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Nelle statistiche sulla lettura si parla sempre di una «percentuale di italiani dai sei anni in su che hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno». Non per lavoro o a scuola, ma per puro piacere di leggere, ovviamente.
Una percentuale che, a quanto pare, è scesa al di sotto del 40%.
Ma che cosa significa leggere un libro l’anno?
Di quante pagine?
Un libro non si giudica certo dalla lunghezza, ma se in un intero anno abbiamo letto un libro di 150 pagine, significa aver letto in media meno di mezza pagina al giorno. Non è poco, è niente.
Non è importante quanti libri leggere
Ma un solo libro l’anno è pur sempre troppo poco, anche se quel libro fosse la Divina Commedia.
Alcuni sostengono che è importante la qualità di libri che leggiamo, non la loro quantità. Sono d’accordo. Ma quel discorso ha senso sulla base di almeno un libro letto al mese.
Bisogna, cioè, avere una certa quantità di libri letti per poter stabilire la qualità di alcuni rispetto ad altri.
Un libro letto all’anno e l’insufficienza di lettura
Se guardiamo il significato dell’aggettivo insufficiente, il vocabolario Treccani ci dice «che è troppo poco in senso assoluto o non basta a un determinato scopo o è inadeguato a raggiungere il fine proposto».
Ecco che leggere un libro all’anno è davvero «troppo poco in senso assoluto»: questo rappresenta un giudizio indiscutibile, insindacabile.
Leggere un libro all’anno «non basta a un determinato scopo»: se lo scopo è il puro piacere di leggere, è un piacere effimero; se lo scopo è la cultura personale, ha la stessa rilevanza di frequentare un giorno di scuola e poi abbandonare gli studi per sempre.
Leggere un libro all’anno «è inadeguato a raggiungere il fine proposto»: se il fine è documentarsi su un argomento, la documentazione è appena agli inizi; se il fine è migliorare la padronanza della lingua, si resta nella schiavitù dell’ignoranza.
L’insufficienza di lettura porta a un deficit culturale e a una povertà lessicale, che influenzano poi la vita sociale dell’individuo.
Come occupa il tempo libero chi legge appena un libro l’anno?
Bella domanda: chi sa dare una risposta?
Mi piacerebbe dare la colpa agli smartphone, ma poi mi accusano di incolpare lo strumento e non l’abuso che se ne fa. E allora diamo la colpa all’abuso dello smartphone, alla mania di essere sempre connessi e bighellonare su Facebook, Instagram, TikTok, X, ecc.
Se davvero chi legge un libro all’anno è per via di questa mania, deve allora sapere che il piacere che ne deriva non è solo effimero, ma transitorio: è come tentare di impregnare d’acqua un oggetto impermeabile.
Leggendo tutti i giorni, almeno un libro al mese – e non è affatto un traguardo difficile da raggiungere – se ne ricava un piacere ininterrotto: mente e animo sono come una spugna che assorba l’acqua in continuazione senza mai saturarsi.
Rivedere le statistiche della lettura
Leggere un libro all’anno non significa leggere: lo ribadisco.
Il numero minimo di libri letti all’anno non può essere uno, perché in quel caso uno equivale a zero.
Il valore minimo deve attestarsi almeno a 10, cioè considerare la «percentuale di italiani dai sei anni in su che hanno letto almeno 10 libri nell’ultimo anno». Non considerare gli altri, perché non avrebbe senso.
Forse, sentendosi esclusi, specialmente chi legge appena un libro all’anno, si rimboccheranno le maniche e prenderanno un libro dallo scaffale.
La scusa del tempo non regge: non si legge per mancanza di tempo, ma per mancanza di voglia.
Andrea Perin
Un libro all’anno?!
O anche zero?!
Spero non sia compresa la saggistica… manuali tecnici, approfondimenti scientifici, miglioramento professionale, spirituale, ecc.
… no dai, non ci credo!
Secondo me ormai ci si vergogna e lo si fa (leggere) di nascosto!
Andrea
Giusto per non apparire frettoloso nella lettura… io leggo riviste scientifiche, manuali e saggistica non collegati al lavoro.
Daniele Imperi
Però hai iniziato a leggere anche romanzi. Ma comunque basta leggere, anche se leggi solo saggistica va bene lo stesso.
