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Non ho mai scritto un romanzo storico – a dire la verità, non ho mai scritto un romanzo, pur avendone iniziati almeno dieci (undici con quello in stesura) – ma ne ho letti parecchi, il che non implica essere in grado di scriverne.
Si dice che c’è sempre una prima volta e, dunque, per il romanzo storico è arrivata anche per me questa prima volta. E sono deciso a portare avanti il progetto, cosa che mi sembra fondamentale.
L’idea è nata una notte del settembre 2023, ma soltanto a giugno dello scorso anno ho iniziato a scrivere: dovevo trovare l’attacco giusto e, soprattutto, stile e registro adatti per quel romanzo. La “folgorazione” è arrivata purtroppo dopo 9 mesi. Una gestazione a tutti gli effetti.
Il famigerato romanzo di fantascienza è per ora accantonato, anche se sono riuscito a risolvere il problema che mi aveva bloccato e costretto a ripensare totalmente una delle sei storie che lo compongono.
Adesso, a quanto pare, le priorità sono altre.
L’ambientazione e le difficoltà
Il romanzo è ambientato fra la fine del primo decennio e il secondo decennio del Novecento – non va oltre la fine della Grande Guerra. Non un tempo così lontano da rendere difficile cercare e reperire informazioni e dati.
Sulla mia scrivania ci sono 15 libri per la documentazione, di cui uno in lettura. Gli altri, fra biografie, saggi, carteggi, diari, resteranno qui fino alla conclusione del romanzo. Altri libri sono da consultare in biblioteca.
È un lavoro divertente, stimolante anche. Il “problema” è che in ogni libro letto se ne trova un’altra manciata da leggere e consultare. Sono all’inizio del terzo capitolo e ho già letto o consultato 41 pubblicazioni fra libri e articoli di giornali.
L’errore storico sempre in agguato
Il romanzo è ambientato principalmente a Milano, ma anche a Trieste, Parigi e altre località. Cercando l’ubicazione di un edificio triestino su internet, ho trovato svariati articoli che riportavano l’evento che dovevo descrivere, compresa la via della città in cui era avvenuto.
A un certo punto il nome di quella via mi è sembrato insolito, perché all’epoca Trieste non era italiana, ma sotto il dominio austro-ungarico, e una simile toponomastica non sarebbe stata mai permessa.
Sono stato fortunato a trovare un articolo che parlava della vecchia toponomastica triestina e più tardi ho anche trovato una mappa della città dell’epoca (proprio dell’anno che mi interessava!), avendo così la conferma. Ho a disposizione anche una mappa di Parigi di quei tempi e sono riuscito a trovare anche alcuni orari dei treni del tempo per la tratta Milano-Parigi.
Ho la mania dei dettagli, è vero.
L’azzardo di scrivere un romanzo storico
In un’intervista, al professor Barbero fu chiesto chi potesse scrivere un romanzo storico e il professore – lamentando evidentemente svarioni storici riscontrati in parecchi romanzi – rispose che quel lavoro spettava agli storici.
Non sono d’accordo e non sarete d’accordo neanche voi: quanti romanzi storici ci saremmo persi finora, se a scriverli fossero stati soltanto degli studiosi o dei professori di storia?
Ricordo alcune note dello scrittore Bernard Cornwell in appendice ai suoi romanzi, in cui rivelava di aver “spostato” una certa battaglia per esigenze narrative, una scappatoia che a me non era piaciuta.
Anche io ho dovuto inventare qualcosa nel mio romanzo, più per assenza di informazioni che per mere esigenze narrative. In alcuni casi, trovando dettagli contrastanti su un evento descritto da due testimoni, ho scelto quello che mi faceva più comodo, quello che rendeva l’evento più “epico”, più degno di esser raccontato.
Io ho deciso di restare il più possibile fedele alla storia, che non riguarda personaggi immaginari, ma personaggi realmente esistiti nel loro contesto storico.
La fine dei lavori
Mi sono imposto di finire il romanzo fra un anno, a gennaio o al massimo febbraio 2026. C’è un motivo per cui ho scelto quella data, ma è prematuro parlarne.
Sto scrivendo ogni giorno – qualche fine settimana le sessioni di scrittura salteranno, ma fa bene staccare per un giorno o due. Ho visto però i risultati di una scrittura continuativa, di un impegno prolungato e senza interruzioni.
