Intervista a Bernard Cornwell

Come scrivere un romanzo storico

Da sempre appassionato di romanzi storici, specialmente ambientati nel Medioevo, ho deciso di chiedere a un maestro di questo genere letterario come uno scrittore, lui in particolare, affronta questo tipo di romanzo.

In un ideale romanzo storico qual è la ricetta perfetta? Quanta Storia e quanta fantasia?

Non c’è una ricetta perfetta! Se ci fosse, sarebbe molto più facile. C’è una regola perfetta, comunque, ed è che un romanziere storico dovrebbe essere un narratore prima e uno storico dopo. Il mio lavoro NON è insegnare storia alle persone (anche se spero di renderle interessate e che leggano ulteriormente), ma di intrattenerle. E il mix di Storia e finzione dipende dalla storia… se stai scrivendo del tempo di Re Alfredo non c’è una gran quantità di storia documentata, così puoi colmare le lacune con l’invenzione, ma se scrivi di un periodo molto ben documentato, diciamo della Guerra Americana d’Indipendenza, devi restare fedele alla Storia o il lettore perderà fiducia in te. Quindi, tutto dipende! Ma sul serio non c’è alcuna ricetta!

Quanta libertà pensa che possa usare un romanziere scrivendo di argomenti storici?

Un mucchio, ma entro dei limiti. La maggior parte dei romanzi storici ha una GRANDE storia (diciamo la guerra civile americana) e una piccola storia (Scarlett O’Hara può salvare Tara?). Il trucco è capovolgerle – metti la piccola storia (inventata) in primo piano e quella grande (reale) sullo sfondo. Adesso non hai la libertà di cambiare la grande storia – non puoi far annegare Garibaldi e i Mille nello Stretto di Messina, per esempio – ma puoi essere inventivo come vuoi con la piccola storia.

Come riesce a far convivere personaggi storici con personaggi fittizi?

Non lo so! Devi solo farlo! So che non è utile, ma non è nemmeno un problema. Naturalmente devi rendere i personaggi “reali” quanto più veri possibile rispetto alla documentazione, ma inventare per loro il dialogo. È facile.

È meglio documentarsi prima sul periodo storico di cui stiamo scrivendo e poi cominciare a pensare a una storia, o viceversa?

Lo facciamo tutti in modo diverso, così ancora una volta non c’è una regola. Io in genere so in quale periodo voglio ambientare la storia e allora leggo quanto più possibile su quel periodo e spero che la lettura mi fornisca l’ispirazione – mi dia idee. Ma qui c’è un pericolo. Alcuni credono che si debba ricercare tutto e di fatto non iniziano mai a scrivere la storia. Io leggo e leggo, ma non voglio annoiarmi a ricercare tutto – allora, per esempio, quando comincio a scrivere la storia e scopro che ho bisogno di sapere di più su un costume o un arredamento o qualsiasi altra cosa, torno indietro e faccio quella ricerca. Nel complesso penso che la ricerca venga prima, ma non si ferma mai! La ricerca è un’attività permanente.

Lei scrive sempre una nota storica a fine romanzo: crede che debba essere una parte obbligatoria di un romanzo storico, per dire al lettore ciò che è stato inventato e ciò che invece è storicamente avvenuto?

Non penso sia obbligatorio, ma è una buona cosa da fare. Penso che il lettore abbia il diritto di sapere quale sia la storia reale e quale quella inventata, e di sentirsi dire dove può trovare ulteriori informazioni. Blocca di certo un mucchio di lettere in cui mi fanno quelle domande, e questo è bene!

In romanzi storici come le storie sassoni, Excalibur, la trilogia del Graal, Azincourt, Stonehenge, lei usa narrare in prima persona: premettendo che sono storie che funzionano benissimo, non pensa che un romanzo storico, ambientato nel Medioevo o prima, narrato in prima persona possa risultare poco credibile? E perché questa scelta della prima persona, mentre in Sharpe no?

