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Quando devo scrivere un articolo per il blog, l’incipit è quasi sempre l’ultima parte che scrivo. Preparo la mia scaletta, miglioro i sottotitoli, scrivo l’articolo e poi mi metto a pensare a come iniziarlo.
Spesso capita che lo riscriva varie volte, perché credo che questa sia una delle parti più delicate di un articolo.
Titolo e incipit: mantenere l’attenzione del lettore
C’è uno stretto legame fra il titolo dell’articolo e il primo paragrafo. È un legame che sottolinea la continuità del discorso. Un articolo per il web non è un racconto né un romanzo, in cui la connessione fra titolo e incipit può anche mancare e rivelarsi al secondo capitolo.
No, in un articolo questa connessione deve esserci subito, secondo me. È vero che in alcuni casi – che spiegherò più avanti – il blogger sia costretto a usare una strategia diversa, ma resta il fatto che l’incipit debba contenere il giusto aggancio per non annoiare il lettore e spingerlo a continuare la lettura.
Considerare la tipologia di articolo
Non penso che esista un modo univoco per scrivere l’incipit di un articolo. Prendiamo il caso di un’intervista: cosa scrivere nella parte iniziale? C’è poco da scegliere: dobbiamo introdurre la persona che abbiamo intervistato, parlare di lei e di cosa fa.
E se scrivessimo un tutorial, magari su come scontornare un’immagine con Photoshop? In questo caso dobbiamo convincere i nostri lettori di essere arrivati nell’articolo giusto, di aver trovato finalmente la soluzione al loro problema.
La lunghezza dell’incipit: quanti paragrafi?
Io mi baso sulla mia esperienza: di solito dedico all’incipit uno o due paragrafi al massimo, poi preferisco entrare subito nel vivo dell’articolo. Anche in questo caso dipende dall’articolo, ma anche da noi stessi, dal nostro modo di comunicare. Una lunga introduzione, però, rischia di annoiare i lettori.
L’aspetto SEO dell’incipit
Guardiamo prima un’immagine tratta dall’articolo A Visual Guide to Keyword Targeting and On-Page SEO di Rand Fishkin.
Potremmo chiamarlo un seo incipit e, venendo dal sito Moz e da una personalità come Rand, possiamo crederci. È sempre necessario scrivere un incipit pensando alla SEO? No, almeno per me non lo è. Preferisco scriverlo in maniera più naturale, anche se usare certe tecniche non significa scrivere in modo asettico e freddo.
Come scrivere l’incipit di un articolo
Fatte tutte queste premesse, come dobbiamo scrivere l’incipit dei nostri articoli? Ho elencato nove metodi per iniziare un articolo, ma mi aspetto nei commenti qualche suggerimento in più, in base anche alla vostra esperienza.
La tecnica della piramide invertita
Una delle prime cose che si imparano nel blogging – e che si continuano a dire – è di usare la tecnica giornalistica della piramide rovesciata, che prevede di descrivere prima i fatti più importanti e poi andare nel dettaglio. Si tratta quindi di rispettare la regola delle 5W, ossia “chi”, “cosa”, “come”, “quando” e “perché”.
È senz’altro vero che online questa tecnica funzioni, proprio perché evita al lettore di perdere tempo e gli fa subito capire di cosa tratta l’articolo. La piramide invertita prevede un netto collegamento fra titolo e articolo e in questo caso l’incipit consiste nello sviluppo del titolo, di una sua ampia descrizione.
Un esempio di incipit con la tecnica della piramide rovesciata:
Come qualcuno saprà, a me piacerebbe aprire una casa editrice e ho scritto anche come vorrei che fosse. Per ora ovviamente non se ne parla, ma ho voluto intervistare Giordana, della casa editrice Plesio, che qualcuno conosce sia perché frequenta Penna blu sia perché legge il suo blog Gli appunti di Mur, per capire quali passi compiere per aprirne una e come gestirla. Come aprire una casa editrice – Intervista a Giordana Gradara, Plesio editore
La domanda ai lettori
Questo approccio è molto diretto e anche coinvolgente, secondo me. Il blogger fa entrare il lettore nel suo articolo, si rivolge proprio al suo pubblico, quindi riduce la distanza ed entra nel vivo dell’articolo.
