Non puoi essere l’editor di te stesso

Scrittura e editing sono compiti differenti

Non puoi essere l’editor di te stesso

Uno dei consigli più frequenti sulla scrittura creativa riguarda la revisione del manoscritto: attendere un mese, due o anche tre (non c’è concordanza fra chi elargisce consigli) prima di revisionarlo.

Mi sta bene come discorso, posso anche aspettare 3 mesi prima di rileggere il mio manoscritto e iniziare una (dolorosa) revisione. Ma che cosa s’intende per revisione?

Revisione e editing: identiche parole, significati diversi

La revisione non è l’editing, anche se la parola inglese editing significa revisione. In realtà ha vari significati, ma forse quello più appropriato è revisione.

La revisione, da parte dell’autore, consiste in una lettura a freddo del suo manoscritto, che può avvenire soltanto dopo un certo periodo di tempo dalla parola “fine” – appunto quando la stesura si è ormai “raffreddata”.

Durante questa operazione saltano (o, almeno, dovrebbero) agli occhi non soltanto refusi e sviste, ma anche problemi più seri: nella trama, nella struttura della storia, nel punto di vista utilizzato, nei personaggi, nell’ambientazione, nei dialoghi, nelle descrizioni, nel linguaggio.

Tanto vale, dirà qualcuno, farsi l’editing da sé, che è la stessa cosa.

No, un autore non può essere l’editor di se stesso.

Un autore non vede il proprio romanzo come realmente è

Ricordo quando scrissi il mio primo romanzo: era il 1994. Un “romanzo breve in forma di diario”, come recitava il sottotitolo (già quello, di per sé, un errore).

Ci avevo creduto. Mi era sembrato un buon romanzo. Ma in realtà era una schifezza. Di quelle che gli editori cestinano appena ne sentono la puzza.

Con il senno del poi la realtà appare priva dei veli dell’illusione e dell’autoincensamento. Con il senno del poi, quando hai letto centinaia di libri, ciò che hai scritto non ti sembra più un capolavoro, ma qualcosa da lasciare nel cassetto, cibo per la polvere.

Un autore non può vedere il proprio romanzo quale realmente è, ma ne ha soltanto una visione distorta, per quanta autocritica ci metta dentro.

Quante volte abbiamo criticato, anche aspramente, romanzi di scrittori famosi? Lo abbiamo fatto perché eravamo lettori esterni.

Dunque anche i lettori beta possono fare editing? No, a meno che non siano editor.

Un editor vede il manoscritto con occhi diversi, ma anche con una consapevolezza che manca all’autore – e anche ai lettori beta.

Un autore non è oggettivo quando rilegge il suo manoscritto

Non può esserlo, perché la sua è una vera soggettiva. Sta guardando la sua scrittura, e per quanto tempo trascorra dalla fine del suo romanzo, quella storia sarà sempre qualcosa di familiare, ma che soprattutto vede con gli occhi del creatore.

I lettori beta non sono mai dei perfetti sconosciuti, quindi – a prescindere che abbiano o meno competenze professionali di editing – non saranno mai spietati, come solo un editor può essere.

Ma lasciamo stare i lettori beta, che sono importanti per migliorare la revisione che l’autore apporterà al suo manoscritto.

Un autore non potrà mai essere oggettivo, perché è troppo coinvolto nella sua opera, troppo attaccato a ciò che ha scritto. Perché pensa, erroneamente, che tutto ciò che ha scritto sia necessario e sufficiente.

Un autore non ha esperienza di editing

Soprattutto. Qualcuno dirà: e se l’autore è anche un editor? Allora vale la seconda regola: un autore non è oggettivo quando rilegge il suo manoscritto. Non esistono vie di fuga, né scorciatoie né sotterfugi da furbetti della scrittura.

Il compito dell’autore è scrivere l’opera, quello dell’editor è migliorarla. Anche se quasi tutti i miei brevissimi racconti pubblicati sono stati soltanto rovinati dagli editor, ma quello è un altro discorso.

Parlo di editor professionisti e professionali. Cosa che non può essere un autore, a cui spetta il solo compito di scrivere e poi di seguire i vari consigli dell’editor su come migliorarla.

