È tardi per imparare a scrivere?

In regalo l’ebook “Vademecum grammaticale per il web”

Maestro

Ho appena messo 18 al compito scritto di uno studente della laurea magistrale in Lettere (quinto anno di università) che meritava invece di essere bocciato perché, a parte conoscere maluccio il programma, ha grosse difficoltà nello scrivere: mette male la punteggiatura, usa i verbi sbagliati, confonde le preposizioni…

Questo brano è tratto dall’articolo “Saper scrivere è così importante?” di Claudio Giunta, apparso nel sito de «Il sole 24 ore» il 12 febbraio scorso. Chi scrive ha promosso quello studente. Sottolineo che stiamo parlando di una laurea in Lettere, laurea che più di ogni altra prevede (o dovrebbe prevedere) una conoscenza ottima, non buona, dell’Italiano.

Secondo l’autore, lo studente, a 23 anni, non può più imparare a scrivere. E allora che si fa? Si “appiana”, come si diceva un tempo, e magari si dice ancora. Siccome gran parte della scolaresca è ignorante, anziché elevarla abbassiamo il livello culturale del resto. È più facile. È più veloce. Nessuno sbattimento.

Lo studente è stato promosso perché era ormai la quarta volta che ripeteva l’esame, l’ultimo prima della tesi. Quando frequentavo Geologia, ho dato 6 volte l’esame di Geografia, prima di prendere un 21. E altrettante quello di Chimica, prima di essere ammesso con un 24. Nessuno s’è impietosito per i miei precedenti insuccessi. Non se li ricordavano? Il professore di Geografia mi disse, sorridendo: «Imperi, ce l’abbiamo fatta».

In altre nazioni, chi viene bocciato all’esame per due volte deve ripetere l’intero anno; in alcune, una pluri-bocciatura comporta l’espulsione dall’università. Non in Italia.

Certo, noi dobbiamo sempre distinguerci. Magari, se prendessimo esempio dagli altri stati, ci sarebbero più persone acculturate in Italia, anziché mandrie di diplomati e laureati che non sanno neanche fare una tabellina.

Dall’articolo si deduce che questo metodo della “manica larga” – altra vecchia espressione dei miei tempi da studente – viene in un certo senso impartito dall’alto, da chi dovrebbe avere a cuore l’alfabetizzazione dei cittadini e non fregiarsi del gran numero di laureati sfornati ogni anno.

A che ci servono tutti questi laureati, se poi scrivono come analfabeti?

Saper scrivere non è così importante

Dice l’autore.

Ma sì, creiamo una bella società di ciucci, di asini patentati, di gente che si fregia di una laurea e non sa neanche dove mettere un apostrofo. La rivoluzione è già in atto: liceo breve e niente più compiti a casa. E poi basta con la scrittura a mano e via di smartphone e tablet. Le tabelline sono obsolete. La nuova specie Homo impeditus ci soverchierà.

… scrivere per il web … non è come scrivere un articolo per un giornale di carta, e scrivere un articolo per un giornale di carta non è come scrivere un libro: è comprensibile che l’attenzione e la cura aumentino progressivamente, dal primo all’ultimo passaggio, a mano a mano che aumentano il tempo d’esecuzione e l’ipotetica “durata” del testo.

Ipotetica durata. Ciò che si pubblica in rete rimane disponibile potenzialmente per sempre, a differenza di un libro, che potrebbe davvero sparire dalla circolazione. Oggi, con la digitalizzazione dei testi odierni e passati, gli scritti potrebbero essere salvati dall’oblio e dalla distruzione, dunque ancor più che in passato attenzione e cura dovrebbero esser sempre presenti.

Sbagliare virgole, e punteggiatura in genere, apostrofi e preposizioni significa non farsi comprendere. Significa modificare il senso di una frase.

Non è mai tardi per imparare a scrivere

Se fosse tardi imparare a scrivere a 23 anni – ventitré, neanche stessimo parlando di ottantatré – allora sarebbe tardi, a quell’età e ad altre, imparare a fare qualsiasi altra cosa. Anche corsi di aggiornamento, che un insegnante, suppongo, segua.

Non si può permettere a un futuro insegnante di entrare in una scuola con lacune come quelle. Che cosa insegnerà?

Al liceo ho avuto insegnanti sessantottine – il 6 politico – e ho avuto modo di vedere cosa insegnavano. Il nulla. Lezioni di Italiano con parolacce. Discorsi in dialetto romanesco, anzi in romanaccio. Delle loro lezioni non m’è rimasto niente.