Ecco qualche esempio dal mio blog:
- Dicono che le vendite di ebook aumentano, ma secondo voi aumentano anche i lettori di ebook? 8 modi per incentivare la vendita di ebook
- Avete mai sentito parlare di questi due personaggi creati da François Rabelais? Scrivere come Rabelais, oggi
Non ho studiato queste domande, semplicemente sono nate in modo spontaneo mentre scrivevo.
Le storie personali
Iniziare un articolo con una storia personale genera più empatia. Lo storytelling in campo aziendale è nato proprio per avvicinare l’azienda ai suoi clienti, per creare un rapporto tra persone e abbattere qualche barriera.
Lo storytelling personale, se possiamo chiamarlo così, nel blogging funziona ancora meglio, secondo me, perché rende il blogger più vicino ai suoi lettori. Le storie personali provengono dall’esperienza, sia professionale sia di vita, quindi rappresentano dati reali, informazioni di vita vissuta, esempi concreti che fanno presa nel lettore.
Due esempi di incipit con storia personale:
Quando ho aperto questo blog, non ho sempre pubblicato buoni articoli. Tempo fa, rivedendo gli articoli dei primi tre mesi di vita di Penna blu, non ne ho salvato quasi nessuno. 5 tipi di articoli da non pubblicare nel blog
Ho scritto molto tempo fa di aver iniziato a leggere molto tardi. A leggere sul serio, intendo, altrimenti mi è toccato più o meno a sei anni come tutti. Il romanzo che mi ha fatto amare i libri
L’aneddoto
Credo di aver usato raramente aneddoti per iniziare un articolo , ma è comunque una tecnica da provare. Un aneddoto è un fatto poco conosciuto e caratteristico della vita di qualcuno, quindi può stuzzicare la curiosità dei lettori.
L’aneddoto va usato secondo me con moderazione, prima di tutto perché è abbastanza difficile avere una vita piena di aneddoti, ma anche perché è ben riconoscibile e non sempre è facile creare una connessione con il tema dell’articolo.
L’incipit provocatorio
La provocazione attira, spinge alla discussione, spesso purtroppo con toni forti e perfino offensivi. È anche vero che c’è modo e modo di provocare. A me ogni tanto piace scrivere qualche articolo provocatorio, come quello sul sessismo linguistico o sulla scrittura politicamente scorretta, ma non ne abuso, altrimenti il blog si trasforma in una polemica continua.
Un incipit provocatorio crea subito attenzione, perché il lettore tende a pensare qualcosa come “e adesso dove vuole andare a parare?” o, peggio, “ma che diavolo sta dicendo?” e continua a leggere.
Un esempio di incipit provocatorio:
Quello di oggi è un articolo che non ha una conclusione, perché forse non esiste. È un articolo pieno di dati e di calcoli, di riflessioni e domande, ma non dà alcuna risposta né soluzioni.
Forse non ci sono neanche queste, forse la produzione di libri deve semplicemente procedere per inerzia, scaraventando nel mercato editoriale sempre nuovi autori, nuovi attori sul palcoscenico della scrittura, ma che recitano davanti al solito pubblico di quattro gatti. Per chi scrivono gli scrittori?
La domanda o la frase del lettore
A me piace spesso usare questo tipo di incipit. Molte volte ho trovato spunto per scrivere articoli nel blog grazie a commenti lasciati nei vari articoli, quindi l’ho trovato un modo per ringraziare il lettore e renderlo in un certo senso protagonista dell’articolo.
In alcuni casi sono state domande del lettore, che chiedeva approfondimenti del tema o informazioni relative, in altri casi invece è stata una semplice frase che mi ha ispirato l’articolo. Un esempio di incipit del genere si trova nell’articolo “Blogging: come trovare la propria voce”.
La citazione
Citare una frase da un libro o da un articolo letto in rete è più una finezza che una vera utilità. È però un valore aggiunto all’articolo, questo è sicuro. L’ho usata qualche volta, ma più spesso uso citazioni da articoli da cui ho preso spunto.
