3 anni fa ho pubblicato un post simile, anche se i motivi che elencavo erano 4:
- prestigio (perché pubblicare con una casa editrice lo è ancora)
- pubblico maggiore (perché una casa editrice ha una diffusione più ampia)
- limitazione del lavoro (perché pensa a tutto la casa editrice)
- maggiore credibilità (perché la massa si fida ancora delle case editrici)
Questi, però, a distanza di 3 anni mi sembrano motivi discutibili, forse anche in parte soggettivi. A noi autori interessa invece conoscere (e avere) ragioni più valide per affidare una nostra opera a un editore anziché autopubblicarla.
Il discorso dei diritti d’autore – su cui magari tornerò in seguito – non è un motivo valido secondo me. Con una casa editrice i diritti partono più o meno dal 5% fino ad arrivare, penso, al 10 o anche più, in funzione della notorietà dell’autore, della tiratura dell’opera, ecc. Chiaro che con il self-publishing si arrivi anche al 70% di Amazon, ma il guadagno dipende, sempre e soltanto, dal numero di copie vendute (e dalle spese sostenute).
In questo post ho voluto quindi parlare di motivi oggettivi, di ragioni che fanno desistere molti autori dall’imbarcarsi nell’autopubblicazione. Per ora anche io vi ho rinunciato, per alcuni di questi motivi.
1 – Scarse conoscenze tecniche
Spedire un manoscritto a una casa editrice comporta nozioni informatiche di base: la conoscenza di un programma di scrittura (Word) e una casella di posta elettronica.
Pubblicare un’opera in self-publishing richiede invece diverse conoscenze, specialmente se un autore vuole risparmiare qualche soldo e provvedere da sé per alcuni servizi necessari. Quali?
- Creazione della copertina: bisogna essere grafici, o comunque saper usare bene Photoshop
- Impaginazione dell’ebook: bisogna conoscere il linguaggio HTML (se si usa Sigil) o saper usare bene InDesign
- Promozione dell’ebook: e qui entriamo nel vasto mondo del marketing…
Io non so creare da me una copertina, perché conosco Photoshop ma non abbastanza, ma soprattutto perché creare una copertina richiede una visione che io non possiedo. Non sono un copertinista.
So però impaginare un ebook, anche se con Sigil. Ma InDesign è un programma superiore e più professionale. Forse per un ebook di narrativa basta solo Sigil.
A promozione sto messo male. Io non so promuovermi. Conosco i rudimenti del web marketing, ma più in là non vado.
2 – Mancanza di tempo per gestire la pubblicazione
Se è vero che un autore – a prescindere da come pubblichi – deve collaborare nella promozione del suo libro, pubblicando con una casa editrice non deve gestire la pubblicazione: il suo lavoro finisce quando consegna il manoscritto finale dopo l’editing.
Se decidiamo di autopubblicarci, dobbiamo:
- preparare un piano di marketing editoriale (o farlo preparare a un professionista)
- ingaggiare un editor, e quindi prima trovarne uno
- ingaggiare un grafico per la copertina e seguirne il lavoro
- far impaginare l’ebook e controllare che sia tutto in ordine
- cercare le piattaforme di pubblicazione
- caricare l’ebook nelle piattaforme
- gestire la promozione dell’opera
Ma sicuramente ho dimenticato qualcosa.
Prendete un autore che lavora tutto il giorno e torna a casa alle 19. Ha anche una famiglia, dei bambini da seguire. Certo, se vuoi, il tempo si trova. Ma non al supermercato.
Se un giorno dovessi riuscire a vivere nella casa dei miei sogni in mezzo a un bosco, io non avrò più tempo nemmeno per il blog. Dovrò ripensarne il calendario editoriale.
3 – Mancanza di soldi per gestire la pubblicazione
Sia chiaro – pensiero che ho già espresso altre volte: io sto considerando un self-publishing di qualità, non quello selvaggio né quello fatto a risparmio. Non considero chi si affida ad amici che non sono editor per l’editing o si crea da sé le copertine acquistando immagini online. Né, peggio, chi dà una riletta al manoscritto e lo butta su Amazon.
Per me autopubblicarsi significa spendere per tutti quei servizi a cui si affida una casa editrice per pubblicare un libro.
Vi ricordate l’articolo sui costi dell’autopubblicazione? Sono proibitivi, almeno per me. Io, per adesso, non ho soldi da spendere per pubblicare un romanzo in self-publishing. Certo, possiamo parlare di investimento per coronare un sogno e il discorso mi sta bene. Ma se non ho soldi da investire, non posso investire. E se li ho ma non credo che mi rifarò dei costi, non spenderò quel denaro.
4 – Scarse doti imprenditoriali
Un self-publisher è un imprenditore. È imprenditore di se stesso. Ha creato un prodotto e lo immette in un mercato. Magari ha anche studiato quel prodotto, prima di crearlo. Ha studiato cioè il mercato a cui rivolgersi.
Non tutti hanno queste doti, non tutti sono portati all’imprenditoria, che abbiano le possibilità economiche per affrontarla o meno.
5 – Maggiore diffusione dell’opera
Come scrissi tempo fa, se pubblicassi in self-publishing, e solo ebook, nella mia famiglia nessuno leggerebbe ciò che scrivo. E neanche molte delle mie conoscenze.
Una casa editrice permette di avere una diffusione maggiore del libro. Per diffusione intendo che riesce a offrire il libro a un numero maggiore di lettori, rispetto a quanto possa fare un self-publisher.
- Non tutti leggono ancora gli ebook: c’è ancora chi preferisce il cartaceo (come me). Se pubblicassi solo ebook, escluderei una grande fetta di lettori.
