Un articolo apparso sulla rivista «Studio», dal titolo “Scrittura femminile non è una brutta parola”, di Maria Luisa Tagariello, mi ha fatto decidere a scrivere un articolo che avevo in mente da molto tempo.
In realtà l’articolo avrebbe affrontato le letture maschili e le letture femminili, perché sono sempre stato convinto che uomini e donne abbiano differenti gusti letterari, anche se molte letture possono essere condivise da entrambi.
L’articolo sulla scrittura femminile non inizia bene: “Da alcuni anni leggo quasi esclusivamente autrici donne” e 4 righe dopo: “Non che non avessi mai letto autrici femminili prima”, come se esistessero autrici uomini e autrici maschili. Ma questo è un errore che vedo spesso, come di recente “Un’astronauta donna”.
A parte questo, l’articolo è interessante perché solleva una questione che forse sfugge a molti e cioè “l’esistenza di una scrittura specificamente femminile”.
Che cosa significa?
Più avanti l’autrice lo spiega citando un saggio:
Un libro non è un esempio di “scrittura femminile” solo perché è scritto da una donna. Può diventare “scrittura femminile” quando non avrebbe potuto essere scritto da un uomo.
E viceversa, aggiungo io. Ma sinceramente questo concetto non mi convince.
Scrittura maschile e femminile: fra contenuto e forma
L’articolo è un’intervista alla scrittrice canadese Sheila Heti: l’autrice sostiene che, dal momento che “molto è stato scritto dagli uomini”, allora si eredita la forma e “è molto difficile allontanarsi da quello che ci hanno insegnato, da quello che diamo per scontato sia la letteratura”.
È vero che molto è stato scritto dagli uomini, ma siamo ormai nel XXI secolo e è pieno di libri scritti dalle donne. A me quanto dice la scrittrice sembra esagerato per tre ragioni:
- la forma si eredita almeno all’inizio, ma poi scompare man mano che si variano le letture e gli autori – più voci, sia maschili sia femminili, aiutano ad acquisire un proprio modo di esprimersi e a creare una propria forma;
- la scrittura è sempre personale e riflette le proprie preferenze, i propri gusti; è quindi sempre in parte autobiografica;
- uomini e donne si esprimono in modo diverso, dunque scrivono anche in modo diverso.
Tornando al discorso della scrittura femminile, che può ritenersi tale soltanto se si producono libri che nessun uomo potrebbe scrivere, io penso prima di tutto che ogni libro rifletta chi lo scrive.
Inoltre, stabilire che una scrittura sia femminile soltanto se rappresenta una visione del mondo tipicamente femminile significa porre a un livello più basso tutte quelle scrittrici che hanno preferito scrivere tutt’altro.
Perché, secondo Sheila Heti, non è soltanto una questione di forma e di visione, ma anche di contenuti:
Ma, affinché il tuo libro abbia una forma unica, affinché riguardi argomenti di cui non è mai stato scritto prima, tutto nella tua mente deve essere strappato via, demolito e ricostruito in modo nuovo, e farlo è quasi impossibile per qualunque essere umano. Perché significa liberarsi del mondo per come lo conosci, e la tua scrittura riflette la tua visione del mondo, e la tua visione del mondo è in gran parte frutto di quello che ti insegnano.
Ho letto poche autrici, lo ammetto. Le prime che mi vengono in mente, almeno per la narrativa, sono Grazia Deledda, J.K. Rowling, Marjorie Kinnan Rawlings, Mary Shelley, Enid Blyton, Florence Montgomery, Louisa May Alcott, Anne McCaffrey, Ursula K. Le Guin, Marion Zimmer Bradley, Agatha Christie, Tana French, Scarlett Thomas.
A parte alcune, entrate ormai nei classici, le altre appartengono alla narrativa di genere (fantasy, fantascienza, polizieschi). La scrittura della Bradley – autrice di romanzi fantasy, di fantascienza, storici e gotici – almeno nella saga fantasy dedicata ad Avalon può ritenersi femminile, direi anzi femminista.
Insomma, per me se un libro è scritto da una donna, a prescindere dal genere adottato e dall’argomento trattato, è pur sempre scrittura femminile, perché comunque rappresenta un modo di esprimersi, quindi anche una visione, tipicamente femminile.
Quanto sostiene la Heti poteva esser valido un tempo, non nel mondo odierno in cui autori e autrici pubblicano di tutto, dai romanzi ai saggi, dalle biografie ai manuali ai libri di storia e scientifici.
Oggi ognuno di noi – che sia un uomo, con la scrittura maschile, o una donna, con la scrittura femminile – ha la propria visione del mondo e la scrittura è soltanto un modo per comunicarla, per esprimerla, o anche solo per metterla in dubbio.
Corrado S. Magro
Ma quante baggianate! È innegabile che attualmente le scrittrici guadagnino terreno, affermare che esse si esprimano solo con uno stile da “scrittrici” a me fa ridere. Escludiamo il filone puramente “rosa” come i fumetti di “Grand Hotel” e simili, dove i sentimenti più vicini alle donne assumono, a ragion veduta, un aspetto dominante (forse la differenza sta nei sogni degli adolescenti dei due sessi) e le penne femminili “brave”, si esprimono tanto bene quanto quelle dei colleghi preceduti dall’articolo al maschile. Gli esempi sono tanti.
Daniele Imperi
Infatti, non parliamo più dei decenni passati. Adesso, nelle tante newsletter delle case editrici che ricevo, è pieno di libri di scrittrici, che scrivono di qualsiasi genere e argomento.
Orsa
Esatto Corrado, siamo nel campo degli stereotipi puri. Io sono una donna, eppure la mia visione del mondo è poco rosa e molto vede militare. Alla luce di questo, anche la mia scrittura difficilmente potrebbe essere classificabile come femminile. Eppure lo è.
Io invece classifico come brutta parola proprio “Scrittura femminile non è una brutta parola”.
Daniele Imperi
Secondo me si nota quando è una donna a scrivere, da tanti dettagli, che esulano da certi temi di cui solo una donna potrebbe parlare.
Orsa
*verde militare
carlo calati (massimolegnani)
ormai è talmente vasta e di livello la produzione letteraria femminile che è difficile e fuorviante fare una generalizzazione di genere, trovare degli elementi comuni alle scrittrici.
sicuramente il tratto comune, se esiste non è la leziosità che le contraddistingueva nella prima metà del secolo scorso, forse una maggior sensibilità introspettiva rispetto agli uomini.
nel mio piccolo, anzi piccolissimo (scrivo su un blog), capita che qualche lettore, più spesso lettrice, noti una vena femminile nella mia scrittura, non come critica ma come apprezzamento della varietà di registri usati.
massimolegnani
Daniele Imperi
Ciao Massimo, benvenuto nel blog. Anche secondo me non si può generalizzare, anche perché nessuno ha letto tutti i libri delle scrittrici odierne, quindi è impossibile dare un giudizio.
Luciano Cupioli
La bellezza della scrittura è insita nella sua varietà di genere: esistono scritture piu femminili o scritture più maschili, ma non è detto che siano nella natura di chi scrive. Se un uomo scrivesse come se fosse dell’altro sesso, o viceversa, come definiremmo quella scrittura? Il più delle volte mentre leggo mi dimentico o non penso al sesso dell’autore, evidentemente non sempre si ravvisa la differenza.
Daniele Imperi
Che non sempre si ravvisi la differenza è vero, ma è difficile che un uomo sia credibile scrivendo come se fosse dell’altro sesso, e viceversa.