Altri aggiornamenti prossimamente su questi schermi, ma non prima di esser giunto almeno a metà romanzo.
Marco
Il romanzo storico come lo concepisco io è il racconto immaginario della vita di una persona normale che ruota intorno agli avvenimenti veri e alle credenze popolari e mostra le emozioni che avevano e le disavventure a vivere in quei tempi rispetto al contemporaneo. La bibliografia storica è il racconto accurato e documentato di fatti e eventi di uno o più personaggi reali vissuti al tempo, come nel tuo caso potrebbe essere d’Annunzio. Quindi romanzo come un’invenzione chiusa nelle storia e bibliografia come la realtà dei fatti. Che ne pensi?
Daniele Imperi
Ciao Marco, benvenuto nel blog. Che intendi per bibliografia storica? Volevi scrivere biografia?
Un romanzo storico, comunque, è sia quello che intendi tu (persone normali, immaginarie, vissute in tempi storici) sia un romanzo su persone reali vissute in tempi storici.
Considera che esistono anche romanzi storici su persone reali, ma inserite in contesti del tutto inventati. A me non piacciono, sinceramente.
Marco
Sì, biografia storica.
Comunque il romanzo non serve che sia dettagliato, basta che susciti nel lettore il sentimento di essere in quell’epoca.
Daniele Imperi
La biografia, però, non è un romanzo, a meno che non sia una biografia romanzata (che a me non piace).
Concordo in parte sui dettagli: non voglio esagerare, altrimenti sembrerebbe una forzatura, ma solo quel che basta a far comprendere l’epoca.
RITA
Ciao, io ci sto provando a scrivere un romanzo storico su alcuni protagonisti della mia famiglia (faccio ricerche genealogiche per passione) ma come tu hai ben scritto, è un lavoro di precisione e ricerca molto minuziosa e attenta. e il risultato è che spesso mi perdo e quindi non finisco mai…
Complimenti!
Daniele Imperi
Ciao Rita, grazie e benvenuta nel blog. Giusto: la genealogia va considerata, perché può tornare utile. Proprio ieri ho fatto ricerche sul sito Ancestry o Find a Grave, anche se vane.
Pades
Non voglio metterti pressione
ma non vedo l’ora di leggerlo, mi hai già intrigato parecchio. Fai bene a essere pignolo anche sui più piccoli dettagli, la questione della toponomastica che hai raccontato è esemplare. Penso che il tuo approccio sia quello giusto. L’opinione che solo gli storici dovrebbero scrivere romanzi storici è una fesseria.
Daniele Imperi
Mi fa piacere di averti intrigato

Tu, poi, potresti indovinare il “contesto” del romanzo
Una grande fesseria quella degli storici, anche perché la maggior parte degli storici non è interessata a scrivere romanzi, ma soltanto saggistica. Alla fine, non ci sarebbe neanche un numero minimo di romanzi storici pubblicati per giustificare il genere letterario.
Corrado S. Magro
Stavo quasi mandando al macero 5 vecchi volumi in francese, giä letti, con la raccolta della corrispondenza di Wiston Churchill con le vicende riferite al secondo conflitto mondiale e uno sguardo dettagliato sugli eventi bellici lungo la riva opposta del mediterraneo fino a Suez. Una fonte più che valida per eventuali eventi romanzati, ambientati in tali contesti. Comunque la definizione di “storico” la ritengo solo per distinguere lo scritto anche se di storico (avvenuto, corredato, consolidato) non ha nulla.
Daniele Imperi
Oddio, e perché volevi mandarli al macero? Sul secondo conflitto, poi, più materiale c’è e meglio è.
Materiale prezioso non solo per i romanzi.
Orsa
“Undici” con quello in stesura

Anche con l’immagine di copertina stai disseminando troppi indizi, eh
La documentazione storica è la fase che amo più della scrittura stessa, e se esistesse il consulente/ricercatore per romanzi storici come figura professionale, sarebbe il mio lavoro ideale! Continua spedito come stai facendo!
PS: invidio tantissimo la tua scrivania!
Daniele Imperi
Eh, questo undici che compare ogni tanto…
La foto di copertina è messa a caso
Un lavoro del genere esiste, mi pare che Ken Follett abbia dei collaboratori proprio per le ricerche storiche. Non so se anche in Italia ci sono.
