A differenza dei miei colleghi, io non ho mai pensato o ragionato con mentalità terrestre. Non mi sono mai trincerato dietro confini concettuali né ho seguito convenzioni obsolete e limitati schemi di deduzione. Io sono sempre stato avanti rispetto agli altri.
Adesso, purtroppo, tutto questo non ha più importanza, come la mia vita, il lavoro, le mie scoperte, i viaggi oltre il sistema solare, la Terra.
Per via delle particelle. Sì, quelle che i miei colleghi hanno classificato come semplici unità energetiche, rinvenute nella galassia PM 563, le stesse che hanno cominciato a moltiplicarsi… ripeto a moltiplicarsi, non a dividersi in corpuscoli sempre più piccoli, ricordi, Timothy? No, non puoi ricordare, sei morto assieme agli altri, caro collega. Io l’avevo detto, non si stanno dividendo, ma moltiplicando.
Così come avevo ipotizzato, fin dall’inizio, che non fossero particelle di energia, ma qualcosa mai visto prima. E in cambio ho ottenuto scetticismo. Finché proprio tu, Timothy, sei morto, e in che maniera! Letteralmente consumato da quelle cose vive. Quanto c’è voluto per catturarne una e osservarla al microscopio laser! Nemmeno allora avete voluto darmi retta. Nemmeno quando avete visto l’immagine ingrandita un miliardo di volte.
Quei minuscoli puntini simili a occhi, quei sei filamenti disposti come tante zampette e quelle quattro membrane trasparenti così simili a piccole ali.
No, non erano particelle di energia, erano insetti, piccolissimi ed estremamente pericolosi. E prolifici. Quella nube ne conteneva poche decine di milioni, ma quando siamo tornati sulla Terra, due mesi dopo, era arrivata a centinaia di miliardi. Non è servito isolarli in contenitori ermetici, gli insetti perforano tutto.
È così che siete morti, così morrò io.
E la vita sulla Terra.
Romina Tamerici
Questo i Maya non l’avevano previsto, vero?
Non mi sembra poi del tutto impossibile, ma speriamo non succeda.