Indice degli argomenti
Oggi le piattaforme di intelligenza artificiale dedicate alla scrittura proliferano, come ben sapete. E questo ha inciso in modo negativo sulle richieste di preventivo che mi arrivano. Miracoli della tecnologia.
Dalla scrittura siamo passati anche alla correzione di bozze: usare l’intelligenza artificiale per correggere un testo può dare risultati almeno pari al lavoro degli esseri umani? Secondo molti appassionati di IA la risposta è sì.
La mia risposta è invece no. Ma entriamo nei dettagli.
Molti considerano ChatGPT il miglior assistente di scrittura. Ho quindi sottoposto a ChatGPT alcuni brani di un romanzo che ho corretto tempo fa e i risultati sono stati davvero scadenti.
L’IA non nota l’abuso di avverbi
Non demonizzo gli avverbi: se esistono, significa che vanno usati. Con parsimonia, ma si usano. Il problema sono gli avverbi in “mente”, che creano rime involontarie quando ne appaiono troppi in una pagina, specialmente se vicini.
In un dialogo il personaggio ne usava addirittura 7 in 77 parole. All’autore in un commento a lato della pagina ho riportato lo stesso brano eliminando tutti quegli avverbi in “mente”, di cui due uguali: funzionava lo stesso.
Ho chiesto a ChatGPT di correggere quel brano di dialogo. Che cosa ha cambiato l’IA?
Ha inserito una virgola inutile e un trattino a unire due parole, altrettanto inutile.
Ho chiesto allora di modificare un altro brano, in cui c’erano 4 avverbi in “mente” in 71 parole, un errore di battitura e una virgola da togliere.
Che cosa ha cambiato l’IA?
Degli avverbi di troppo neanche si è accorta, idem per la virgola, ha però corretto l’errore di battitura e ha inserito una virgola inutile.
Ci riprovo e incollo un breve dialogo di 96 parole, con 6 avverbi in “mente”.
Che cosa ha cambiato l’IA?
Ha corretto la frase “il tessuto, o quello che era” in “il tessuto, o quello che ne resta”, che ha ben altro significato. I 6 avverbi andavano invece bene.
E così in un altro brano, 35 parole e 4 avverbi in “mente”: tutto normale per ChatGPT.
Ho provato con Gemini, che mi ha risposto che il testo è ben scritto e chiaro, aggiungendo una virgola e un’elisione.
L’intelligenza artificiale non scova le incongruenze
Correggendo le bozze di quel romanzo, ho trovato un errore in cui non è così difficile incorrere. Siamo infatti portati a usare parole ed espressioni della nostra lingua e può capitare di usarle anche se ambientiamo altrove, e non in Italia, una storia.
Forse è per questo motivo che molti consigliano di ambientare racconti e romanzi dove abbiamo sempre vissuto.
Tornando all’esempio, il protagonista americano, del Montana, in un dialogo usa l’espressione “zona Cesarini”: oltre al fatto che è propria dell’ambiente calcistico – ma può essere estesa con la dovuta attenzione ad altri contesti – è comunque tutta italiana.
Sottoponendo a ChatGPT e a Gemini il brano, nessuna delle due, come mi aspettavo, ha rilevato l’errore.
Ho fatto un’altra prova, scrivendo un breve periodo in cui Dante Alighieri accende il computer: Gemini ha rilevato l’anacronismo, senza correggerlo (pensava fosse intenzionale), ma ChatGPT no.
E lo stesso è successo quando ho fatto dire a Eva, rivolgendosi al marito Adamo, in una storia ambientata nel 5000 a.C.: “Per te il ragazzo non ha nessun problema. È la tua fotocopia” (ho trovato davvero questa espressione in un romanzo corretto qualche anno fa).
Per Gemini l’anacronismo della fotocopia è intenzionale, per ChatGPT va tutto bene.
L’intelligenza artificiale non rileva le ripetizioni
Io so di essere pignolo, eccome, però le ripetizioni saltano davvero all’occhio e sono antiestetiche. Nel romanzo con protagonista americano, per esempio, l’autore aveva abusato della frase “che sembrava”/“che sembravano”, tanto che sembrava non esserci nulla di certo.
In un brano di 200 parole quella frase veniva ripetuta 3 volte, ma né ChatGPT né Gemini l’hanno rilevata.
In un altro brano c’era una pulsar che… pulsava. Tolto l’inciso, si sarebbe letto “La pulsar pulsava”. Nel commento ho fatto presente che la pulsar ha questo nome proprio perché pulsa, quindi bisognava trovare un altro verbo.