- Il libro manca nelle librerie: perché, appunto, hai pubblicato solo ebook. E se fai stampare il cartaceo con i vari servizi esistenti, quel libro non finirà comunque nelle librerie.
- Il libro manca anche in quelle online, come per esempio La Feltrinelli, IBS, ecc. Amazon non è una libreria, ma una sorta di supermercato e anche una piattaforma di pubblicazione.
- Il libro non sarà presente nelle fiere del libro: perché il singolo autore non può permettersi la spesa di uno stand. Può unirsi con altri autori, certamente, per dividere le spese, ma ne varrà la pena?
Conclusioni
Questi per me sono i motivi per cui oggi un autore possa decidere di rivolgersi a una casa editrice e non dedicarsi al self-publishing.
E ora voglio conoscere la vostra opinione, in merito alla vostra diretta esperienza, se ne avete, o soltanto sulla base delle vostre conoscenze e aspirazioni.
Chiara
Io non escludo a priori l’eventualità dell’auto-pubblicazione, però procederei su quella strada solo con la certezza di poter assolvere alla perfezione tutti i compiti che tu menzioni. Ho la fortuna di avere una cara amica che è grafica professionista, e so che mi darebbe una mano per un’eventuale copertina. Ho lavorato nel marketing per diversi anni: sebbene non abbia mai promosso me stessa ma solo gli altri, non credo avrei grossi problemi. Quanto all’investimento, io dico sempre che non vedo l’ora di portare i miei risparmi via dalla banca, dunque… sarebbe una buona occasione.
Nuccio
Se vali, dipende tutto dagli agganci!
Daniele Imperi
Quali agganci?
Daniele Imperi
Anche io devo riuscire a portare a termine tutti i compiti in modo completo: ma per ora non ho questa sicurezza.
Riguardo ai risparmi è giusto che ognuno investa come vuole
Chiara
Comunque al momento si tratta soltanto di un’idea da non escludere. Al momento vorrei puntare sull’editoria tradizionale, per il semplice motivo che la trovo più adatta al tipo di storia.
P.S. Nuccio, a quali agganci ti riferisci?
Nuccio
Rete approfondita di conoscenze in ambito letterario universitario/giornalistico/editoriale, se no, sei esclusa.
Nuccio
Qui vige il do ut des, sempre, anche se invarie forme più o meno legali. Non siamo in America e anche lì…!
Daniele Imperi
Mah, non credo proprio che sia così. Che succeda, è ovvio, ma non è certo la regola.
Salvatore
Concordo su tutto e aggiungo: il prestigio di pubblicare, ammesso di riuscirci, con una casa editrice di cui hai letto molti libri e di cui ami il catalogo, la storia, il modo di lavorare, eccetera. Magari questo è un punto secondario rispetto al discorso che fai nel tuo post, ma per me è principale.
Daniele Imperi
Non lo vedo molto come punto secondario, ma come punto implicito nella scelta di pubblicare con un editore.
Barbara
Più che altro, se pubblichi con una casa editrice, ti avanza tempo per scrivere. Altrimenti devi giostrarti tra lo scrivere e il promuoverti. E temo che ne risenta la creatività.
Però sono anche d’accordo con Chiara: piuttosto che farmeli mangiare in tasse, meglio spenderli in una autopubblicazione di livello professionale!
Daniele Imperi
Vero, hai più tempo per scrivere. Più che la creatività, ne risente la quantità di opere che riesci a pubblicare.
Andrea Torti
Sebbene stia considerando il self-publishing, trovo molto pertinenti questi cinque punti – soprattutto perché basati su considerazioni pratiche, e non sui preconcetti elitisti espressi da alcuni critici dell’autopubblicazione
Daniele Imperi
Non volevo infatti scrivere un post pieno di preconcetti, ma realistico
Grilloz
Naturalmente non tutto ciò che chiedi da un editore ti sarà dato da qualsiasi editore, bisogna anche trovare l’editore giusto
Sull’ultimo punto, per quanto riguarda le fiere, conosco almeno due gruppi di autori che si organizzano affittando gli stand in gruppo, quindi tecnicamente alle fiere ci si arriva. Per la libreria puoi accordarti col librario e lasciare i tuoi libri in conto vendita, ma comunque puoi coprire una manciata di librerie della tua zona.
Un’ultima considerazione sui diritti d’autore. Non è corretto dire che Amazon paga il 70% dei diritti, perchè Amazon non è un editore, ma un distributore. E’ più corretto dire che amazon trattiene il 30% dell’incasso, che è più o meno la cifra che trattiene ogni distributore online.
Daniele Imperi
Sì, chiaro, poi dipende tutto da quale editore ti pubblicherà.
Sulle fiere hai ragione, ma resta valida la mia domanda: conviene con il rapporto spesa:vendita copie?
Vero che Amazon trattiene il 30% e non paga il 70%, ma alla fine poco cambia
Grilloz
Beh, sì, cambia, perchè alla fine i tuoi diritti d’autore saranno ciò che resta dopo tutte le spese che tu hai elencato nel tuo post
Se convenga andare alle fiere non ne ho idea, ma probabilmente come puro bilancio economico non conviene neanche agli editori, credo sia più una questione di visibilità e di ottenere contatti che probabilmente pagano sul lungo periodo.
Daniele Imperi
I diritti d’autore sono ciò che guadagni in percentuale sulle vendite, a prescindere da quanto ti costi pubblicare. Se Amazon fosse un editore e ti pagasse il 70%, sarebbe la stessa cosa. Poi da quella cifra devi togliere ciò che hai speso.
