
In questi giorni ho letto due articoli che mi hanno fatto riflettere nuovamente sulla lunghezza ottimale dei post da scrivere nel blog. Mi ero già espresso al riguardo, quando ho pubblicato un articolo scritto in collaborazione con Pierluigi Ferrara.
In quell’articolo eravamo entrambi d’accordo sul fatto che post lunghi siano più utili dal punto di vista del posizionamento. Ma secondo me sono utili anche per altri motivi.
Articoli lunghi vs serie di post: il parere di Darren Rowse
L’articolo di Darren, Long Form Content vs Series of Blog Posts, è stato interessante perché ricalca esattamente il mio pensiero. Quando ho deciso di pubblicare le 150 e più idee per scrivere post, ero inizialmente indeciso se lasciarlo per intero o creare una serie di otto post. Che cosa avrei guadagnato?
Come ha scritto Darren, avrei inutilmente diluito nel tempo un’informazione per il lettore. E – scusate se è poco – mi sarei giocato il record delle 154 idee in un colpo solo.
Non tendo a scrivere articoli brevi, credo di stare su una media che varia fra le 500 e le 700 parole, cento più, cento meno. Forse dipende anche dallo stile personale, ma per me dipende da ciò che devo dire.
Seguendo l’esempio di Darren, ecco i post più lunghi apparsi su Penna blu:
- 150+ idee per scrivere post (4999 parole)
- Il Manifesto dell’innovazione editoriale (2168 parole)
- La sospensione dell’incredulità (1583 parole)
- Come creare un piano editoriale per il blog (1549 parole)
- Come scrivere in un blog: la guida definitiva (1386 parole)
Contenuti brevi con altri media: il parere di Julie Fleischer
Ok, siamo nell’era dei social media, delle interazioni, del coinvolgimento, delle applicazioni. E l’idea di Julie, apparsa in una delle slide nel post 50 Content Marketing Predictions for 2014, vede l’integrazione di video di Vine e Instagram in articoli brevi.
Non sono molto d’accordo, anzi diciamo pure che non lo sono per niente. Lunedì 30 leggerete le mie predizioni per i contenuti del 2014, quindi non anticipo molto. Però vorrei sottolineare che il pensiero di Julie è sì condivisibile, ma con qualche eccezione.
I video sono virali, è vero. Vengono condivisi ovunque, apprezzati. Io non li amo, ma io non faccio neanche testo. Però sono virali e a voi piacciono un mondo. Ma siamo anche – saremo, anzi – nel 2014, quando tutto è stato già scritto e in rete saranno presenti miliardi di pagine web con altrettanti miliardi di informazioni.
Dovete emergere. Dovete farvi trovare nei motori di ricerca e non potete farlo pubblicando sempre contenuti brevi con un breve video. Che ne pensate?
Ah, per la cronaca, questo post è lungo 465 parole, ma oggi è sabato, domani non si va a scuola e la gente non ha voglia di stare a leggere troppo. Buona domenica
virginia
In effetti è un dilemma, io tendo a risolverlo pensando ad ogni singolo contenuto:ogni tanto servono tante parole e con l’aiuto di paragarafi e sottotitoli e immagini si puó rendere piú scorrevole la lettura; altre volte invece bastano pohe parole e un link valido. Almeno nel mio blog che, come ti ho raccontato altre volte, è piú in laboratorio che un progetto editoriale.
Sulla crossmedialitá invece sto ragionando molto in questi giorni. A gennaio mi trasferiró in un paese di lingua inglese e devo decidere come gestire ol bilinguismo sul mio blog che – in parte – è anche il mio portfolio in continuo aggiornamento. Una soluzione che ho pensato è proprio quella di integrare piú video, immagini e soprattutto podcast audio. Tra l’altro ho letto un interessante articolo su Nieman Journalism Lab in cui si diceva che nel 2014 anche i contenuti audio saranno molto importanti, soprattuttp in ottica mobile. Non lo prendo come oro colato, ma è certo qualcosa su cui ragionare.
Daniele Imperi
Direi che bisogna pensare sempre al tipo di contenuto.
Riguardo al bilinguismo, io sono convinto che ogni lingua debba avere il suo spazio. Se ho un sito italiano e voglio una versione inglese, allora prendo un dominio .com e la metto lì.
MikiMoz
Boh, io non bado molto alla questione: dipende cosa ho da dire.