Ho però avuto un professore, di qualche anno più grande delle precedenti, fatto di tutt’altro stampo. Parlava un italiano forbito – tanto da guadagnarsi, a sua insaputa, le mie imitazioni del suo parlare. Avere un tema senza alcuna correzione era impossibile. Riuscì perfino a correggermi una frase trovata tradotta nel vocabolario di Latino. Ebbene io ancora ricordo ciò che mi ha insegnato, anche se sono trascorsi ormai, purtroppo, 34 anni.

Saper scrivere È importante

Nell’articolo citato si parlava del fatto che oggi, più di ieri, si scrive di più, proprio in virtù di email, blog, forum e social media che, bene o male, ci “costringono” a scrivere ogni giorno e più volte al giorno.

Il linguaggio da SMS di una volta è dilagato anche sui social. «Ma il tempo che risparmi per scrivere “xché” e non “perché” come lo usi?», diceva qualcuno. E aveva ragione.

Saper scrivere bene – e bene significa in modo corretto, rispettando la grammatica, non significa scrivere come Umberto Eco – saper scrivere bene ci distingue, ci rende comprensibili, giustifica i nostri anni di studio e le letture fatte.

Le letture. C’è gente che legge – e chi si laurea come minimo deve aver letto i libri di testo – e non coglie, non recepisce anzi, ciò che ha letto. Possibile che a tutta questa gente sfuggano i tre puntini di sospensione (visto che si insiste a metterne 5)? E dove ha mai letto “pò”? Tanto per citarne un paio.

Vademecum grammaticale per il web

Vademecum grammaticaleHo riunito, rivisto e revisionato alcuni articoli sulla grammatica pubblicati in passato nel blog e ne ho fatto un ebook.

Perché per me non è mai troppo tardi imparare a scrivere.

Estremi dell’ebook

  • 57.598 caratteri
  • 70 pagine
  • Dicembre 2017

Download dell’ebook

64 Commenti

  1. MikiMoz
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 8:03 Rispondi

    23 anni? Forse è un pò (tié) tardi sul serio.
    Nel senso che, se non lo fai prima, dalle elementari, la vedo dura.
    In Italia è sbagliato il sistema, dal principio. Non dico che bisogna essere drastici come in certe altre nazioni, per carità -altrimenti io stesso non mi sarei laureato, ahaha- però un po’ pù di polso ci vuole. Almeno per garantirsi di non vedere gente che
    1) si parcheggia nelle università
    2) esce dalle stesse senza le competenze minime
    Oggi chiunque vuole studiare, la laurea ha perso valore proprio per questo.
    Abbassare il livello generale? In attesa di altre misure ci può stare, ma allora si deve alzare il livello di chi merita.

    Moz-

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:22 Rispondi

      Sarà dura, ma non impossibile.

  2. Kinsy
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 9:07 Rispondi

    Sono perfettamente d’accordo con te. L’articolo che citi l’ho letto e commentato con un’amica, con la quale discutiamo sul fatto che purtroppo in Italia si accetti (si spinga?) la mediocrità in qualsiasi campo. Chi si ribella, non soli è una rarità, ma è visto di cattivo occhio e si cerca di zittirlo, si emargina, si esclude dai luoghi decisionali, ecc.
    Ti ringrazio per l’e-book, che ho prontamente scaricato!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:24 Rispondi

      La mediocrità è facile da controllare, per mantenere un alto livello, invece, bisogna lavorare sodo.

  3. Nuccio
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 9:08 Rispondi

    A proposito di Università. Alla fine degli anni ’60 ho frequentato l’Università, laureandomi in 6 anni. Ricordo che ho dovuto ripetere l’esame una sola volta. Fu in Diritto Privato, nonostante sapessi a menadito tutte le citazioni in latino e i riflessi nel codice in vigore. Ma il Professore, se non era convinto non promuoveva. Inutile dire che i suoi allievi promossi potevano sperare nel 18, al massimo 19. Mi disse: “Venga nella prossima sessione. Sarà più preparato.” Inutile dire che era in viso a tutti gli studenti. Mi presentai nell’altra sessione con la stessa preparazione. Risultato:19. Mi confortò con le parole: “Ha visto?”. Feci cenno di sì, ma non ci ho mai creduto. Gli effetti del 68 erano lontani a venire!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:26 Rispondi

      Diritto Privato so che è tosto come esame. Per lui c’era stato un miglioramento con un solo punto? :)
      Ho eliminato il duplicato.

  4. Emilia
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 9:55 Rispondi

    Non è certo consolatorio ma negli altri paesi, l’ignoranza della propria lingua, come pure per altre scienze, è una malattia comune. Ciò che conta è avere il desiderio d’imparare. Sto leggendo un libro di un autore famoso, un genio della penna, un critico di prestigio, eppure trovo ripetutamente scritto nel libro soprattutto con solo tre t. Non può essere un refuso, è una lacuna nel suo DNA
    .

