Indice degli argomenti
- Etimologia dell’avverbio “piuttosto”
- Com’è nato il disgiuntivo “piuttosto che”
- Nessuna reiterazione per “piuttosto che”
- Come si usa la locuzione “piuttosto che”?
- “Piuttosto che” significa “anziché”, “invece di”
- L’uso di “piuttosto che” negli scrittori classici
- “Piuttosto che” NON ha valore disgiuntivo
Quante volte abbiamo sentito qualcuno pronunciare una (orrenda) sequela di “piuttosto che”? Immagino tante, troppe. Anche in TV questa locuzione viene spesso usata nel modo sbagliato e la TV fa moda, crea tendenze.
Sentendo un personaggio famoso, dello spettacolo o della politica, o, peggio, un giornalista usare certe espressioni, la massa si convince che siano esatte, che sia proprio così che si dice. E il virus dell’ignoranza si diffonde.
Sicuramente anche con la locuzione “piuttosto che” è accaduto lo stesso: da qualche parte – vedremo più avanti dove, di preciso – qualcuno ha iniziato a diffondere il virus e “piuttosto che” s’è radicato nella massa.
Ma c’è una cura, si può guarire dal disgiuntivo “piuttosto che”.
Etimologia dell’avverbio “piuttosto”
Proviene dall’unione di “più” e dell’avverbio “tosto” e un tempo significava “più presto”. Il significato è poi cambiato in “più volentieri”. Indica quindi una preferenza.
La locuzione “piuttosto che” introduce un confronto: cioè mette a confronto due elementi di una frase, due alternative, di cui una (una soltanto) è quella contemplata.
Com’è nata la locuzione “piuttosto che” in forma disgiuntiva
Non ne abbiano a male i lettori settentrionali, ma da più parti – e ne ho personale testimonianza – si dice che l’uso di “piuttosto che” col significato di “oppure” sia nato nel Nord Italia. La Treccani, l’Accademia della Crusca e anche Wikipedia concordano su questo punto.
Già negli anni ’90 me n’ero accorto, parlando con alcune persone di Milano, amici e colleghi di lavoro. Sentivo quella stonatura e ne restavo infastidito. Tutto quel ripetere “piuttosto che”… “piuttosto che”… “piuttosto che”… era una continua cacofonia per le mie orecchie.
Ho preferito non correggere, non tutti amano essere corretti. Gli stai dando dell’ignorante, in fondo, seppur con eleganza ed educazione.
Ma che significa “disgiuntivo”?
In grammatica ci sono le congiunzioni disgiuntive, cioè congiunzioni che disgiungono, separano ciò che era unito. Le congiunzioni disgiuntive sono:
- O
- Oppure
- Ovvero
Esempi di frasi con congiunzioni disgiuntive
In queste frasi un’alternativa esclude l’altra:
- Tornerò a casa domani o dopodomani
- Pranzo sempre con un piatto di pasta oppure un’insalata
- Quando sono triste ascolto musica rock o metal
Gli avverbi disgiuntivi
Nella grammatica italiana non ci sono avverbi disgiuntivi. Li ho invece trovati online in una grammatica ebraica:
- Solamente: in italiano è indicato come avverbio limitativo
- Soltanto: idem
- Solo: idem
Di conseguenza, non esistendo avverbi disgiuntivi, l’avverbio “piuttosto” seguito da “che” con valore disgiuntivo non esiste.
Nessuna reiterazione per “piuttosto che”
Dal momento che stiamo mettendo a confronto due scelte, che stiamo introducendo una comparazione, non è consentito ripetere più di una volta “piuttosto che”. E questa è un’ennesima prova che dovrebbe far capire l’illogicità di quei continui “piuttosto che”.
In una frase di senso compiuto si può usare la locuzione “piuttosto che” soltanto una volta.
Come si usa la locuzione “piuttosto che”?
Non certo in modo disgiuntivo!
Quando usiamo “piuttosto che”, escludiamo SEMPRE una scelta a favore di un’altra. Inserendo la locuzione “piuttosto che” (non le locuzioni, non più di una!), vogliamo sottolineare, comunicare la nostra scelta preferita, l’unica che prendiamo in considerazione.