Oppure non ho capito cosa intendi
Elena
Sante parole Grillo. Serve l’editore giusto, altrimenti finisce che ti correggi persino la copia master che ti avevano giurato fosse pronta per la pubblicazione (ne so qualcosa)
robertagiulia
Elena, anche con la casa editrice giusta, se finisci nelle mani di un editor farlocco, sei rovinata. O per lo meno lo sono le tue speranze di risparmiare tempo.

Elena
Ciao Roberta, il problema infatti sono le case editrici che di editrici no hanno più nulla…. Gli editor in genere fanno un buon lavoro, il problema è la promozione, la distribuzione ecc. Alla fine tu non spendi ma no hai nemmeno nulla….
Antonio
Salve Daniele, sono pienamente d’accordo con te quando parli di – a parole mie – invisibilità sui vai store, però non sono d’accordo dall’eliminare, tout court, l’opzione self-publishing.
Forse il self-publishing è una scelta forzata per chi come me (e te) non ha possibilità ne agganci per farsi notare dalle case editrici. Credo che se l’elaborato vale – a parte errori ortografici o impaginazione – l’auto-pubblicazione sia la strada più adatta per sperare di essere notati, sii è vero, si è praticamente invisibili nelle librerie, (io le mie opere nemmeno le trovo se non dopo ricerche tramite precisi inserimenti di metadata).
Ma che fare? Non pubblicare solo perché il testo è un po’ grezzo è forse non appetibile agli occhi?
Non credo sia la scelta migliore.
Ciao Daniele
Antonio
Daniele Imperi
Ciao Antonio, benvenuto nel blog. Non parlo di eliminare il self-publishing, infatti.
Perché parli di agganci e possibilità per pubblicare con una casa editrice? Io ho pubblicato un saggio e non avevo agganci. Ho solo spedito il manoscritto.
Un testo grezzo non è appetibile, infatti.
Antonio
per agganci intendo entrare in un giro scouting (praticamente assente) o per nulla interessato agli autori self, ma che comunque esiste, volevo dire che nonostante sia molto problematico e dai riscontri scarsi, il self è comunque già qualcosa.
Daniele Imperi
Non so se e come facciamo scouting gli editori. Molti non penso che controllino gli autori autopubblicati. Ma questi non sono agganci.
Danilo (IlFabbricanteDiSpade)
Vi sono motivazioni valide per entrambe le scelte. È ovvio che una casa editrice (seria, che abbia una storia e numeri verificabili alle spalle) abbia potenzialmente i mezzi a disposizione per dare maggior visibilità ad un’opera, è anche vero che spesso propongono contratti ai limiti della truffa dai quali è difficile difendersi a meno che non si abbia un amico avvocato o comunque esperto di editoria.
Il self publishing è una forma decisamente più gratificante di pubblicare perché ti consente il pieno controllo sull’opera, ammesso che tu sia in grado di controllarne le varie fasi.
Inoltre, con un buon seguito sul web e sui social, è anche possibile raggiungere discreti risultati ma occorre abilità non comuni nell’autopromozione, una certa dose di fortuna e tanto, tanto olio di gomito: a barili.
Daniele Imperi
Il pieno controllo sulla tua opera è un motivo validissimo per scegliere di autopubblicarsi, lo penso anche io. Questo, per me, sarebbe anzi forse l’unico motivo per cui sceglierei il self-publishing.
robertagiulia
Olio di gomito a barili: confermo e sottoscrivo. E anche competenze in quantità, chiaro, come scrivi bene tu, Danilo.
Rob.
Elena
Il pieno controllo non è sempre sinonimo di qualità: pensa a come sia difficile per un’autrice rileggere con spirito critico la propria opera… A mio avviso almeno un editor serve, poi il self publishing a me interessa e lo sostengo perché almeno quello che guadagni è trasparente…. certo non lo preferirei a Feltrinelli…:)
Daniele Imperi
Per pieno controllo si intende che l’autore decide per conto suo come deve avvenire la pubblicazione. Sceglie l’editor, sceglie il grafico per la copertina, ecc.
Elena
Ok, avevo inteso un’altra cosa….
Matteo Rosati
Sì, questi sono tutti vantaggi. Ma se con l’editore non funziona perché il nostro testo non gli interessa, perché non auto-pubblicarsi? Io vedo l’autopubblicazione anche come una sorta di gavetta. Auto-pubblicarsi è un buon modo per non arrendersi e continuare a scrivere. Certo va fatto in modo dignitoso.
Io nei prossimi giorni commissionerò la copertina del mio romanzo, nelle feste di Natale farò altre due revisioni del testo, quindi me lo farò mettere in ebook da uno che lo fa di mestiere. Ma niente editor (di quelli che ti toccano il testo), ho già pagato un professionista mesi fa per una lettura ed un giudizio critico: il libro gli è piaciuto, mi ha dato qualche consiglio e questo mi basta, unito alle osservazioni di tutti i miei lettori beta.
Daniele Imperi
Io mi chiederei anche: perché non gli interessa? O, meglio, perché lo ha rifiutato?
Mi spiego: se mandi un manoscritto a un editore, hai già fatto una cernita, hai visto cosa pubblica. Se la tua storia può far parte del suo catalogo, ma viene rifiutata, allora c’è un motivo.
Editor: quelli che riscrivono non sono editor, per me. Devi trovare un editor che dà consigli validi.