Daniele Imperi
I libri sono libri, compresi saggi, manuali tecnici, approfondimenti scientifici, ecc.
Grazia Gironella
Apporre etichette, secondo me, è fuorviante. Un libro all’anno, uno al mese, dieci l’anno… è un criterio del tutto arbitrario. Certo dal mio personale punto di vista più si legge meglio è, ma come definire una lettura “insufficiente”? Come definire il suo “scopo”? E poi: siamo sicuri che le cose senza scopo siano sempre inutili? Per me anche una lettura senza coccarde può svolgere una funzione importante per la persona, se contiene gli elementi di cui ha bisogno. Peccato che il linguaggio, in assenza di letture, tenda a impoverirsi e semplificarsi, in un tempo in cui le semplificazioni sono fin troppo diffuse in generale.
Daniele Imperi
Un libro all’anno non lo vedo come arbitrario, è come non leggere affatto. Lo scopo della lettura lo definisce chi legge. Lo scopo c’è sempre… se leggi per intrattenimento, allora quello è il tuo scopo.
Che intendi per lettura senza coccarde?
Grazia Gironella
Intendevo le letture che non hanno marchi di qualità di alcun genere. Lo scopo della lettura secondo me lo capisci strada facendo, nella vita e in ogni singola lettura, oppure a posteriori, quindi è poco afferrabile, oltre che mutevole. Comunque un libro l’anno è una quantità così irrisoria da avere scarso significato. Eppure, un libro l’anno può voler dire sessanta libri in una vita. Mica male.
Daniele Imperi
Se un libro è una quantità irrisoria con scarso significato, allora anche 60 libri in una vita lo sono
Corrado S. Magro
Non sono d’accordo e non è lo smartphone, a cui consacro circa 30 minuti al giorno, a impedirmelo.
Chi ti cura l’ambiente, chi ti prepara i pasti, chi si occupa delle faccende quotidiane, burocratiche, degli impegni da osservare, chi scrive per te quello che hai in cantiere eccetera?
Se poi consideriamo un saggio di oltre ottocento pagine con esercizi e applicazioni non lo leggi in un mese nemmeno in trasversale se non ti limiti alla numerazione delle pagine. Leggerlo solo per leggerlo e non assimilarlo, valutarlo, applicare quello che conviene, è ridicolo e inutile. Quindi caro Daniele e a chi la pensa come te, anche se d’accordo sul verdetto di base, il resto lo lascio al vento.
Non è applicabile seriamente e universalmente!
Daniele Imperi
Ma anche con tutte quelle faccende che elenchi il tempo per leggere c’è sempre.
Riguardo al saggio di oltre ottocento pagine con esercizi e applicazioni è un esempio estremo: ovvio che non lo leggi in un mese, ma quanti leggono saggi del genere?
Corrado S. Magro
Delle circa 16-18 ore attive su 24, riservo da una e mezza a due ore alla lettura quotdiana di libri. Notizie scluse! Il numero di libri letti non lo ritengo determinante. Di Sepulveda magari (si fa per dire) 30 l’anno, di Eco per esempio uno a due.
Daniele Imperi
Di Eco ci credo da uno a due. È parecchio che non lo leggo, ho da anni Il cimitero di Praga e ancora non mi decido a leggerlo.
Corrado S. Magro
“Il cimitero… “, l’ho letto alcuni mesi dopo essere stato dato alle stampe. Personalmente l’ho trovato avvincente. Ma è questione di gusti.
Quello di Eco che mi ha meno covinto è “L’isola del giorno prima”. Vi ho trovato di positivo richiami a uno scibile spesso sommerso nella polvere, che solo un Eco poteva possedere e che ha influenzato nel bene e nel male le vicissitudini delle epoche trascorse.
Introspezione, filosofia, euristica-psicologia, eventi storici, politica, costumi, comportamenti, speculazioni, distopia.
vonMoltke
A differenza di chi mi precede, trovo che sia del tutto ragionevole quel che dici. “Ragionevole” o anche “verosimile”, e non credo che neppure tu abbia inteso enunciare delle leggi scientifiche.
