Il Midpoint

Il Midpoint
Questo è un guest post scritto da Serena Bianca De Matteis.

Nel suo articolo del 29 novembre, “L’arco drammatico nella costruzione della storia”, Daniele ha presentato la linea della narrazione con gli atti principali, tre o cinque secondo il metodo adottato.

Oggi io vorrei portare l’attenzione sui punti fondamentali della trama, che si possono sommariamente definire come le “porte” di passaggio tra un atto e l’altro della narrazione, e trattare in particolare il momento centrale della storia, che nel gergo anglosassone si chiama Midpoint. Da qui in poi, però, chiamiamolo pure “momento centrale”, visto che siamo italiani, e andiamo a vedere perché è così importante e perché anche in una trattazione sulla linea della narrazione è meglio, o più utile, indicarlo esplicitamente.

La risposta breve è questa: sebbene tutti gli eventi della trama abbiano una grande importanza legata alla funzione che rivestono, il momento centrale è il vero cuore della storia.

Dove si trova

Neanche a dirlo, il momento centrale si colloca anche fisicamente attorno alla metà della narrazione, romanzo o film che sia, e possiamo riconoscerlo perché da quel momento in poi nella storia è avvenuto un cambiamento fondamentale. Dopo una serie di complicazioni ed eventi preparatori, dei quali non comprendiamo subito (o magari mai!) il senso, questo momento è significativo abbastanza da modificare bruscamente l’evoluzione della storia, l’arco personale del protagonista o entrambe le cose.

Qualche esempio di “momento centrale”

  • In La Compagnia dell’Anello, di J.R.R. Tolkien, viene costituita (appunto!) la Compagnia dell’Anello. Da quel momento in poi esiste un piano per combattere Sauron; è stata definita la soluzione al conflitto principale – arrivare al monte Fato e distruggere l’Anello; i nostri eroi si muovono con un obiettivo; Frodo è trasformato ufficialmente nel Portatore dell’Anello. È un momento fondamentale non solo per il primo libro ma per tutta la trilogia.
  • In Via col vento, di M. Mitchell, Rossella pronuncia il giuramento di non soffrire mai più la fame e, come primo risultato, è pronta a tutto per rispettarlo. Ha bisogno di trovare il denaro per pagare le tasse che gravano su Tara e niente la fermerà, e poco importa che per avere il denaro decida di sposare Frank Kennedy (bleah).
  • In Titanic, il film del 1997 di James Cameron, Rose prende la decisione di andarsene con Jack quando arriveranno in America. Peccato che quasi nello stesso momento un iceberg si metta sulla rotta di tutti quanti.
  • In Dragon Trainer, un meraviglioso cartone animato DreamWorks del 2010, il futuro di Hiccup e Sdentato cambia per sempre quando i due, nella sequenza centrale del film, scoprono di poter volare insieme, come una cosa sola.
  • In Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen, succede l’impossibile: l’odioso Mr. Darcy fa a Lizzy Bennet la sua proposta di matrimonio. E lei cosa fa? Ma rifiuta sdegnosamente, ovvio. Solo che il loro mondo, e soprattutto la loro relazione, non saranno mai più gli stessi.

Che funzione riveste

Nell’economia a volte caotica del II Atto, quando una serie di complicazioni si presentano sulla strada che il protagonista deve percorrere verso il suo obiettivo, il “momento centrale” è un fatto talmente potente che potrebbe esistere da solo, e cambiare comunque il corso degli eventi. Non è possibile eliminarlo senza scrivere una storia completamente diversa.

È noto a chiunque abbia provato a cimentarsi con una storia “lunga” – diciamo dalle 40.000 parole in su – quanto sia facile perdersi in complicazioni che hanno poco senso; ci hanno detto che nella storia ci deve essere un conflitto, che bisogna dare al protagonista degli ostacoli da superare, e noi giù a inventarci le cose più assurde per aggiungere sale a una narrazione insipida. Salvo poi non capire più dove siamo arrivati, e perché.

Il conflitto fine a se stesso non serve a niente; i conflitti innescati dal “momento centrale” sono fondanti. In altre parole, il momento centrale è una sorta di secondo Incidente Scatenante che scatenano la risoluzione e la parte finale della storia.

Che cosa può essere

Un momento di profonda verità e riflessione del protagonista, su se stesso. Una rivelazione inaspettata che cambia tutto. Un’illuminazione. Un lasciarsi andare. Un atto di profonda fiducia che cambia la relazione con il mondo. La morte di qualcuno. La comparsa di qualcun altro. La rottura degli equilibri.

Che cosa non è

Il momento centrale della storia non è il Climax, più assimilabile alla “battaglia finale”. Senza il momento centrale l’ultima battaglia non potrebbe avere luogo. Questo è particolarmente evidente quando il momento centrale corrisponde a un mutamento della visione che il protagonista ha di se stesso, e al conseguente scatenarsi di forze imprevedibili.

