
Capita a volte che la voglia di scrivere si diluisca assieme alla voglia di creare e costruire, di definire il proprio spazio nel mondo, di inquadrare la propria strada, i propri obiettivi, di dare un senso alla propria vita e a tutto ciò che ci circonda.
Scrivere è da sempre la mia passione, sogni di ragazzino che inseguiva qualcosa che oggi, da adulto, ancora insegue e non raggiunge, come un cacciatore di farfalle che corre su prati infiniti con una rete dalle maglie troppo larghe per catturare quei piccoli insetti, che sfuggono volando via assieme ai suoi sogni.
E da mesi ho smesso di scrivere racconti da pubblicare nel blog – che non hanno mai avuto così tanta approvazione – e di lavorare al famoso romanzo e ai miei esperimenti di self-publishing. La creatività s’è arrestata, ha iniziato a frenare fino a bloccarsi, ma non è il blocco dello scrittore, è un blocco interiore, non solo mentale, è anche emotivo, qualcosa di più grande che impedisce il flusso creativo.
Anche la lettura ha risentito dello stato d’animo nebuloso e grigio, ho interrotto almeno dieci libri di narrativa dopo al massimo 20 pagine lette. E se non riesci nemmeno a leggere, come puoi riuscire a scrivere?
E allora ti chiedi anche se abbia senso portare avanti un blog sulla scrittura, perché se vuoi far riflettere gli altri scrittori su come creare storie e poi tu non riesci più a crearle, non sei più credibile, ti chiedi come vieni percepito da chi entra nel tuo blog e trova la sezione Racconti morta e non legge più la tua scrittura, i tuoi mondi, il tuo essere nelle parole che formuli.
Più di qualcuno, fra i miei conoscenti e amici, gente che stimo e che segue il mio blog e i miei profili sociali, mi ha spronato a scrivere, a tornare a scrivere, anzi. Quando vedi che qualcuno crede in te e nelle tue possibilità, ti domandi quanto lo stai deludendo – in realtà io mi domando quanto mi stia sopravvalutando, ma questo è un altro discorso.
Però, forse, l’occhio esterno può vedere meglio del tuo, riesce a cogliere ciò che tu da solo non puoi afferrare. E quello che penso della scrittura, quello che ho sempre pensato, è che vale la pena scrivere anche se un solo lettore sul pianeta ti legge.
È il tuo pubblico, quel lettore, è uno e conta come tanti. È quello che hai e devi conservartelo, prima che sfugga anche lui come quelle farfalle. E allora ti conviene stringere le maglie della rete e correre più forte e più deciso.
E quella voglia di scrivere, ridotta a un fantasma sbiadito, contrastato dai colori forti e accesi della realtà, ecco che si riaffaccia nella mente e nell’animo, solo un pensiero, forse non abbastanza grande per concretizzare l’azione, ma c’è.
Perché, in fondo, quando tutto sembra senza un senso, quando cammini lungo un corridoio infinito di porte chiuse, quando non hai nulla da perdere, ti resta almeno questo: scrivere.
Creare il tuo mondo e le tue realtà, il tuo alter ego nella tua esistenza alternativa. Scrivere e vivere nella tua scrittura, perché almeno là tu sei il dio del mondo in cui vivi, con le tue regole e i tuoi ideali, l’universo che tu stesso hai plasmato a tua immagine e somiglianza, dove nessuno può dirti cosa fare e come farlo.
Chiara
Ciao Daniele, belle riflessioni. So cosa significa attraversare una fase “no”, in cui magari vorresti scrivere, ma le idee non scorrono così fluide da permettertelo. “Lo stato d’animo nebuloso e grigio” può arrivare più spesso di quanto si creda e, personalmente, lo assecondo, senza forzature. Il mio blog, per dire, non segue delle cadenze precise, nonostante cerchi di diventare più metodica. Condivido il pensiero sui lettori: anche uno soltanto ha la sua importanza ed è giusto tenerlo in considerazione. Diciamo pure che per me è più semplice comunicare scrivendo. Preferisco, ad esempio, inviare una mail invece di telefonare… mi consente di riflettere, articolare con calma i pensieri… ma noto che questa mia abitudine non è molto apprezzata…!
Daniele Imperi
Grazie, Chiara.
Anch’io preferisco scrivere un’email che telefonare, tranne in qualche caso in cui si fa prima a parlare a voce.
Come dici tu, il periodo no va assecondato e così ho dovuto fare.
Cristiana Tumedei
Imperi nel post “Smettere di scrivere” tocca dei punti cruciali del suo rapporto con questa forma di comunicazione.
