L’invito

Un racconto di 300 parole

Il tavolo era apparecchiato per una persona. Una tovaglia nuova, con bei motivi disegnati a colori caldi e il tovagliolo dello stesso completo. Posate d’argento, piatti di porcellana e bicchieri di cristallo. Un buon rosso d’annata. Persino una candela, al centro, che diffondeva una tenue luminosità nella stanza semi-buia.

L’ospite aveva sistemato ogni cosa con estrema cura. Aveva pianificato quella cena in ogni dettaglio. Verso le sei aveva cominciato ad apparecchiare la tavola. Poi aveva acceso il forno e preparato un antipasto e un contorno di insalata mista. Dalla cucina aveva portato il pesante tagliere in legno e sopra vi aveva lasciato un grosso coltello, a cui si era dedicato quella mattina, affilandone bene la lama. Quindi si era seduto, in attesa.

Stava sfogliando distrattamente un libro di ricette, quando il campanello suonò. L’uomo guardò l’orologio. Erano le sette precise. Sì, avrebbe fatto in tempo a cucinare e cenare all’ora stabilita. Si alzò e andò ad aprire.

Il giovane che accolse sulla porta aveva poco più di vent’anni, con qualche chilo di troppo sul corpo robusto. Sorrisero e si strinsero la mano. L’ospite lo fece accomodare nella sala, dove la tavola apparecchiata sembrava attendere il suo commensale. L’invitato si tolse la giacca, che buttò sul divano, mentre il suo ospite andava a controllare la temperatura del forno.

Quando tornò in sala, trovò l’altro che guardava il ricettario.

«Interessante» disse. «Ci sono parecchie ricette che non ho mai provato».

L’altro sorrise. «Questa sera ne proverò una veramente speciale!»

«Bene!» rispose l’uomo. Poi indicò la tavola imbandita. «Ma tu non mangi?» domandò perplesso, guardando il tavolo apparecchiato per una sola persona.

«Oh, sì» rispose l’ospite, sorridendo e avvicinandosi al tavolo. «Certo che mangio».

Poi prese dal tagliere il grosso coltello che aveva affilato e si avvicinò all’altro.

«Sei tu la mia cena».

2 Commenti

  1. salvo figura
    lunedì, 4 Luglio 2011 alle 11:55 Rispondi

    Racconto garbato, ben raccontato ma per quelli “smaliziati” come me, dal finale mooolto prevedibile. Il ché non toglie che si legga bene. Complimenti.
    Salvo

    • Daniele Imperi
      lunedì, 4 Luglio 2011 alle 12:08 Rispondi

      Ciao Salvo,

      grazie del commento :)
      Non lo reputo fra i migliori, in effetti e condivido che sia prevedibile :)

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