La tecnica della subordinata: innescare curiosità e suspense
La forma più chiara è soggetto+verbo+complemento, tuttavia possiamo iniziare un articolo con una frase subordinata, per tenere il lettore sulle spine e invogliarlo a leggere per sapere come andrà a finire.
Questa tecnica va valutata bene, perché il lettore online non ha tempo, mai, anche se ce l’ha. Legge di fretta, vuole arrivare subito al dunque, capire di cosa parla l’articolo. Io talvolta uso le subordinate per i miei incipit, ma non mi dilungo, cerco di non creare periodi contorti, anche perché preferisco la chiarezza e l’immediatezza del messaggio.
Le statistiche e i numeri
Le ho usate poco, forse mai, non ricordo a dire la verità. Però funzionano, lo dicono gli esperti, e funzionano per due motivi:
- i numeri sono riconoscibili, si notano, si fissano in testa
- i numeri e le statistiche danno credibilità all’articolo
Numeri e statistiche presumono un lavoro di documentazione del blogger, che ha saputo cercare e vagliare le fonti.
Conclusione
Quanta attenzione date all’incipit dei vostri articoli? Avete usato qualcuna delle tecniche che ho elencato? Ne conoscete altre?
LiveALive
Mi sembra tu dica cose giuste. Non ho mai scritto post veri e propri, né credo lo farò (scriverò, piuttosto, “articoli”, qualcosa di più espanso), ma in genere quando scrivo un saggio o una analisi l’incipit consiste in un paio di righe di presentazione dell’argomento. Non mi piace iniziare con una domanda: la sento come inutile, e sono cose che il lettore dovrebbe chiedersi da solo, e a me personalmente non coinvolge. Spesso inizio con la citazione, ma per il semplice motivo che se no non so dove prendere, mentre la citazione ti da subito un argomento su cui parlare. Questa però va bene perché se trovo una citazione bella in un post mi sento emotivamente coinvolto.
Una componente di storytelling ci vuole. Avevo letto tempo fa un articolo di un famoso giornalista dove faceva notare che la stragrande maggioranza degli articoli si struttura a piramide inversa, quando lui consigliava invece di adottare una struttura narrativa da racconto, perché, dice, si legge più piacevolmente. Non so però esattamente cosa intendesse: non da tutti gli articoli si può scrivere un racconto, e applicare la struttura “incipit-sviluppo-scioglimento” nell’articolo non è così diverso dallo standard. Ci sono però articoli scritti con uno stile particolare, a volte anche un po’ da giornalismo giallo, che usano tecniche retoriche in abbondanza. Per esempio anziché scrivere “il costo della benzina è aumentato ancora” puoi scrivere “e così ti accorgi che quei 20 euro vengono vomitati dalla pompa in molto meno tempo dell’altra volta; poi controlli il prezzo, e dove ieri c’era un 6 ora c’è un 9.” Insomma, dipende da tante cose, dal lettore modello, dalla destinazione, e tutto vale anche per la scrittura nei blog.
Daniele Imperi
Ma come no? Hai scritto dei guest post per me
Anche secondo me si legge meglio un testo con struttura narattiva. Risulta anche più coinvolgente.
Chiara
Io apro sempre i post con una citazione, per il semplice motivo che mi piace!

Utilità non ne ha per niente. Però sono una fanatica di aforismi fin da quando andavo a scuola. Li riportavo su alcuni quaderni, numerati: ne ho 2410.. tutti prima dell’era di internet.
Leggendo il tuo post mi rendo conto di applicare molte di queste tecniche (a parte la subordinata) in modo assolutamente inconscio. Per me l’incipit è un modo per entrare nel cuore dell’argomento. Serve anche a me per orientare la mia mente (raramente faccio una scaletta dei post) quindi lo scrivo per primo, in modo spontaneo, e poi lo “aggiusto” sulla base delle 5W.
Daniele Imperi
Beh, hai una bella scorta di citazioni, allora
Anche io applico queste tecniche in modo inconscio. Vengono naturali, non sto lì a pensare a quale usare.
Io invece scrivo o aggiusto l’incipit sulla base del post.
