In questo primo post figurativo di Penna blu ho scelto un tema che mi sta a cuore: il marketing editoriale. L’ho illustrato esagerandone gli aspetti negativi, nella speranza che gli scrittori emergenti ne colgano un insegnamento e imparino a usare la rete in modo rispettoso e soprattutto producente.
Chi è lo scrittore emergente
Naturalmente non tutti gli scrittori emergenti sono come Stephen Queen, ma negli ultimi 7 anni ne ho incontrati parecchi come lui. Non hanno avuto considerazione per gli altri e non hanno saputo comunicare.
Suggerimento #1: se sei uno scrittore emergente e vuoi davvero farti conoscere, allora impara la comunicazione online. Oggi non siamo più nel XIX secolo, ma nel XXI. E in questo secolo comunichiamo molto online. Stabiliamo relazioni. Costruiamo il nostro nome offrendo le nostre conoscenze agli altri.
Leggere e recensire un libro
L’impressione che ho dello scrittore che scrive a un blogger sconosciuto chiedendo di leggere e recensire il suo libro è rappresentata perfettamente dalla vignetta. Sono stato purtroppo nei panni di quel tizio tantissime volte.
Suggerimento #2: se la tua opera vale, allora avrai lettori e otterrai recensioni spontanee, le uniche che valgono.
Bombardare gli utenti
I social media sono delle piazze virtuali in cui si stabiliscono contatti e relazioni, si trovano risorse, si impara e si cresce. Non possono essere usati per bombardare gli utenti con ogni informazione possibile sulla tua opera.
Suggerimento #3: comunica sui social media l’uscita del tuo libro o ebook una sola volta. Non occorre farlo di più. Usa i social media per offrire ciò che sai e per conoscere professionisti. Non farti odiare dai lettori prima ancora che ti abbiano letto.
Telemarketing
Ho ricevuto spesso dai miei siti letterari dei comunicati stampa sull’uscita di un libro. I messaggi erano impersonali, il solito copia-incolla spedito a più blog possibili. Trovo fastidiosissime queste email, al pari degli scocciatori che telefonano a ogni ora del giorno per proporti un servizio.
Suggerimento #4: esistono siti appositi per inviare i comunicati stampa. Non è educazione scrivere email impersonali – senza presentarsi né salutare, fra l’altro – ai blogger. La pagina dei contatti serve appunto per contattare una persona, non per venderle qualcosa.
Uccidi lo Stephen Queen che è in te
Se ti riconosci in questo scrittore, allora sei a buon punto. Trova un antidoto, uccidi lo Stephen Queen che ti ha posseduto.
Di’ la verità: sei come lui?
Fabrizio Urdis
… preferisco non rispondere alla tua domanda
… ma alla fine quando esce “L’ombra della solopendra.” (Bel titolo!
Daniele Imperi
Chissà, magari un giorno qualcuno lo scriverà
Alessandro Madeddu
Un giorno o l’altro li ammazziamo noi gli Stephen Queen, se non lo fanno da soli
Salomon Xeno
Un giorno o l’altro manderanno un estratto al nostro Alessandro C.
Daniele Imperi
Andata, Ale!
Giuliana
No, per fortuna non sono come Stephen Queen, anzi
E anch’io non sopporto che si comporta come lui (conosciuti parecchi, in rete). La maniera corretta è una giusta via di mezzo: promuovere i propri lavori con discrezione, educazione, facendosi conoscere con calma e utilizzando i propri mezzi, non sfruttando quelli altrui e pretendendo servizi gratuiti. O per lo meno, se si chiede un aiuto, offrire un minimo in cambio: una volta mi ha contattato via mail una dietista segnalandomi il suo nuovo libro e chiedendomi di recensirlo, senza nemmeno mandarmene una copia! Cioè, avrei dovuto acquistare, leggere e recensire il suo libro a spese mie per fare un favore a lei, ma ti rendi conto? In questi casi, nemmeno rispondo.
Complimenti vivissimi per le illustrazioni
Luca Sempre
Beh… hai ragione. Siamo un popolo di scrittori “presuntuosi” che non vanno oltre il loro naso.
E che soprattutto non leggono.