    • Kukuviza
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 12:38 Rispondi

      Credo che sia possibile scrivere quella parola sia con tre che quattro “t”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:28 Rispondi

      Chi è l’autore?
      Ha ragione Kukuviza, anche se meno comune, soprattutto si può scrivere anche con 3 T.

  5. Serena
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 10:05 Rispondi

    Grazie per il vademecum!
    Non sono laureata, anche se ogni tanto la voglia di iscrivermi all’Università si fa sentire. Tuttavia amo studiare e leggere, leggere e leggere ancora e anche scrivere, ma per ora solo a livello personale, per mio sfogo. Questo mi porta a comprendere che effettivamente non sono pronta ad essere una “vera” scrittrice, ma riconosco di essere meglio di tanti professori e insegnanti che hanno ruoli fondamentali nell’istruzione dei ragazzi.
    Noto infatti che, sui social network e anche in alcuni blog, l’itagliano impera.
    Per tale motivo provo ondate di tristezza nel capire che andando avanti così, avremo poca speranza di risollevare una Nazione che potrebbe davvero essere una ricchezza mondiale.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:31 Rispondi

      Ciao Serena, benvenuta nel blog.
      L’italiano dei social è qualcosa di pietoso :)
      Ma anche molti esempio della TV, giornalisti e politici, ne fanno di errori di italiano.

  6. Roberto
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 11:32 Rispondi

    In alcuni paesi eurpoei, nord, le selezioni avvengono già alle elementari. Solo i più meritevoli andranno al liceo o all’università, per gli altri ci saranno programmi ad hoc per inserirli al più presto nel campo del lavoro, in base alle loro possibilità.
    Qua da noi, devi solo avere la fortuna di incontrare un/una prof che insegni come Dio comanda e avere tanta, tanta volontà…
    Per il resto, se si vuole, c’è sempre tempo per apprendere e migliorare (diventare scrittori, beh questa è un’altra storia…) Ma finchè Fabio Volo verrà pubblicato per Mondandori, è al suo nono libro, ed è tradotto in 20 lingue, mi è concesso sperare… ;-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:32 Rispondi

      A me a scuola la volontà già mancava di suo :D
      Il caso di Fabio Volo è come quello di Vespa, che ogni anno sforna il solito libro. Questi personaggi vendono, quindi non fanno testo. In tutti i sensi.

  7. PADES
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 11:33 Rispondi

    Grazie per il vademecum, Daniele!
    Pienamente d’accordo su tutto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:33 Rispondi

      Buona lettura :)

  8. Gaetano Asciutto
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 12:28 Rispondi

    Nel precedente post, a giudicare dai post di commento, la situazione pareva migliorare: biblioteche in classe e ragazzini che leggevano Dostoevskij in terza media (io da tardone quale sono l’ho cominciato a leggere a 35 anni, quindi capirete la mia meraviglia.).
    Il tenore del presente post di Daniele Imperi mi pare sia più pessimista.
    Come già avevo scritto la volta precedente la situazione non mi pare buona e, a giudicare i miei giovani colleghi al lavoro, la situazione nelle scuole e nelle università non sembra offrire motivi per essere ottimisti.
    Quando frequentavo giurisprudenza, l’esame di diritto processuale civile lo ripetei sei volte. E ogni volta mi restituivano lo statino d’esame consigliandomi di riprovare. Il motivo della restituzione, che implica il non aver mai sostenuto l’esame, come del consiglio, segnalava già allora l’ipocrisia del sistema. Mi spiego meglio, anche nella nostra università chi viene bocciato due volte (sul numero non sono sicuro) deve abbandonare la facoltà. Per questo lo studente non viene MAI bocciato, ma gli si consiglia di ripresentarsi restituendogli la richiesta di esame. Quindi l’esame non superato in realtà è come se non fosse stato mai effettuato.
    Il personale docente questo lo sa benissimo.
    Ciò permette allo stesso personale di mantenere invariata nel tempo la loro scadente (o del tutto assente) didattica e ai ragazzi di reiterare all’infinito gli esami.
    Se si bocciasse, come si dovrebbe, scoppierebbe un putiferio, come è facile capire; e quindi si continua con una prassi contra legem, che alla fine fa comodo a tutti, ma che alla fine svaluta l’università come istituzione e la trasforma in un esamificio dove dominano favori e raccomandazioni, e quindi mediocrità.
    Insomma, siamo il paese della doppia morale in ogni circostanza; terribile, ma forse è ancora più grave non rendersene neanche più conto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:35 Rispondi

      Anche secondo me oggi si ha paura a bocciare. A lungo andare, se continua così, non potrà che peggiorare la situazione.

