Le paure dello scrittore

Impicca le tue paure: sono sette, una peggiore dell’altra
Le paure dello scrittore

Ogni tanto ricevo email e commenti di scrittori – mi piace definirli così, anche se non hanno mai pubblicato nulla, anche se ci stanno solo provando, perché scrittore è chi impugna l’azione dello scrivere – email e commenti, dicevo, di scrittori che hanno paura, che sentono il bisogno di scrivere ma non scrivono o, peggio, non pubblicano.

Di cosa ha paura lo scrittore? Non un Lansdale né un Camilleri, che magari avranno pure le loro paure, ma uno qualunque di noi preso a caso. Che cosa spaventa quando un’idea per una storia nasce nella nostra mente?

Le 7 paure dello scrittore

  1. Mettersi in gioco: sì, scrivere è mettersi in gioco. Se scrivi una storia e la pubblichi, ovunque, anche solo nel blog, ti stai mettendo in gioco e allora? Ti metti in gioco ogni volta che fai qualcosa che implica te e qualcun altro. Ti metti in gioco quando fai un esame all’università, quando vai in ufficio o incontri un cliente, quando dici alla donna che ti piace “Mi piaci”. La vita stessa è un continuo mettersi in gioco. Perché proprio la scrittura dovrebbe spaventare, se fa parte della nostra esistenza? Annienta questa paura: è un gioco? Allora vincilo. Nessuno gioca per partecipare, inutile prendersi in giro da soli con la solita demagogia: si gioca per vincere e basta. E se perdiamo, vogliamo la rivincita, perché nessuno è così scemo da amare una sconfitta.
  2. Temere un fallimento: è la stessa e identica paura di prima, ma chiamata con un altro nome. Secondo me tutte le paure sono solo la stessa che appare sotto altrettante mentite spoglie. Nessuno ha sempre vinto. Almeno una volta c’è stato un fallimento, altrimenti saremmo dei e non saremmo qui ma nell’Olimpo. Il fallimento, come ho scritto quando ho parlato di dare un senso alla nostra scrittura, fa parte del futuro e nessuno può predire il futuro. Annienta questa paura: pensa al presente e concentrati sulla bellezza della scrittura. I fallimenti, poi, dipendono in gran parte da noi.
  3. Aver paura di non esser letti: ma esiste davvero uno scrittore che ha pubblicato e non è stato letto da nessuno? Non ci credo, siamo seri. Questa è davvero una paura ridicola. Se l’avete, vergognatevi di averla. Annienta questa paura: volete sapere se qualcuno vi leggerà? Iniziate a pubblicare qualche racconto nel blog o in qualche sito o forum. Poi migliorate.
  4. Temere le critiche: molti scrittori emergenti hanno paura delle recensioni negative. Ma perché? Perché non fanno vendere libri? Quando compro libri online, ci sono in tutti pareri positivi e negativi. Eppure se quel libro mi ispira, io lo compro. Decido io poi se è brutto o bello. Annienta questa paura: intanto stiamo ancora parlando di un potenziale futuro, quindi di qualcosa su cui proprio non vale la pena parlare. Perché non trasformare una recensione negativa in un’azione positiva, scrivendo il prossimo libro mettendo a tappeto tutti i critici?
  5. Vergognarsi di ciò che si scrive: questa forse è la più sensata, perché l’avevo anch’io, ero timido, pensavo che mai avrei avuto il coraggio di vincerla. Come ho annientato questa paura: sono sempre stato un gran menefreghista. Ogni volta che ho pensato troppo, non ho mai agito e me ne sono pentito. Quindi ho pubblicato e basta, in modo sfacciato e presuntuoso. Fatelo anche voi.
  6. Aver paura dell’incompiuta: altra paura seria, perché ovviamente ce l’ho anch’io, scusate l’egoismo. Ho ritardato la scrittura di due romanzi anche per questo motivo: sono lunghi, complessi, non li finirò mai. Annienta questa paura: non dirò che se mai inizi, mai finirai, perché lo dicono tutti. Dirò invece che ogni capitolo che scriverai sarai più vicino all’ultimo. Ogni pagina scritta ti avvicina sempre più alla pubblicazione.
  7. La settima paura: questa è la più rognosa. Ma è anche la più facile da abbattere. La settima paura dello scrittore è lo scrittore stesso. Tu hai paura di te e neanche te ne rendi conto. Paura di essere scrittore, di farlo vedere agli altri, di essere deriso, compatito, incompreso soprattutto. Annienta questa paura: anche se non scrivi, sarai sempre te stesso e si vedrà. Con la scrittura non emerge nulla di ciò che non fai emergere continuamente vivendo. Tanto vale scrivere, no?