Daniele Imperi
Quando scrivevo recensioni nell’altro blog mi arrivavano continue richieste per leggere e recensire libri, ma ho sempre detto no.
Grazie per i complimenti alle brutte vignette
Salomon Xeno
Oddio, un paio di Stephen Queen li ho beccati anch’io! O meglio, loro hanno cercato me. Fortunatamente non tutti gli emergenti sono così, altrimenti l’emersione resterebbe soltanto un sogno.
Daniele Imperi
Sai quanti ne ho pescati in rete? La prossima volta gli linko questo post
MikiMoz
Ahahaha, un post divertentissimo!
Comunque… no, non penso di essere come Steve Mc Quee– emh, Stephen Queen… e sono d’accordo con te: quei comportamenti sono davvero fastidiosi.
Moz-
Daniele Imperi
Grazie Miki
Luca Sempre
Beh, un po’ di ironia non guasta mai! Carina la scelta delle vignette…
In effetti devo dire che trovo assolutamente fastidiosi i profili social che hanno il loro flusso di post totalmente invaso di messaggi autoreferenziali dedicati al loro ultimo romanzo barra racconto barra poesiola barra nuovocapolavoroincompreso.
Per quanto riguarda invece il discorso legato alle recensioni, il tema è molto delicato.
Personalmente ritengo che chiedere una recensione in modo diretto ai tuoi followers su Twitter o agli amici di Facebook sia per la maggior parte un approccio “sbagliato” in partenza, per il semplice fatto che inevitabilmente metti il tuo interlocutore in una posizione… diciamo “imbarazzante”?
Vero è, d’altro canto, che chiedere una recensione onesta a una persona che stimi non lo trovo un comportamento altrettanto sbagliato, se però il rapporto si basa sulla reciproca stima e sinceritá.
Non trovo neanche sbagliato interagire con i lettori chiedendo un feedback su quanto hai scritto, perchè in qualche modo, tu scrittore esordiente, devi pur far sentire la tua voce in un oceano di parole e post e tweet che inondano la rete ogni secondo. Ma che dico… ogni millesimo di secondo.
In effetti devo dire che qui l’equilibrio è davvero molto sottile.
Vero è, inoltre, che non tutti debbono necessariamente aprirsi un blog per creare interazione con il mondo web e fidelizzare così i potenziali lettori del futuro capolavoroincompreso.
Insomma, in qualche modo devi pur far “sentire” la tua voce.
La veritá è che – se davvero vuoi risultare credibile in quello che fai – non puoi comportarti come NON vorresti che gli altri si comportino con te.
Detto in altri termini: devi leggere anche tu opere prime, devi leggere anche tu opere di autori esordienti, e devi farlo possibilmente spendendo dei soldi.
Purtroppo, invece, la maggior parte degli esordienti recensisce opere di altri autori esordienti senza averle mai lette (o magari si limitano alle prime 20 pagine o alla sinossi) solo per farsi recensire a loro volta. Creano così circoli autoreferenziali che si autoalimentano con recensioni effimere e compiacenti.
Che dire… il discorso sarebbe molto molto ampio ma mi fermo qui
Daniele Imperi
Proprio come dici: è una cosa imbarazzante. Stai obbligando, per modo di dire, una persona a leggere qualcosa che magari non leggerebbe mai e deve pure recensirla. Come, poi? Bene? O è libera di dire la verità?
Concordo con quanto scrivi dopo, però io non chiederò mai a nessuno di leggere né di recensire un mio scritto.
Gioia
Ce ne sono, ce ne sono, ma on mi hanno chiesto solo di recensire il libro in cambio di copi in pdf gratuita, anche di fargli un disegno copertina e illustraioni “a gratis”. Sai che mi hanno detto? “Se ti devo pagare, tanto vale che me le faccia io!” – Roba da matti 0_o
Daniele Imperi
Ah, però, che scrittori simpatici che hai trovato
Gioia
In questo son brava, posseggo il lanternino!
PS: Correggi immediatamente tutti i refusi, uno passa due anche, ma il mio precedente post è un orrore – La tastiera del mio tablet sta andando in tilt
animadicarta
Complimenti Daniele, molto carine le vignette e giustissimo il messaggio! E visto che proprio oggi mi ha contattata l’ennesimo S.Q. ne approfitto subito per riportare il tuo post su facebook
Cmq io sono proprio l’antitesi di S.Q. E neanche questo va bene, in realtà…
Daniele Imperi
Grazie
Non so se l’opposto sia sempre sbagliato, sai?