Usi errati di “piuttosto che”
Adesso vediamo 3 frasi tipiche con l’uso disgiuntivo della locuzione “piuttosto che”:
- Mandami un’email piuttosto che un sms piuttosto che un messaggio su Whatsapp: significa che preferisci ricevere un’email, ma NON un sms NÉ un messaggio su Whatsapp.
- Domenica possiamo andare in montagna piuttosto che alla sagra della bruschetta piuttosto che al cinema: significa che preferisci andare in montagna ma NON alla sagra della bruschetta NÉ al cinema.
- Nel tempo libero mi piace leggere un libro piuttosto che vedere un film piuttosto che giocare alla PlayStation piuttosto che fare una passeggiata: significa che preferisci leggere un libro e NON vedere un film NÉ giocare alla PlayStation NÉ fare una passeggiata.
Usi corretti di “piuttosto che”
E finalmente 3 frasi in cui la locuzione “piuttosto che” è usata correttamente:
- Gli ignoranti, piuttosto che farmi ridere, mi fanno pena: significa che gli ignoranti NON mi fanno ridere.
- Dei frutti estivi preferisco il cocomero piuttosto che il melone: significa che NON mi piace il melone.
- Sono considerati da tutti degli snob piuttosto che persone altolocate: significa che NON li considerano persone altolocate.
“Piuttosto che” significa “anziché”, “invece di”
È così difficile capirlo? Potete farcela, voi cultori del disgiuntivo “piuttosto che”. Scrivetelo alla lavagna, come mostrato nella vignetta di apertura dell’articolo.
Scrivete “Piuttosto che” NON significa “oppure”! 100, 1000, 10.000 volte, se necessario, ma scrivetelo. E imparatelo a memoria.
L’uso di “piuttosto che” negli scrittori classici
Se li hanno definiti intramontabili e si studiano a scuola, c’è un motivo. Dagli autori classici possiamo soltanto imparare. Certo, non a parlare e scrivere come si faceva al tempo di Dante o Boccaccio, ma dagli autori dell’800 e del ’900 possiamo ancora apprendere molto.
L’uso corretto di “piuttosto che” nel Manzoni
- […] se non qualche ombra vagante piuttosto che persona viva, I promessi sposi, Cap. XXXIII
- […] perché chi fa tali cose è degno d’esser chiamato carnefice piuttosto che giudice, Storia della colonna infame, Cap. II
- […] e la virtù propria della parola poetica è d’offrire intuiti al pensiero, piuttosto che istrumenti al discorso. Del romanzo storico, Parte Seconda
L’uso corretto di “piuttosto che” nel Leopardi
- […] di cui il parlare sembrami appartenere piuttosto ad un ragionamento intorno alla forza di gravità, e d’attrazione, che ad un breve discorso intorno al moto. Operette morali, Dissertazione sopra il moto
- […] dovranno adattarsi alla depravazione e comporre piuttosto da barbari che da vecchi, Operette morali, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica
- […] d’esser fatte di carne e sangue, piuttosto che di ambrosia e nettare. Operette morali, Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio Familiare
- […] ma sommo nell’imperfezione, piuttosto che nella perfezione; Operette morali, La scommessa di Prometeo
- […] sicch’era cosa accidentale che sopravvenisse questo gusto piuttosto che un altro. Zibaldone di pensieri
L’uso corretto di “piuttosto che” nel D’Annunzio
- Non dà imagine d’un’atmosfera piuttosto che d’una massa d’acqua? Il piacere, Libro Primo, Cap. III
- Francesca era stanca; e le piacque, piuttosto che rimontare a cavallo, tornar col mail-coach. Il piacere, Libro secondo, Cap. IV
- […] bianca piuttosto come una larva che come una creatura. Il ferro, Secondo atto
- Ah, perché non è morto, piuttosto che sopravvivere all’anima sua? La Gioconda, Atto terzo, Scena seconda
- […] piuttosto simile a una finzione dell’arte che a una creatura di nostra specie. Le vergini delle rocce, Cap. II
“Piuttosto che” NON ha valore disgiuntivo
Non chiamate evoluzione la storpiatura della lingua italiana, non chiamate evoluzione il suo imbarbarimento con inutili inglesismi, non chiamate evoluzione gli usi impropri di avverbi, di verbi intransitivi, di apostrofi.
