Mi sono rinchiuso in questa stanza, ma so che è soltanto una vana speranza di sfuggire a ciò che ho liberato. Il tempo incombe. È soltanto questione di minuti e poi tutto sarà finito.
Ripercorro con la mente gli ultimi giorni trascorsi, cercando invano una spiegazione razionale alle decisioni prese, alle scelte fatali che hanno scatenato gli eventi. Nulla. Avventatezza, forse, o solo mera passione per il mistero, per tutto ciò che è sconosciuto. E adesso… adesso tutto è perduto, tutto. Quando anche di me non resterà che un cumulo di ossa, l’orrore che ho richiamato dalle tenebre si avventerà nelle strade, nelle campagne, a disseminare morte. E sarà questo il nuovo volto del mondo: quello della morte.
Eva… il mio pensiero è andato a lei, alla donna che avevo sposato quasi vent’anni fa. Eva è stata la prima. Adesso giace di là, oltre quella porta che a breve sarà scardinata da una furia inarrestabile. La mia Eva. Il pensiero di ciò che sia potuta diventare mi lacera la ragione. Non ho avuto la forza di guardare indietro, alle mie spalle. Avrei voluto non sentire le sue urla, il mio nome invocato negli spasimi della morte. Le sue grida ancora echeggiano dentro di me, vivide, assieme a quei rumori… no, non posso riascoltare i rumori delle ossa frantumate, delle carni smembrate, no! È un supplizio peggiore della morte, questo!
E poi gli altri… i miei compagni di viaggio, quelli che avevano creduto in me. Anche loro dilaniati da quella cosa che si appresta a cancellare anche me da questo cupo scenario.
La sento avvicinarsi, sento il suo rantolo, quell’orribile suono presagio di morte e distruzione. Annusa l’aria, fiutando la sua preda. Avverto la sua presenza dietro la porta. Sa. Conosce il mio rifugio.
Ecco che la porta viene fracassata…
Oddio
Luigi Leonardi
Ciao Daniele,
come in un altro caso anche questo racconto sembra un brano estrapolato da una storia più articolata.
Se così non è si può pensare a un soggetto, meglio di un’idea che stimoli la fantasia per ripercorrere a ritroso la serie di eventi che ha scatenato una tale situazione.
Ma la mia probabilmente deformata riflessione vede dentro le tue parole lo sfacelo del genere umano. Voglio dire: l’uomo è artefice della propria distruzione; la sua vanità di conoscenza, il suo egoismo, la sua natura di dominare, alimentano sempre più il mostro indefinibile dell’auto distruzione.
Come uno scorpione impazzito che alla fine si punge con il suo stesso aculeo.
Daniele Imperi
Grazie, come sempre, Luigi
No, sono sempre racconti di 300 parole, nessun soggetto né parte di una storia più ampia. Ma non è detto che non lo possa sviluppare un giorno.
Romina Tamerici
La curiosità può avere dei pessimi risvolti.
Isabel
Mi piacciono molto le tue storie corte! Però cerca di farle un po’ più paurose!❤️❤️❤️
Daniele Imperi
Ciao Isabel, grazie e benvenuta nel blog. Forse sono troppo corte, 300 parole, per farle più paurose
Lorenzo
Ciao Daniele queste storie fatte da te sono molto belle però primo sono un po’ corte è secondo non fanno tanta paura. Magari un giorno diventerai famoso per il tuo libro horror PS: io ho tanta immaginazione è fantasia nel caso mi puoi dare qualche consiglio Ti lascio la mia email scritta : lorenzo.diserio08@gmail.com
Grazie da Lorenzo
Daniele Imperi
Ciao Lorenzo, grazie per la lettura. È un racconto di 300 parole, quindi appositamente corto, e così breve è impossibile che possa spaventare.
Glauco
Sono davvero contento che esista questo blog, tutte le storie che ho letto, compresa questa ovviamente, mi lasciano una suspense che mi piace, in più fanno riflettere e immaginare molto, sei molto bravo a scrivere, davveroシ︎
Daniele Imperi
Ciao Glauco, grazie e benvenuto nel blog.