Ma purtroppo per ChatGPT e Gemini la pulsar può pulsare senza problemi. E in fondo è proprio quel che fa.
Correzione di bozze manuale contro correzione di bozze IA
In base alla mia esperienza, ho redatto questa tabella di comparazione fra la correzione di bozze manuale, umana quindi, e quella effettuata dalle IA.
Caratteristiche | Correzione di bozze manuale | Correzione di bozze IA |
---|---|---|
Velocità | Richiede il giusto tempo | Elabora numerose pagine in pochi secondi |
Precisione | Permette di avere testi corretti e leggibili | Imprecisa, non garantisce un lavoro di qualità |
Costi | Richiede costi di manodopera | Costo zero o economica |
Le differenze maggiori sono nella velocità – un’intelligenza artificiale dà risultati in una manciata di secondi – e nei costi – un’IA è in genere gratuita o comunque richiede, per servizi in più, un abbonamento di poche decine di euro l’anno.
È questo ad allettare: la filosofia del “tutto gratis e subito”. Ma, come sappiamo, la qualità si paga… e ripaga.
Orsa
Tocchi un nervo scoperto, il mio lavoro si è quasi azzerato a causa delle piattaforme generative di scrittura e correzione. Mai un hacker russo quando serve
Comunque niente, io sono ancora rimasta al cowboy del Montana che dice “zona Cesarini”.
B: ”Siamo nel Montana, Joe. Qui se una cosa succede all’ultimo secondo la chiamiamo miracolo, da quando parli come un telecronista della serie A?”
A: “Ho provato a seguire il calcio italiano.”
B: “Ti è piaciuto?”
A: “No, ci mettono più tempo a protestare con l’arbitro che a giocare.”
Scusatemi, non ho resistito.
Daniele Imperi
Spero che prima o poi l’IA si riveli una bolla e che scoppi facendo un bel botto.
Secondo me è peggio la fotocopia nel 5000 a.C.
Luciano Cupioli
La mia cultura del lavoro è che per fare le cose bene ci vuole tempo. Quando mia figlia mi vede passare ore a cercare di aggiustare una frase che non mi convince, mi chiede perché non uso l’IA. Qualsiasi cosa faccio è per me, per accrescere le mie capacità e la mia cultura, non me ne frega niente di avere un risultato immediato ma non mio. Tanto non lo saprebbe nessuno? Lo saprei io e non mi andrebbe bene. Cosa c’entra tutto questo con la correzione di bozze? Voglio che a farlo sia una persona, uno che lo fa di mestiere e con passione, che ha studiato e faticato per diventare quello che è, con cui possa interloquire se occorre. Conosco il cervello umano, so come funziona, dell’IA non mi fido. Preferisco continuare a spremere le meningi per trovare l’aggettivo giusto, piuttosto che premere un tasto che fa tutto in un secondo. Quelli che nel tempo hanno sempre cercato la via più facile e veloce per fare le cose perché non avevano voglia di applicarsi, oggi non sanno fare niente, solo spingere tasti.
Daniele Imperi
Ho la stessa cultura: l’arte richiede i suoi tempi. Nella correzione di bozze, come nella revisione, c’è anche il dialogo con l’autore: alle volte m’è capitato di chiedere spiegazioni agli autori in un commento se non avevo compreso che volevano scrivere. L’IA non può fare questo. È un sistema chiuso e automatico.
Aggiungi anche che a delegare tutto alle IA rischi l’impigrimento del cervello.
Grazia Gironella
Uso volentieri l’IA, e spesso la trovo sorprendente in senso positivo, ma non mi aspetto precisione e raffinatezza su qualcosa di delicato come la correzione di bozze. Questo se si vuole ottenere un buon prodotto. Se ci si accontenta di un prodotto mediocre – per le istruzioni di un apparecchio, per dire – l’IA può fare risparmiare denaro. Su testi di altro genere, vade retro.
Daniele Imperi
In che modo usi l’IA?
Quello che molti non capiscono è che la correzione di bozze non si limita a trovare errori di battitura. E bisogna poi vedere se un’IA è in grado di trovarli tutti.