Marco
In Italia ci sono piccole o medie case editrici che svolgono bene il loro lavoro. Il panorama nel complesso non è roseo, certo, ma qualcuno che fa bene il proprio lavoro c’è ancora. Neri Pozza per esempio, che anni fa ha annunciato di non voler più partecipare ai premi letterari. E a quanto ne so è ancora indipendente.
Io credo che l’autopubblicazione sia l’unico mezzo per arrivare a essere pubblicato da un editore tradizionale (se vuole percorrere quella strada). Gli editori non ce la fanno a leggere la massa cartacea che li invade. Non ci si riesce. Se uno è bravo e fa le mosse giuste, forse riesce a farsi notare e…
Daniele Imperi
Non penso che l’autopubblicazione sia l’unica strada per farsi notare. Senz’altro è una strada. Da noi c’è Martin Rua che è stato notato dalla Newton&Compton. Ma a quanti capita?
Marco Amato
Visto che si parla di editoria, lo scrittore Stefano Piedimonte pochi giorni fa ha pubblicato una interessante confessione riflessione.
Piedimonte per chi non lo conoscesse è uno scrittore brillante e affermato. I suoi primi romanzi pubblicati da Guanda, l’ultimo, “l’Innamoratore” pubblicato da Rizzoli. Quindi parliamo di un autore che è arrivato al top dell’editoria italiana.
Ecco quel che ha postato sulla sua bacheca Facebook (quindi pubblica).
“Una volta assodato che gli editori non riescono (non più) a prevedere i gusti del lettore – libri lanciati come missili vendono tre copie, mentre altri pubblicati con la mano sinistra vincono premi e danno anche qualche piccola gratificazione -; una volta stabilito, quindi, che oggi, nel 2016, il lettore legge ciò che vuole, e tu non puoi farci proprio niente, bisognerebbe prendere questo dato di fatto e utilizzarlo per il bene comune. Il succo è: visto che comunque non vendiamo niente, dovremmo smetterla di inseguire il lettore, di pubblicare “romanzi che piacciano ai trentenni”, “romanzi che piacciano alle donne” e così via. Dovremmo pubblicare semplicemente bei romanzi. Se dobbiamo schiattare, almeno facciamolo con dignità, con un ritorno alla purezza che potrebbe essere l’unico risvolto positivo della crisi.”
Cioè se un autore della big editoria confessa che non vendono niente e gli editori sono così bravi che beccano un successo editoriale come io le mosche…
Cioè… da aspiranti scrittori che aspiramo all’alto dell’Eden dell’editoria… siamo messi bene.
Daniele Imperi
Anche per bisogna pubblicare solo belle storie. Una bella storia, un buon romanzo, può piacere a chiunque.
E con l’autopubblicazione quanto speri di vendere? Quello che voglio dire è che nessuno può garantirti il numero di copie vendute. Quindi la scelta la fai in base a ciò che ti senti e puoi economicamente fare.
Roberto
Concordo con ciò che scrivi. Servono soldi, al solito. Se si vuol mandare il manoscritto a una casa editrice nota, bisogna presentarlo al meglio: scritto bene, senza refusi, magari dopo il controllo di un editor (a proprie spese) e un’ulteriore revisione.
La concorrenza è tanta e, credo, che se uno scrittore viene pubblicato, un merito lo abbia,
Il self-publishing richiede un dispendio di energie enorme: mezzi e capacità logistiche che nel caso non si abbiano, debbono essere delegate a esperti professionisti.
D’altronde un artista spesso non riesce a pensare alle cose pratiche…
Daniele Imperi
Non sono d’accordo sull’editor prima di spedire il manoscritto, perché sarebbero soldi buttati: la casa editrice sottopone comunque a editing ogni manoscritto.
Il self-publishing è interessante per me, ma non fattibile adesso, ché non ho soldi da spendere/investire né tempo e voglia di stare appiccicato tutto il giorno davanti a un PC.
Andrea
Su questo argomento posso riportare un’esperienza concreta: la mia.
Avrei una montagna di cose da dire, ma sarò breve.
Dato che ho provato e tutt’ora sto sperimentando i due binari, ossia pubblicazione con una casa editrice (1 libro cartaceo) e autopubblicazione (3 ebook) per quanto mi riguarda opterei a favore del gestire da sé le proprie opere. Sia chiaro che questa è la mia esperienza, e che comunque ci sono in gioco numerose variabili e fattori. Prendendo in causa i 5 punti, la mia avventura editoriale ha rivelato che:
1- Il prestigio (con la casa editrice) non lo riscontrato. Chiaramente non ho pubblicato con Mondadori o simili, ma con una medio-piccola.
2- Pubblico maggiore lo visto, ma non dal libro cartaceo quanto dall’autopubblicazione sulla rete.
3- Limitazione del lavoro: questo sì, la casa editrice ha realizzato editing, copertina, impaginazione, stampa ecc. ma come dirò a breve sono compiti tutti risolvibili a costo “zero”. Poi spiegherò le virgolette.
4- Maggiore credibilità: questo è sicuramente un punto a favore dell’affidarsi a una casa editrice, anche se poi a livello di risultati credo abbia influito pressoché niente.
Sia chiaro, il mio è un caso particolare, perché ho attuato alcune strategie per arrivare ai lettori, ma, udite-udite: senza spendere niente o quasi.
Inoltre per copertina e impaginazione basta affidarsi a un sito di professionisti che per il 10% del prezzo di copertina (che tu decidi) ti offrono questi due servizi e in più ti inseriscono il libro in moltissime librerie tipo amazon, ibs, universitaria, kobo ecc. (ecco spiegate le virgolette del costo zero).
