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Questo brutto termine, manoscrittari, indica in genere gli aspiranti scrittori che inviano a casaccio i propri manoscritti alle case editrici. Magari un romanzo fantasy a un editore che pubblica solo manuali tecnici o un saggio filosofico a un editore di fantascienza.
Se pensate che stia esagerando, purtroppo è la verità. Non sono una casa editrice, come è (o sarebbe) facile capire, eppure c’è stato qualcuno che mi ha chiesto di pubblicare le sue opere.
State sbarrando gli occhi? Avete la bocca spalancata in segno di incredulità? Se avessi conservato tutte le email strane che ho ricevuto, ne avrei fatto un libro intitolato Io speriamo che mi pubblicano, sulla scia dei libri di Marcello D’Orta.
Chi sono i manoscrittari?
Potete pubblicare i miei romanzi?
Questo è il testo di un’email ricevuta qualche giorno fa. “Buongiorno” e “Buonasera” pare siano estinti da tempo. Oggi è l’epoca del linguaggio immediato: dritti al punto, senza giri di parole.
Presentarsi, poi, a che serve? Insomma, qui abbiamo un Autore che mi onora delle sue opere: sono io, al limite, a dovermi inchinare a una siffatta personalità.
Nella mia ingenuità io mi chiedo: ma se, entrando in un sito, non riesci a capire che non hai di fronte una casa editrice, che razza di romanzi puoi aver scritto? Non ho parole per dare una risposta. E voi?
Buonasera io sono il signor M.G. e sarei interessato per lavoro a scrivere il romanzo e a guadagnare i soldi e in un mese si guadagnano più di 1000 euro e ho letto tutto.
Chiaro? Immagino di sì. Io, che sono duro di comprendonio, ho dovuto rispondere in modo (forse) poco cortese:
Buongiorno, sinceramente non ho capito cosa ha scritto. Può spiegarsi meglio?
C’è voluta una terza email per capire cosa cercasse quel tipo e, soprattutto, per capire che aveva totalmente frainteso un mio articolo. Quale? Quello in cui sostengo che non è possibile vivere di scrittura.
In quell’articolo ho scritto che bisognerebbe guadagnare almeno 1200 euro al mese vendendo romanzi, cosa che reputo pressoché impossibile. Quindi l’aspirante manoscrittaro ha capito il contrario e… e cosa diavolo cercava da me? Che gli dicessi “vai, scrivi e inizia a guadagnare più di 1000 euro al mese”?
(Se vi state chiedendo cosa significasse “e ho letto tutto”, significava che aveva letto il mio articolo).
Ecco chi sono i manoscrittari.
Chi invia manoscritti a una casa editrice non sarà pubblicato
Ho letto da poco il libro più inutile sull’editoria: I 21 modi per non pubblicare un libro di Fabio Mauri, con una prefazione di Umberto Eco. È un libro ristampato quest’anno, ma risale a diversi decenni fa.
I 21 modi descritti sono soltanto degli esempi estremi di aspiranti autori che scrivono a case editrici. Una lettura di cui fare davvero a meno.
Eco nella prefazione usò il termine manoscrittari in modo più generico, esagerando. Sostenne che le case editrici pubblicano soltanto autori già conosciuti o comunque personaggi noti. Che soltanto inviando un manoscritto, facciamo capire di essere sconosciuti.
È senz’altro vero che una casa editrice preferisca investire su autori di cui ha già pubblicato delle opere o su personaggi che hanno seguito (politici, sportivi, artisti, mezze tacche da Grande Fratello – che saranno ricordate, appunto, per aver partecipato a quell’idiozia).
Ma io vedo autori ignoti che pubblicano, anche con grandi editori. M’è sempre piaciuto Eco, ma non in quella prefazione, perché parlava di tutti noi, noi che vogliamo pubblicare con un editore.
E le pagine sull’invio dei manoscritti?
