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In realtà è già possibile farlo. Tre anni fa già esistevano elenchi di libri scritti dall’intelligenza artificiale – espressione impropria per definire un modello di linguaggio di grandi dimensioni: le macchine e i programmi sono privi di consapevolezza.
Lo scorso anno alcuni lamentavano la diffusione di libri scritti con le IA su Amazon. Sono libri creati anche in 24 ore, un tempo impensabile a qualsiasi autore per scrivere un libro.
È facile pensare come molti approfittino di queste piattaforme di intelligenza artificiale per invadere il mercato editoriale e tentare di guadagnare soldi facilmente.
Qual è la qualità dei libri scritti con le IA?
Avete mai letto un racconto, un romanzo o anche un articolo generato da un’intelligenza artificiale?
Nei miei esperimenti con varie piattaforme di IA – su articoli brevi e medio-lunghi – ho riscontrato un livello mediocre dei testi. Ho anche provato a far generare un breve racconto e ne è uscito un testo poco più che infantile.
Sono testi grammaticalmente corretti, questo è innegabile – stiamo pur parlando di programmi “addestrati”, quindi di nozioni grammaticali preimpostate dai programmatori: differente dagli studenti distratti o svogliati a scuola e diventati adulti con certe lacune.
Ma a quei testi manca qualcosa, un qualcosa che definirei il tocco umano. Non traspare umanità da quei testi, che altro non sono che frasi e periodi creati pescando parole da un archivio.
Un problema di autenticità
L’autrice Jane Friedman ha scoperto su Amazon dei libri pubblicati sfruttando il suo nome, ma generati da un’IA. Ecco uno dei pericoli cui andiamo incontro: i lettori si fidano di un nome conosciuto e acquistano il libro, per ritrovarsi poi a leggere un testo prodotto da un programma.
Su Amazon sta diventando difficile distinguere fra autentici autori e pseudonimi creati dall’intelligenza artificiale. E questo non mi pare affatto corretto.
Ma come risolvere il problema, con il proliferare di IA sempre più sofisticate?
L’arte ha bisogno di tempo
E oggi il tempo è diventato un nemico.
È l’epoca del risparmio: si risparmia sui costi – via gli articolisti, via i blogger, via i redattori, via anche i giornalisti: tutti sostituiti dalle intelligenze artificiali – e si risparmia sul tempo – un conto è avere un testo in una manciata di secondi e un altro è averlo in due giorni.
Il fatto è che in questo modo si risparmia anche sulla qualità: non venitemi a dire che un articolo generato da un’IA sia un testo valido e originale. Finora ho visto testi con nozioni basilari, che sembrano scopiazzati qui e là in rete.
Tre autori a confronto
Ho preso un brano tratto dal romanzo di d’Annunzio Il piacere e ho chiesto a Gemini e a ChatGPT di scrivere un testo narrativo che descriva una mattina di pioggia a Roma, inserendovi gli stessi luoghi del romanzo dannunziano, l’ordine in cui nominarli e alcuni dettagli.
Ecco i testi a confronto.
D’Annunzio
Pioveva, pioveva. Sul Monte Mario il cielo si oscurava, le nuvole si addensavano, diventavano d’un color ceruleo cupo d’acqua raccolta, si dilatavano verso il Gianicolo, si abbassavano sul Vaticano. La cupola di San Pietro toccava con la sommità quella enorme adunazione e pareva sostenerla, simile a una gigantesca pila di piombo. Tra le innumerevoli righe oblique dell’acqua si avanzava piano un vapore, a similitudine d’un velo tenuissimo che passasse a traverso corde d’acciaio tese e continuamente vibranti. La monotonia del croscio non era interrotta da alcun altro strepito più vivo.
Gemini
Un velo di piombo copriva il cielo, mentre la pioggia scendeva incessante, disegnando arabeschi sui vetri. Dal Monte Mario, le nubi si addensavano, grigie e minacciose, trascinate da un vento umido verso il Gianicolo e il Vaticano. La cupola di San Pietro, maestosa e solitaria, pareva sfiorare il cielo plumbeo, quasi a volerlo sostenere con la sua gravità. Il vapore che si levava dai tetti, a contatto con l’aria fredda, creava un’atmosfera ovattata, quasi irreale, come in un dipinto di un romantico.