Ma non da sé: non può essere l’editor di se stesso.

15 Commenti

  1. Roberta Fausta Ilaria Visone
    giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 7:54 Rispondi

    Buongiorno!
    Farei lo stesso discorso per quanto riguarda l’autore/autrice e il/la book marketer. Non trovo affatto opportuno che chi scrive un testo debba anche autopromuoversi per due motivi:
    1) rischia di dare un parere non soggettivo alla propria opera;
    2) si autoincensa e ciò può essere visto come segno di vanità (e quindi il libro non viene acquistato)… a meno che il/la potenziale acquirente non apprezzi l’autoincensamento e quindi reputa che il libro debba essere comprato solo perché chi l’ha scritto è “influencer” (e purtroppo ci sono tanti casi del genere, ahimè).

    Dopotutto, come si dice, “Il cavallo buono se lo vanta la via nuova”. In più proprio perché esistono figure professionali preposte (editor, book marketer, casa editrice, ecc.) perché l’autore/autrice deve sobbarcarsi tutto l’onere del proprio libro? Per me a ogni figura professionale deve corrispondere una mansione specifica, quindi chi scrive il testo si dedica a ciò (fa ricerche, trova le parole adatte, crea il testo), chi lo edita aiuta l’autore/autrice a far uscire qualcosa di più leggibile e appetibile e lavora insieme a lui/lei (editare è un lavoro di coppia, per me), il/la book marketer (anzi, magari proprio la casa editrice) si occupa di promuovere il libro, la creazione della copertina spetta a una persona che sa di cosa parla l’opera, le librerie ospitano l’autore/autrice e così via.

    Ora devo correre a scuola, quindi non posso prolungarmi.
    Buona giornata!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 13:21 Rispondi

      La promozione del libro spetta anche agli autori, ma il più spetta alla casa editrice. Quindi non tutto l’onere agli autori, che ovviamente non hanno né risorse né competenze adatte.
      L’editing è proprio un lavoro di coppia: editing e autore lavorano assieme e si confrontano.

  2. Luciano
    giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 9:30 Rispondi

    L’editor deve essere implacabile, mentre l’autore, anche qualora avesse la capacita di esserlo e la velleità di farlo per se stesso, sarebbe sempre troppo compiacente. L’autore deve temere l’editor come uno studente teme il professore che gli corregge un compito, ma essergli grato perché gli evidenza errori e limiti che da solo non vedrebbe, o non vorrebbe vedere mai. Basti pensare a tutte le volte che rileggiamo quello che abbiamo scritto e notiamo sempre qualche frase che non ci convince, ma che non vogliamo cambiare o togliere. Se fossimo davero in grado di essere bravi editor di noi stessi, lo faremmo subito e senza pensarci troppo. Quindi l’editor deve essere un aktro. È importante sceglierne uno bravo e di cui ci fidiamo, meglio se non ci somiglia troppo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 13:23 Rispondi

      Non mi piace come espressione “L’autore deve temere l’editor come uno studente teme il professore che gli corregge un compito”. Il giudizio del professore è insindacabile, quello dell’editor no. A meno che non ci siano profonde lacune nel testo.

  3. Kukuviza
    giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 9:46 Rispondi

    Immagino che anche sulla figura dell’editor ci sarebbe da dire. Tante volte leggo dei commenti a romanzi dove si dice che il libro è in tanti punti prolisso, ripetitivo e addirittura con errori. Eppure il libro è stato editato da editor che sembrerebbero avere una certa fama. Mi chiedo come sia possibile, questi editor non vedono le ripetizioni, le ridondanze? Boh

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 13:26 Rispondi

      Sì, sulla figura dell’editor ci sarebbe da dire. L’editing è soggettivo: uno stesso romanzo potrebbe ricevere editing diversi da due editor. Infatti non tutti i consigli e i suggerimenti dell’editor sono sempre accettati dagli autori.
      Purtroppo molte case editrici, spesso quelle piccole, non hanno né editor né correttori di bozze.
      Per le altre vale il discorso sulla soggettività.