Sì, è vero che un saggio di ottocento pagine non lo leggi in un mese. Io ho finito il mese scorso la “Scienza della Logica” di Hegel, quasi mille pagine nella mia edizione, e l’avevo iniziato un anno e mezzo prima. Ma nel frattempo, a latere, ho finito una settantina di altri titoli, di altri generi ovviamente. Perché amo leggere e quando sono meno concentrato leggo altri generi. Chi crede davvero che quelli che hanno confessato candidamente di aver letto solo un libro all’anno abbiano terminato la logica hegeliana? O la raccolta delle opere di Platone, Vico, Aristotele, Proust, Balzac, Dante? È verosimile che costoro abbiano compensato tanto sul lato della qualità (ma anche quantità, se guardiamo al numero di pagine)?
No, non scherziamo. Leggere è una passione. Chi ama leggere riesce a farlo ovunque. Io esco sempre con almeno un libro nel borsello, tanto soffro l’idea di ritrovarmi a sprecare il tempo in attese senza lettura. E chi mi capisce, sarà sempre d’accordo con Thomas Jefferson quando diceva “senza libri non potrei vivere”.
“Non ho tempo per leggere”, mi risponde certa gente che pure studia e si lamenta del basso livello culturale, quando non intellettivo, dell’ambiente in cui vive. Gli stessi li vedo tutti i giorni ipnotizzati dallo smartphone mentre camminano senza meta. A qualsiasi ora. Lo vedi che il tempo per le cose che contano davvero lo trovi?
E poi, lo scopo. Leggere è uno scopo in sé. Se uno ama leggere. Quindi, poter dire di “leggere” come abitudine, se si legge un titolo a caso fra quelli in vetrina nelle librerie, è del tutto insufficiente, e a livello assoluto, per dire che si pratica la lettura. Hai fatto l’esempio giusto. Se uno frequenta le lezioni scolastiche una volta all’anno, se all’università passa un esame all’anno, se va in palestra una volta al mese, chi lo prenderebbe sul serio sentendogli dire “io studio”, o “io vado in palestra”? Gli rideremmo tutti dietro. Ma se dice di leggere un libro all’anno, ecco i distinguo: “eh ma la qualità, la quantità, c’è modo e modo”. No. Sotto ad un certo livello, la definizione non si applica. E le categorizzazioni saranno pure antipatiche, ma senza limiti anche verbali non si potrebbe discutere di niente. Dieci libri per me sono comunque poco, ma è meno ridicolo di uno. In quei dieci è più probabile trovare qualche testo impegnativo che in quell’unico, stitico, miserevole libro dietro al quale si nasconde chi non legge mai ma “almeno” quello lo ha letto. Lo si metta nella categoria che merita, ossia fra i non-lettori, e basta. Sennò, buttiamoci dentro anche chi ha letto un depliant o un volantino così solleviamo la media.
Daniele Imperi
No, non ho enunciato delle leggi scientifiche, ci mancherebbe.
Io ho impiegato 3 mesi a leggere il Mein Kampf, la versione completa di oltre 600 pagine. Ma nel frattempo leggevo anche un altro libro. Quando deciderò di leggere la Divina Commedia, chissà quanto impiegherò.
Mi piacerebbe sapere qual è quell’unico libro che leggono in un anno.
Non si può parlare di lettura se leggi un solo libro all’anno, proprio perché non puoi parlare di fare sport se corri una volta sola all’anno o vai un palestra un solo giorno all’anno, come dici giustamente. Non possono rientrare fra i lettori.
Giorgia
Mi trovo assolutamente d’accordo su tutto l’articolo e a questo proposito mi viene in mente una cosa che tempo fa mi ha molto divertita (pur essendo, in realtà, abbastanza triste). Sono una famelica consumatrice di libri sin da quando ho imparato a leggere e, quando sono sul web, spesso cerco suggerimenti per nuovi (o vecchi) titoli da regalarmi. Mi sono, dunque, imbattuta in una influencer di libri (una definizione quasi dicotomica) con un sostenuto numero di followers che vantava una media di almeno 100 libri letti ogni anno. Io, che fino a quel momento ero stata molto fiera della mia faticatissima (per motivi di tempo, ovviamente, e non di mancanza di voglia) media di 15/20 annui, comincio a seguirla con curiosità e, diciamolo, un pizzico di invidia. Immaginate, dunque, il mio orrore, quando scopro che i tre quarti dei libri letti, rientranti nella sua statistica, erano audiolibri!!!