Non sono sicuro di aver fatto una scelta, ma narro soltanto la storia in un qualunque modo che sembri adattarsi meglio al racconto! Non è davvero una scelta consapevole. Il grande svantaggio della prima persona è che non puoi dare al lettore informazioni che l’eroe (o l’eroina) non sanno da sé, e questo rende la trama più difficile. Lo svantaggio della terza persona è che talvolta cambiare il punto di vista rende la lettura noiosa, ma la trama più facile – nella terza persona puoi mostrare, per esempio, i francesi che preparano un agguato per Sharpe e questo aumenterà la suspense, ma non puoi fare questo in prima persona. Ma onestamente non penso mai davvero a questo, e finché non leggevo la tua domanda non avevo realizzato che tendo a usare la prima persona per le storie ambientate così indietro nel passato!

Un romanzo storico può essere in un certo senso una sorta di riscrittura della Storia, secondo lei?

In un certo senso sì, ma non abbiamo il diritto di cambiare la storia, possiamo abbellirla con l’avventura e possiamo suggerire delle interpretazioni che un vero storico non può fare (perché non ci sono prove) ma siamo ancora servitori della storia e dobbiamo esserle fedeli, altrimenti stiamo scrivendo romanzi fantasy – che può essere divertente, ma non sono storia vera.

Come sviluppa un romanzo quando di quel periodo storico si conosce poco, come Stonehenge?

Lascio sempre che la cosa si sviluppi mentre la scrivo. Stonehenge fu difficile perché realmente non c’era per niente storia, e anche la forma della teologia doveva essere inventata (entro l’ipotesi che il tempio era là per adorare dei associati col sole e la luna). Lo scrittore americano E.L. Doctorow una volta disse che scrivere un romanzo era come guidare al buio su una strada di campagna tortuosa e sconosciuta con solo una debole coppia di fari – e tu puoi solo vedere davanti lontano quanto ti permettono i fari. Scrivere una storia (per me) è proprio così. Scrivo per scoprire cosa succede! Spesso non ho idea di dove il libro stia andando, ma amo scoprirlo!

Quante fonti consulta per un romanzo e come si accerta della loro attendibilità?

È impossibile dirlo – possiedo centinaia, migliaia di libri. La ricerca non si ferma mai. Un libro che ho letto trent’anni fa potrebbe darmi un’idea per una storia domani. Come sai che le fonti sono attendibili? Bene, noi tutti possiamo dare un giudizio. Se un libro è scritto da uno storico serio e pubblicato da un editore rispettabile, allora probabilmente ci fideremmo, più di un sito che non offre alcuna fonte. Nel complesso uso libri pubblicati piuttosto che internet (sebbene sia utile per risposte veloci su questioni banali). Quante fonti? Centinaia!

È difficile far dialogare un personaggio storico, specialmente se non esiste documentazione sui suoi discorsi? È difficile, quindi, caratterizzare un personaggio realmente esistito?

A essere onesto, no. Immagino che sia una delle abilità essenziali. Provo a non usare parole anacronistiche, ma non sono un purista su questo. Uno scrittore deve sentire il dialogo nella sua testa, e io lo faccio, e amo sentirlo!

Grazie!

Bernard Cornwell

Bernard Cornwell – Una biografia in breve

Bernard CornwellBernard Cornwell è uno scrittore inglese nato a Londra nel 1944, ma che vive attualmente negli Stati Uniti. Comincia la sua attività letteraria scrivendo le avventure di un soldato inglese durante le guerre napoleoniche. Nasce così la serie di romanzi dedicata a Richard Sharpe, che l’autore sta ancora scrivendo.

In Italia viene conosciuto per la prima volta coi libri di Excalibur, una trilogia pubblicata da noi in cinque volumi. Appaiono poi alcune storie di Sharpe, la trilogia del Graal, il romanzo Stonehenge, le storie Sassoni, il romanzo Azincourt. Ma la sua produzione è molto più vasta e conta ben 51 libri, di cui 21 della serie di Sharpe. È appena uscito il romanzo The Fort, sulla spedizione Penobscot del 1779.

Bernard Cornwell mi aveva già rilasciato un’intervista generica qualche anno fa.