Questa non è evoluzione. È soltanto ignoranza.
E adesso dite la verità: quante volte usate “piuttosto che” con il significato di “oppure”?
Caterina
Non credo di aver mai provato tanta antipatia per qualcosa come il “piuttosto che” usato a caso da molti, troppi. Mi sono sempre chiesta da dove arrivasse questa “moda”. Quando lo sento mi fanno male le orecchie.
Daniele Imperi
Ecco svelata la moda
Ma sarà difficile portarla al tramonto.
Marco
A me sanguinano le orecchie quando succede di sentirlo. Ma temo che sia inarrestabile, per adesso; poi passerà. Come “ma però”; il (forse scomparso) uso del “Cioè” a inizio frase. Oppure il “Niente” all’inizio di un discorso.
Daniele Imperi
“Cioè” e “Niente” a inizio discorso me li ricordo fin dalle elementari…
Giorgy
Sarà perché sono del Friuli e non di Milano, ma io mai nella vita ho utilizzato “piuttosto che” come sinonimo di “oppure”… o sarò l’ unica in tutto il Nord Italia eheh… però non fatico a credere che molte persone lo facciano, ormai ognuno si sente libero di storpiare l’italiano a piacimento per crearne uno alternativo. La cosa che sento dire più spesso è “vabbè anche se uso le parole in maniera sbagliata l’importante è che il messaggio passi!” Come no! Ho un amico che continua a usare la parola “smorzare” per dire “accrescere, intensificare” e quando gli ho fatto notare perplessa che stava facendo passare il messaggio opposto lui mi ha risposto “davvero?? ma come io pensavo significasse questo!!!” E si è preoccupato di essere ignorante. Gli ho detto che per risolvere bastava consultare il dizionario o leggere un po’ di più..
Io comunque ho avuto un trauma all’ultimo anno di liceo (quindi non esattamente in prima elementare..), quando un’insegnante (e neppure d’italiano) mi ha rimproverato l’uso improprio dell'”oppure”, che ho scoperto essere un sinonimo di “ovvero”. Effettivamente in una normale conversazione questo creerebbe qualche punto interrogativo, visto che mi risulta non lo usi quasi nessuno
Daniele Imperi
Non so se tutti a Milano usino il “piuttosto che” in modo sbagliato
“Smorzare” per “accrescere, intensificare”?
Come usavi oppure?
Bonaventura Di Bello
Precisazione splendidamente dettagliata e doverosa, ho imparato a odiare questo modo di storpiare un’espressione altrimenti elegante della nostra lingua, negli anni, per cui leggere il tuo articolo è stato come aprire una finestra in una giornata di calura e lasciar entrare una ventata d’aria fresca. Bravo Daniele!
Daniele Imperi
Grazie
Purtroppo le storpiature della nostra lingua non finiscono qui e i maggiori responsabili sono proprio i vari media.
Andrea
Mai usato. Anzi, infastidito.
La prima volta l’ho sentito ad un importante colloquio di lavoro, fine anni ’90, presso una holding (Nord Italia).
”Se dovesse essere assunto, potrebbe rivestire un ruolo nella logistica, piuttosto che nel carico merci al PC, piuttosto che nel controllo qualità, piuttosto che…”
Ed io, già confuso e agitato di mio, mi dicevo: ”ma allora si decide a dirmi che cosa gli serve?!”
Poi in quella fabbrica ci sono entrato, per qualche anno, dalla porta di servizio, e ho fatto un po’ di strada. Dico questo per esporre un dato curioso, forse anche interessante.
La fascia operaia non lo usava, (forse perché in dialetto farebbe ridere e non avrebbe senso), gli impiegati invece abbastanza frequentemente, quadri e due dirigenti quasi fosse un segno distintivo a corroborare uno status raggiunto.
Io me ne lamentavo con gli amici di sera al bar, che spesso mi prendevano in giro incitandomi a fare una sorta di protesta violenta.
Dai commenti (e dal tuo articolo) evinco che non ero un pazzoide.
