«È senz’altro un mattone!», disse il signor Gasto all’operaio che teneva in mano quello strano oggetto. Era stato trovato durante i lavori di demolizione di un edificio che risaliva a duemila anni addietro.
«Ce ne sono molti altri, signore», disse l’uomo.
«Deve trattarsi allora di una vecchia fabbrica di materiali edili» sentenziò il signor Gasto. «Nel terzo millennio usavano ancora costruire con quelle tecniche preistoriche.»
«Posso tenerlo, signore? È sempre un oggetto antico…»
«Vecchio, non antico. Roba vecchia, non più utile. Tienilo pure, se vuoi.»
L’operaio si allontanò, con un sorriso d’innocente soddisfazione. Il signor Gasto, direttore dei lavori, ordinò d’incenerire tutti quei mattoni rinvenuti. Ce n’erano migliaia. L’uomo era sorpreso. Di solito i mattoni erano tutti pressoché uguali, mentre questi avevano dimensioni, peso e colore differenti. A quel tempo dovevano essersi sbizzarriti parecchio nell’edilizia, poiché su molti erano raffigurate delle scene.
Dopo qualche minuto, l’operaio tornò con quell’oggetto curioso fra le mani. «Siete proprio sicuro, signore, che si tratti di un mattone? Perché, vedete, questo si apre…»
«Ma cosa vai dicendo?»
«Ecco, guardate», disse l’operaio aprendo in due l’oggetto. «Posso aprirlo in ogni punto.»
Il signor Gasto l’osservò per qualche secondo. «Ma no», fece poi, «è talmente vecchio che si sta sfaldando, vedi?»
L’operaio non sembrò convinto della spiegazione. «Non è troppo leggero come mattone? E poi cosa sono tutti questi simboli?»
Il direttore guardò i segni stampati sul dorso e su ogni lamina dell’oggetto. «Ma è ovvio, sono le istruzioni, rimaste impresse su ogni lamina a causa dell’umidità. Questo dev’essere il nome della ditta», disse indicando i segni sul dorso che formavano la scritta Dante Alighieri, «mentre questo è il tipo di mattone», aggiunse indicando Inferno più in basso.
L’operaio, dubbioso, tornò al lavoro. Conservò per sempre quell’oggetto bizzarro, sfogliandolo e ammirandolo come se contenesse un piccolo tesoro.
Michela
Sullo stesso filone di “Una notte come un’altra”, un altro gran bel racconto.
La malinconia è difficile da raggiungere come l’ironia, sempre sul fil di lana dell’esagerazione, col rischio di diventare stucchevoli o eccessivi.
Questo è dosato benissimo. Credo che finora sia quello fra i tuoi scritti che mi è piaciuto di più.
Daniele Imperi
Grazie
Lucia Donati
Chi non sa cos’è una perla, quando ne vede una non può riconoscerla…
Quanto ami la fantascienza?
[…] Un oggetto bizzarro – Un racconto di 300 parole […]