Per carità, nulla in contrario alla loro esistenza, ma leggere è un’altra cosa! Il ritmo è stabilito dal lettore, per non parlare del fatto che le aree cerebrali che si attivano quando si legge e quando si ascolta sono totalmente diverse!!Ma di che parliamo??
Da quel momento ho imparato a diffidare delle statistiche proposte dal web e ad andare fiera della mia modesta ma reale media annua!
Kukuviza
Credo che gli influencer di libri debbano avere sempre molto materiale da mettere sui propri social e potrebbe essere che l’audiolibro consenta una fruizione più veloce e la possibilità di produrre contenuti più rapidamente. Comunque, più che il mezzo con cui uno entra in contatto con un libro, a me fa specie la quantità. Credo che leggere/sentire troppi libri in troppo poco tempo favorisca un approccio e una fruizione più superficiali. Questo vale per tutto, non solo per i libri. Fare abbuffate di opere non credo sia l’ideale, poi ognuno ha i suoi tempi, certo.
Rimango però sempre perplessa leggendo argomentazioni che mirano a confrontare dei mezzi di fruizione, dove si tende sempre a fare considerazioni assolute (andando dunque al di là del personale) che esaltano il proprio mezzo preferito, sminuendo l’altro. Dunque, ora, dopo l’annosa diatriba tra libro cartaceo e e-book, pare esserci la diatriba tra cartaceo/e-book e audiolibro. Non si potrebbe invece essere contenti che ci sono più mezzi a disposizione tra cui scegliere o addirittura usare a turno? Nel commento qui sopra c’è scritto: “leggere è un’altra cosa!” da cui parrebbe di capire che ascoltare vale di meno. Ascoltare un audiolibro o leggerne uno potranno anche essere esperienze diverse, ma ciascuna ha un suo valore, che è poi anche molto personale. Non capisco sempre il dover usare toni quasi denigratori verso chi ascolta, come se l’esperienza valesse di meno.
Mi scuso per la polemica, ma mi piacerebbe che si parlasse di queste cose in termini positivi, anche con i dovuti confronti, più che negativi. E aggiungo che non ho ancora mai ascoltato un audiolibro.
Daniele Imperi
La fruizione superficiale dipende da cosa leggi. Se sono testi di studio, con un’abbuffata di libri non resta niente.
Sui mezzi per me libri o ebook sono la stessa cosa. Ma se si parla di lettura, gli audiolibri non possono essere compresi, perché ascoltare non significa leggere. Sono d’accordo che siano esperienze diverse.
Daniele Imperi
15/20 libri letti all’anno sono un numero di tutto rispetto. Sugli audiolibri ho scritto un articolo in proposito: anche secondo me è totalmente differente che leggere. Ovvio che ognuno abbia il diritto di consumare i prodotti come vuole, ma ascoltare non significa leggere. Quando leggi, poi, forse per via delle aree cerebrali che hai menzionato, riesci a interiorizzare e comprendere meglio il testo.
Luciano Cupioli
Io leggo un libro al mese (a volte due in agosto e a dicembre, grazie alle ferie), mi piace e me lo impongo. Però non leggo solo libri. Vorrei keggerne di più, certo, ma tra lavoro, famiglia e altri interessi (scrivo pure), non riesco. Mantengo questa media è sono soddisfatto. Se leggessi meno mi sentirei in colpa. La gente comune legge mediamente poco, a volte le statistiche sono anche ottimistiche (rima non volut), perché molti comprano libri senza leggerli. Importante è, a mio avviso, che ogni lettura lasci qualcosa, meglio anzi molte cose, altrimenti non serve a niente. E a me serve anche passare un’ora a settimana in libreria o passare in rassegna le bancarelle dei mercatini, guardare le copertine, annusare i libri, leggere qualche pagina qua e là, scegliere quello che ispira e piace. L’amore per la lettera viene prima di tutto. È cone il sesso: si deve fare abbastanza e bene. Poco, ma anche troppo e male, non appaga.
Luciano Cupioli
Non devo più scrivere col cellulare senza occhiali: mamma mia i refusi!
Daniele Imperi
A molti non piacciono queste imposizioni, ma per me funzionano perché sono una sorta di disciplina. Anche io mi impongo di leggere un tot di libri l’anno e dedicare certe ore alla lettura. Non sempre è possibile, ma è importante che ci sia questo metodo.