Se scrivere è un’esigenza

Me l’ha scritto più di qualche persona. Più donne, devo dire. Forse hanno più coraggio di noi maschietti a esporsi – prendete esempio, dunque, se non altro per una questione di dignità. Sentono la necessità di scrivere, ma hanno paura.

Però è un’esigenza. Come mangiare, dormire, andare in bagno anche. Le esigenze vanno assecondate.

La spudoratezza dell’incoscienza

Sono stato incosciente a pubblicare le mie storie. Non ho pensato a fallimenti e incomprensioni. Non me ne fregava nulla. C’ero io e c’era la mia scrittura. Ho voluto imporla – non è presunzione, ma solo realtà dei fatti: se pubblichi qualcosa, imponi a qualcuno di leggerla, c’è poco da fare.

Per scrivere e imporsi come scrittori c’è soltanto un modo: armatevi di egoismo, di incoscienza, di menefreghismo. Che non sono pessime qualità, perché dovete rivolgerle soltanto contro di voi: vi servono per distruggere la corazza di scemenze di cui vi siete coperti.

Buon lavoro.

36 Commenti

  1. Lapo Ferrarese
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 11:14 Rispondi

    “Come mangiare, dormire, andare in bagno anche. Le esigenze vanno assecondate.”
    Esatto, assecondare la necessità e buttarsi senza troppi pensieri. Scrivere anche dieci righe al giorno, lenti ma inesorabili, puntando a una meta prefissata. Ecco, credo che il segreto sia porsi un obbiettivo e darsi un limite di tempo.
    In fondo è un gioco, va preso come tale, senza dargli eccessiva importanza. Bè, un po’ sì naturalmente, ma niente di così drammatico in fondo… :-)
    Ciao, Lapo

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:42 Rispondi

      Obiettivi e limiti di tempo: queste pure sono una specie di paure dello scrittore :)

  2. Luciano Dal Pont
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 11:37 Rispondi

    Davvero interessante questo post, solo che io, e premetto di non voler peccare di presunzione per quello che sto per dire ma è la pura e nuda e cruda verità, non ho mai avuto nessuna di queste paure. Non so, sarà che sono un po’ incoscente, sarà che ho sempre affrontato la vita, e non solo la scrittura, in modo a dir poco avventuroso, mi sono sempre buttato nelle imprese più rischiose, a volte assurde, senza stare troppo a riflettere sull’opportunità o meno di farlo, sui vantaggi o gli svantaggi, ho sempre inseguito i miei sogni, molto spesso li ho realizzati, e continuo tutt’ora a inseguirli, insomma sono sempre stato un avventuriero scavezzacollo un po’ folle e un po’ (tanto) sognatore in tutte le cose che ho fatto nella vita e questo avviene anche con la scrittura. Non ho certo timidezze e paure nel definirmi scrittore, anzi, lo vado gridando ai quattro venti con orgoglio, guardando in faccia e dritto negli occhi le persone a cui lo dico, ho sempre scritto, fin da bambino, anche se solo da una decina d’anni a questa parte ho iniziato a farlo seriamente e nell’ottica di pubblicare. In questi dieci anni ho ricevuto rifiuti da varie case editrici, come penso tutti gli scrittori al’inizio, ma ho continuato a scrivere, a modificare ciò che era stato rifiutato, a scrivere cose nuove, a cercare di migliorare il mio stile e i contenuti di ciò che scrivevo, e adesso finalmente ce l’ho fatta, a breve uscirà in libreria il mio romanzo d’esordio, “Il comandante e la bambina”, un romanzo breve di genere fantastico/surreale ma con forti agganci alla realtà, pubblicato da Edizioni La Gru. Ed è solo l’inizio, dato che sto già lavorando ad altri due romanzi. Insomma, per concludere, il mio approccio con la scrittura è sempre stato positivo, aperto, vero, senza paure e portando nella mia attività di scrittore l’essenza più vera del più vero me stesso, con orgoglio e assoluta convinzione, senza pensare a quello che poteva essere il giudizio degli altri che comunque è smpre stato positivo, della serie: be’ ti ammiro per il tuo entusiasmo e la tua perseveranza. Forse non tutti quei commenti sono stati davvero sinceri, ma va bene così, io vado per la mia strada. Posso permettermi un consiglio? Siate sempre voi stessi, inseguite sempre i vostri sogni e le vostre aspirazioni più vere, vincete le vostre paure se ne avete, anche se so che a volte non è facile, ma sappiate che gli ostacoli più impervi che si possono incontrare sulla strada della realizzazione dei nostri sogni sono quelli che noi stessi edifichiamo dentro di noi, nella nostra mente. Be’, chiedo scusa se mi sono dilungato un po’ troppo, ma quando si parla di questi argomenti divento incontenibile…