Per finire, dico solo che dalla casa editrice non ho visto un euro bucato, pur non essendo una di quelle case truffaldine che spennano i poveri polli ingenui. Dall’altro lato invece sono riuscito ad arrivare a generare una “piccola” somma mensile con un ebook da 99 centesimi. Sì, avete letto bene 99. Vorrei spiegare molte altre cose, di come il tutto sia stato possibile, ma avevo scritto che volevo essere breve, e già ho superato le righe leggibili
Daniele Imperi
Alla fine conta la propria esperienza. Se per te ha funzionato il self, allora ok. Ma dipende anche da cosa hai pubblicato: narrativa, saggistica, manuali?
Andrea
Ciao. Ho pubblicato una sorta di manuale (crescita personale o giù di lì).
L’ho fatto più che altro per imparare a muovermi nel mondo degli ebook, di cui non sapevo quasi nulla, e per testare la risposta di alcuni miei contenuti.
Chiaramente sono il primo a dire che, non avendo investito quasi nulla a livello monetario, l’opera presentava qualche difetto, qualche errorino o refuso sparso, ma i risultati hanno parlato chiaro. Come ho letto in un altro commento, il problema è nell’editoria in generale, credo che i tempi siano cambiati, specialmente in questo settore. Volevo anche specificare che l’autopubblicazione ha una filosofia totalmente diversa dalla classica pubblicazione, e non deve essere pensata, come molti fanno: “prima provo con le case editrici e se non mi si filano mi autopubblico”.
Daniele Imperi
Coi manuali secondo me è più facile che con la narrativa. Ho visto ebook di manualistica venduti a oltre 30 euro, cosa che non puoi fare con un romanzo.
Bob Bly, esperto copywriter americano, ne pubblica uno al mese, tutti al costo di circa 30 dollari. Ma ha un seguito spaventoso, poi scrivendo in inglese si rivolge a tutto il pianeta.
Andrea
Infatti, vero. Per quello ci sono opere più adatte a un binario e opere migliori per l’altro binario. Anche la narrativa poi si differenzia molto per genere. Da vedersi tutte le ragazzine o casalinghe depresse che sono riuscite (autopubblicando) a guadagnare cifre non trascurabili con patetici romanzetti a stampo erotico.
Andrew Next
Ciao Daniele,
ho pochissimo tempo a disposizione (sono le 6.45 e tra poco i pupi si sveglieranno) e ti dico un paio di cosette:
1) Scarse conoscenze tecniche: vero. Sono un limite, occorre conoscere almeno uno straccio di html 5.0, cioè i tag di base e l’uso dei CSS.
2)
preparare un piano di marketing editoriale (o farlo preparare a un professionista)
ingaggiare un editor, e quindi prima trovarne uno
ingaggiare un grafico per la copertina e seguirne il lavoro
far impaginare l’ebook e controllare che sia tutto in ordine
cercare le piattaforme di pubblicazione
caricare l’ebook nelle piattaforme
gestire la promozione dell’opera
E qui son costi: premesso che il “piano di marketing” te lo devi creare te su misura, prima devi studiare webmarketing, poi eventualmente affidarlo ad un esterno, altrimenti ti metti nelle mani del primo che capita.
Idem per la grafica e l’editing. Questo per non dare compiti impossibili o pagare troppo per una ca$$ata.
Cercare e caricare i file sulle piattaforme è il meno: valutare costi e condizioni richiede molto più tempo.
Gestire la promozione: col webmarketing, che mi sto studiando a fatica, è questione di tool impiegati e di programmazione.
Vediamo qualche costo:
editing va da 3 a 10 eur a cartella, dipende da chi ingaggi. Considera una media di 5 eur a cartella.
La copertina, un immagine con licenza “illimitata” può costare qualche decina di euro, una buona anche 50.
Un sito su siteground con wordpress costa 50 eur/anno e va avviato mesi prima della pubblicazione.
La pubblicità sui social costa non meno di 12 eur al mese, per canale. Si parte dai 3 eur a settimana di Facebook, ma con risultati modesti.
Servono anche pagine social e quindi accanto al sito occorre avere account su Twitter, G+, Facebook, Instagram… la cosa buona è che ci sono dozzine di tool, anche gratuiti, che permettono di gestire questi canali tramite WordPress, per cui l’inserimento di un articolo sul sito del libro, per dire, si traduce in un alert di qualche tipo sui rispettivi socialnetwork. Jetpack è uno di questi, un’altro è sumo, altri ancora li sto cercando…
Provo a tirar giù un preventivo per un romanzo di 100 cartelle.
Copertina: 50 (qualità media, se no si sale di prezzo e parecchio).
Editing: 500
Correzione di Bozze: 30 (minimale eh?)
Impaginazione (ebook): 30 (3 cent a cartella), senza fronzoli tipo embedded font, note a fondo-pagina e altri orpelli che richiedono lavoro certosino per rendere l’ebook compatibile su più piattaforme.
pubblicità: una campagna capace di portare circa 2000 utenti in un mese a cliccare “Mi piace” a una pagina facebook costa 120-150 eur. Con post particolarmente virali e ben realizzati si può arrivare a spenderne anche 1/3, ma è dannatamente difficile.
Per una pagina efficace ne occorrono 10 volte tanto, quindi si tratta, se va bene, di 1200 euro in 10 mesi.
Un booktrailer ben realizzato (30 secondi) ha costi pari o superiori a quelli della copertina (ma ancora non sono arrivato a scoprire quanto).
I tool per la gestione dei contatti sul sito hanno un costo annuale di circa 200 eur.
