L’interrogatorio

Un racconto poliziesco

L'interrogatorio

La nostra conversazione è registrata. Tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lei al processo. Ne è consapevole?

Sì.

 

Bene. Sono presenti all’interrogatorio il dottor Savini, il Magistrato che ha svolto le indagini sulla banda del Marchio, il maresciallo dei Carabinieri Ivan Naruto e il Commissario di P.S. Antonio Raio. Io sono l’Ispettore De Nanzi.

Spiacente di non potervi stringere la mano.

 

Non è nella posizione ideale per fare dello spirito, signor Martelli, ma apprezzo il suo stato d’animo. Ora veniamo ai fatti occorsi questa mattina. Qual era il suo ruolo all’interno della banda?

Io ero il diversivo.

 

Ma lei era presente al fatto: in che modo avrebbe attirato l’attenzione delle autorità altrove?

Lo sto facendo in questo momento, Ispettore.

 

D’accordo. La banda si è dileguata con l’intero bottino, circa ventisette milioni di euro, ma lei è stato arrestato. Come fanno i suoi compagni a essere sicuri che lei non li tradirà?

Devo contraddirla sulla cifra esatta della somma, Ispettore. Erano trentaquattro milioni e seicentocinquantamila euro.

 

Ho qui un fax della Banca Italica che parla di ventisette milioni.

Noi abbiamo prelevato però trentaquattro milioni e seicentocinquantamila euro.

 

Faremo delle ulteriori verifiche. Non ha risposto ancora alla mia domanda.

Sul mio tradimento? Non c’è alcun motivo di tradirli.

 

L’hanno abbandonata sulla strada, a bordo di un’utilitaria, per sparire chissà dove col bottino.

Sbaglia ancora, Ispettore. Non mi hanno abbandonato. Io sono il diversivo. Mentre voi siete qui a perdere il vostro tempo con me, il Marchio sta spartendo la refurtiva e progettando il suo futuro.

 

Per quanto mi riguarda, noi abbiamo arrestato uno della banda e lo stiamo interrogando.

Come vuole.

 

Come è entrato nella banda, signor Martelli?

Mi hanno cercato loro.

 

Come l’hanno contattata?

Tramite un mio cliente. Io sono un rappresentante di articoli informatici, o almeno lo ero prima che mi ammalassi.

 

Di cosa si è ammalato?

Mi hanno riscontrato un tumore al fegato. Mi resta poco.

 

Mi dispiace.

Non le credo, ma grazie lo stesso.

 

Torniamo alla banda. Il suo cliente come conosceva il Marchio?

Non lo so, non sono cose che si vanno raccontando in giro, non crede?

 

Dove ha incontrato il contatto?

In un locale di periferia, un sabato sera di circa tre mesi fa. Ho preso un tavolo e ho atteso. Mezz’ora dopo è arrivato il contatto.

 

Perché hanno deciso di farla entrare nella banda?

Per due motivi: avevano bisogno di uno come me, potevo fargli avere i migliori dispositivi sul mercato, e lavoravo gratis.

 

Gratis?

Ho i giorni contati, Ispettore. Che me ne faccio dei soldi?

 

E che cosa ci ha guadagnato a farsi arrestare senza ricevere nulla in cambio?

La soddisfazione di gabbare le autorità, intanto. E una sottile vendetta, anche.

 

Una vendetta?

Forse avete la memoria corta, ma ve la rinfresco io. Il dottor Savini non ha davvero mai sentito parlare di Giulio Martelli? Quindici anni fa, lo scandalo dell’azienda Bit Group, lo ricorda? Ha seguito una pista falsa, accusandomi di una serie di reati mai commessi. Sono stato costretto al fallimento, anche se poi dichiarato innocente ed estraneo ai fatti. Ma ormai avevo perso credibilità e clienti. Ho dovuto ricominciare da capo.

 

Non ne sapevo nulla, personalmente. È per questo che è entrato nel Marchio? Per vendicarsi del dottor Savini?

E di voi tutti, anche. Siete della stessa pasta.

 

Dunque lei era il diversivo. Non è mai entrato nella banca, ma ha atteso fuori, per farsi arrestare.

Esattamente.

 

Che cosa mi dice della bomba? Secondo un nostro informatore, avrebbe dovuto esplodere una bomba, ma non è mai successo. Che cosa è andato storto?