    • Tenar
      giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 14:29 Rispondi

      Complimenti Luciano! Ho visitato il sito del tuo editore, mi ha fatto un’ottima impressione. Anch’io lavoro con un editore che ha investito sulla rete delle librerie amiche e ti posso dire che è un sistema che funziona.
      Il bocca al lupo per il romanzo!

      • Luciano Dal Pont
        venerdì, 13 Dicembre 2013 alle 12:27 Rispondi

        Grazie Tenar, in bocca alupo anche a te per la tua attività, fammi sapere se hai già pubblicato qualcosa e con chi, lo leggerò con piacere.

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:45 Rispondi

      Di nuovo complimenti per il romanzo. E penso proprio di concordare su tutto quello che hai scritto. Non è affatto insolito, poi, non aver avuto nessuna di quelle paure.

  3. Salvatore
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 12:38 Rispondi

    La sesta e la settima paura sono sicuramente le peggiori, per chi ha già superato le altre. Io mi trovo li. Infatti completo tanti racconti brevi, dieci, quindici cartelle, ma non concludo alcun romanzo. Ne ho iniziati molti, intendiamoci, ma ad un certo punto mi fermo. Comunque ci sto lavorando. Bel post.

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:47 Rispondi

      Allora puoi fare una cosa, Salvatore: considera un romanzo come l’insieme di vari racconti, che poi sono i vari capitoli. :)

      • Salvatore
        sabato, 14 Dicembre 2013 alle 22:45 Rispondi

        Che non è affatto una brutta idea. ;)

  4. MikiMoz
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 13:03 Rispondi

    Non ho nessuna di queste sette paure.
    Al massimo ho il fancazzismo dello scrittore^^

    Moz-

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:47 Rispondi

      Quella non è una paura, ma un atteggiamento :)
      Abbattilo, forza.

      • MikiMoz
        sabato, 14 Dicembre 2013 alle 13:29 Rispondi

        Ma il mio fancazzismo è ciò su cui baso la mia vita… è la forza che mi permette di scrivere XD

        Moz-

  5. Attilio Nania
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 13:04 Rispondi

    Sai Daniele, i pregiudizi contro noi stessi sono difficili da cancellare.
    Conosco delle persone che sono talmente convinte di essere incapaci nella matematica che e’ impossibile anche solo spiegar loro quanto fa la radice quadrata di nove. E la matematica e’ in fondo una cosa percepita come alla portata di tutti, mentre la scrittura di grandi romanzi e’ solo per pochi geni…

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:48 Rispondi

      Io sono uno di quelli che ha parecchi pregiudizi su se stesso :D

  6. Tenar
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 14:24 Rispondi

    Hai ragione! Il fatto è che scrivendo ci si mette a nudo. Un’artista e quindi anche uno scrittore è, almeno in parte, la propria opera. E quindi ci si sente più vulnerabili, facili prede delle paure (fossero solo sette…)

  7. silvia
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 16:27 Rispondi

    Ciao. Vorrei farti una domanda non tanto pertinente a questo articolo, ma mi è venuta in mente leggendo la paura n°6: un capitolo da quante parole dovrebbe essere composto generalmente?

    • Daniele Imperi
      venerdì, 13 Dicembre 2013 alle 8:37 Rispondi

      Ciao. Non esiste un numero standard. Un capitolo si chiude quando lo decidi tu. Ne ho visto uno di 3 parole, per farti un esempio.