Quindi: un anno di preparazione per il lancio di un libro di 100 cartelle ha, come ordine di grandezza, un costo legato alla produzione di 6-700 euro, cui si aggiungono i costi del dominio, della pubblicità e dei tool: circa 1500 euro.
Si parla di 2200-3000 euro per 100 cartelle di libro e campagna pubblicitaria minima con tre canali: facebook, sito web e channel YT (per il booktrailer).
Il ritorno dell’investimento… be’, dipende. Il prezzo medio di vendita di prodotti concorrenti oscilla tra 3 e 5 eur (solo ebook!) e le royalties sono al 70% il che vuol dire che tra 2.1 e 3.5 eur ci entrano in tasca per ogni copia venduta. Con 3000 euro di spese, a 5 euro la copia, ci vogliono quasi 1000 copie vendute… e ancora non ho considerato le tasse. Se 1000 copie sembrano tantissime, be’ meglio lasciar perdere.
Chiunque abbia informazioni più precise, prego: si faccia avanti
Daniele Imperi
Ciao Andrea, lascia stare siteground a 50 euro l’anno, un hosting costa meno della metà anche. Poi ti crei il sito con WordPress, che anche i bambini possono installare.
I costi sono appunti tanti. Io preferisco spendere i miei soldi investendoli in una casa
Elena
Ciao Daniele, ultimamente sembra proprio che tu scriva per girare il coltello nelle mie piaghe

Battute (vere) a parte, sui limiti del self publishing sono d’accordo con te, e poi il piacere di avere tra le mani un libro in carta e cartone è impagabile. Ma il tuo vecchio post è decisamente ottimistico. Fatta eccezione per pochi editori di livello, gli altri non distribuiscono, non offrono significativo sostegno e tantomeno promuovono. Spesso è un fai da te con le percentuali di Amazon invertite. Ma sto scrivendo un post a proposito
Daniele Imperi
Ciao Elena, a me piace cincischiare con le piaghe altrui
Dipende anche da quali editore scegli, ovvio. Se l’editoria è messa male, nel senso che vende poco, avrà anche poco da investire in promozione.
Ma da solo, coi soldi del tuo stipendio, quanto riesci a fare?
Elena
Ciao Daniele, sei proprio sadico :)))
Con le mie risorse riesco a fare di più sulla promozione dell’opera: al contrario di n piccolo editore che ti ingabbia in un contratto e no ti lascia muovere come vorresti….
Io sia chiaro vorrei pubblicare con Marsilio, ma piuttosto che tornare al piccolo editore che si arrabatta, preferisco il fai da te
Ameno questo è quello che sta producendo la mia ultima piaga…..
Daniele Imperi
L’editore va scelto bene, è chiaro. Io non mi affiderei a uno piccolo, credo, né a uno appena nato.
Nuccio
Elena ha preso in pieno.È proprio così.
Angelo
Sono d’accordo con te.
Io voglio scrivere e non fare l’imprenditore di me stesso (che implica sia un notevole impegno di tempo aggiuntivo che di denaro, cose entrambe che al momento devo impiegare in altro modo).
Forse se fossi più giovane, stessi a casa con i miei invece di avere una famiglia mia da gestire e avessi l’idea di fare lo scrittore professionista, cambierei ottica e potrei fare la scommessa di lanciarmi nel mondo del self-publishing, ma al momento non fa per me per tutte le ragioni che elenchi tu.
Ciao
Angelo
Daniele Imperi
Giovane a casa con i genitori significa anche studi universitari: si riescono a conciliare? E i soldi chi li mette per il self?
Angelo
Non è detto, guardando le statistiche o quello che si dice in giro (i famosi “bamboccioni”…)
Angelo
Mettiamola così, allora: dovrei essere single o, per lo meno, senza figli…
Luisa
E’ tutto molto scoraggiante seguendo le vie tradizionali e non, questo però non mi frena dal provarci, la casa editrice giusta non so quale può essere, mi affido all’intuito. Questa estate ho fatto una piccola ricerca sulle case editrici andando in libreria, mi sono appuntata tre-quattro nomi, mi sono lasciata “convincere” dalle copertine che sceglie, dal prezzo , e dal genere.
Il self-publishing forse può essere utile quando si scrivono molte opere e se ne vuole vedere pubblicata una, anche se poi ci sono tutti quei risvolti che ho letto tra i post .
Amazon potrebbe essere un’opportunità ma a me non piace
Daniele Imperi
Perché non ti piace Amazon?
Simona
A dire il vero so di molti autori che hanno fatto il passaggio self – grande casa editrice. Alcuni con buoni lavori altri puramente commerciali,, ma comunque tutti bravi a promuoversi, quindi hai ragione, l’ostacolo più difficile è la promozione.
Amazon a me piace molto, ha una cosa che manca a noi italiani: professionalità
Daniele Imperi
Io so Martin Rua in Italia e di Andy Weir negli USA, ma chissà quanti altri ci sono.
Simona
Sì, ce ne sono. Non mi metto a fare l’elenco, ma subito me ne vengono in mente almeno tre di cui ho comprato l’ebook a 0,99 quando era ancora self, ora pubblicati con Mondadori, Newton e Nord.
Daniele Imperi
Chi sono questi autori?
Simona
Allora, fai che io compro parecchi ebook , ma davvero tanti. Se sono a basso prezzo, e se l’anteprima non è un disastro, anche di generi non proprio nelle mie corde, come i romance, giusto per vedere cosa va.