Se fosse vero che tutte le case editrici pubblicano soltanto gente nota, allora perché quelle stesse case editrici – perfino Mondadori – hanno una pagina in cui spiegano come inviare manoscritti?
Edizioni XII, che ogni tanto nomino, casa editrice ormai chiusa da anni, non aveva una pagina del genere. Pubblicava usando una tecnica diversa: quella che chiamano scouting, cioè cercava talenti.
Aveva un forum, in cui venivano indette gare di racconti, e diversi iscritti hanno poi pubblicato romanzi con quella casa editrice.
Leggendo quella prefazione m’è quasi venuta voglia di lasciar perdere, perché dedicarmi a una lunga e intensa attività sociale per farmi un nome e sperare che un editore mi contatti proponendomi di scrivere un libro mi sembra meno fattibile di fare un viaggio sulla Luna.
Come riconoscere i manoscrittari
Esiste anche un altro termine: amazonscrittari. Che sono i manoscrittari che pubblicano ebook su Amazon. Chiunque può farlo, perché c’è questa possibilità.
Oggi non serve più avere abilità di scrittura, conoscere la grammatica, aver qualcosa di valido e buono da dire, fare un lavoro professionale. Oggi chiunque può pubblicare.
Come si riconosce un manoscrittaro?
Per esempio dalle email del tipo che ho ricevuto io. E me ne arrivano diverse durante l’anno. O dalla qualità di certi ebook pubblicati.
- Quando vedo un dialogo, anziché fra caporali («»), fra i simboli < e >, capisco di essere di fronte a un manoscrittaro.
- Quando vedo, già dalla prima pagina, un errore, per esempio “Capitolo I°”, capisco di essere di fronte a un manoscrittaro.
I manoscrittari intasano le case editrici
Nel libretto menzionato, sui 21 modi per non pubblicare, si parlava di ingenti spese da affrontare da parte delle case editrici per respingere i manoscritti non validi. Editori che ricevono migliaia di manoscritti l’anno. Non so quanto possa essere vero, sinceramente.
Ma oggi non è più così. Oggi ci sono delle clausole:
- I manoscritti non vengono restituiti
- Se non rispondiamo entro 2/3/6 mesi, il manoscritto è da intendersi respinto
Sono d’accordo su queste regole. C’è anche da dire che molti editori accettano manoscritti per email: non puoi restituire un file. Qualche editore invita a non spedire nulla, perché la redazione è piena di manoscritti da leggere o hanno già il calendario delle pubblicazioni pronto per i prossimi 2 anni.
Molti editori hanno un comitato di lettura. Ricordo che la Bel-Ami Edizioni (altra casa editrice sparita) ce l’aveva. E quasi sicuramente sono quelli dei vari comitati a leggere i nostri manoscritti.
Dobbiamo preoccuparci del popolo dei manoscrittari?
No. I redattori delle case editrici, quelli che probabilmente riceveranno i nostri manoscritti, si accorgono subito di aver davanti un manoscrittaro o un autore.
- I manoscrittari di oggi non conoscono la grammatica e scriveranno email indecenti.
- I manoscrittari di oggi non sprecano tempo a leggere le regole per l’invio dei manoscritti e saranno cestinati all’istante.
- I manoscrittari di oggi neanche sapranno comprendere quelle semplici regole.
Io, quindi, non mi preoccuperei.
Dobbiamo preoccuparci di essere poveri sconosciuti?
Se dapprima una leggera preoccupazione ha tentato di saltarmi addosso – colpa di quanto aveva scritto Eco – me la sono subito scrollata di dosso. Eco ha torto o, almeno, non ha ragione al 100%.
A lui è successo così, scrive in quella prefazione. Prima de Il nome della rosa ha pubblicato svariati libri di saggistica. Era già conosciuto. Siamo d’accordo.
Ma se scrivo storie di fantascienza, come faccio a farmi notare da un editore affinché mi chieda di scrivere un romanzo? Stesso discorso per gli altri generi letterari.