  9. Barbara
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 12:30 Rispondi

    Sono andata a leggermi l’articolo. La frase che mi sconvolge di più: “Tra l’altro, lo studente non è affatto sciocco, e ha un libretto più che dignitoso. Non sa scrivere in un italiano decente, ma ha una media del 27-28, alcuni 30. Esami orali, voti in parte anche meritati. Di fatto, il mio è uno dei non molti esami scritti che ci siano a Lettere; i pochi altri sono test a crocette, o sono esami scritti in cui il docente (legittimamente?) bada più al contenuto che alla forma.”
    A Lettere esami orali, un ossimoro. Non per dire ma a Statistica un voto a libretto corrispondeva a esame scritto + esame orale + (opzionale) esame al computer in laboratorio. Quello di marketing era tesina (scritta) + orale. Non dico di fare ogni volta lo scritto con il tema da 3 ore, ma possibile che a Lettere non si scrivano tesine per gli esami? Adesso mi spiego perché amici vari mi riportano che gli insegnanti dei loro figli non sanno insegnare e, chi può, preferisce le scuole private (dove evidentemente gli insegnanti vengono assunti dopo colloquio, non dopo concorsone). Questo però a lungo andare aumenterà il divario delle classi sociali.
    PS: Non conviene che tu metta nome e cognome anche sul nome file dell’ebook? ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:37 Rispondi

      I test a crocette comunque sono una vera vergogna…
      Non ho messo nome e cognome? :|

      • Barbara
        giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:53 Rispondi

        No, il file si chiama vademecum-grammaticale.epub Poi dentro c’è, d’accordo, ma meglio metterlo anche nel nome file. :)

        • Daniele Imperi
          giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 15:20 Rispondi

          Ah, non lo metto mai il nome lì :)

  10. Barbara
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 12:36 Rispondi

    Penso che non sia mai troppo tardi per nulla, soprattutto per imparare, a qualsiasi età.
    Mia nonna mi ripeteva spesso “finché c’è vita, c’è speranza”, e io alla saggezza popolare un po’ ci credo.
    Il vademecum è davvero un’ottima idea, grazie.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:39 Rispondi

      Ciao Barbara, benvenuta nel blog. Sono d’accordo, se si vuole imparare, c’è sempre tempo. È troppo facile dare la colpa all’età.

  11. Andrea
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 12:56 Rispondi

    Ma perché si è iscritto a lettere se non sapeva scrivere? E come cavolo hanno fatto a portare fino all’esame uno che non sa scrivere? I soliti misteri della vita.
    Comunque io sono la dimostrazione vivente che non è mai troppo tardi: ho cominciato a scrivere proprio a 23 anni (guarda caso). Non sarò King o Eco, so di essere distante anni luce, ma cerco di cavarmela. Contando poi che arrivo da un percorso di studio tecnico ma soprattutto ridicolo, chiunque, se lavora con passione e diligenza può scrivere decentemente.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 14:40 Rispondi

      Bella domanda…
      Più o meno ho cominciato a scrivere narrativa alla stessa età, anche se a scuola, nei temi, me la cavavo con l’italiano, ma non con i contenuti.

  12. Tenar
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 15:09 Rispondi

    L’ebook mi sembra un’ottima iniziativa! I laureati in lettere (futuri prof di italiano) che non sanno scrivere sono IL MALE. Purtroppo ci sono. Ma ci sono anche quelli che combattono ogni giorno la dura lotta per l’italiano corretto. E perdono.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 15:21 Rispondi

      Grazie :)
      Che ci siano, lo so bene, ma perché gli altri perdono quella battaglia?

  13. Giusy Pullara
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 17:14 Rispondi

    Io, fino a pochissimi anni fa, scrivevo parecchio male. La mia punteggiatura lasciava a desiderare (virgole tra soggetto e predicato verbale, qual è con l’apostrofo e altri orrori che non sto a riportare), mi preoccupavo solo di “azzeccare” i verbi, in sostanza. Adesso credo di essere migliorata, ma solo perché ho dedicato mesi e mesi allo studio della lingua.
    Inutile dire che il discorso dell’età serva solo per giustificare l’ingiustificabile.

    Un giorno, durante la campagna elettorale, mi arrivò un messaggio di un lontano parente, appena laureato, che era si candidato al Consiglio comunale. Il testo diceva: “Mi farebbe molto piacere se mi voteresti”. Alla faccia della laurea appena conseguita, pensai.
    Del resto, però, non c’è da sorprendersi più di tanto. Nell’era dei social, basta sfoggiare la corona d’alloro nell’immagine del profilo per ritenersi intellettuali. Chi se ne frega di imparare a scrivere correttamente!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 17:29 Rispondi

      Dovevi rispondergli ““Mi farebbe molto piacere se imparassi a scrivere” :D
      Se c’è la volontà di imparare, come hai ben visto, si impara.