Ora mi viene in mente : Lilia Carlotta, ( giallo/ noir) preso credo due anni fa. Elisa Amore, la Ottelli, La Mercuri , la Giusti, tutti generi femminile. Poi vuoi mettere la bravissima e corteggiatissima, ma che resiste, Francesca Monticelli? Ce ne sono , forse perché ne compro, come ti ho già detto, parecchi, ma non è una cosa così improbabile imbattersi in un ex self che ha fatto centro.. O addirittura che ha fatto così centro da permettersi di dire no.
Silvia S.
Salve a tutti, ogni tanto bazzico da queste parti, soprattutto ora che ho ripreso a scrivere e sto lavorando al mio primo libro…non posso dire con tutta me stessa, perché molta parte di me è impegnata tra lavoro, casa e due figli piccoli
.
Non sono persona da “self”, non credo di avere né il tempo, né le capacità di cui sopra, mentre mi “rassicura” molto l’idea di una casa editrice e non necessariamente ne sto cercando una che non richieda un contributo… Chiaramente di fronte a una cifra esorbitante ci rifletterei un po’ su, ma capisco chi non voglia totalmente investire sul nuovo, a meno che il mio romanzo non piaccia così tanto… ma direi di stare abbastanza ancorata a terra no?
Oltretutto, visto ciò che sto scrivendo, ho trovato per tutta una serie di coincidenze una casa editrice che farebbe proprio al caso mio… Mi ci sono talmente fissata che se rifiuteranno il mio romanzo prenderò una severa mazzata!!
Riguardo la promozione del libro, nella mia cità è nato un gruppo che si occupa di queste cose, conosco alcuni “colleghi” che ne fanno parte e stanno organizzando tour promozionali nelle varie librerie della città, in più da un paio di anni è stato indetto un concorso letterario per far emergere gli scrittori del luogo… Se il mio lavoro sarà buono, spero di rientrare in questi canali, che promuoveranno l’opera almeno a livello locale…poi chissà.
Buono scrivere a tutti! Ciao Daniele!
Daniele Imperi
Ciao Silvia, lascia perdere le case editrici a pagamento, che non sono case editrici, appunto. Ti costa meno il self-publishing.
Gale
Ciao a tutti, sono un’italiana che vive a New York da qualche anno. Volevo provare a promuovere i miei libri nel mercato italiano e, dopo aver disdegnato per anni l’auto-pubblicazione, ho cambiato idea. Penso di averla cambiata per l’esperienza qui oltreoceano: perché ho visto persone riuscirci, ma soprattutto per l’energia e lo spirito che anima la comunità di scrittori-imprenditori (loro distinguono fra auto-pubblicazione, ossia il mero “lancio” del proprio scritto nell’etere, e gli autori-imprenditori contraddistinti dal set di professionalità legate alla promozione di un libro).
Questo mese di ricerche nei siti italiani mi ha lascia basita per la totale desolazione in cui gli scrittori esordienti sono lasciati.
Mi sono decisa a scrivere questo veloce commento, perché questo è uno dei rarissimi siti italiani in cui ho trovato un’attenzione concreta verso gli scrittori, con consigli e risorse utili. Mi è perciò dispiaciuto leggere della preferenza verso le case editrici tradizionali e i commenti disillusi di molti.
Spero sinceramente che nel prossimo futuro l’energia del movimento degli scrittori indipendenti che c’è all’estero si propaghi anche in Italia.
Un saluto a tutti
Gale
Daniele Imperi
Ciao Gale, benvenuta nel blog. Per me il discorso non si può estendere agli USA, perché c’è una mentalità diversa da qui e perché con la lingua inglese il tuo mercato è mondiale e non ristretto all’Italia.
La mia preferenza alle case editrici, per ora, è solo una questione economica. Se vuoi autopubblicare seriamente, devi spendere soldi e io per adesso non li ho.
Gale
Ciao, grazie per il benvenuto. Immaginavo se ne facesse una questione di grandezza del mercato, ma penso (e spero!) non sia così. Nonostante ci siano pochi lettori in Italia, si tratta comunque di milioni di persone. Ci sarebbero tante cose da dire, ma credo che il primo problema sia il mito dei milioni di copie vendute: scrittori di successo (e intendo non quelli famosi, ma quelli che sono riusciti a fare della scrittura la loro professione, mollando un lavoro che non li entusiasmava) non si guadagnano da vivere con la vendita di un solo libro, ma dopo averne scritti un po’ in un lungo processo di cura e attenzione al loro pubblico di lettori. Secondo me proprio questo processo si allunga a tempi biblici con l’editoria tradizionale: anche pubblicando con loro (per fare uscire in stampa un libro occorre oltre un anno), è altamente probabile che un unico libro non porti alla pubblicazione di un secondo volume, un terzo, e così via… Il budget che stanziano per il marketing è inesistente e l’autore deve comunque crearsi una “piattaforma” di lettori se vuole sperare di poter concretamente avviare la propria carriera.
Riguardo ai costi se si vuole auto-pubblicare, quello principale riguarda l’editor (a cui non rinuncerei) e i prezzi sono meno di 300 ero per 200 cartelle e 350 euro entro le 250 (per numero di pagine maggiori bisogna contrattare). Si dovrà rinunciare a qualcosa, ma non è una cifra impossibile da mettere da parte. Gestione del proprio sito, impaginazione, copertina e (se vogliamo strafare) trailer si possono imparare a gestire. Certo, richiedono tempo (tutti noi abbiamo lavoro, famiglia da badare e mutuo da pagare). Per parte mia sto cercando di raccogliere quanto appreso da articoli di esperti, ad esempio come, con strumenti semplici quali word e pochi accorgimenti, si possono creare cover attraenti o fare trailer efficaci a costo zero e pubblicizzare il proprio libro senza spendere una lira (un po’ alla volta condividerò tutto nel mio sito).
