Consigli di scrittura da Gabriele d’Annunzio

Consigli di scrittura da d'Annunzio

D’Annunzio non era solo un poeta, ma anche un grande scrittore di motti. Fra quelli che ha scritto ne ho trovati sette che si adattano perfettamente al mondo della scrittura.

Più alto e più oltre

Questo motto è del 24 maggio 1917 e serviva per incitare i marinai a compiere imprese ardue. Lo interpreto come una spinta alla crescita personale e al miglioramento della propria scrittura. Uno scrittore non si deve limitare a restare nell’ombra, a muoversi nella sua mediocrità (intesa non nel senso negativo o scolastico della parola), ma deve puntare in alto.

Anche se non diventerà mai il primo scrittore del mondo, deve lavorare affinché le sue conoscenze e le sue competenze crescano e migliorino. Deve puntare in alto e oltre, più in alto e più oltre possibile.

Lo scrittore deve crescere con la sua scrittura e la scrittura deve crescere con lo scrittore. Entrambi non dovranno mai accontentarsi, ma dovranno sentire la spinta che li porta in alto, là dove nessun altro scrittore potrà mai arrivare. Non è importante raggiungere la meta, ma lavorare per questo intento.

Memento audere semper

Motto famosissimo del Poeta, del 1918: “Ricordati di osare sempre”. Un motto che si adatta bene a ogni situazione e argomento, ma nella scrittura assume una sua importanza. Lo scrittore non è soltanto visto come colui che scrive sugli argomenti di suo interesse, ma anche come un pioniere. E chi, più di un pioniere, osa?

La scrittura rappresenta una grande avventura, rappresenta un esperimento: può avere successo oppure no, può essere ardua oppure relativamente semplice. Interpreto questo bellissimo motto come un incitamento a provare e mettere in pratica idee nuove, a sperimentare, a non tirarsi indietro per timore o timidezza. Osare sempre, senza avere paura.

In un mio blog ho intervistato dei personaggi famosi. Molto famosi. Ho avuto paura a scrivergli? Certamente, paura che mi ignorassero. Ma ho osato. Se non avessi osato, per il naturale timore che ha lo “sconosciuto” quando contatta il “famoso”, non avrei mai pubblicato quelle interviste. E ho osato quando ho cominciato a pubblicare i miei primi racconti.

Io ho quel che ho donato

Questo, per me, è “il motto” dello scrittore. E può ricollegarsi alla frase latina do ut des (do affinché mi sia dato). Gabriele d’Annunzio ci insegna che gli scritti rappresentano il nostro “regalo” ai lettori. Uno scrittore mette in campo se stesso e le sue conoscenze al servizio degli altri.

Si può interpretare in vari modi. Se uno scrittore scrive storie interessanti, riceverà critiche positive. Se uno scrittore pubblicherà storie anche gratuitamente, sarà ben apprezzato.

Uno scrittore ha sempre quel che ha donato.

Ognora desto

Il significato è facile: sveglio a ogni ora. Per d’Annunzio era uno sprone alla sua attività di scrittore. E per lo scrittore deve essere letto così: come uno sprone alla sua scrittura.

Non significa che dovete stare svegli tutta la notte a scrivere. Uno scrittore non è un robot, ha una vita privata, una vita sociale, svaghi, lavoro, famiglia. Sveglio a ogni ora deve essere interpretato come una spinta a non trascurare la propria scrittura.

Uno scrittore deve sentire dentro di sé una forza che lo spinge a scrivere. Deve sentire la scrittura come una sua creatura, quasi un figlio. E un figlio va nutrito e cresciuto. Siate sempre svegli, dunque, non addormentatevi durante il cammino. La scrittura è una strada che non ha fine.

Non nisi grandia canto

Non canto se non cose grandi. Questo motto sembra scritto appositamente per gli scrittori. Consideratelo come una spinta a scrivere sempre buone storie (o buoni articoli).

Come il Poeta, non cantate mai di piccole cose, non scrivete mai articoli o storie di poco conto, tanto per fare numero, tanto per pubblicare. È un errore gravissimo. Non solo deluderete i vostri lettori, ma abbasserete il livello della vostra scrittura.

Sono le storie che rendono unico uno scrittore. Ogni storia o articolo che scriverete deve soddisfare una particolare esigenza del lettore, deve risolvere un suo problema, deve intrattenerlo, divertirlo, deve porre le basi per una discussione, deve offrire una risorsa o un’informazione veramente utile.

Collectum durabit robur

Le forze raccolte dureranno. In questo motto si nasconde la parola collaborazione. La scrittura non è un’entità isolata, ma genera collaborazione in tanti modi: collaborazione che deve essere favorita dallo scrittore.

Specialmente agli inizi, uno scrittore ha bisogno di lettori che criticheranno il suo lavoro, che commenteranno le sue opere. Questa è una collaborazione fra scrittore e lettori.