27 Commenti

  1. Elisabeta Gavrilina
    domenica, 27 Novembre 2011 alle 19:57 Rispondi

    Complimenti, è una bellissima intervista! Sono d’accordo con quanto rispetto Bernard Cornwell tratta la Storia: “…siamo ancora servitori della storia e dobbiamo esserle fedeli” o più avanti: “…devi restare fedele alla Storia o il lettore perderà fiducia in te”.
    Tra le altre cose, Cornwell parla della “piccola storia” inventata. Ma quando si tratta di un paese come l’Italia, anche la “piccola storia” può essere vera. Perché inventare quando è già accaduto? E sappiamo come è accaduto. Il nostro paese è così ricco dei documenti, i nostri musei sono pieni delle testimonianze del passato, l’Italia tutta è un museo all’aperto. Sono una guida turistica di Firenze, vedo quanta gente viene a visitare la nostra bella città. Gente che vuole sapere cose vere, non finte. Storia e storie non aggiustate o politicamente corrette. Sento il risveglio generale dell’interesse per il passato, forse perche in un mondo dove tutto cambia repentinamente le persone vogliono avere coscienza delle proprie radici. Certo, scrivere così, andare a studiare le fonti richiede molto tempo e molta dedizione…

    • Daniele Imperi
      domenica, 27 Novembre 2011 alle 20:19 Rispondi

      Grazie Elisabeta :)
      La documentazione richiede tempo, sì, ma è fondamentale per scrivere. Specialmente un romanzo storico. Complimenti per il libro ;)

  2. Elisabeta Gavrilina
    mercoledì, 30 Novembre 2011 alle 0:57 Rispondi

    Daniele Imperi,

    Grazie! L’hai letto? E’ una storia vera. Sapessi quante ricerche ho fatto…

  3. Daniele Imperi
    mercoledì, 30 Novembre 2011 alle 9:00 Rispondi

    No, ho saputo del libro dopo che hai commentato qui :)

  4. Elisabeta Gavrilina
    giovedì, 1 Dicembre 2011 alle 11:44 Rispondi

    Daniele Imperi,

    Comunque, chiedevo se è proprio necessario inventare la “piccola storia” quando ci sono storie vere e anche ben documentate. Ai lettori piace di più l’idea di leggere qualcosa di vero o un prodotto di fantasia? A te, per esempio?

  5. Daniele Imperi
    giovedì, 1 Dicembre 2011 alle 11:49 Rispondi

    Se si tratta di un romanzo storico, preferisco che sia corretto e fedele alla realtà. Altrimenti siamo nel romanzo di fantasia. Le piccole storie che intende Cornwell, secondo me, sono le storie di gente dell’epoca, del popolo per esempio, in un contesto storico, ma fedele. Anche se lui si prende qualche piccola libertà, come dichiara nella nota finale dei suoi romanzi.

  6. Rossella77
    domenica, 5 Febbraio 2012 alle 16:11 Rispondi

    Interessante il commento di Cornwell, soprattutto sull’opportunità di citare le fonti.
    Ho letto molti romanzi storici, da Eco a Franco Forte, dalla Montaldi a Martigli (prediligo gli italiani).
    Ultimamente mi hanno appassionato “Imprimatur” di Monaldi&Sorti, “Il mercante di libri maledetti” di Marcello Simoni (Newton Compton) ed il bello seppur misconosciuto “Il Violino di Galileo” di Roberto Villa, disponibile solo su Amazon in formato e-book: http://www.amazon.it/Il-Violino-di-Galileo-ebook/dp/B0072G3142

    • Daniele Imperi
      domenica, 5 Febbraio 2012 alle 16:44 Rispondi

      Io ho letto pochi romanzi storici italiani, I promessi sposi, Il nome della rosa e L’antidoto della malinconia. Non me ne vengono in mente altri.