  8. Barbara Addamo
    giovedì, 12 Dicembre 2013 alle 17:17 Rispondi

    Ciao Daniele. Ho letto e riletto “l’elenco delle paure” che hai postate, ma, come ha scritto nel suo commento, Luciano Dal Pont, non vorrei peccare di presunzione, anche io come lui non ho di queste paure. Ma una c’è e come se c’è: la maturità dello stile o la raffinatezza di esso. Io non mi definisco “scrittore” perché è da qualche mese che “l’esigenza” si fa sentire sempre più impellente, come respirare, però da qui a definirmi “scrittrice” ce ne vuole. Ho quasi 43 anni e non ho mai scritto prima, proprio nulla, al contrario della maggior parte di chi commenta i tuoi post, che ha sicuramente affinato lo stile, ed è proprio questo che mi spaventa, però ho voluto “mettermi in gioco” egualmente perché voglio essere certa che sarà un successo o un fallimento. Lo voglio sapere, mi spaventa ma in questo caso la curiosità è maggiore della paura (per questo non la sento così forte da “perderci il sonno” ) e così mi sono decisa a scrivere, o meglio a “strimpellare” (come si dice in musica) un thriller (il mio genere preferito)… La ricerca dello stile, a parer mio, è l’unica paura che io sento di avere. Baci baci

    • Luciano Dal Pont
      venerdì, 13 Dicembre 2013 alle 11:19 Rispondi

      Ciao Barbara, se posso permettermi di intervenire e di rispondere al tuo commento, capisco la tua paura, in effetti un po’ l’avevo anch’io ma l’ho superata subito. Lo stile all’inzio non esiste, mi capita a volte di rileggere pezzi che avevo scritto molti anni fa e inorridisco rispetto a ciò che scrivo adesso, senza per questo voler sostenere che adesso sono un grande scrittore, ci mancherebbe, però io stesso mi rendo conto di scrivere molto ma molto meglio rispetto a ciò che riuuscivo a fare all’inizio, è normale che sia così, è l’evoluzione, l’esperienza che entra in gioco. In definitiva, lo stile migliora solo in un modo: scivendo e continuando a scrivere, cercando di migliorarsi sempre; e come in tutte le cose della vita, non si finisce mai d’imparare. Ogni volta che scriverai qualcosa, anche quando sarai una scrittrice affermata, migliorerai sempre. In bocca al lupo per il tuo thriller.

      • Barbara Addamo
        venerdì, 13 Dicembre 2013 alle 15:23 Rispondi

        Grazie Luciano per la tua risposta: sei molto gentile… Però è proprio quello che affermo io: tu sei avvantaggiato dal fatto che scrivevi da bambino o da ragazzo, al contrario di me che non ho mai scritto in vita mia. Ed è proprio questo il discorso, la maturità dello stile: chi mi dice che, se avessi iniziato prima a scrivere, oggi il mio stile non sarebbe più maturo? È proprio questa la mia ossessione. Grazie

        • Luciano Dal Pont
          venerdì, 13 Dicembre 2013 alle 20:19 Rispondi

          Guarda Barbara, è vero che io scrivo fin da quando ero bambino, ma è altrettanto vero che, come dicevo nel mio post, a scrivere davvero seriamente e nell’ottica di pubblicare ho iniziato solo una decina d’anni fa; se tieni conto del fatto che adesso di anni ne ho 57, diciamo che in pratica ho iniziato a 47, quindi più in là con l’età rispetto a quanto hai fatto tu; per il resto ciò che dici è vero, se tu avessi iniziato prima, a quest’ora il tuo stile sarebbe indubbiamente più maturo, ma perchè devi crearti un’ossessione per questo? E’ normale che sia così. Continua a scrivere e lascia perdere le paure, continua a scrivere pensando che solo così potrai migliorare, continua a scrivere e quando finisci un lavoro proponilo agli editori e non scoraggiarti se all’inizio andrai incontro a qualche rifiuto, è inevitabile, io ne ho avuti tanti e solo adesso ho trovato una casa editrice che pubblicherà il mio primo romanzo. E a proposito proprio di questo mio primo romanzo, esso deriva da un precedente lavoro che fu rifiutato da vari editori; anziché scoraggiarmi e abbandonarlo, l’ho modificato radicalmente sia nella forma che nello stile che nel contenuto, ho migliorato la storia, la trama, la caratterizzazione dei personaggi, tutto, persino il titolo è diverso, e adesso finalmente verrà pubblicato. Quindi bando alle paure e alle ossessioni, vai avanti con convinzione e con entusiasmo, leggi molto oltre che scrivere perché anche questo serve a migliorare, non ti scoraggiare e vedrai che i risultati arriveranno. Alla grande!!!

        • Daniele Imperi
          sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:52 Rispondi

          Più che il tempo, sono l’intensità della scrittura e la varietà di letture che definiscono e maturano uno stile di scrittura.