Si tratta di un mutuo beneficio fra i due, di forze che si uniscono per un fine comune: la passione per la scrittura e la lettura.

Suis viribus pollens

Con questo motto chiudo la guida dannunziana alla scrittura: “Possente di sua propria forza”. Questo motto sembra racchiudere in sé gli altri sei:

  1. siete cresciuti professionalmente e continuate a crescere;
  2. avete osato e questo vi ha portato buoni risultati;
  3. avete dato tanto ai vostri lettori e avete ricevuto;
  4. la vostra scrittura è viva e voi, sempre desti, continuate a tenerla viva;
  5. scrivete sempre ottime storie e articoli;
  6. collaborate con altri scrittori e lettori.

Tutto questo ha irrobustito voi e la vostra scrittura. E così è diventata la vostra scrittura: possente di sua propria forza. Una forza ottenuta con la crescita personale, con il continuo esercizio, coi risultati ottenuti dai vostri sforzi.

Conclusione

Ma non è finita qui. Perché questi sette motti sono come un ciclo continuo. La vostra scrittura è forte e ha successo? Bene. Ricominciate da capo col primo motto e rimboccatevi le maniche. La strada del miglioramento, come ho detto prima, non ha una fine.

Avete altri motti da aggiungere che si possano applicare alla scrittura?

9 Commenti

  1. Consigli di scrittura da Gabriele D’Annunzio | Scrivere e leggere libri | Scoop.it
    martedì, 17 Aprile 2012 alle 8:53 Rispondi

    […] background-position: 50% 0px; background-color:#222222; background-repeat : no-repeat; } pennablu.it – Today, 8:53 […]

  2. marina bisogno
    martedì, 17 Aprile 2012 alle 14:44 Rispondi

    Sono d’accordo su tutta la linea. Un mio motto? “Ogni tanto stacca la spina, medita e svuota la mente. Conoscerai meglio te stesso e il mondo circostante”. Un percorso imprescindibile per il miglioramento, secondo me.

  3. Romina
    giovedì, 19 Aprile 2012 alle 12:45 Rispondi

    D’Annunzio non è tra i miei autori preferiti, ma su tante cose qui ha maledettamente ragione.
    Ovviamente “ognora desto” è il mio preferito! Seguito da “Io ho quel che ho donato” quasi a parimerito.
    Purtroppo la forza di osare non sempre mi appartiene, ma il mio carattere è totalmente opposto a quello di questo scrittore!

  4. Il meglio del 2012
    lunedì, 31 Dicembre 2012 alle 9:37 Rispondi

    […] Consigli di scrittura da Gabriele D’Annunzio: alcuni motti dannunziani presi in prestito per adattarli alla scrittura. […]

  5. Cosa NON significa scrivere per un blog
    mercoledì, 14 Agosto 2013 alle 5:00 Rispondi

    […] ho riproposto i consigli di scrittura da Gabriele D’Annunzio ho riletto quel vecchio post – che inizialmente era rivolto al blogging – e l’ho in parte […]

  6. LiveALive
    giovedì, 15 Maggio 2014 alle 23:50 Rispondi

    Ciao Daniele, tanti complimenti per il blog! Scrivi sempre articoli semplici, leggeri, vivi, mai banali, sempre puntati al confronto d’idee e mai all’imposizione. Sei una persona dalla mente libera. Questo post (e scusa se lo commento con 2 anni di ritardo) mi ha convinto a seguire il tuo blog: di d’Annunzio si può dire tutto, ma io amo i suoi libri oltre ogni misura; non sarà logico, ma questa è la mia sensibilità, e non ci posso fare niente.
    Ti saluto.

  7. LiveALive
    martedì, 7 Ottobre 2014 alle 11:18 Rispondi

    O Daniele (…ma che foto hai?), ti ricordi codesto mio commento?

    Qualche settimana fa ho iniziata l’università a Venezia, e per prima cosa sono andato a vedere la Casetta Rossa di D’Annunzio. È in un vicoletto,isolato, quasi introvabile, molto silenzioso: mi piace andare lì, ogni tanto, e respirare la stessa aria del Vate.

    Forse ti interessa sapere che qualche mese fa è apparso il fantasma di D’Annunzio. Non ricordo dove, forse a Trieste, ma pare girasse per la piazza recitando i versi dell’Alcyone, e leggendo prose del Piacere e del Fuoco. A qualcuno ha chiesto la strada per Fiume, e a un altro ha detto che non ha fiducia nel governo, e che presto sarebbe tornato per rimettere le cose apposto.
    Noi attendiamo fiduciosi il ritorno del vate, vero?

  8. Sergio
    mercoledì, 1 Giugno 2022 alle 22:54 Rispondi

    Nulla dies sine ictu, versione dannunziana di nulla dies sine linea

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