  7. L'ambientazione storica e geografica – Documentazione nella scrittura creativa
    mercoledì, 12 Settembre 2012 alle 11:12 Rispondi

    […] leggere la mia intervista allo scrittore Bernard Cornwell su come scrivere un romanzo storico e vi sarà anche utile quella a Luigi Leonardi su come scrivere un saggio […]

  8. Cosa mi piace di Bernard Cornwell
    giovedì, 29 Novembre 2012 alle 4:01 Rispondi

    […] di lui? Per conoscerlo meglio, potete leggere la mia intervista su Libri da leggere e quella su come scrivere un romanzo storico qui nel blog. /* */ Publicato in Scrittori – 29 novembre 2012 – Scrivi un […]

  9. George
    giovedì, 21 Febbraio 2013 alle 14:39 Rispondi

    Salve,
    chiedo scusa se non mi associo subito ai discorsi di cui sopra. Vorrei solo porre il mio pensiero da altri lati rispetto a Bernard Cornwell.
    Anch’io sono un gran suo lettore di libri medievali e ne sto scrivendo uno dello stesso genere, seguo molto Jack Whyte, anche Valeria Montaldi, Eugenio Colitto e altri. Ci sono diversi altri scrittori, al di fuori, che si occupano di romanzi medievali lo stesso interessanti, sì, anche Franco Forte e vari altri.
    Che siano stranieri o italiani per me non fa la differenza, basta che scrivano bene e, in più, m’interesso di storia antica, come tutta la serie della scrittrice australiana Collen McCoulloch, nonché lo stesso Wilbur Smith quando scrive sugli antichi egizi. In qualche modo riescono ad attenersi al periodo storico in auge ed è importante rimanere più possibile coerenti per un romanzo medievale.
    Da parte mia scrivo avvenimenti e personaggi realmente esistiti mescolati a personaggi inventati ma nel contesto storico reale. Mi sono molto informato con enciclopedie e ricerche varie. Ero anche abbonato alla rivista Medio Evo che ho poi dovuto sospendere, sennò non riuscivo a leggere io numerosi romanzi medievali e storia antica che ho già, visto che seguo anche molte collane di fumetti, tra cui Dago, un Medio Evo atipico dove personaggi realmente esistiti vengono posti in un altro periodo al di fuori della loro vita.
    Nel mio esempio, ho coinvolto i Gonzaga di Mantova e i De’ Medici di Firenze, nel Medio Evo, come tanti ferrati in storia medievale sapranno, tra le famiglie più potenti del periodo. Sono ancora alla ricerca disperata di Contessina Matilde Adimari De’ medici moglie di Francesco di Ardingo, ma per ora mi devo accontentare d’inventare data di nascita e morte e vado avanti lo stesso. Qualcuno di voi può informarmi in proposito?
    Da questo lato, visto che il mio sito scritto fra un po’ scade, io sono su facebook con il nome George McGeorge e su Skype con george.mcgeorge66, il mio anno di nascita.
    Di seguito, quindi, attenderei notizie e risposte da chiunque voglia confrontarsi con me e se foste interessati, visto che scrivo, ai miei prossimi tre romanzi in uscita anche se non sono di genere medievale. Quest’ultimo mi ci vorrà ancora un po’ per completarlo. Sarà anche arricchito d’illustrazioni di diversi artisti come due dei tre che dovrebbero uscire verso Pasqua. Il titolo del romanzo medievale non lo posso anticipare. Lo farò quando sarò certo della sua eventuale pubblicazione.
    Non riuscirò spesso a entrare in questo sito da cui scrivo, qualche volta ci guarderò, ma mi piacerebbe davvero trovare commenti anche sulla mia mail e skype.
    Di ogni copia venduta una bella percentuale andrà alle missioni di padre Angelo, in Kenya, tramite la dentista di mia moglie.
    Volevo essere più breve e invece mi sono dilungato. Deformazione professionale? Mah. Attendo volentieri diverse altre notizie.
    ciao a tutti!!!
    George

  10. Alessandro
    domenica, 28 Luglio 2013 alle 6:13 Rispondi

    Ciao. Sono un autore amatoriale di romanzi storici.
    Bernard Cornwell è sempre stato il mio mito ed ho letto molti dei suoi romanzi.
    L’intervista che hai pubblicato è molto interessante e devo ammettere che mi ha chiarito le idee su molte cose. Ciò che Bernard Cornwell affferma corrisponde a scrosanta verità! Non c’è modo di documentarsi completamente prima di iniziare la scrittura di un romanzo. In realtà possiamo parlare di una stratificazione di nozioni, che si apprendono strada facendo negli anni e poi all’improvviso tornano utili per questo o quel manoscritto. Nel tempo ho accumulato moltissimi libri ed esperienze diverse, transitando dal semplice modellismo alla lettura della saggistica medievale. Mi sono reso conto negli anni che, per riuscire a scrivere un romanzo storico di qualità, si devono affrontare moltissimi argomenti di vita quotidiana: medicina, cucina, religione, warfare, economia e commercio, politica, viaggi e mezzi di trasporto, astronomia e geografia. Solo così possono emergere spunti narrativi ed ispirazione.
    Scusandomi nel caso io abbia detto delle banalità, porgo cordiali saluti al moderatore ed ai commentatori.
    Alessandro Chimenti