  14. Elena
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 17:47 Rispondi

    Ciao Daniele, intanto grazie di cuore per l’ebook, è sempre utile tenere a mente gli errori più comuni, specie sul web dove a volte si scrive di fretta senza badare troppo alla forma. Tuttavia ciò non significa che possiamo trascurare la cura nel linguaggio, anzi. Esso è il fondamento della cultura ed è a mio avviso la sua misura. Non a caso abbiamo un numero di laureati più basso che altrove, con una preparazione che, salvo alcune eccezioni, non regge il confronto. D’altronde se nemmeno parliamo correttamente l’italiano, possiamo pretendere di parlare fluentemente l’inglese, come ormai avviene dappertutto?
    Quell’insegnante ha rinunciato. Io invece non voglio rinunciare mai a migliorarmi. Un caro saluto

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 17:50 Rispondi

      Ciao Elena, hai ragione, l’insegnante ha rinunciato, quando invece avrebbe potuto aiutare seriamente quello studente.

  15. Dino
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 20:27 Rispondi

    Ciao. Al Ginnasio avevo (purtroppo avevo!) un professore di lettere (Italiano, Latino, Storia, Geografia) che aveva IMPOSTO riassunti, commenti e temi su ogni materia per scritto, su quaderni specifici. Quasi ogni quindici giorni ritirava i quaderni e votava i singoli lavori con un giudizio finale complessivo. Toglieva anche un voto da un credito di dieci per ogni mancato scritto e comunque lo richiedeva, certezza della lettura quindi. Criteri di giudizio: grammatica, sintassi, contenuto, non ammesse copiature. I compiti in classe erano senza preavviso, consistevano anche in un commento in Geografia, in Geografia! Imponeva la lunghezza dei lavori. Le interrogazioni, anche tre volte di fila, erano votate dai compagni e da lui. Criteri: esposizione, dialettica, mimica, ironia secondo argomento. Chi mal giudicava a sua volta veniva votato. Era ammessa la difesa e l’autocritica, a volte alla Schopenhauer. Tutto riportato sul registro, questo era una tabellina numerica. Il professore aveva fatto comprare un piccolo testo dal titolo “Retorica, stilistica e versificazione”, anche su questo imponeva, per singoli argomenti, un commento scritto, una volta fu argomento di compito in classe. Quel sistema di studio mi ha fatto sentire come un foglio accartocciato. Quando, tempo dopo, ho raccolto quel foglio ho letto righe che mi hanno commosso, ora il mio stile è un po’ anarchico. Scrivere scrivere, esprimersi, farsi capire, trasmettere. Gli animali abbaiano, miagolano, cinguettano e lasciano pedate che spariscono, l’uomo parla e scrive. Consiglio superfluo: di Queneau “Esercizi di stile”

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 8:21 Rispondi

      Però, che metodo inusuale. Ha portato dei frutti?

      • Dino
        venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 19:58 Rispondi

        Ciao, se ti dico che il professore era un Frate?
        Stavo indietro di due anni perché bocciato alle Medie, ho fatto la Seconda per ben tre volte, alla Terza mi sono licenziato con la media dell’otto, grazie a tre professoresse che mi avevano sbattuto in faccia la mia foto.
        Non professava il suo credo in classe, nei due anni di Ginnasio il Frate esortava con il pugno chiuso a essere uomini, al di là delle tendenze: soggetto, predicato verbale, complemento, frase secondaria. Se non capiva, ma capiva, rispondeva “Non capisco” e lì ad arrampicarsi per essere brevi, chiari, diretti al concetto, in lingua italiana. Dopo, esercizi verbali e scritti.
        Ti rispondo che si, ha dato frutti. Ho sofferto molto, ma me ne sono servito nel lavoro e nella vita. Ora, per diletto ci sto provando con racconti, forse troppo tardi, mah…

  16. Corrado S. Magro
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 21:28 Rispondi

    Vi racconto la mia. A 13 anni mi pubblicarono uno scritto. Un anno dopo dovetti abbandonare le aule per lavorare. Per non dimenticare leggevo e studiavo di notte arrivando a diploma e Uni abbandonata dopo oltre 3 anni. Quando all’estero, dove si parlano altre lingue, vicino ai 70 ho appeso i guanti al chiodo e per passione ho ricominciato a scrivere in italiano, ho avuto la fortuna di conoscere una editor che mi ha fustigato. Mi è toccato ricominciare, ritornare ad apprendere, lontano ancora di sapere tutto. L’articolo citato lo avevo letto anch’io. C’è anche di peggio.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 8:22 Rispondi

      Quando sei lontano dal tuo paese e parli un’altra lingua, è normale che poi si debba ricominciare a studiare la lingua natale.