LiveALive
In realtà la gente legge. Esce per strada: leggerà le insegne, le indicazioni stradali… Leggerà i post su facebook. Non legge libri. In effetti, io stesso ho sviluppato una certa avversione per la forma lunga. Preferisco poesie e racconti ai romanzi. Preferisco gli articoli scientifici ai saggi. In generale, tutto ciò che ha la forma di un libro ha un’informazione molto diluita: non ci sono limiti di parole (contrariamente a quanto accade per gli articoli), e così si finisce sempre per buttarci dentro un sacco di informazione inessenziale. Ciò è vero per tutti, anche per i più grandi studiosi, che nei loro libri non raggiungono mai il livello di sintesi degli articoli. La gente non legge libri? Amen, leggerà altro.
Ma mettiamo che non legga proprio, neanche una rivista ogni tanto. Va bene: guarderà la TV, guarderà qualche film. Il punto è che in effetti, nella grande maggioranza dei casi, due ore di un film di media qualità trasmettono molto di più di quello che si potrebbe ricevere in due ore di lettura di un libro di media qualità. In generale, la qualità media dei prodotti audiovisivi è più alta (anche per disponibilità di budget) di quella dei libri. Passare due ore leggendo un libro di Rosamunde Pilcher dà forse qualcosa di più di quello che può dare guardare due ore di Grande Fratello? In realtà, darà qualcosa di meno, o al massimo uguale.
Quindi, certo, bisogna stare attenti a come si investe il proprio tempo. La questione non è leggere. Piuttosto, la questione è *cosa* leggere. Piuttosto che leggere testi che non dànno nulla, è meglio passare il tempo a giocare alle biglie. Questo lo diceva pure il grande Bentham (che di per sé la poesia e il gioco delle biglie valgono uguale).
Se poi vogliamo che il momento della lettura sia in qualche modo utile alla persona, allora direi che non si può parlare in primo luogo di lettura di prodotti artistici, quali narrativa e poesia. I testi scientifici sono utili, insegnano qualcosa di oggettivo. Un testo narrativo, sia anche massimamente eminente come quelli di Proust, oltre a darmi un po’ di piacere e magari suscitarmi qualche emozione, cosa può darmi che possa essere detto utile? Niente, a meno che uno non voglia dire direttamente che il piacere è utile. Uno può dire: leggere narrativa mi aiuta ad aumentare l’empatia. E io rispondo: tra tutti i modi nei quali posso spendere delle ore, il leggere è forse il modo migliore nel quale posso spenderle per aumentare l’empatia? Non sarebbe meglio, invece, andare a fare volontariato in casa di riposo, se l’obiettivo è quello?
Scrittori “d’arte” davvero degni di essere letti si contano sulle dita di una mano. Provo a dire qualcosa? I Racconti per Contadini di Tolstoj, la Terra Desolata di Eliot, le Foglie d’Erma di Whitman, l’Odissea di Kazantzakis. Così su due piedi non mi viene altro.
Daniele Imperi
Leggere insegne, indicazioni stradali o i post su facebook non significa leggere per farsi una cultura.
Sull’informazione molto diluita ho parecchie riserve. Alcuni saggi che ho letto erano così, ma non certo tutti.
Il fatto che un film possa trasmettere più di un libro dipende dal film e dal libro, ma con un film non migliori a scrivere, non ti fai una cultura, non impari parole nuove e a esprimerti meglio.
Anche il piacere è utile, anche leggere per intrattenimento è utile, perché non dovrebbe esserlo? Leggere narrativa mi permette di staccare dalla realtà e divagare la mente.
vonMoltke
Sono d’accordo con lei, non legga mai Proust. Sarà un vantaggio reciproco.
Luciano Cupioli
Un film non può essere alternativo a un libro, e nemmeno complementare: sono due diverse espressioni artistiche. Ho visto alcuni film di libri letti, ma non ho mai letto libri di film visti, perchè troppo condizionato dalle immagini. La lettura non imbriglia la fantasia personale, mentre il film ci mostra la personale fantasia del regista. Tutto fa cultura, ma la lettura di più.
Daniele Imperi
Sono d’accordo: sono due modi di comunicare diversi. Io, a differenza di te, ho letto romanzi dopo aver visto i film, ma perché non li conoscevo.