    • Daniele Imperi
      domenica, 28 Luglio 2013 alle 18:51 Rispondi

      Ciao Alessandro, benvenuto nel blog.

      Non hai scritto banalità, anzi. In un romanzo storico non devi solo informarti sulle armi e i mezzi di trasporto usati nell’epoca che tratti, ma anche su tutti gli aspetti della vita quotidiana, perché sono aspetti che in una storia devi inserire.

      • George
        mercoledì, 20 Novembre 2013 alle 7:20 Rispondi

        Intanto, nessuno mi ha dato risposte in quanto al mio testo. Troppo inutile? Lungo? Qualcuno si faccia vivo presso gl’indirizzi scritti! Non riesco, tutte le volte, a entrare in questo sito! Anch’io leggo. volentieri, i romanzi di Bernard Cornwell. Se ho scritto sciocchezze, ditemelo, almeno mi si conferma che dei miei argomenti non importa niente a nessuno! Saluto e ringrazio! George

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 20 Novembre 2013 alle 7:35 Rispondi

          Ciao George, benvenuto nel blog.

          Di quali risposte parli? Perché non riesci a entrare nel blog? Potevi scrivermi dalla pagina dei contatti se avevi problemi.

        • Alessandro Chimenti
          venerdì, 2 Maggio 2014 alle 3:31 Rispondi

          Piacere George. Complimenti per le tue passioni, che peraltro condivido pienamente. Hai avuto difficoltà nel trovare l’interesse di editori? Alcuni considerano ancora il genere storico come “di nicchia”…

          • George
            mercoledì, 10 Settembre 2014 alle 16:43 Rispondi

            Scusa la risposta ritardata. Mi aspettavo mail al mio indirizzo di posta, e invece, per caso, ho trovato la tua risposta.
            Difficoltà? Sì, a trovare editori che non chiedono quattrini. Adesso non ne ho. Se hai un sito fb ti faccio vedere e sentire le mie interviste. Spero tu mi risponda presto all’indirizzo nuovo long.fantasy1966@gmail.com. Evidentemente hai risposto a quello vecchio e, non avendolo più, per questione di password smarrita, non mi è arrivato nulla. Dai, attendo una tua celere risposta.
            Inoltre, una volta scritto e avuta risposta da Imperi, non ho trovato più nulla. Nemmeno sono mai riuscito a trovare la parte dove scrivere.
            Ah, i miei romanzki già pubblicati andranno, per metà prezzo, alle missioni di Giada e Matteo, due mebri del mio gruppo di assistenza a disabili che, avendo perso il lavoro, hanno scelto di recarsi in Africa.
            Attendo, presto e volentieri, tue risposte, ma non qui che non entro mai. bensì alla nuova mail.

            ciao
            George

  11. Giorgia
    giovedì, 1 Maggio 2014 alle 20:48 Rispondi

    Super interessante. Tra le mie mille idee che mi frullano in testa (ci fosse mai quella decisiva miseriaccia!) sono colpita dagli anni ’50. Però mi chiedo oltre a leggere libri di quel’epoca o ambientati. E difficile come sembra? cioè descrivere un epoca in qui non sei vissuto, quella via dove adesso c’è un Ristorante Giapponese prima cosa c’era? ecc. Forse chi scrive libri sul passato e un mezzo eroe :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 1 Maggio 2014 alle 21:01 Rispondi

      In effetti non è facile scrivere romanzi storici, specialmente se devi parlare di città d’epoca. La documentazione è la prima cosa che devi curare.
      Nel tuo caso, quindi, andrei a cercare info sulla città nel periodo che mi interessa. Leggere romanzi ambientati su quegli anni fa bene, ma ti serve altro. Per esempio, possono tornarti utili i quotidiani: puoi leggere quelli degli anni passati, credo siano disponibili in digitale, e là trovi info su parecchie cose.
      Puoi cercare poi delle guide antiche sulla città.

