La rapina

Un racconto di 300 parole

Ammirava la vetrina da tempo. Tutti quei liquori, così costosi e a portata di mano… Ogni volta che li vedeva si umettava le labbra, come se avesse davvero sorseggiato quel nettare. Quando finalmente prese la decisione, volle vedere la vetrina per l’ultima volta. Le bottiglie erano in bella mostra, una vicino all’altra, sembravano brillare alla limpida luce del mattino. Il sole si rifletteva sul vetro, tanto che dovette schermarsi gli occhi con la mano. Sì, quella era la giornata giusta, si disse.

Si allontanò dal negozio, girando l’angolo e dirigendosi verso una via secondaria. Dopo pochi minuti tornò all’emporio, ai suoi liquori. Ma non a mani vuote. Aveva un mattone. L’uomo lo sollevò e, con tutta la forza che aveva addosso, lo scagliò contro il vetro.

Tutto sarebbe durato pochi attimi: la vetrina in frantumi, le bottiglie di cognac a disposizione. Doveva solo prenderne quante più poteva e poi filare via, lontano, via dagli occhi della gente, mettendo quanta più distanza poteva fra lui e la strada. Poteva vedere il mattone riflesso sul vetro avvicinarsi sempre più al suo bersaglio, come se stesse vedendo un filmato al rallentatore. A quella brevissima distanza sarebbe stato impossibile mancare l’obiettivo, e il ladro infatti fece centro, non una ma due volte.

Il vetro non si ruppe, perché non era vetro, e l’uomo lo ignorava. Il plexiglas si curvò, colpito da un oggetto lanciato così forte, e l’uomo stramazzò a terra. Non fu in grado di pensare, non riuscì a muoversi, né a rendersi conto di quanto fosse accaduto, e forse fu meglio così.

Il mattone, rimbalzando, lo aveva colpito direttamente sulla testa, lasciandolo a terra in un lago di sangue, fra gli occhi stupiti e terrorizzati dei passanti. Gli bastarono pochi sussulti per morire.

Dicono che l’alcol può uccidere… al pari della stupidità.

5 Commenti

  1. Mauro
    domenica, 5 Giugno 2011 alle 9:52 Rispondi

    Anche questo è bellino, ma non mi convince il finale; sa troppo di morale esterna alla storia.
    Mauro.

  2. luigi leonardi
    domenica, 5 Giugno 2011 alle 13:02 Rispondi

    La bramosia dell’uomo lo rende stupido.
    Tanti errori si commettono seguendo istinti che non riesci a controllare. Ne so qualcosa.
    E la storia, piccola o grande, ne è un contenitore immenso.
    E’ buono il racconto. “Ultima ora” però raggiunge livelli superiori.

  3. Daniele Imperi
    domenica, 5 Giugno 2011 alle 17:36 Rispondi

    @Mauro: sì, hai ragione, il finale è proprio un’intromissione del narratore.

    @Luigi: Grazie dell’analisi :)

  4. Orsa
    giovedì, 13 Agosto 2020 alle 11:47 Rispondi

    La mia storia con l’alcol è triste e sfigata: ho affrontato un lungo e doloroso percorso di rieducazione. Intendo educazione a REGGERLO!
    Fino a qualche anno fa “partivo” letteralmente già solo con il liquore nei cioccolatini. Una volta ho fatto fuori un intero pacco di merendine Fiesta (ne sono golosa) e la fiesta me la sono fatta per davvero: mi sono ubriacata… mi hanno detto che non la smettevo più di ridere! 😂
    Oggi reggo benissimo una birra (mi piacciono quelle scure) e di tanto in tanto mi concedo uno di quei favolosi grappini friulani della riserva segreta di mio fratello :P
    Dovresti scrivere il gemello di questo racconto, nella versione “anche il fumo uccide”.
    Niente, mi piace mantenere la tradizione del giovedì ;)
    A presto

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Agosto 2020 alle 12:31 Rispondi

      Non è necessario reggere l’alcol, anzi forse è meglio non reggerlo, così non si rischia nulla.
      Ho avuto un’unica sbornia in vita mia e m’è bastata per sempre: un litro e mezzo di birra artigianale fatta in casa in Norvegia, a stomaco vuoto. Mi sono sentito male e basta, niente risa né canzoni né altro.
      Il fumo non lo sopporto proprio. Chissà, magari un giorno ne farò un racconto breve.

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