No, lasciamo le preoccupazioni a questioni più serie. Io spedirò il mio manoscritto e continuerò a farlo.
E voi? Avete paura dei manoscrittari? Vi siete mai imbattuti in qualcuno di loro?
Rebecca Eriksson
Per ora non ho incontrato nessun manoscrittaro. Ma piango ogni volta che ho a che fare con i loro corrispondenti grafici e fotografi. Temo che ogni settore abbia i suoi.
Se un giorno sarò contattata da un aspirante scrittore (anche di dubbia formazione letteraria) vedrò di esserne onorata perchè vorrà dire che sto acquisendo notorietà e professionalità nel settore.
Gucci diceva di andare spesso al mercato a controllare le bancarelle delle borse: se vedeva poche contraffazioni voleva dire che il prodotto non piaceva; se ne vedeva troppe era tempo di far uscire qualcosa di nuovo.
Hai pochi manoscrittari che ti contattano? Non sei sufficientemente noto. Ne hai troppi? Forse quello che scrivi è troppo ambiguo. Se ne hai semplicemente qualcuno purtroppo è nella norma.
Daniele Imperi
Sì, ogni settore hai suoi esempi di amatorialità e ingenuità. Che combinano grafici e fotografi?
Rebecca Eriksson
Quando un cliente dice che manda lui le foto in genere è un dramma: le inviano anche via whatsapp e documenti word che ne abbassano la qualità. Per la maggior parte sono foto fatte col cellulare, assicurando che il telefono ha tantissimi pixel e fa immagini in HD.
Trovo difficile spiegare che la qualità non è data solo dai pixel ma anche da altri fattori, perchè si va sul tecnico. Un cellulare ad esempio tende ad appiattire i colori, portando così alla mancanza di un senso di profondità.
Poi vogliono usare le foto per la stampa e se gli fai notare che sono troppo piccole ribattono che usando lo zoom sul cellulare le vedono bene. In realtà per vedere bene in 2 cm e mezzo di un monitor bastano 72 puntini dispersi in quell’area, mentre in stampa per vedere la stessa qualità in 2cm e mezzo ne servono 300 di puntini…
Daniele Imperi
C’è poco da fare, quando si tratta di immagini o parli con un vero grafico o è una battaglia persa.
Barbara
Sarà mica che abbiamo pure gli stessi clienti?!
Il cellulare è comodo ma le foto professionali sono un’altra cosa… e lo so pure io che non sono un grafico.
Elisa
Devo ammettere che questo articolo mi ha divertita. Non conoscevo l’esistenza dei “manoscrittari”. Mi sono imbattuta solo in gente che non ha mai letto libri in vita sua… ma… “voglio scrivere un libro!”.
Daniele Imperi
Purtroppo esistono anche gli aspiranti scrittori che non leggono mai… ma dico io, se non leggi, come ti viene in mente di voler scrivere?
A me è venuta l’idea di scrivere libri quando non leggevo, ma facevo le elementari, non ero adulto.
Miriam Donati
Purtroppo sì.La caratteristica che accomuna quelli che ho conosciuto io è la presunzione assoluta di aver scritto un capolavoro e che, se non ha successo, è perchè i lettori, poveri, non hanno capito il genio. Questo insieme a mostruosi errori di grammatica e sintassi, un lessico poverissimo e ripetitivo e trame inconsistenti. Se poi chiedi loro cosa leggono di solito e cosa apprezzano, la risposta è quasi sempre: non ho tempo per leggere, devo scrivere!
Daniele Imperi
C’è anche chi è presuntuoso. Diverse volte mi hanno criticato aspramente gli articoli sulla grammatica, secondo me perché si sono sentiti colpiti
Corrado S. Magro
“Manoscrittari”! Non conoscevo il termine, i personaggi sì. Le mail di richiesta? Non parliamone. E per il fatto che hanno pubblicato su amazon allora l’opera è accreditata a livelli eccelsi. Se, dopo lettura, vedendo che potrebbe andare, gli proponi di passare lo scritto a qualcuno che sia in grado di ripulirlo, allora spariscono.