  17. Antonio Rossi
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 21:57 Rispondi

    Io l’avrei messo alla gogna o crocefisso in sala mensa alla Fantozzi.
    Tranquilli che dopo avrebbe preso trenta e lode al decimo tentativo.
    Lo garantisco. 😀

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 8:22 Rispondi

      Non gliel’avrei fatta passare liscia neanche io :)

  18. Marco
    giovedì, 14 Dicembre 2017 alle 22:57 Rispondi

    Io stesso penso di scrivere male. Ora, a parte la scrittura creativa,che è in effetti un fiume d’inchiostro(virtuale nel mio caso), credo di aver in parato poco alle superiori e alle medie ma molto di più alle elementari(spero)! I grammarnazi, mi correggono sempre e ciò, ovviamente, mi da fastidio! So che sbaglio, ho 22 anni ma io come prof ho avuto signore aziane,non credo fossero sessantottine…poi magari parliamo di anni di scuola diversi…

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 8:25 Rispondi

      No, non hai avuto insegnanti sessantottine, ma anche dopo ci sono stati insegnanti ignoranti.
      E anche io ho imparato di più alle elementari che a medie e superiori.

      • Flavia
        martedì, 17 Aprile 2018 alle 22:10 Rispondi

        In seconda superiore(istituto magistrale) avevo una professoressa di latino, storia e geografia che spesso, invece di spiegare le sue materie ci raccontava delle barzellette.L’anno successivo abbiamo per fortuna cambiato insegnante e abbiamo corso per ricuperare il tempo perso.
        Il professore di italiano era molto bravo, penso però che le regole ortografiche siano date un po’ per scontate alle superiori, per lo meno da alcuni insegnanti.

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 18 Aprile 2018 alle 7:04 Rispondi

          In teoria è giusto che le regole ortografiche siano date per scontate alle superiori: sono cose imparate alle elementari e alle medie :)

          • Flavia
            mercoledì, 18 Aprile 2018 alle 7:26 Rispondi

            Non davano per scontate solo le regole ortografiche e grammaticali, ma anche altro. Ci sono cose che ho imparato solo frequentando le ore di italiano del corso serale dell’alberghiero alla bella età di quarant’anni😁

  19. Sean
    venerdì, 15 Dicembre 2017 alle 16:15 Rispondi

    Che vergogna!! Saper scrivere non è importante? Cosa facciamo e cosa fanno tutti i giorni i ragazzini dalla smartphone?! Io sinceramente quando su whatsapp mi arriva un verbo avere scritto “a” prima cosa mi vergogno per tale persona, seconda glielo faccio notare. “Il magico correttore automatico ne è stata la causa” ogni santa volta.
    E non mi voglio dilungare perché è un discorso immenso. Parlare di laurea in lettere regalata a me fa solo pena. Quando uno decide di studiare, lo deve fare veramente e con senno.
    Ma alcuni giorni fa ho sentito di peggio: abolizione delle tabelline a scuola, perché tanto ormai tutti hanno una calcolatrice nello smartphone in tasca. Ma siamo fuori di testa?! In ogni posto che andremo in futuro quando chiederemo 3 kg di mele questo dovrà tirar fuori la calcolatrice prima di arrivare a farci un prezzo?! Secondo me, è qualcosa di vergognoso!!!

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Dicembre 2017 alle 8:08 Rispondi

      Dallo smartphone scrivono malissimo :D
      Anche io di solito faccio notare certi strafalcioni, dicono che non è bello, ma secondo me non è bello lasciarli passare.
      Delle tabelline ho sentito anch’io.

  20. Murasaki Shikibu
    sabato, 16 Dicembre 2017 alle 23:22 Rispondi

    Solo un piccolo avviso per dirti che uno dei tuoi post ha figliato:
    Il post è http://pennablu.it/gli-uomini-non-leggono
    e qui ci sono le mie considerazioni. Naturalmente ho messo anche il link.
    https://ildiariodimurasaki.blogspot.it/2017/12/di-letture-per-maschietti-e-di-letture.html

    • Daniele Imperi
      lunedì, 18 Dicembre 2017 alle 14:11 Rispondi

      Ciao e benvenuta nel blog. Grazie per la segnalazione, lo leggerò al più presto :)