Giacomo
Complimenti, ottimo articolo. Elegante, professionale, si legge bene. In rete ci sono infatti dei consigli sull’editare un buon copy, ma forse esageratamente incalzanti, pieni zeppi di frasi preconfezionate, con evidenti fini manipolatori.
Mi appresto ad aprire un blog, mi è sempre piaciuto scrivere, adesso ne ho l’opportunità, ma gradirei avere un rapporto con i lettori più paritario e corretto, al fine di accrescere reciprocamente la propria professionalità. Poi capisco il profitto e le vendita, sono oltre 20 anni che sono in questo campo ed è giusto far arrivare dei denari per dare ossigeno all’attività, però possiamo trovare un giusto equilibrio.
Ti seguo da qualche giorno, ho trovato sinceramente degli ottimi spunti leggendo i tuoi articoli.
Grazie ancora e proseguì con questa passione
Daniele Imperi
Grazie Giacomo e benvenuto nel blog.
Quindi devi aprire un blog aziendale? Ti servirà come vendita “indiretta”, allora.
Giuseppe Vitale
Ciao Daniele, che ne pensi di un incipit con una fotografia e con un primo paragrafo che inizia commentando la foto? A me è capitato qualche volta di iniziare così perché ho aggiunto una foto all’inizio del post (cosa che faccio quando ho finito di scrivere) e mi sono accorto che potevo costruire l’incipit parlando di essa. Anche se l’incipit vero e proprio, il primo impatto, è in realtà l’immagine.
Daniele Imperi
Ciao Giuseppe,
dipende se la fotografia è attinente al tema del post. Ma non sempre è possibile.
Salvatore
Non sapevo esistessero tante tecniche per cominciare un post, io scrivo l’incipit in modo istintivo. Per prima cosa penso all’argomento, poi scrivo il titolo. Il sottotitolo, che segue l’immagine del post, e l’immagine stessa li scelgo per ultimi. Quindi scrivo l’incipit e tutto il resto, finché non mi rendo conto di non aver più nulla da dire sull’argomento. A quel punto, mi invento una chiusura.
Alcuni di questi incipit che citi, li ho usati anch’io. L’ho fatto in modo istintivo e inconsapevole. Fra tutti, quelli che non amo e non credo che userò (non più almeno) sono: il provocatorio, che non ho mai usato perché non mi piace la polemica sistematica; la citazione. La citazione, all’inizio della mia esperienza nel blogging, la usavo sempre. Poi mi sono reso conto che nessuno la legge, perché noiosa, e che è solo un modo per conferire legittimità e autorevolezza al proprio pezzo usando le parole di un altro… Quindi ho smesso.
Daniele Imperi
Anche per me è istintivo. Ogni tanto il provocatorio sta bene, ma solo se è veramente utile.
Sulla citazione in un certo senso ti do ragione, ma dipende da come la usi.
Grazia Gironella
Sinceramente finora sono sempre andata a naso, anche se il mio post di oggi sembra basato su ciò che dici sotto diversi aspetti. Secondo me può riuscire bene anche un titolo che riprende una frase fatta o una citazione famosa, modificata per fare dell’ironia o proprio per far ridere. Deve essere qualcosa di universalmente conosciuto, però, o diventa una battuta per pochi eletti (che può andare, se si vuole, ma non è il mio genere).
Daniele Imperi
Sono d’accordo sul titolo creato da una frase fatta che tutti conoscano, ma credo che una tecnica così si possa usare poco.
MikiMoz
Mai calcolate queste cose: scrivo come sento sia meglio per la natura stessa dell’articolo.
Ci sono post che contengono una domanda giù nel titolo, altri il cui titolo non svela niente anzi svia (mi piace giocare col lettore, non con la SEO), altri che hanno qualcosa tipo ctama solo perché domande funzionali allo stesso… Io bloggo, non calcolo^^
Moz-
MikiMoz
tipo cta, ma solo perché*
Moz-
Daniele Imperi
Secondo me è sempre meglio essere istintivi. L’incipit lo scrivo per ultimo quasi sempre per renderlo adatto al post.
Giuse Oliva
Non ho mai pensato alla tecnica da usare. Molte di quelle che descrivi credo di utilizzarle.