Grazia Gironella
A volte uso l’IA quando cerco un prodotto e mi è utile avere un raffronto veloce tra i possibili candidati, con pro e contro, e anche un’introduzione che mi offra una visione complessiva; oppure, quando voglio andare in visita da qualche parte, mi capita di chiedere un itinerario che tenga conto del tempo a mia disposizione. Poi faccio a Chat domande sulla vita, sulla filosofia, sulla spiritualità, oppure su se stessa, e direi che qui l’apprezzo particolarmente. E’ molto soddisfacente proporre un argomento specifico e ricevere in risposta una sintesi dettagliata del pensiero umano in proposito! Chiaro che è un punto di partenza per ulteriori approfondimenti, con o senza IA, ma la trovo ottima. Stranamente, gli usi in cui la trovo più carente sono quelli legati ai singoli prodotti o a calcoli, per esempio dei valori nutrizionali.
Barbara Businaro
Non solo l’Intelligenza Artificiale non fa un lavoro di qualità, ma dare in pasto il proprio manoscritto nel suo calderone diventa anche pericoloso in termini di copyright. Perché poi quel manoscritto sarà utilizzato per correggere altri manoscritti e fornire altre idee di scrittura, in quanto a trame e soluzioni, a chi gliele chiederà.
Non se ne accorge nessuno? Si e no, perché ci sono dei “chunk”, ovvero dei pezzi di risposta, che fanno in modo di rendere riconoscibile quanto è stato scritto da Intelligenza Artificiale invece che da essere umano. Di conseguenza, ci sono altre IA specifiche che riconoscono un testo manipolato dalle cugine IA generative. Per esempio, vengono utilizzate in ambito universitario per verificare la qualità delle tesi di laurea e delle ricerche per dottorato. Ma possono anche essere usate dalle case editrici per verificare la qualità di un manoscritto in valutazione, proprio per ovviare a futuri casi legali per violazione del copyright. Penguin Random House da una parte ha bloccato la lettura dei suoi libri già pubblicati all’istruzione delle AI, ma voci di corridoio dicono che si stano attrezzando per scandagliare bene i manoscritti da pubblicare.
Nel frattempo c’è fermento a livello europeo, perché da una parte le lobby tecnologiche (ci sono troppi soldi intorno all’Intelligenza Artificiale…) sono riuscite a far passare la lettura di libri, contenuti web e altre opere come il “fair use” americano, cioè utilizzare senza preventivo consenso e/o pagamento solo per scopi d’informazione, critica o insegnamento. Dall’altra, diverse associazioni in rappresentanza di scrittori e artisti vari a gran voce segnalano una pericolosissima scappatoia legale nella legislazione, il cosiddetto AI Act (Regolamento UE 2024/1689): il “fair use” americano infatti prevede un limite dei contenuti usabili e comunque deve sempre essere riconosciuta la fonte, mentre le IA in questo momento non forniscono alcun credito all’autore, se non in rari casi.
L’Intelligenza Artificiale può essere un buon strumento di elaborazione di una gran quantità di dati, e penso soprattutto alla ricerca scientifica e in medicina. Ma per la scrittura creativa, e in generale per tutta la creatività e l’arte, proprio no.
Daniele Imperi
Non avevo pensato che un testo potesse poi finire negli archivi dell’IA. Questo forse succede anche se non ti registri. Riguardo ai libri, non capiscono come facciano a leggerli. I programmatori caricano degli ebook? Già questa sarebbe una violazione.
La creatività e l’arte fanno parte degli esseri umani, far generare testi e immagini all’IA non ha nulla di creativo né di artistico.
Corrado S. Magro
L’IA e il suo impatto (futuro) lo paragono ai telefonini che, se prima si usavano per conversare, oggi sono parte inerente del giornaliero. Si usa il telefonino anche per sapere come sedersi sulla tazza (WC)… Seguo dal vivo, ogni tanto, alcuni utenti dell’IA e accetto certe applicazioni ma escludo l’IA come la panacea tanto attesa. Sarà come WhatsApp, tutti lo usiamo senza pensare alle conseguenze. Facciamo il giuoco di chi ce lo propina così come la pillola prescritta: effetti collaterali? Ma dai evitiamo pettegolezzi. Crepare si deve in ogni caso!
Daniele Imperi
Anche secondo me alla fine l’uso dell’intelligenza artificiale sarà sempre più presente nella vita di molti (non nella mia).
franco battaglia
Io ho notato che Gemini base (quella gratuito) mi corregge testi sottoposti peggio di quanto potrei fare da solo perdendo giusto qualche minuti in più. Forse si dovrebbe fare i test con modelli più evoluti, ovviamente a pagamento, cosa di cui, per ora, non avverto la necessità
Daniele Imperi
Non so se le versioni a pagamento delle IA lavorino meglio, di sicuro offrono più servizi.