Unica cosa, nel blogging evito inutili orpelli, spesso asciugo molto.
Poi, è anche vero che ho sentito la necessità di post velocissimi (pillole) di 10-12 righe.
Ma ho anche scritto la prima delle Guide che essendo una sorta di monografia sarà più lunga del solito.
Insomma… per me il post può durare anche un tweet, se hai da dire tutto in 160 caratteri…
Non è la lunghezza che conta, è ciò che devi dire, no?
Moz-
Daniele Imperi
Sì, diciamo che è così, ma dipende anche da cosa vuoi ottenere dai tuoi post. Esempio limite: se scrivi un post di 3 righe su un tema gettonato, nessuno ti troverà mai.
MikiMoz
Dipende anche questo, sai?
Moz-
Luca Sempre
Questa é telepatia
Ne stavo giusto discutendo su Twitter con una lettrice del mio blog.
In effetti ci ragiono spesso su. I miei post non vanno mai al di sotto dei 1.500 caratteri (quando va bene). Direi che é proprio il mio modo di affrontare gli argomenti trattati nel blog che non si sposa affatto con l’idea di “brevità”.
Tuttavia accorciarli un po’ – secondo me – non guasterebbe, anche perché nell’era del sovraccarico informativo la soglia di attenzione dei lettori si è notevolmente abbassata.
E comunque resto sempre del parere che scrivere tanto per scrivere non ha senso. Meglio un post lungo che vuoto. Meglio non pubblicare che 160 caratteri senza mordente…
Ottimo articolo come sempre, Daniele.
Daniele Imperi
Grazie, Luca.
1500 caratteri sono pochi, corrispondono più o meno a 250-300 parole. Allungare il brodo non serve a nulla, perché annoia e non funziona.
Luca Sempre
Volevo dire 1500 parole. Ovvio che con 200/300 parole non ci scrivo neanche la lista delle spesa.
Errore dovuto al sovraccarico natalizio. Oppure sto invecchiando. Mi sa più la seconda.
Buona giornata.
Alessandro Madeddu
Aspetto lunedì, allora. Mi sei diventato anche profeta, vedo: benvenuto nel club!
Daniele Imperi
Ho corretto, Ale, il post è stato spostato a lunedì 30
Alessandro Madeddu
Ma sei veramente un profeta pazzesco: riesci anche a prevedere le date in cui pubblicherai i tuoi post!
Laura Tentolini
Confesso che a primo colpo d’occhio i post troppo lunghi mi scoraggiano un po’…
Però, una volta iniziata la lettura, se il tema mi interessa e il post è ben scritto, lo leggo fino alla fine con vero piacere.
Anzi, se il post mi prende davvero, mi dispiace che sia finito, come con i tuoi post, Daniele!
Buona domenica.
Daniele Imperi
Grazie, Laura
Spaventano anche, ma se sono impaginati bene, allora si leggono velocemente.
Alessandro Pozzetti - APclick
Ciao Daniele,
io mi sono dato un solo limite, nella scrittura dei post sul blog: non stare mai sotto le 400 parole.
Sto leggendo molti libri di recente sul blogging e sul scrivere per il web, molti anno in comune di stare sempre nel range delle 500 parole.
Ora, potremmo dilungarci davvero tanto in questo discorso ma lo vedo un pò come “è nato prima l’uovo o la gallina?”, nel senso: è meglio scrivere post lunghi che piacciono tanto ai motori di ricerca (e quindi avere più possibilità di essere trovati per determinati argomenti), oppure scrivere post brevi così il lettore tende a leggerlo tutto (ed avere qualche possibilità in meno che l’articolo venga indicizzato)?
Inutile ricordare che parliamo sempre di contenuti di qualità. E non di bau bau micio micio!
Alla fine della fiera penso che la verità stia sempre in mezzo. Non credi?
Daniele Imperi
Sì, la verità sta nel mezzo. Se vuoi emergere con certi contenuti, allora non puoi scrivere post di 200 parole, perché non riesci ad approfondire quell’argomento.
Se invece la tua nicchia è poco sfruttata, allora è diverso. Ma anche in quel caso 200 parole sono una miseria per un post, secondo me.
Alessandro Pozzetti - APclick
Assolutamente Daniele, assolutamente. Sono d’accordo con te!
Un minimo di approfondimento ci vuole, anche se sei 1 dei 5 in Italia che parla e si occupa di quel determinato argomento.
Ciao carissimo!