Cosa possiamo trarre dalla comprensione del momento centrale (e degli altri punti di svolta)

Molti scrittori cominciano la creazione di una storia da una o più scene, visioni di momenti in cui accade “qualcosa di importante”; momenti che, sebbene fondamentali, ancora non sono una storia. Se riusciamo a decifrare il significato di queste scene, la funzione prima che svolgono – è un inizio? La fine di qualcosa? Uno scontro? Che altro? – sapremo dove collocarle lungo la linea della narrazione. La trama, in un certo senso, si costruirà da sé.

Quindi è importante comprendere la funzione dei punti di svolta, nessuno escluso; ma la collocazione del momento centrale, proprio nel mezzo della linea della narrazione, ne fa un momento strategico, un perno attorno al quale ruota tutta la narrazione.

Non solo, ma se abbiamo nel momento centrale un “momento di verità”, spesso abbiamo compreso il tema della nostra storia; possiamo quindi procedere a ritroso e rivedere tutto quello che succede prima e che succederà dopo, in funzione della coerenza con il tema principale.

E qui mi piacerebbe farvi l’esempio del momento centrale del mio “Buck”, ma non sta bene; dirò solo che si stabilisce in quel momento un parallelismo forte tra il mio protagonista e il suo cane, e che quando ci sono arrivata mi si è svelato sotto gli occhi il significato di ciò che volevo raccontare.

Se posso, vorrei consigliare a chi legge l’inglese un piccolo libro di James Scott Bell, Write Your Novel From The Middle: A New Approach for Plotters, Pantsers and Everyone in Between, che illustra un metodo di costruzione della trama a partire proprio dal momento centrale. Si legge in un attimo e può servire a chi non ama pianificare la storia prima di scriverla, ma preferisce comunque non navigare al buio.

E voi? Riuscite a identificare, nella storia a cui state lavorando, il momento centrale?

La guest blogger

Serena Bianca De Matteis è laureata in Letteratura Francese. Ha lavorato per diverse aziende multinazionali nei settori Marketing e Vendite, e continua a farlo; però non ha ancora perso la speranza di diplomarsi a Hogwarts. Lettrice e scrittrice compulsiva, è mamma, blogger e appassionata insegnante di tecniche della narrazione. Abita alle porte di Milano con due gatte-editor e una famiglia molto, molto paziente. A luglio 2016 ha pubblicato il suo primo romanzo in self-publishing: Buck: Una storia d’amore e perdono. A ottobre 2016 ha curato la pubblicazione di Buck e il Terremoto, un’antologia di racconti creata con altri venti autori. L’intero ricavato dalle vendite della raccolta viene devoluto alla Croce Rossa Italiana in favore delle vittime del terremoto in Centro Italia. Serena condivide cose da scrittori sul sito serenabiancadematteis.com, e cose da lettori su serenawrites.com.

16 Commenti

  1. Roberto
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 8:09 Rispondi

    Mi sono rivsto molto nel “non pianificare la trama” a priori… sì, una serie di immagini… ma anche poi molta molta fatica nel tessere tutte le fila; e poi, certamente la scrittura arriva da sé, torno indietro e poi avanti… Nel frattempo sono arrivato all’ultimo capitolo del mio libro che, credo dopo tanta fatica, stress e odi et amor, sia ancor più difficile di tutto il resto. Ci vuole forza.

    • Serena
      martedì, 13 Dicembre 2016 alle 21:55 Rispondi

      Credo che i “pantsers” famosi, i grandi scrittori che scrivono senza pianificare nulla, in realtà abbiano già chiari in testa i momenti principali della storia, nonché un istinto naturale per la narrazione. C’è chi è portato per la matematica e intuisce le soluzioni dei problemi più complessi, c’è chi narra come se non avesse mai fatto altro nella vita e coglie subito la struttura sottostante.
      Non so se il tuo libro sia il primo o il decimo, ma secondo me con un po’ di pianificazione la sofferenza si riduce di molto. Comunque certo, ci vuole forza!
      Un esempio di “improvvisatore” famoso è il Re :D

      • Daniele Imperi
        mercoledì, 14 Dicembre 2016 alle 8:19 Rispondi

        Hai detto bene: matematica. Alla fine una buona storia non è altro che un problema matematico da risolvere.

  2. Silvia
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 8:24 Rispondi

    Ciao, Serena, e grazie per questo interessantissimo articolo.
    Non credo di aver mai riflettuto su questo punto, sebbene nella costruzione del romanzo che sto scrivendo in questo periodo ci sia stato un certo lavoro di preparazione e di schematizzazione.
    Pensandoci ora devo dire che riesco a riconoscere sia l’incidente scatenante, sia quello che tu ci hai presentato qui: il momento centrale.
    Quello che vorrei chiederti è come capire se si tratti di punti abbastanza forti, che siano in grado di sostenere l’intero romanzo perché, in effetti, accorgersene in fase di prima stesura potrebbe evitare di dover stravolgere l’intera opera nelle stesure successive. Grazie.