ChatGPT
La pioggia cadeva fine e costante, dipingendo l’aria di un velo argentato. Il cielo su Monte Mario era gravido di nuvole, immense e scure, che si trascinavano lente verso il Gianicolo e il Vaticano, come sospinte da una mano invisibile. La cupola di San Pietro, austera e solenne, sembrava sfiorare l’intrico delle nubi, fondendosi in un abbraccio di vapori evanescenti. L’acqua, cadendo sui ciottoli delle strade, sollevava un tenue vapore che danzava nell’aria, confondendosi con il respiro della città. Il cielo, basso e minaccioso, pareva riflettere il tumulto dei cuori in un giorno di pioggia eterna.
Possiamo notare alcuni elementi in comune nelle due IA:
- la pioggia è fine e costante
- le nuvole sono grigie e minacciose o immense e scure;
- la cupola è maestosa e solitaria o austera e solenne
- il cielo è basso e minaccioso
D’Annunzio inizia il brano con una reduplicazione espressiva del verbo, che lascia subito intendere la continuità della pioggia su Roma. Probabilmente è un processo morfologico sconosciuto alle IA, che invece partono subito con la descrizione del cielo. Si notano, poi, in entrambe delle ripetizioni, che ho evidenziato in corsivo.
Le similitudini usate da Gemini e ChatGPT sono semplici e anche prevedibili, ben lontane da quella dannunziana: si avanzava piano un vapore, a similitudine d’un velo tenuissimo che passasse a traverso corde d’acciaio tese e continuamente vibranti.
I rischi di far generare libri all’IA
Da dove prende le informazioni l’intelligenza artificiale?
Le cosiddette IA sono programmi addestrati con migliaia di testi, dicono: ma quali?
Alcune possono accedere a internet e prelevare le informazioni dai testi che trovano. Quali? Di chi?
Non possiamo sapere da dove proviene il materiale testuale che ci fornisce un’intelligenza artificiale. Questo significa che un libro generato da un’IA è pieno di informazioni estratte da chissà dove.
È facile gioire per la velocità con cui ChatGPT o simili può generare un romanzo o un racconto, ma un’IA, essendo priva di creatività e immaginazione, ha prelevato e rielaborato quelle informazioni dal lavoro di qualcun altro.
Esiste una questione etica su cui si sorvola, per negligenza o per volontà.
Grazia Gironella
Interessante il paragone dei brani; non ovvio, secondo me, che quello di D’Annunzio piaccia più degli altri. Non trovo che sia eticamente scorretto ciò che fa l’IA. Tutto quello che scriviamo nasce dalla realtà che viviamo, ed è soltanto filtrato dalla nostra sensibilità/abilità narrativa. L’IA non può produrre un risultato originale e personale, proprio perché manca quel filtro. Però non posso fare a meno di domandarmi quante delle opere in circolazione, anche di successo, siano state filtrate da una sensibilità e un’abilità interessanti. Le opere particolari, che colpiscono, che durano nel tempo, sono una manciata rispetto all’orda di pubblicazioni che vengono proposte ai lettori. Credo sia normale così. L’eccellenza è rara, difficile anche ambire a raggiungerla. Certo l’arrivo dell’IA porta via spazio agli autori di medio livello, ed è un peccato.
Daniele Imperi
Al di là del fatto che il brano di d’Annunzio possa non piacere, è una questione di livello narrativo, superiore ai brani delle IA.
Le opere che durano nel tempo sono pochissime, rispetto all’intera produzione editoriale, è normale che sia così. Ma non credo che l’editoria abbia bisogno di essere intasata dalle produzioni delle intelligenze artificiali.