Daniele Imperi
Neanche io, prima di leggere quel libretto
Spariscono perché dovrebbero spendere soldi per correggere le bozze.
von Moltke
Eco per me era un oracolo. Poi, dopo aver letto alcuni testi sugli scrittori esordienti (ma non solo), l’adorazione si è trasformata in scetticismo e, per molti versi, in disprezzo. L’arroganza e la supponenza con cui parlava genericamente di chi tenta di entrare nel mercato editoriale, senza nemmeno fare la sottile distinzione fra analfabeti e potenziali Proust, erano così repellenti che non ho potuto pensare che a qualcuno che sputava sotto dal piedistallo su cui era salito (anche grazie ai poveri deficienti che acquistavano i suoi libri e che, sotto a quel piedistallo, ancora stavano). E, ovviamente, aveva torto: le case editrici pubblicano fior di esordienti, e questi non erano spesso famosi nemmeno in altri ambiti. Eco era così malato di sicumera da non correggersi mai, nemmeno dopo aver avuto sotto il naso casi come quelli della Rowling, di Brown o di Larsson. E Lucarelli, e Camilleri. E nessuno di questi era neppure lontanamente un Proust.
Continuo a scrivere, e a proporre i miei manoscritti. Leggo ovviamente le “regole di ingaggio” prima, cerco di capire se quello che ho scritto val la pena di essere pubblicato, e incrocio le dita.
Daniele Imperi
Io di lui ho letto soltanto Il nome della rosa.
Ma certo che le case editrici pubblicano anche esordienti. Forse si riferiva alla saggistica – ma anche in quel caso gli esordienti sono stati pubblicati.
von Moltke
No, ti assicuro che parlava di narrativa. E in più di un intervento. Se ti interessa cerco i link.
Daniele Imperi
Sì, sarebbe interessante, grazie.
Grazia Gironella
Caspita, mi hai aperto una finestra su un mondo! Non mi sono mai capitati episodi come quelli che racconti, per fortuna, ma so che molte persone scrivono e vogliono pubblicare, senza domandarsi se sono all’altezza oppure no. Voler pubblicare senza prima informarsi per bene sul mondo in cui si vuole entrare è già un segno di superficialità, oggi che internet ci permette di accedere così facilmente alle informazioni. Lo stesso vale per l’idea di offrire un proprio scritto ai lettori senza domandarsi se vale qualcosa oppure no. Credo siano gli effetti collaterali dell’alfabetizzazione: so scrivere, ergo pubblico. Immagino e spero che gli editori sappiano distinguere i manoscrittari dagli autori, anche se poi non è detto che pubblichino i secondi.
Daniele Imperi
Vedrai che prima o poi capiterà anche a te
Non ci vuole nulla infatti a informarsi. Io penso che molti manoscrittari prendano e spediscano manoscritti a più editori possibile. Sparano nel mucchio, insomma, ma sono colpi a salve.
Marco
Non mi è mai capitato niente del genere. Evidentemente mi considerano poco o nulla. Meno male
Daniele Imperi
Non è detto. Ma se vuoi, posso sempre indirizzarli alla Freccero Edizioni
STEFANO TARTAGLINO
A me, oltre che pubblicare, naturalmente, piacerebbe molto lavorare per un Editore proprio nel comitato di lettura. Ho avuto una breve esperienza presso un Premio Letterario oggi estinto, e mi sono divertito a bocciare ciofeche e a segnalare l’unico romanzo veramente degno di essere pubblicato. In quell’occasione mi sono imbattuto nell’altro grande male dell’Editoria: l’esordiente che non accetta la benché minima critica al suo testo, e insiste per pubblicarlo così com’è, senza cambiare una virgola (io avevo suggerito di cassare certe parti che appesantivano inutilmente una storia altrimenti molto bella e coinvolgente). Va da sé che, a fronte di questo suo ostruzionismo, non è mai stato pubblicato da nessuno. Eppure il tema era, ed è ancora oggi, di piena attualità.