    • Daniele Imperi
      sabato, 14 Dicembre 2013 alle 11:50 Rispondi

      Lo stile non devi vederlo come una paura: quello migliora col tempo, come la scrittura.

  9. Barbara Addamo
    sabato, 14 Dicembre 2013 alle 20:58 Rispondi

    Grazie Luciano e grazie Daniele. Continuerò certamente anche perché ci vuole tenacia in tutto e soprattutto fiducia nelle proprie capacità. Grazie e in bocca al lupo Luciano per il tuo romanzo.

  10. Alessia
    lunedì, 16 Dicembre 2013 alle 13:37 Rispondi

    La mia paura più grande?
    L’incompiuta!
    E ne aggiungo un’ottava: quella di vedere ciò che scrivi già scritto, un deja vu costante. Quella sensazione fastidiosa per cui credi l’abbiano già raccontato in mille oppure che, proprio perché originale, nessuno se la filerà.
    Ci hai mai pensato?
    Si, scrivere è una necessità, ma al giorno d’oggi è diventata una necessità di portafoglio per molti, più che di passione ed espressione.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 16 Dicembre 2013 alle 15:12 Rispondi

      Vero, anche l’incompiuta :)

      Sul già visto hai ragione. Ne parlerò mercoledì.

  11. Giorgia
    giovedì, 19 Dicembre 2013 alle 11:21 Rispondi

    Bellissimo post. E mi sembrava di leggere una mail di risposta per me, visto che alcuni punti sono le mie paure. Adesso devo smetterla di pensare agli altri, devo darvi realmente una mossa e scrivere prima per me, come mi hanno già detto. Devo trovare una storia dove mi innamoro, che ancora non lo trovata del tutto. Ma come sempre prendo solo abbagli. E poi scriverla, e tutta, visto che amo farlo e visto che vorrei la leggessero anche altri. E se hanno pubblicato libri che a me hanno fatto venire i brividi per alcune situazioni più o meno assurde, perché non posso pubblicare anche me?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 19 Dicembre 2013 alle 11:51 Rispondi

      Grazie Giorgia.

      Vedo che hai trovato da sola la soluzione, quindi auguri e metticela tutta :)

      • Giorgia
        giovedì, 19 Dicembre 2013 alle 12:44 Rispondi

        Prego. Questa volta devo impegnarmi per davvero, e devo fregarmene di più.

  12. Dalle parole alla condivisione: le storie e le reti del 2013
    martedì, 24 Dicembre 2013 alle 8:16 Rispondi

    […] un percorso Dove ogni giorno, come dice Daniele, si abbattono le nostre paure. E s’immaginano altri […]

  13. Romina Tamerici
    venerdì, 27 Dicembre 2013 alle 17:48 Rispondi

    Le paure sono proprio brutte bestie. Io sono finita in questa: “Sono una scrittrice mediocre e il mondo può benissimo fare a meno della carta che imbratto”. Non è che mi vergogni di quello che scrivo, mi ritengo quasi nella media, semplicemente a uno sguardo oggettivo credo mi manchi qualcosa per far sentire la mia voce.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 27 Dicembre 2013 alle 18:34 Rispondi

      Interessante questa paura. Sai che faccio? Ci rifletto su e ti ritroverai in un post :)

  14. delia
    venerdì, 4 Aprile 2014 alle 17:59 Rispondi

    Post interessantissimo, la sensazione (che non provo spesso) che qualcuno abbia saputo scrivere ciò che volevo scrivere io. Sto aprendo in questi giorni un mio blog. Mi trovo ancora al passo della vergogna e da pochissimo ho intrapreso il pensiero che suggerisci anche tu: “ecchissenefrega se qualcuno mi deriderà”
    non è stato facile

    A volte sono proprio bloccata, mi preparo per iscrivermi a concorsi letterari, leggo tutto il regolamento, inizio a pensare a come strutturare il testo, poi faccio finta di dimenticarmi.
    Paura che diventi realtà.
    Molti scrittori amano sentirsi scrittori solo nel loro mondo e non in quello reale. Vediamo che succede col blog.

    Cmq grazie, ti seguirò

    • Daniele Imperi
      venerdì, 4 Aprile 2014 alle 19:38 Rispondi

      Ciao Delia, benvenuta nel blog e grazie.

      Considera che ai concorsi letterari non ti vede nessuno, quindi la paura non ha senso :D

  15. michele
    venerdì, 11 Luglio 2014 alle 13:37 Rispondi

    … post eccellente

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