Corrado S. Magro
L’evoluzione tecnologica attuale possiede aspetti molto inquietanti. Lasciata a se stessa fa dell’essere creativo un eunuco nell’harem di chi detiene il potere e distribuisce il distillato a suo gusto e convenienza. Poiché un inversione di rotta resta inimmaginabile, è la politica chiamata a porre un distinguo. Mi spiego: L’IA e chi fa uso dell’IA, crea qualcosa, non importa cosa, deve essere un imperativo definirla “esplicitamente” come tale. Chi ne accetta il prodottto diventa così consapevole della scelta. Insomma lo scritto prodotto dall’IA, specificato come tale con un ISBN proprio deve, ripeto, deve essere univerlsamnete (in tempo e luogo) contrassegnato come tale. Il compito spetta al legislatore costretto ad abbandonare il sonno dell’ignavia prima di restarne succube. L’abuso della falsa paternità è un atto grave da punire con pene pecuniari tali da scoraggiare chi è tentato di metterlo in atto
Daniele Imperi
Concordo che vada esplicitato che il lavoro di scrittura è prodotto dalle IA o con una loro collaborazione – in alcuni casi c’è scritto in copertina.
Orsa
Il titolo del tuo articolo è posto come una domanda o è una triste affermazione? Sai cosa temo? Che tempo e addestramento porteranno AI oltre la tacchetta della mediocrità. Ma io mi rifiuto, piuttosto leggo i libri dei calciatori. A proposito, prima la pensavo diversamente, invece ho avuto modo di ricredermi: ci sono ex calciatori che padroneggiano egregiamente l’arte del raccontare, oltre ad avere proprietà di linguaggio notevoli. Uno su tutti Lele Adani, la cui comunicazione particolare spesso – e purtroppo – non viene apprezzata perché arriva “deviata”. Ecco, io un suo libro lo leggerei non volentieri, di più!
Sei stato crudele a distruggere Gemini e ChatGPT facendoli combattere contro il Vate
Facendo il verso alla tua frase di chiusura, non si sorvola per volontà o negligenza, ma per comodità e convenienza…
Bentornato! E cosa leggo a destra, stai quasi ultimando un LIBRO SEGRETO????
Daniele Imperi
Il titolo è purtroppo una triste affermazione. Anche io mi rifiuto di leggere roba scritta da un programma. Con tutti i buoni libri che ci sono e altri che saranno pubblicati, non mi mancherà da leggere.
Non conosco Lele Adani (mai sentito, a dire la verità).
Si sorvola anche per comodità e convenienza.
Eh, per il libro segreto ci vuole ancora un po’…
Orsa
Io lo conosco da quando militava in serie A, informazione da cui si può facilmente calcolare la mia veneranda età 😂
È triste e odioso il cliché giocatore = analfabeta, e purtroppo è facile caderne vittima.
Per fortuna c’è chi da solo è capace di alzare la media!
Marco
Io uso chatgpt4 (grauitamente) come beta reader del “lettore main stream” una cosa che mi da fastidio è che “gli da fastidio” (la segna in arancione) la violenza o parolacce, quando magari durante una sfuriata ho seri dubbi, che io,tu o qualunque altra persona parli come un “dandy inglese” dicendo “Poffarbacco, le tue parole sono molto meschine e scortesi,non merita il mio rispetto nè risposta” mantenendo il classico aplomb britannico stereotipato. Però l’IA per la grafica (spesso con qualche aiuto umano) fanno uscire belle immagini. E in futuro forse potranno anche aiutare a scrivere videogiochi.
Daniele Imperi
Il problema della violenza e delle parolacce dipende da come è stata programmata. Ti conviene cercare lettori beta umani, più affidabili.
Fabiana
Questa storia dell’AI è sia sbalorditiva che triste. Usciranno fuori così tante cose negative che al momento nemmeno ci immaginiamo…
Che ne pensi invece del rischio di impigrirsi iniziando a delegare tutto all’AI per arricchire il proprio blog? Rischia di generarsi una concorrenza sleale oppure la qualità degli articoli non potrà mai eguagliare quella di un essere umano che scrive con passione e personalità? Un saluto!
Daniele Imperi
Ciao Fabiana, benvenuta nel blog. Il rischio di impigrirsi secondo me è alto, perché a lungo andare si perderà la capacità di pensare e anche di creare. Sulla qualità degli articoli, quelli scritti da un professionista per me saranno sempre migliori rispetto a quelli generati da un’IA.