Daniele Imperi
Non so se mi piacerebbe lavorare nel comitato di lettura. Credo che la paga sia davvero minima e non potrebbe essere diversamente.
Molti autori in erba, purtroppo, sono superbi al massimo e dovranno fare i conti con la realtà del mondo editoriale.
Andrea Perin
Ah! Ah! Forte!
Immaginavo che esistessero, visto che personaggi simili si trovano in molti settori ”cool”, ma io non ne ho mai incontrato nessuno.
Sul doversi preoccupare… io sono più dalla parte di Eco. Quindi scelgo il viaggio per la luna.
Ciao!
Daniele Imperi
Forse sono io che li attiro come una calamita
Ma dai, lascia perdere Eco, era bravo come scrittore, nulla da dire, ma in quel caso aveva torto. Il viaggio sulla Luna, poi, costa troppo
Andrea Venturo
Caro Daniele, ma che bell’articolo! Ho diversi amici che hanno una casa editrice piccola o microscopica cui farà piacere leggere il tuo articolo, magari conosceranno già queste regole non scritte, sicuramente li faranno sorridere.
Nel mio piccolo ho già incontrato molte volte questi manoscrittari. Alcuni sono persone meschine, membri di una sorta di mafietta delle recensioni fanno sodalizio tra loro e tentano di affossare gli altri autori su Amazon a colpi di recensioni negative.
Che tristezza eh?
Altri invece somigliano più a come ero io a 20 anni quando ebbi la fortuna (?) di incontrare Gianni pilo nella sede della Fanucci. Lui prese il mio dattiloscritto e lo trasformò in un opera in technicolor ovvero aveva segnato senza pietà tutti gli errori anche i più miseri e poi aveva stroncato il tutto dicendo che la curva di tensione era malfatta. Cioè non furono proprio queste le sue parole ma il senso ancora me lo ricordo bene.
quando mi imbatto In uno di questi giovani e teneri virgulti adesso mi comporto come si comporta ho con me il tenero Gianni. ovvero stronco con entusiasmo e dovizia di dettagli al fine di consentire all’altro di imparare e migliorare: “fa schifo il testo non fai schifo tu le idee ce le hai sviluppa le guarda così e colì”.
Del resto “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” e pur con una stroncatura la gente mi ringrazia 😁
Daniele Imperi
Ciao Andrea, grazie. Delle false recensioni su Amazon ho sentito, pare davvero che ci sia un gruppo che fa salire alcuni autori a discapito di altri.
Gianni Pilo è un nome conosciuto, ha curato molte antologie. Ottimo incontro.
Barbara
Che mi abbiano chiesto di essere pubblicati fa me, proprio no. Forse perché è abbastanza evidente che il mio è un blog, non il sito di una casa editrice.
Che mi abbiano chiesto di fare l’editing si, spesso. E gli mando il link del post dove ho spiegato le figure professionali della scrittura. Oppure mi chiedono la recensione, o meglio, nemmeno te la chiedono più! Esordienti sconosciuti ti mandano un “comunicato stampa” in terza persona. E mò? Che vuoi? Boh!
“Manoscrittari” fa il verso a “cantinari”, termine usato in informatica per chi si ricicla improvvisamente dal nulla come esperto di realizzazione siti web e sviluppatore software di vario genere. E non sanno nemmeno cos’è un file bat. O come funziona un web server…
Daniele Imperi
Perché il mio sito sembra quello di una casa editrice?
I comunicati stampa mi arrivano, di solito per i concorsi letterari. E io cestino e segno come spam.