La scrivania è ingombra fin troppo…
Luciano Cupioli
Scrivere un romanzo storico è oltremodo affascinante perché implica una ricostruzione filologica di luoghi, edifici, arredi, tecnologie, utensili, abbigliamento, abitudini, ecc., in altre parole di tutto lo scibile che caratterizzava un epoca antecedente a quella in cui viviamo. La ricerca e l’approfondimento sono attività indispensabili, ed è inevitabile essere maniacali per i dettagli, perché nulla può soddisfare più della meticolosa descrizione di qualcosa che abbiamo ritrovato dopo avere setacciato libri e documenti. Oltre a tutto questo, particolare attenzione dev’essere prestata anche ai dialoghi, perché il modo di parlare cambia con il passare del tempo, così come cambiano gli interessi, i modi di fare battute o di arrabbiarsi. E se per le ricostruzioni diventa più facile una volta che si è trovato tutto quel che serve, per dar voce ai personaggi occorrerà vestire di volta in volta i panni di personaggi che non abbiamo modo di sentire. Il tuo romanzo è ambientato nei primi decenni del 1900, quando ad esempio si utilizzava il “lei”, soppiantato nel periodo del fascismo dal “voi”, per poi tornare a essere usato di nuovo in seguito: basti solo questo a far capire come scrivere un romanzo storico richieda un attenzione tutta particolare.
Luciano Cupioli
intendo “un’attenzione”, quella che qui mi è mancata…
Daniele Imperi
Hai ragione, infatti, oltre a leggere saggi, biografie e carteggi, ho letto anche romanzi scritti e ambientati all’epoca, anche per vedere come si parlava, come hai detto tu.
Considera che il mio romanzo inizia con quello che a molti sembrerà un errore di ortografia, eppure all’epoca si scriveva così: non sarebbe stato normale, uniforme, scrivere in un modo nel narrato e in un altro nei dialoghi.
Fabio Amadei
Se non ricordo male l’11 era il numero prediletto da Filippo Tommaso Marinetti
Daniele Imperi
Hai ragione, infatti quando poteva pubblicava i manifesti proprio in quel giorno.
paola sposito
Ciao Daniele. La scelta di scrivere una storia ambientata in un’epoca lontana da quella in cui si vive è affascinante ma per ovvie ragioni molto impegnativa. Nel mio piccolo ho iniziato a scrivere (ma ancora non lo sapevo!) con una tesi di laurea (che viste le dimensioni sembra più una enciclopedia) che testimoniava le prime trascrizioni di atti di adozioni e riconoscimenti di figli illegittimi tra il 1841 ed il 1865. Fu un lavoro lungo e polveroso condotto tra varie biblioteche storiche e l’Archivio di Stato della mia città ma anche pieno di soddisfazioni: quei fogli che pareva si sbriciolassero tra le dita trasudavano vita, la vita di persone che avevano vissuto in un’epoca piena di difficoltà, di quotidiane insidie, di una miriade di malattie spesso letali. Ovviamente per la stesura del tuo romanzo è fondamentale avere sottomano la documentazione storica a cui potere ricorrere per controlli e verifiche (anche io sarei curiosa di vedere la tua scrivania 🤗). Io adoro i romanzi storici e pertanto ti faccio tanti complimenti per la scelta ed il cammino intrapreso e aspetto con ansia altri aggiornamenti.
Daniele Imperi
Ciao Paola, grazie.
Più vai indietro nel tempo con le ricerche e più è impegnativo. Tu hai dovuto poi leggere dei manoscritti, perché all’epoca era tutto scritto a mano.
franco battaglia
Io sto avendo difficoltà anche solo con un racconto “storico”. C’è da verificare stili, abitudini, esigenze dell’epoca, oltre a risalire a biografie, esatte genealogie, ogni riferimento non può andare a casaccio, in più devi tessere una narrazione che si adatti a tutta una serie di dati precisi, i quali a loro volta creino contesto affidabile. Insomma una faticaccia.
Daniele Imperi
Romanzo o racconto storico poco cambia: c’è sempre tanto da verificare. Alla fine deve combaciare tutto e, leggendo, devi riuscire a entrare nell’atmosfera dell’epoca. In che periodo è ambientato?