Daniele Imperi
Infatti io l’ho sentito sempre dalla gente cosiddetta colta o che riveste comunque ruoli e incarichi rilevanti. Dal popolino mai.
L’hai poi fatta la protesta violenta?
Andrea
Scusami… No, non è più servita. Con quell’azienda dopo ho chiuso i rapporti e l’ho sentito sempre meno.
Un mio capo, una toscanaccia quadro, mi correggeva spesso le pratiche, (un po’ di italiano l’ho imparato pure da lei), e tuttavia lo usava come ”altrimenti”. Penso faccia parte dell’adattamento darwiniano aziendale alla sopravvivenza.
Ferruccio Gianola
Mai usato e sinceramente non ho mai fatto caso a questa locuzione. Un bene? Un male?
Non lo so.
In ogni caso è sempre meglio aprirli gli occhi, perciò grazie Daniele
Daniele Imperi
Un bene, di sicuro, visto che in giro si sente sempre usarla nel modo sbagliato
Grazia Gironella
Mai usato! Quando ho iniziato a sentirlo, mi ha dato l’impressione che fossero diventati tutti matti, non perché io sia una purista della lingua, ma perché i due significati sono del tutto diversi. È un po’ come se un bel giorno “qualcosa” venisse usato al posto di “qualunque”. Spiazza, e ti fa vedere le mode nel modo che meritano.
Daniele Imperi
Sì, giusto, spiazza, ma ti fa anche capire chi hai di fronte
Nuccio
Piuttosto spiazzante!
Daniele Imperi
Piuttosto sì!
Nuccio
Non credi?
Emilia Chiodini
Permettimi una domanda pignolesca, che non riguarda l’uso di “piuttosto che”. Perché hai preferito scrivere né in maiuscolo così da accentuarlo in maniera scorretta? “NÈ giocare alla PlayStation NÈ fare una passeggiata.” Si può scriverlo solo in questo modo?
Daniele Imperi
Ecco che succede a fare le cose in modo automatico… abituato a scrivere spesso È, non ci ho neanche fatto caso
Grazie della segnalazione, ho corretto ; )
Michela Milani
Uno spunto di riflessione davvero interessante. Banalmente, direi che nelle case di ognuno di noi dovrebbe esserci una bella Grammatica Italiana a portata di mano.
Purtroppo siamo di fronte a un inaridimento linguistico senza precedenti e spesso le parole vengono non solo storpiate, ma utilizzate senza cognizione di causa. Un altro discorso è l’uso delle inflessioni dialettali, che, almeno dalle mie parti, è molto comune. Certo, sarebbe bene usare il dialetto dopo aver acquisito una buona capacità di utilizzo della nostra lingua madre, ma questo è un altro discorso.
Spesso mi chiedo il motivo di questa situazione, ma non riesco a trovare delle risposte.
Colpa dei media? O della nostra dipendenza dai social e dalle chat, dove, per risparmiare tempo, si tende a esprimersi a sigle? Parlo dei xkè, km è eccetera.
Daniele Imperi
La colpa è dei media e del tempo che succhiano. Anzi, è delle persone che si fanno succhiare il tempo dai media, che non aiutano di certo a scrivere e parlare bene (basta sentire come parlano i nostri giornalisti).
Kukuviza
E io che l’ho pure sentito dire da una rettrice (rettora?) universitaria, o se non era rettrice-rettora era comunque una che ci lavorava.
Kukuviza
(Happy commenting yay!)
Daniele Imperi
Ah, ma ben tornata la spammona
Daniele Imperi
Rettrice, dal latino rectrix, maschile di rector
Ma si sente più da gente colta che da incolta, infatti. Mai sentito da chi ha aveva appena la 3° media o meno. I cosiddetti istruiti via con la sfilza di piuttosto che…
Massimo Prevete
E che vuoi farci, Daniele. Purtroppo spesso e volentieri chi scrive – PER SUA STESSA AMMISSIONE – non legge più di un libro all’anno. Difficile aspettarsi qualcosa di diverso in questo abisso senza fondo!
Daniele Imperi
Anche questo è vero. Infatti, almeno finora, non ho ancora trovato nei libri “piuttosto che” usato nel modo sbagliato.