Salvatore
Sull’argomento in questione non sono molto ferrato; forse perché sono un po’ un lupo solitario e raramente contatto o mi faccio contattare da qualcuno. In questo estremo sbaglio anch’io… Tuttavia commento il post, perché mi ha fatto venire in mente qualcosa che ho notato sull’evoluzione di facebook. Scusate se uso un socialnetwork come argomento. Tuttavia, in origine, facebook veniva usato per ri-contattare persone della propria vita con le quali si erano persi i contatti, a volte anche da molti anni. Un po’ con quella voglia di ritrovare vecchi compagni di scuola o di infanzia, altre con quella curiosità un po’ voyeuristica di vedere com’è andata a finire a qualcuno che si conosceva, un tempo, con l’inevitabile confronto con la propria di vita. Poi si è passati ad utilizzare facebook come uno strumento per mantererli i contatti, sia con chi si trova effettivamente fuori portata, io ad esempio ho un amico in Repubblica Ceca con il quale è più economico usare i socialnetwork che il cellulare, sia con chi abita a poche vie di distanza. Forse perché il socialnetwork essendo più impersonale è anche uno strumento più facile da utilizzare per i rapporti sociali. Quindi si è passati ad utilizzarlo per mettersi in mostra. E a quel punto una marea di foto di ragazzine/i in pose improponibili hanno invaso la mia pagina; non so bene il motivo. Infine, attualmente, noto che facebook viene usato come mezzo di pubblicità per sponsorizzare il proprio prodotto, piuttosto che i propri servizi. Che sia la televisione del futuro? Chissà… a me personalmente non piace. Credo di essere uscito fuori tema rispetto al post originale, ma in fondo non stiamo parlando di cose tanto diverse. Internet ha la sua faccia rovescia della medaglia e questo è uno dei suoi aspetti negativi.
Tipologie di scrittori
[…] si autopubblicano, che si promuovono online. In tutte e sei, fate attenzione, può nascondersi lo Stephen Queen che abbiamo conosciuto domenica […]
Sonia Zoda
Intanto porgo i miei saluti a tutti, sono nuova in questi lidi anche se leggo da qualche settimana proprio alla ricerca del modo di farsi conoscere e convertire, lo dico assai sinceramente, una passione tanto cocente quanto improvvisa, da isolata espressione alla vocazione con cui voglio passare il resto della mia vita. Ossia, senza altre distrazioni voglio aggiungere. Questo è per lo più il senso di volerlo fare di professione.
La mia esperienza di artista variegata, mi aveva lasciato una cicatrice profonda, tra espressione tale e quale ed il collegamento con la professione. Lavorarci, produrmi il pane quotidiano con la mia arte è stata un’dea che ho cestinato molti anni fa.
Poi mi sono infortunata ed improvvisamente mi sono ritrovata nell’impossibilità di solita espressione e quindi a scrivere una sorta di diario virtuale in cui mettevo la mia frustrazione. Non mi sono più fermata, rendendomi conto solo a posteriori, stavo scrivendo qualcosa di diverso rispetto ad un diario. Per me è quasi un colmo. Sono del tutto incapace di proporre la mia espressione artistica alla vendita, nonostante abbia lavorato diversi anni nel marketing nel corso degli anni 80′ a prescindere dal mezzo, ché è diverso negli strumenti ma nemmeno troppo nelle modalità. Mi fu insegnato a ‘credere’ nel prodotto che si vende, ma vi dirò che quando si tratta della mia ‘arte’, fatico a non farlo, a non crederci, ma venderla quasi mi ripugna. Eppure, il problema è che senza non riesco a starci e non voglio fare nient’altro.
Scusate la lungaggine.
Daniele Imperi
Ciao Sonia e benvenuta.
Purtroppo avevano ragione a dirti di crederci, anche se è difficile e lo so anche io.
Gianni Morgan Usai
Splendido il continuo fra romanzi, vasi da notte e cantine… C’è un fil rouge…!