Nuove dieci parole mai sentite, o poco conosciute, trovate nel romanzo Suttree, che fornisce da tempo materiale per questa rubrica sugli esercizi di scrittura.
Anche in questo numero ci sono un po’ di termini botanici, più alcuni sull’abbigliamento. E anche un pesce, mai sentito, ma pare pregiato.
- Ditole: trovata a pagina 339 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Nome di funghi commestibili.
- Ferzo: trovata a pagina 340 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Striscia di tela che forma una vela o una tenda.
- Picee: trovata a pagina 340 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Sono piante, un genere di pinacee.
- Maschiati: trovata a pagina 343 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Su cui è stata eseguita la maschiatura, filettatura di fori.
- Nemorale: trovata a pagina 343 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Pianta erbacea che cresce nei boschi.
- Socchi: trovata a pagina 343 del libro Suttree di Cormac McCarthy. È una calzatura tipo pantofola usata dai Greci e poi adottata dalle donne romane.
- Uose: trovata a pagina 345 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Calzature tipo stivali, ma anche ghette.
- Balsamodendro: trovata a pagina 345 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Pianta della famiglia delle burseracee.
- Rascia: trovata a pagina 353 del libro Suttree di Cormac McCarthy. È un tessuto spigato fatto di lana grossolana.
- Alose: trovata a pagina 421 del libro Suttree di Cormac McCarthy. Pesci, anche pregiati, di acque dolci e salate.
Esercizi sulle parole nuove
Dal sentiero nel bosco la bambina scorse un gruppetto di ditole seminascoste da terra e foglie cadute. Si avvicinò, poggiò la cesta di vimini e raccolse i funghi, adagiandoli delicatamente sul ferzo che rivestiva il fondo. Poi tornò sul sentiero e proseguì.
File di picee sembravano accompagnare la sua strada come tanti soldati posti in fila. E strane travi in ferro, maschiate e brunite dalla ruggine, apparvero come un sogno metallico che si innestava alla perfezione in quel paesaggio bucolico. La bambina non capì cosa fossero e a cosa servissero. Tutt’attorno a quelle insolite strutture cresceva il nemorale, a volte perfino celandone una parte. Coi socchi ai piedi la bambina lasciava tenui impronte sull’erba mentre s’avvicinava per osservare meglio.
Fu là che vide un paio di uose abbandonate, ai piedi d’un balsamodendro che s’innalzava a ridosso delle travi. Le raccolse, rimirandole fra le manine sporche di terra. Sembravano della misura di suo padre. Sì, gli sarebbero andate, disse fra sé. Le avvolse nella rascia che portava sulle spalle e si allontanò.
Ricordava un fiume, che scorreva da quelle parti, dove un tempo pescava con suo padre alose e altri pesci. Tempo addietro, quando suo padre ancora poteva uscire. Quando capiva il mondo che lo circondava. Prima che divenisse come gli alberi di quel bosco.
Un essere che cresceva silente in attesa della fine.
10 parole nuove da usare #24 | Essere Freelance | Scoop.it
[…] […]
Romina Tamerici
Per un attimo non ti stavo riconoscendo! Mi sembrava un racconto troppo pacifico e tranquillo con quella dolce bimba nel bosco. Mi aspettavo all’improvviso un zombi assassino o cose del genere… e invece un finale più sottile, ma con quella punta di drammatico che non guasta mai.
Presto comincerò a pensare al mio esercizio. Piante, pesci, funghi… verrà fuori una ricetta? Ah ah ah!
Daniele Imperi
Auguri per la ricetta