  21. luisa
    lunedì, 18 Dicembre 2017 alle 17:56 Rispondi

    Penso che si possa sempre migliorare, a patto che si riconosca la propria ignoranza.Purtroppo fino a quando ci si relaziona sempre tra Italiani è come un’ acqua che ristagna , ma se ci si relaziona con persone di altra nazionalità si capisce quanto la ” nostra” laurea possa risultare conquistata con i punti del supermercato :-), battuta a parte,mi sono stupita ( ma non più di tanto) quando in una email (di mio figlio) il suo datore di lavoro che dirige un’azienda con almeno 12 persone scrive: anc’essa- ogetti- . Quello che conta si direbbe sia andare avanti :-(

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Dicembre 2017 alle 8:09 Rispondi

      Ecco: bisognerebbe prima saper riconoscere la propria ignoranza.

  22. Grazia Gironella
    martedì, 19 Dicembre 2017 alle 20:41 Rispondi

    Non mi aspettavo il colpo di coda. Complimenti per l’ebook, ancora di più perché la passione che si sente nel tuo discorso (i**********?) è una granzia di qualità. Anch’io ho notato una certa tendenza al livellamento in basso. Di mio non sarei contraria ai cambiamenti, vale a dire che non ci sono elementi che considero davvero sacri e immodificabili nella scuola, ma ho l’impressione che ci siamo perduti a mezza via tra il “lasciamo andare questo e questo…” e il “…perché coltiviamo quest’altro”. Cosa coltiviamo? C’è da domandarselo.

    • Grazia Gironella
      martedì, 19 Dicembre 2017 alle 20:42 Rispondi

      (Oopss… arrabbiatura?)

      • Daniele Imperi
        mercoledì, 20 Dicembre 2017 alle 8:11 Rispondi

        Il mio plugin sulle parolacce funziona a dovere :D

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 20 Dicembre 2017 alle 8:11 Rispondi

      Sì, oggi c’è troppo abbandono, troppa noncuranza, e tutto questo sta producendo solo ignoranti.

  23. Andrew Next
    giovedì, 21 Dicembre 2017 alle 7:50 Rispondi

    Cozza, hai un plugin che intercetta le parolacce? Fichissimo e con gli anagrammi come se la cava?

    Scherzi a parte ho letto con piacere l’articolo e sono andato a vedere cosa propone il sole 24 ore. Comprendo lo scozza…pardon scorno della giornalista e professoressa universitaria disillusa e poco felice. Però se ci tieni così tanto fai il favore: seguili ‘sti studenti. Non farli arrivare all’esame e prendere 18 PGR. Noialtri contribuenti mica paghiamo tasse a cozza di cane per permettere poi a “professori” del tuo calibro (uso calibro perché sto parlando di un… pistola, ma funziona il tuo plugin?) di sfornare gente che non sa scrivere. L’università è un impegno perseguito in primis dallo studente: il corso di laurea prevede degli esami di italiano scritti? Ti prepari come ti sei preparato per gli altri esami, punto. Non sei preparato? Ti stronco la carriera sul nascere e ciao, anzi, ciaone: accontentati di quel che hai imparato al liceo.
    Dall’altra parte ci deve essere una facoltà di lettere capace di offrire agli studenti tutti gli strumenti necessari per passarlo quell’esame: test, esercizi, laboratori linguistici in aula e online, momenti di verifica dove studente e docente possono confrontarsi serenamente e senza l’ansia dell’esame. Cosa che, a quanto so, esiste in tutti gli atenei italiani.
    Il 18 regalato, onestamente, mi sa di furto.

    Che dirti? Ho appena scaricato il libro e me lo leggerò durante le vacanze di natale.
    Intanto grazie :-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 21 Dicembre 2017 alle 8:18 Rispondi

      Le parolacce le inserisco io e lui le trasforma in asterischi :)
      Quel ragazzo non avrebbe dovuto arrivare alla laurea con quelle lacune, ma comunque hai ragione: se sei a quel basso livello, non puoi fare l’insegnante. Trovati un altro lavoro.

