, no?» Richiuse gli occhi con una smorfia di sofferenza e li riaprì subito dopo. «In fondo, mi sono beccato una pallottola al cuore dal mio migliore amico.»

«Hai voglia di scherzare? Perché non mi hai detto che…»

 

«Vedi?», chiese il medico. «Questa è una persona normale.»

Mostrò al bambino, seduto su un lettino in una stanza del Central Hospital, una lastra al contrario. Attraverso le costole il bimbo vide una specie di sacco bianco sulla sinistra.

Il medico rivoltò poi la lastra, mostrandola ora nel verso giusto. «Questo invece sei tu.»

Il sacco si trovava adesso a destra. Il bambino non capì e guardò il medico con occhi inespressivi.

«Situs inversus», disse l’uomo, come se questo bastasse a sciogliere i dubbi del suo piccolo paziente. «Hai il cuore a destra, piccolo.», aggiunse infine senza mezzi termini.

 

«… avevi gli organi al contrario?»

«Beh, ti sembrano cose da dire in giro, Tom?», rispose lo Scuro. «L’ho scoperto da bambino. Ce n’è uno su migliaia, dicono.»

«Io», cominciò Tom, «io credevo davvero di averti ammazzato.»

«Meglio, così l’ha creduto anche il Biondo.»

«Sì, ma non sapevo se essere felice per mia figlia o…»

«Lascia perdere», lo interruppe l’uomo. «Ormai è finita.»

«Sì, ma…»

«Tom», lo interruppe di nuovo lo Scuro, «se non fossi nato con quella destrocardia m’avresti ammazzato davvero. Il Biondo non lo sapeva e m’ha creduto morto.»

«Non farmici pensare.»

«Tua figlia come sta?»

«Ora bene, è solo spaventata.»

«E la mia moto?»

«Ah, la moto…», rispose Tom a disagio. «Beh, quella se l’è presa il Biondo. Ha detto che ormai non ti serviva più.»

Per ora.

7 Commenti

  1. Cristiana Tumedei
    domenica, 19 Maggio 2013 alle 17:28 Rispondi

    Sai che questo personaggio è parecchio affascinante? Il racconto svela qualcosa in più di lui rispetto all’espisodio precedente.

    Lo Scuro sarebbe perfetto per un fumetto. Anzi, sai una cosa? Sarebbe magnifico farne una mini-serie animata. Che dici?

    • Daniele Imperi
      domenica, 19 Maggio 2013 alle 17:35 Rispondi

      Grazie :)
      Lo Scuro era nato come fumetto, infatti: questi due racconti sono presi da mie sceneggiature di 4 tavole ciascuna, ma mai disegnate.

      Intendi un cartone animato per mini-serie animata? In quel caso dovrà pensarci qualcun altro, io non sono in grado di farlo né disegno in modo realistico :D

      • Cristiana Tumedei
        domenica, 19 Maggio 2013 alle 17:38 Rispondi

        Sì, potrebbe essere una sorta di cartone animato… no, in realtà stavo pensando a un esperimento. Lascia perdere… penso troppo e finisce che immagino un sacco di cose. Devo imparare a essere più concreta.

        Comunque, mi è piaciuto davvero questo personaggio. Bravo!

        • Daniele Imperi
          domenica, 19 Maggio 2013 alle 17:39 Rispondi

          Beh, che tipo di esperimento? Fammi sapere comunque, ché sono curioso :)

          • Cristiana Tumedei
            domenica, 19 Maggio 2013 alle 17:45 Rispondi

            D’accordo, aggiungo anche questo alla lista delle informazioni che devo ancora farti avere ;)

  2. Gaetano Asciutto
    giovedì, 1 Febbraio 2018 alle 15:33 Rispondi

    Gradevole. Non avrei però inserito un’analessi in un testo tanto breve. Quel destrocardia alla fine suona un po’ finto in bocca al personaggio, io avrei preferito malformazione o un termine ancora più povero. Dopo, o prima, il segno grafico che chiude il discorso diretto io non inserisco la virgola; so che in molti testi comunque compare, ma in altrettanti se ne fa a meno, e io ritengo quest’ultima versione, se non la più corretta, la più gradevole esteticamente.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 2 Febbraio 2018 alle 8:08 Rispondi

      Grazie della lettura.
      La virgola dopo le caporali dipende dalle regole della casa editrice, e nel mio caso da quelle dell’autore. Io preferisco inserirla, perché crea il giusto distacco.

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