  4. Orsa
    giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 11:25 Rispondi

    Mi associo a Kukuviza, sono sempre più convinta che questa figura mitologica sia sopravvalutata. Si sprecano gli errori, le sviste, le incongruenze. Ogni giorno centinaia di poveri manoscritti vengono consegnati alle stampe da “professionisti” che non leggono, non editano e non fanno nient’altro… a parte che bearsi del fregio Editor su LinkedIn.
    Non dire così, non definirlo schifezza! :)

    • Corrado S. Magro
      giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 12:21 Rispondi

      Parole non sante ma santissime. Accidenti, lo scrivo pur non essendo il classico credente! Quando mi sono rivolto all’editor, pagandolo profumatamente, il prodotto è stato un aborto antecedente ai sette mesi di gestazione. Da ciò la decisione di lasciare macerare, intervenire, per poi lasciare macerare nuovamente ancora due, tre volte prima di dirmi “va bene”. Se si ha la fortuna di avere un/una lettore/lettrice beta o gamma tanto meglio.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 13:32 Rispondi

        Magari sei incappato in un… incapace. Anche a me è capitato.

        • Corrado S. Magro
          giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 14:03 Rispondi

          Dolente! In più di uno. Uno scritto era stato addirittura sottomesso a un editor dall’agente, prima di trasmetterlo all’editore. L’editore ha però preteso un (rovinoso) controllo supplementare: una triste catena di Sant’Antonio. L’editore di sé stesso, hai ragione, è un’impresa. I propri errori non si vedono se non dopo aver lasciato lievitare.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Dicembre 2022 alle 13:31 Rispondi

      Errori, sviste, incongruenze sono colpa spesso della mancanza di editor e correttori di bozze. O di chi non sa fare il proprio lavoro.
      Quel mio romanzo era ‘na schifezza, dammi retta :D

  5. Grazia Gironella
    venerdì, 16 Dicembre 2022 alle 20:28 Rispondi

    Un buon editor credo sia preziosissimo; un editor purchessia no. Questo per me pone qualche problema. Gli editor bravi si fanno pagare bene, e giustamente; ma soprattutto, non esistono etichette del tipo “bravo”, “mediocre”, “carente”. Per questo mi affido sempre ai beta, e non cerco editor a pagamento. Non ho grande fiducia nei risultati finali. Credo che si possa tranquillamente avere un buon testo e un ottimo editing, ma lo stesso non essere notato da nessuno. Tutto normale.

    • Daniele Imperi
      sabato, 17 Dicembre 2022 alle 14:23 Rispondi

      Per nessun professionista esistono quelle etichette. Editor e autore devono entrare in sintonia, secondo me: così si avranno buoni risultati.

  6. Barbara
    lunedì, 19 Dicembre 2022 alle 8:52 Rispondi

    Purtroppo il mercato editoriale è vario, tanto quanto quello informatico, dove ci sono i professionisti, che si fanno giustamente pagare, e i cantinari, che combinano grossi danni a cifre modiche. L’editor serve? Servirebbe sì, ma dipende appunto dalla sua professionalità, ed è difficile valutarla, si cerca per passaparola, ma quello che va bene per te potrebbe non andare bene per me. Soprattutto gli editor si dovrebbero scegliere anche per genere letterario, un editor di romance dovrebbe avere una preparazione diversa da un editor di fantasy o di saggistica. Ancora di più, un editor dovrebbe conoscere bene le tendenze del mercato, perché l’editing serve a rendere appetibile il manoscritto per la vendita, in quel dato periodo. Poi capita che gli editori vanno a prendersi il primo in classifica su Wattpad e lo pubblicano così com’è, vendite assicurate, ma anche un botto di recensioni negative sulla qualità del testo…

    • Daniele Imperi
      lunedì, 19 Dicembre 2022 alle 8:58 Rispondi

      Il passaparola va bene, ma poi, come dici, andrebbe testato su se stessi, per vedere se si è in sintonia. Concordo sulla specializzazione degli editor, per me dovrebbe essere fondamentale. Nessuno può avere una conoscenza totale.
      La conoscenza del mercato editoriale deve esserci, è una delle cose che ci hanno detto al corso.

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