Leggendo il contenuto – redatto in modo aulico e romanzato – si avverte la forte carica emotiva con cui l’autore approccia alla scrittura. Un legame conflittuale in cui riversa aspettative. Una dimensione – quella della comunicazione scritta – in cui cerca delle risposte.
Ma Imperi sa bene che le risposte sono già dentro di lui. Lui sa che quando scrive può trovare in essa la gratificazione che nessuna porta chiusa gli ha mai dato. Un ossimoro, quindi, che si manifesta con vigore nella scelta del titolo.
Smettere di scrivere preannuncia un’azione volontaria che, poi, non si verifica. Non può verificarsi perché risulta di per se stessa impossibile. Lo scrive perfino l’autore, pochi paragrafi sotto, quando dice che la scrittura è l’unica cosa da farsi, tutto ciò che ci resta quando nulla sembra avere senso.
Dunque, nonostante l’incipit, il post si trasforma in un inno alla scrittura che viene qui descritta come cura della quale lo scrittore non può, e non deve, fare a meno. Una cura che trova il suo pieno compimento quando il soggetto riesce a liberarsi dal carico emotivo, fatto di aspettative e delusioni, e si limita a compiere l’unica azione da cui non può esimersi: scrivere.
E dopo l’analisi del contenuto, passo alle considerazioni personali… preferisci riceverle qui o in privato?
Daniele Imperi
Tumedei, parlare in 3° persona riferendoti a me non è cosa usuale in te e non l’avevi mai fatto…
Preoccupato non poco delle tue considerazioni personali, auspicherei riceverle in privato, lasciandoti poi, in caso, la libertà di estenderle in forma pubblica nel presente commento, se la cosa ti aggraderà
E grazie delle belle parole e della profonda analisi del post
Cristiana Tumedei
Gentile Imperi, ti risponderò con piacere in privato dando seguito alla tua cortese richiesta. Mi permetto di aggiungere che…
Ma dai, facciamo sul serio?
Ohi Imperi farò come hai chiesto, ma non preoccuparti ché non ce n’è motivo. Davvero, così mi fai apparire come un mostro. Anni di personal branding gettati in fumo per colpa di un blogger che voleva smettere di scrivere!
Scherzo, mai pensato di essere un brand. Solo Cristiana.
Quanto mi diverte andare off topic su Penna blu
E, comunque, non avresti dovuto anticiparmi la risposta su Twitter. Immagina se l’avessi letta senza essere preparata. Che ridere!
Daniele Imperi
Non diverte solo a te andare OT su Penna blu, ma in fondo, quando ci andate, è sempre connesso con il commento in corso
Non ho capito però quale risposta ti ho anticipato…
MikiMoz
Secondo me sono solo… momenti, persino giusti.
Non credo si abbia sempre voglia di fare qualcosa, anzi a volte è necessario staccare per ricaricarsi.
Ma sotto la cenere, la brace arde sempre
Moz-
Daniele Imperi
Concordo. Bella la storia della brace sotto la cenere
MikiMoz
E’ un concetto non mio, ma che ho fatto mio per questo contesto
Moz-
Beatrice
Non riuscire più a scrivere (momentaneamente) non significa non avere nulla da insegnare a chi prova a farlo. È come un medico che decide di prendersi una pausa. Pensi che, passati 3 mesi, non sia più in gradi di curare?
Arrivano momenti fatti di stanchezza, forse noia.
Arrivano tempi duri, difficili.
Se serve una pausa, ben venga.
Ma lo scrivere non andrà mai in pausa: hai smesso di scrivere racconti, eppure io ne leggo uno anche in questo post.
Beatrice
Daniele Imperi
Grazie mille, Beatrice
franco zoccheddu
Ho già espresso qualche parere sulla difficoltà nel trovare la voglia di scrivere, la forza di scrivere.
Mi permetto di farti una domanda diretta, secca:
forse il lavoro per il blog ti “ruba” le energie mentali e fisiche che un bel romanzo richiederebbe?
Mi permetto di chiederlo perchè quando io a scuola ho lasciato incarichi che mi coinvolgevano molto, ho sempre ritrovato la dritta via.
Naturalmente, è solo un mio parere e uno stimolo alla riflessione.
Daniele Imperi
Ciao Franco,
no, non è il blog, nel mio caso. A scrivere post ci metto poco, è la scrittura creativa che mi succhia più energie.