  24. Marco
    sabato, 30 Dicembre 2017 alle 16:59 Rispondi

    Grazie, anche io avevo compilato una guida del genere per ripassi e controlli veloci.
    EDDAI Utilissima!!!! :)

  25. Tiade
    giovedì, 8 Marzo 2018 alle 12:52 Rispondi

    Salute Daniele, cerco di recuperare il tempo in cui non ti ho letto.
    Ho scaricato l’e-pub, grazie.
    Homo impeditus, è bellissimo. Sorrido. Di solito uso “microcefalo” confidando che i più sono ignavi.
    Vi leggo tutti laureati, o quasi, e mi sento piccina picciò. Purtroppo mi sono fermata alla terza media, senza famiglia studiare era impossibile. O lavoravi, o studiavi. Anche se le serali le ho fatte per una scuola di segretariato, che comunque mi permette di digitare con dieci dita, ma non è una consolazione.
    Nel tema, credo che il problema sia a monte. Per esperienza diretta, ho visto una ragazzina promuossa alle medie che non aveva il minimo sentore di grammatica. Mi presentò un riassunto, di dieci righe, senza maiuscole, senza virgole né punti, e purtroppo senza “h” e accenti o apostrofi di sorta.
    Questo mi convince che da bocciare sarebbe stata la maestra delle elementari. È la partenza, non ci piove.
    Mi chiedo anche perché cavolo gli esami, di qualsiasi fatta siano, non prevedano orali e scritti per tutte le materie. I test con le crocette? Abolire le tabelline? A noi insegnavano anche a estrarre le radici quadrate, ci insegnavano a fare operazioni con il codice binario, altro che tabelle precompilate e calcolatrici. Avevamo, alle medie, un laboratorio di scienze dove effettuevamo esperimenti (persino gli archi voltaici), osservazioni al microscopio, dissezioni (ero scusata dall’eastenermi purché prestassi il mio microscopio, che ho ancora ovviamente).
    Non so immaginare quale società si stia formando, o disinformando, come preferite.
    Per me è disperante.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Marzo 2018 alle 12:58 Rispondi

      Io non sono laureato.
      La ragazzina infatti non ha avuto una buona maestra. Il problema è che certi errori, se si continua a promuovere gli asini, si portano appresso a vita.
      I test con le crocette sono il massimo del ridicolo.
      A me hanno insegnato anche a estrarre le radici cubiche, se è per questo :D
      Oggi vedo che si tende a semplificare tutto, come se fossimo d’improvviso diventati tutti deficienti.

      • Flavia
        martedì, 17 Aprile 2018 alle 22:21 Rispondi

        Il governo ci vuole deficienti, perché così ci derubano e ci fregiano ancora di più

  26. Tiade
    giovedì, 8 Marzo 2018 alle 12:54 Rispondi

    Scusate i refusi, ho le dita assiderate.

  27. Tiade
    giovedì, 8 Marzo 2018 alle 13:15 Rispondi

    Daniele, io ho iniziato le medie nel 1969, (sì, son stagionata), la scuola della riforma della media unica. Non so cosa insegnavano nelle altre scuole, ma io l’ho trovata veramente ricca, anche nella parte letteraria. Spaziavamo tra ere e genti, Li-Po, Samuel Smith, Omar Kajjam, Saffo, Pasolini, oltre ai classici come I promessi sposi, e anche le versioni in prosa dei testi epici, che insegnano a capire e ad esprimersi. Vero che c’erano anche le sessioni di recupero estive, i famosi esami di riparazione, dove io portavo immancabilmente storia e geografia. Le tenevo come letture amene per l’estate visto che erano meno impegnative. Ma, o sapevi, o non passavi.
    Una scuola che mi ha arricchita talmente tanto da avermi permesso da fare da insegnantte a mio figlio che non poteva frequentare presentandolo agli esami da privatista. Ovviamente con tutti i miei limiti.
    Ancora campo di rendita, nel senso che mi ha stimolata a non smettere mai di imparare. Complice la mia curiosità patologica.
    Bisognerebbe ributtare tutto all’aria e a mare con i piombi certe “teorie” sull’insegnamento che, come si sa, costruiscono tunnel per i neutrini.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Marzo 2018 alle 13:20 Rispondi

      Io le ho iniziate nel ’77. Anche mia madre e mio padre hanno sempre parlato bene della scuola dei loro tempi. Col tempo i politici sono riusciti a distruggerla e a creare ciucci.

  28. Daniela Vighesso
    giovedì, 1 Giugno 2023 alle 9:53 Rispondi

    I dubbi della scrittura non finiscono mai. Quale delle due frasi è corretta: “I gatti, quando li si tuffano dentro la panna, diventano una sozzeria” oppure “I gatti, quando li si tuffa dentro la panna, diventano una sozzeria”? Secondo il correttore on line sono corrette entrambe ma non sono sicura.
    Grazie per la cortese attenzione
    Daniela Vighesso

    • Daniele Imperi
      giovedì, 1 Giugno 2023 alle 10:07 Rispondi

      Sono sbagliate entrambe, perché non si può tuffare qualcuno, ma ci si tuffa dentro qualcosa. La prima è doppiamente errata:

      “I gatti, quando li si getta/butta/mette/ecc. dentro la panna, diventano una sozzeria”.

      Il corretto automatico non può rilevare simili errori.

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.