Prima stilo in vari titoletti dei sottocapitoli, per fissare gli argomenti da sviluppare e poi inizio dall’incipit. Cerco di coinvolgere e spiegare l’argomento in modo ampio, un’infarinatura generale, per poi entrare nell’argomento vero e proprio.
Credo che l’incipit debba incuriosire e spingere il lettore a leggere.
Penso che un buon incipit sia quello che ti catturi.
Daniele Imperi
Alla fine ciò che conta è essere appunto coinvolgenti e spingere alla lettura, a prescindere dal tipo di incipit che usiamo.
Marina
Ciao!
E’ la prima volta che commento, anche se leggo questo blog da qualche annetto (a fasi alterne).
Hai fatto una bella rassegna di tecniche per gli incipit, complimenti
Pensando a come scrivo gli articoli sul mio blog direi che i miei preferiti sono la piramide rovesciata e lo storytelling; e anche fare domande.
Questo articolo che hai scritto mi sarà utilissimo. Mi capita ogni tanto di restare piantata sull’incipit, proprio perché so che è forse la parte più importante dell’articolo. Ci penso e ci ripenso, ma a volte finisco con il tirare un po’ via perché non trovo la soluzione che mi soddisfa al 100%. La prossima volta che succede verrò a leggere questo articolo e sicuramente troverò la giusta ispirazione!
Non ho capito però cosa intendi con la tecnica della subordinata. Mi fai un esempio?
Grazie, a presto!
Daniele Imperi
Ciao Marina e benvenuta.
Questo post inizia proprio con una subordinata
Se inizi un post, o anche una storia, con una subordinata, metti curiosità al lettore, perché non sa ancora cosa stai dicendo, in un certo senso. Tu hai usato questa tecnica nel post “Come meditare: i 7 pilastri della consapevolezza”.
Marina
Ah, ora ho capito, grazie
Con tanto di esempio preso da un mio articolo.
Gentilissimo.
A presto!
Lisa Agosti
Non mi sono mai soffermata sul tipo di incipit che uso nei post, direi che ho usato tutte queste tecniche una volta o l’altra. Non ho ben capito cosa intendi per subordinata, sono anche andata a vedere il blog di Marina ma non sono certa al 100%. Si tratta di una frase che inizia con “se…”?
Daniele Imperi
Sì, una frase che inizia con “se”, “quando”, ecc. Una frase che ti fa quindi capire che ne esiste una principale. In questo post la frase principale dell’incipit è:
“l’incipit è quasi sempre l’ultima parte che scrivo”, a cui segue la subordinata: “Quando devo scrivere un articolo per il blog”.
Cornetta Maria
CRIMINI TRA DUE MONDI di Antonio Dicuonzo (inedito)
Il pullman grigio arrancava nella calura estiva della California sulla Route 505, diretto a Sacramento, sede del carcere di massima sicurezza di New Folsom. Il motore, sotto sforzo, ronzava come un calabrone gigante ma il capo delle guardie lo definiva “il bidone dei rifiuti” perché trasportava le più efferate carogne dello stato. Erano 23 “collezionisti di ergastoli” ed il migliore di loro doveva scontare trent’anni di carcere per rapina a mano armata. Il capo guardia osservava, con puro disprezzo, quella feccia umana che gli garantiva il suo pane quotidiano. “Che schifo di sorte!” Pensava cupamente “devo campare controllando questi vermi!” Aveva una fottuta voglia di fumare , ma era severamente vietato, in servizio e lui, molto zelante sul lavoro, non avrebbe mai trasgredito ad un ordine…
Le piace il modo di scrivere di mio figlio? E’ una storia con imprevedibili colpi di scena e soprattutto con una sua morale. E che dire dell’altro thriller? SCACCO MATTO A SATANA ? Surreale ma con una forte connotazione pragmatica.
Comincia così:” Si chiamava Adelmo La Capra, 29 anni, unico frutto di una coppia matura e senza fantasia che l’aveva condannato a portare quel nome di cui non andava affatto fiero, anzi, avrebbe dato un rene per cambiarlo!”
Le assicuro che vale la pena di leggerli. Un saluto cordiale.