Lucia Donati
Se i sentimenti sono questi, nessuno può darti consiglio. Puoi solo cercare dentro di te. E non temere di deludere qualcuno perché la gente è sempre delusa di qualcosa e non sarebbe contenta di qualsiasi decisione. Devi cercare i motivi profondi del tuo stato d’animo che, mi pare, non è passeggero. Forse devi tagliare i ponti con qualcosa o con qualcuno. O c’è qualcosa che è diventato insostenibile e ti toglie energie. La ricerca è solo interiore. Tu hai la risposta. Vi sono forze contrastanti in gioco, mi pare di capire: può essere un bene nel senso che, valutandole, puoi comprendere il problema. Domandati cosa crea contrasto nel desiderio-blocco della scrittura. Ognuno dovrebbe prendersi le pause che vuole senza giustificarsi con chicchessia: prima viene l’essere umano con le sue esigenze, poi tutto il resto.
Daniele Imperi
Sulla delusione hai ragione, ci sarà sempre qualcuno a cui non sta bene quello che fai.
Per le risposte, bisogna cercare bene.
Annaluisa
Ciao Daniele, anche io ho attraversato una fase come la tua. Questi momenti vanno e vengono, almeno nel mio caso, e ho imparato quasi a conviverci e ormai fanno parte di me. Certamente leggere tanto è un rimedio validissimo per curare la scrittura; erano mesi che avevo perso interesse per la lettura, non riuscivo a trovare stimoli neppure per leggere, vivevo proprio un periodo “no” da questo punto di vista e logicamente anche la voglia di scrivere era poco a poco scomparsa. Ma a volte trovo anche piacevole o addrittura stimolante separarmi dalla scrittura: al prossimo “incontro” ci sarà più feeling e partecipazione
Daniele Imperi
Vedremo se avrò più feeling e partecipazione
Giuliana
Condivido appieno le osservazioni di chi mi ha preceduto: Cristiana ha fatto un’analisi davvero bellissima e profonda del problema e tutti gli altri – nessuno escluso – ti hanno indicato delle possibili vie risolutive. Il consiglio che mi sento di darti è quello di soffermati a leggere con calma ogni singolo commento a questo post, perché credo tu possa trarre spunto da ciascuno. Considera bene soprattutto la giusta osservazione di Franco: che ci sia troppa carne al fuoco e tu non riesca a concentrarti e a definire le tue priorità?
Se posso inoltre fornirti un’ulteriore briciola di speranza, ultimamente anch’io scrivo poco perché così mi sento, ma cerco stimoli esterni che possano favorire la ripresa: leggo moltissimo – ieri mi sono pappata in un paio d’ore “Il vecchio e il mare”;) – visito delle mostre, frequento luoghi nuovi, vago per il web alla ricerca di siti particolari, guardo dei film. Questo stimola inevitabilmente nuove idee da elaborare e buttare su carta. Meglio che restare a fissare il foglio con lo sguardo perso nel vuoto, no?…
E in ogni caso (come sottolinea giustamente Cristiana) non potrai mai smettere sul serio di scrivere: la scrittura è una passione che vive e arde dentro di te, che fa parte della tua natura così come lo è respirare. Potrai vivere dei momenti bui, ma tornerai sempre lì, a casa, perché quello è il tuo posto. Non dubitarne.
Un abbraccio
Daniele Imperi
Hai letto Il vecchio e il mare in 2 ore? Io ci ho messo un mese
Disrtarsi fa bene alla scrittura, hai ragione. Forse è come dite tu e Cristiana, che la scrittura è la mia casa. O almeno è bello pensarlo
Cristiana Tumedei
Ohi Imperi, non siamo noi a dirlo, ma tu nel post
“Perché, in fondo, quando tutto sembra senza un senso, quando cammini lungo un corridoio infinito di porte chiuse, quando non hai nulla da perdere, ti resta almeno questo: scrivere”.
Ergo, come sai le risposte stanno già tutte dentro di te
Lascia da parte almeno per un attimo le riflessioni. Insomma, prova a non sforzarti di capire il perché della situazione.
Tu vuoi scrivere, vero? Sì, lo so che è così. E, allora, scrivi!
Te lo dissi in un altro commento, mi pare. Chi se ne importa se quello che produciamo non sarà un capolavoro letterario, chi se ne importa se ci fermeremo dopo poche pagine, chi se ne importa se quello scritto resterà salvato in un file digitale…
Insomma, perché non mettere da parte le aspettative, i dubbi, e lasciarsi andare semplicemente alle emozioni che ti trasmette lo scrivere?
E, se proprio ti accorgi che ora non è il momento, asseconda questa tua sensazione. Non sarebbe nulla di grave. Non devi scrivere per nessuno, Imperi. Solo per te stesso.