    • Andrew Next
      martedì, 13 Dicembre 2016 alle 9:26 Rispondi

      …ti spaventa tanto “stravolgere” la prima stesura? Cambiare focus al punto di vista, passare dal passato al presente, cambiare un tratto di un personaggio (magari non di un protagonista di più storie) per renderlo più verosimile…
      La prima stesura è destinata ad essere stravolta… o meglio, io la scrivo sapendo che sto solo mettendo da parte il materiale per la costruzione di una casa. Per quanto affascinante non posso abitare in un deposito edilizio.

      • Silvia
        martedì, 13 Dicembre 2016 alle 10:40 Rispondi

        Ciao Andrew, piacere di conoscerti.
        No, a dire il vero non mi spaventa l’idea di dover stravolgere il mio testo, anche perché è una cosa che accade sempre, inevitabilmente, almeno a me. Però mi piace anche economizzare il lavoro e cercare di prevedere certi errori che, magari con un po’ di attenzione in più, possono essere evitati fin da subito. Per questo faccio un lavoro preventivo di costruzione della trama. Ecco, chiedevo appunto a Serena come capire se il momento centrale è sufficientemente forte. Tutto lì. ;)

    • Serena
      martedì, 13 Dicembre 2016 alle 21:56 Rispondi

      Ciao Silvia! Ben trovata anche qui.
      La “forza” dei punti di svolta dipende dalla forza del tema principale della storia, e questo a sua volta dipende dalla posta in gioco. Se hai dei dubbi sui punti di svolta principali, potrebbe essere utile riprendere le motivazioni del protagonista: il suo obiettivo interno (quello reale, emotivo, legato al concetto di sé per esempio) e quello esterno, il suo obiettivo diciamo così “fisico” nella storia. Poi, almeno l’ostacolo principale e come egli lo affronta.
      Se questi elementi sono forti, universali, ed esposti con motivazioni convincenti – che riescano a coinvolgere emotivamente il lettore – i punti di svolta reggeranno. Soprattutto, tu avrai in mano gli elementi più importanti per decidere creativamente cosa deve succedere e quando.
      Spero di essere stata utile :)

  3. Andrew Next
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 9:17 Rispondi

    Ma che bello!
    Grazie Serena per questo post e grazie Daniele per averla invitata.
    Stavo appunto rimaneggiando mii il terzo “romanzo” e mi sono reso conto che il mio “midpoint” è spezzettato in più parti inutilmente, così come il climax finale.
    Con quanto scritto qui sopra ho avuto l’idea giusta per mettete le cose a posto!
    Yeeee! :-D

    • Serena
      martedì, 13 Dicembre 2016 alle 14:58 Rispondi

      Sì, in effetti “spezzettare” rischia di diluire l’impatto emotivo. Nei punti di svolta il lettore dovrebbe avere il battito cardiaco alterato in qualche modo XD, non ha molto senso annacquare una scena potente ripetendola più volte. Spezzarla nell’esposizione invece potrebbe avere senso; un conto la fabula, un conto l’intreccio. Poi per capire meglio bisognerebbe leggere il testo, o almeno una sinossi.

  4. Serena
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 10:49 Rispondi

    Ci leggiamo in pausa pranzo :)

  5. Daniele Imperi
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 10:51 Rispondi

    Quando ho letto l’articolo di Serena, ho subito pensato di rimettere mano alla trama del mio “R.”, per scoprire se avessi omesso o meno il midpoint. Credo di averlo omesso, perché neanche lo conoscevo. Sono quindi ancora in tempo :)

    • Serena
      martedì, 13 Dicembre 2016 alle 21:57 Rispondi

      Se la storia funzionava, non puoi averlo omesso  Non è un ingrediente che puoi mettere o meno, c’è e basta, e se non c’è meglio ragionarci su un poco e chiederci cosa stiamo scrivendo. Una storia è una concatenazione di cause ed effetti, soprattutto nella parte centrale, il secondo atto: tra tutti i fatti che si verificano ce ne sarà pure uno decisivo, no? Uno che conduce alla conclusione? Un evento chiave? Se no, come fai a far avanzare la storia? Poi anche in questo caso sarebbe meglio riflettere con degli esempi concreti davanti :)

      • Daniele Imperi
        mercoledì, 14 Dicembre 2016 alle 8:17 Rispondi

        Sì, appena ho tempo in settimana mi rivedo bene la trama e la suddivisione dei capitoli che ho fatto per individuare il midpoint. E poi ti scoccio via email :D

        • Serena
          mercoledì, 14 Dicembre 2016 alle 10:29 Rispondi

          Quando vuoi ^^

  6. Tenar
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 18:35 Rispondi

    Ah, il momento centrale. Sono bloccata proprio su quello al momento, nella storia lunga che ho in lavorazione. Chissà se riuscirò a uscirne…

  7. Serena
    martedì, 13 Dicembre 2016 alle 22:04 Rispondi

    Certo che ne uscirai ^^ Ti verrà un’idea geniale e tutti i pezzi andranno al loro posto. Se posso chiedere: di che natura è la difficoltà? Non sai cosa deve succedere, non sai come, non sai se è abbastanza per reggere la storia, altro?

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