      • Alessandro Chimenti
        venerdì, 2 Maggio 2014 alle 3:22 Rispondi

        Gli archivi nazionali sono sempre utili. Per l’antichità però suggerisco anche gli archivi parrocchiali. Ma piu in la’ si va con i secoli piu si deve lavorare di ingegno… Recentemente ho completato un romanzo, ambientato nel XIII secolo in un minuscolo borgo toscano, commissionatomi da un ente locale. In tal caso la raccolta informazioni è stata difficilissima, perché dell’antico castello era rimasto solo un muro e son dovuto andare sul posto a cercare indizi sulla reale collocazione del castello. In tali casi, quando le fonti sono scarsissime, si prende ad esempio altri incastellamenti della zona, magari meglio conservati, usandoli come riferimento coerente per descrivere il proprio. Tanto tutti avevano più o meno il loro cassero, le mura, un mercatale sottostante, un borgo di case, ecc… Una volta capito l’orientamento geografico del luogo, poi lavori di fantasia neidettagli mancanti.

        • Daniele Imperi
          venerdì, 2 Maggio 2014 alle 7:48 Rispondi

          Ciao Alessandro, benvenuto nel blog.

          Il sopralluogo anche io lo vedo come parte della documentazione, se appunto è una cosa fattibile. Mi spiego: se devo scrivere di un villaggio indiano del medioevo, non posso certo andare fino in India, a meno che non rientri in una mia possibile vacanza :)

  12. Alessandro Chimenti
    venerdì, 2 Maggio 2014 alle 3:06 Rispondi

    Ciao Giorgia. Concordo su quanto detto da Daniele. Inoltre quando possibile è utile fare una ricognizione del luogo che si vuole descrivere, per carpirne le sensazioni visive. Questo è utile per descrivere panorami, odori, luci, tutto ciò che può fare da cornice al racconto. Gli anni ’50 non sono molto lontani da noi ed i luoghi spesso non sono cambiati troppo. Esistono poi spunti d’ osservazione, come ad esempio le foto appese nei negozi o nei bar, che ritraggono quella precisa strada magari negli anni che ti interessano. Oppure parlare con gli anziani del luogo…
    Perché non ci scrivi una bella avventura italiana degli anni ’50? Magari ruotando attorno alla storia della Fiat di quegli anni… ;-)

    • Giorgia
      venerdì, 2 Maggio 2014 alle 9:46 Rispondi

      Non male come idea. Grazie :)

  13. Alessandro Chimenti
    venerdì, 2 Maggio 2014 alle 17:11 Rispondi

    Infatti davo per scontato ” quando possibile”. Per questo motivo, quando viaggio, approfitto per scattare foto, vedere musei e farmi un piccolo archivio del luogo… Giusto in caso.. Qualora mi venisse l’ ispirazione per qualche trama. In effetti mi rendo conto che difficilmente ho scritto di luoghi che non ho visitato.

  14. Alessandro Chimenti
    venerdì, 2 Maggio 2014 alle 17:46 Rispondi

    Io lo leggere i certamente. Riscopriamo un po di questa bella Italia. :-)

  15. I miei 7 personaggi letterari preferiti
    mercoledì, 6 Agosto 2014 alle 5:01 Rispondi

    […] avventurosa, piena di lotte per riprendersi le proprietà che gli sono state rubate. Cornwell è un maestro del romanzo storico e la saga di Uhtred di Bebbanburg – di cui ho i primi 5 romanzi ma letti solo i primi 4 – è […]

  16. nicola
    mercoledì, 19 Agosto 2015 alle 10:12 Rispondi

    salve
    ho una domanda forse banale: ma se dovessi scrivere un romanzo ucronico, dove la storia viene cambiata da un avvenimento (l’omicidio di un politico), posso fare relazionare i personaggi di fantasia con personaggi realmente vissuti nel periodo, utilizzando i nomi e cognomi? grazie

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