Puoi scegliere di farlo adesso, oppure di vivere il momento di stacco per capire come muoverti non appena la voglia di scrivere tornerà.
In ogni caso, sai che quello che hai dentro – il tuo mondo, per usare termini tuoi – non se ne andrà. Sta solo aspettando di essere raccontato. E lo sarà, Imperi. Lo sai
Daniele Imperi
Ohi, Tumedei, voi lettori mica potete usare le mie parole contro di me così impunemente, eh?
Grazie dell’analisi personale. Come dicevo nel post, è arrivato un pensiero minimo, che forse ora proprio minimo non è. Ho iniziato a documentarmi per una storia e poi è uscita la selezione per la nuova raccolta di racconti della Delos Books, che io considero una bella palestra, visto che vieni pubblicato se rientri.
Insomma, lentamente, si riprende.
Mi ricordo del tuo commento e in un certo senso posso concordare. Diciamo però che, nel mio caso, io tendo a non fare qualcosa solo per me, ossia voglio che quella cosa abbia un obiettivo preciso, tangibile, materiale, che inneschi una situazione da cui ne partiranno altre.
E hai ragione sul mondo che non se ne andrà, perché nella mia testa c’è sempre, stato sempre là in attesa.
Fabrizio Urdis
Caro Daniele,
I periodi no fanno parte della vita un po’ come i periodi si (a cui si tende a dare molto meno valore) e i periodi così così, che sono quelli più numerosi.
In un mondo che porta ad alienarci ci sforziamo di comportarci come macchine, scrivere tot pagine al giorno, leggerne tot, ma purtroppo, essendo esseri viventi, abbiamo anche altre necessità, e un giorno le rigettiamo per un motivo, un giorno per un altro, e alla fine penso sia soprattutto per questo che arrivano i periodi no.
Se si guardano le biografie dei grandi scrittori… viene decisamente voglia di cambiare mestiere, solo che, se abbiamo qualcosa da raccontare e siamo convinti che ciò che scriviamo sia importante, a volte ci si ferma, ma poi si ritorna sempre.
Forse in questo periodo hai bisogno di nuovi stimoli, forse sei stanco… forse semplicemente ti girano
I tuoi personaggi e le tue storie sono ancora lì nella tua testa, a chiederti di farle uscire, alcuni si sono addormentati, ma li ritroverai e se qualcuno verrà perduto forse non era così importante.
Courage!
PS: proprio ieri mattina ho deciso di leggere “Diario ultimo”.
Strana la vita, lo stesso giorno che decido di iniziare a leggerti tu confidi di aver smesso di scrivere. (scherzo!)
Daniele Imperi
Grazie, Fabrizio.
Sulle biografie dei grandi scrittori concordo in pieno. Alcuni hanno fatto una vita decisamente dura, eppure scrivevano capolavori.
Poi mi dirai che ne pensi di Diario Ultimo, ché a me non piace più
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Marcello
Guarda Daniele, io sono un gran rompicoglioni quando leggo un racconto e non ho peli sulla lingua. Se i tuoi m’avessero fatto schifo, te l’avrei detto subito, invece mi ricordo Kvitoya
bellissimo e l’altro, quello (non ricordo il titolo scusa) sui nani figli dell’inverno (come si chiama! sono troppo pigro per andare nella sezione racconti e interrompere la scrittura del commento:).
Mettiti a scrivere, qualsiasi cosa, anche quelli che io chiamo “esercizi di scrittura” (che nel mio caso sono racconti scritti a ca**o perché non so stare fermo davanti a un foglio word bianco:).
Per il romanzo, fai così: scrivi un racconto per capitolo e usa gli stessi personaggi e la stessa ambientazione per tutti i “capitoli/racconti” e viene fuori il romanzo :).
Poi mandamelo
Se vuoi.
Saludos!
Daniele Imperi
Grazie, Marcello
La tua tecnica di trasformare un romanzo in racconti non è affatto male, ci proverò
Marcello
Ah e, scusa se è OT, ma ascoltati Gods Of Thunder Of Wind and Of Rain di Quorthon. A me tira sempre su il morale anche nei momenti più neri.

Daniele Imperi
Proverò ad ascoltarle
Kinsy
E’ toccante leggere che anche tu, così prolisso e coinvolgente, che in molte occasioni ci hai ispirati e spinti a proseguire la nostra passione di scrittori, sei caduto nel tunnel nebbioso che ti impedisce di scrivere, leggere e godere della parola scritta…
Daniele Imperi
Forse la nebbia sta sparendo
Vedremo nei prossimi giorni.
Kinsy
Io incrocio le dita per te, perché so bene come ci si sente: davvero smarriti!
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