Volevo inoltre fare un’osservazione a quanto dice Chiara che afferma di voler percorrere la strada dell’auto-pubblicazione “solo con la certezza di poter assolvere alla perfezione tutti i compiti”. Una frase che sempre più spesso “sento” dire (o meglio leggo) da persone di successo in diversi campi (devono essersi copiati fra loro!) è che “La perfezione ci impedisce di agire e il successo si raggiunge per tentativi ed errori. La serie di fallimenti e la perseveranza nel non mollare ci ha permesso di arrivare dove siamo oggi.”
Probabilmente non ho ancora avuto abbastanza delusioni e mi illudo, ma permettetemi di mantenere per il momento l’entusiasmo “transoceanico” per la possibilità di avere il controllo della mia (al momento inesistente, ehm…) carriera di scrittrice.
Daniele Imperi
I tempi si allungano anche se ti autopubblichi, a meno che non tu non metta in vendita l’ebook subito dopo averlo finito di scrivere.
Se un editore non ha budget per i marketing, come può averlo l’autore?
L’editor costa molto di più, perché in media prende 4,5 euro a cartella, quindi 200 cartelle costano 900 euro.
La copertina non puoi imparare a gestirla: o sei un grafico o non lo sei.
Word serve per scrivere, ma non ci fai nulla di più.
PS: nel campo Sito dei commenti non deve inserire nulla, se non hai un sito, altrimenti si crea in automatico un link
Gale
Ciao,
)
Rispondo per punti (con la cocciutaggine di chi vuole mantenere un alone di positività almeno finché non ci avrà provato e sbattuto il muso
Per fare un buon lavoro il tempo ci vuole, ma non oltre un anno come nell’editoria tradizionale.
Per pubblicizzare il proprio libro non occorrono soldi, lo fai gratis usando il web (anche scrittori di professione hanno visto che in genere pagare per Facebook o Google ad etc. non vale la candela). Tu stesso nel tuo sito dai buoni consigli!
Ho trovato quei prezzi di editing sul sito della “Scuola Palomar” (non voglio fare pubblicità, non so come sia, ma penso buona visto che è legata all’agenzia Satlow che ha una seria reputazione). Volevo provarla e vi farò sapere com’è (sempre che non mi stronchino…)
Non penso che un grafico nasca tale, al contrario deve imparare il suo mestiere. E riguardo alle conoscenze tecniche: questo è il link a una cover professionale per un romanzo giallo https://docs.google.com/document/d/1acICjEp6OhEe_7fhgVOnbH1r5MKKe34IZRM_2_TI1xA/edit?usp=sharing
Per creare una copertina del genere (ho scelto questa perché è molto semplice: una foto, titolo e autore) basta word e l’utilizzo di un paio di comandi (for dummy) in un programma gratuito (GIMP) – niente photoshop – perciò anche un non esperto di tecnologie sarebbe in grado di farla.
Buon fine settimana!
P.S.: in effetti avevo visto dei caratteri strani al mio “In lavorazione”, ops…
Daniele Imperi
Non è detto che con l’editoria ci voglia oltre un anno. Ho presentato il mio libro sul blogging a febbraio 2015 e a fine agosto 2015 è uscito. Dipende da tante cose.
Il grafico deve imparare il mestiere, certo, ma, come tutte le arti, devi avere doti innate e quelle non te le insegna nessuno.
Word è un programma di scrittura, lo ribadisco, non di grafica. Quella copertina non ha l’aspetto professionale, per me. Si vede che è fatta in casa e non solo per i font usati.
Gale
Ciao Daniele,
Avevo visto che avevi dato alle stampe un libro, congratulazioni! Buono a sapersi che anche l’editoria tradizionale inizia a muoversi in tempi più rapidi.
Riguarda a word, chiedo scusa: avrei dovuto direttamente inserire al link del grafico professionista che spiega come fare una cover in word (dovete scorrere giù): http://www.thecreativepenn.com/2013/10/20/book-cover-design-ms-word/
Qui c’è un video con un altro esempio: https://www.youtube.com/watch?v=h_6zDyBZ9Mw) – sono in inglese e quando avrò il mio sito vedrò di fare un riassunto in italiano dei punti salienti per quelli che dovessero avere difficoltà con questa lingua.
Se proprio non si hanno tempo e soldi, si possono scaricare foto di professionisti con licenza Creatives Commons. Oppure con solo $5 (cinque dollari) su http://www.fiverr.com si può assumere un professionista.
Su doti innate e talento, devo dire che la mia visione è cambiata dopo la lettura del bellisimo “La trappola del talento”. Poi sicuramente ci saranno alcuni più bravi.
P.S.: Curiosità: a parte il font, quali sarebbero secondo te gli elementi che rendono quella copertina non professionale?
Daniele Imperi
L’effetto pagina arrotolata, che sa di Corel Photopaint e è un effetto vecchio, lo stacco tra la foto e il resto, ma anche quelle parti in nero a destra e sinistra della foto e la sfocatura. L’impostazione generale, insomma.
Gale
Grazie del feedback, farò presente al professionista che l’ha fatta…
Quello che posso però dirti è che la sfocatura era stata fatta ad hoc per “disturbare”, quindi ha centrato l’effetto voluto.
Il resto, parte colori e impostazione generale, secondo me è difficile da giudicare non sapendo il genere del libro: romance, thriller, dark… (ma io non sono un’esperta e concordo con te che c’è sempre margine al miglioramento.)
Ciao