Nulla. La bomba esiste, Ispettore, ma non è ancora esplosa. Mi risulta che è stata programmata per le 18,22.

 

Fra circa venti minuti. Nella banca non è stato però trovato nessun ordigno. Sono entrati gli artificieri, dopo il suo arresto, ma non hanno trovato nulla.

Non doveva esplodere nella banca, infatti.

 

Sa dirci qualcosa di questa bomba? Dove deve esplodere? Quanto è potente?

Non farete in tempo a disinnescarla, anche perché non è disinnescabile. Potrebbe far saltare in aria l’intero palazzo, Ispettore.

 

Beh, non è qui, signor Martelli. Lei è stato perquisito, inoltre. Dove si trova la bomba? Potremmo fare in tempo a evacuare il posto.

Ispettore, ragioni bene su quello che le ho detto: io sono il diversivo. E sono qui per vendicarmi. E sto per morire di tumore. Mi creda, non c’è nulla che potete fare. Non prenderete mai il Marchio, non sapete che volti hanno i rapinatori – quello che ho incontrato io era camuffato – non sapete dove sono andati, dove si nascondono. Non potete disinnescare la bomba, che esploderà fra pochi minuti. Non farete neanche in tempo a uscire dall’edificio.

 

Ma la bomba non è qui, signor Martelli. Non bluffi con me. Ci sono telecamere ovunque, poi, e non esistono talpe.

Sono le 18,20, vero Ispettore? Va bene quell’orologio alla parete?

 

Sì, sono le 18,20.

Dunque addio, Ispettore. Dottor Savini… è stato un piacere, mi creda.

 

Di cosa sta parlando, signor Martelli?

Noto una certa tensione nella sua voce, Ispettore. Manca appena una manciata di secondi, quindi tanto vale che glielo dica. La bomba è stata impiantata nel mio corpo, Ispettore. Sono io la bomba.

9 Commenti

  1. Andrea
    domenica, 3 Marzo 2013 alle 15:44 Rispondi

    Ciao Daniele, finalmente ho terminato di leggere tutti i post del tuo blog.
    Bel racconto, il finale mi è piaciuto, pensavo che la bomba fosse stata messa nell’edificio!

  2. Lucia Donati
    domenica, 3 Marzo 2013 alle 20:26 Rispondi

    Caro Daniele, oggi è la giornata delle virgole. Io non metterei proprio la virgola nella frase: “Tutto ciò che dirà (,) potrà essere usato contro di lei al processo” e nella frase “Ho qui un fax delle Banca Italica che parla di…”. Tu che dici? Nella frase “Ma lei era presente al fatto(,)…” forse andava meglio un due punti perché introduce una spiegazione. O un punto e virgola?
    Racconto con finale quasi a sorpresa (un po’ si capiva, verso la fine…).

    • Daniele Imperi
      lunedì, 4 Marzo 2013 alle 12:01 Rispondi

      Hai ragione, nel primo caso è una svista, negli altri due no. Ho corretto.

      • Lucia Donati
        lunedì, 4 Marzo 2013 alle 13:06 Rispondi

        Non posso solo farti i complimenti… :)

  3. KINGO
    lunedì, 4 Marzo 2013 alle 13:16 Rispondi

    Davvero bello. Di solito è difficile che io dia dei giudizzi positivi, ma in questo caso ci stanno tutti.

    Bellissimo questo pezzo
    “Ma lei era presente al fatto: in che modo avrebbe attirato l’attenzione delle autorità altrove?
    Lo sto facendo in questo momento, Ispettore.”

    E poi è bellissimo quendo dice
    “Non doveva esplodere nella banca, infatti.”

    Non so perché, ma il modo di esprimersi di questo kamikaze mi fa venire in mente Rambo, col suo modo di rispondere in maniera concisa, banale, ma d’effetto.
    Il finale non è poi così sorprendente, ma se non altro non sembra una forzatura, cosa invece comunissima nei racconti di questo tipo.

    Bravo Daniele, complimenti, e per quel che riguarda le virgole io lascerei tutto così com’è. La punteggiatura non deve seguire delle regole, deve solo dare il ritmo, un po’ come le pause in uno spartito. Se scrivi “Tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lei al processo”, il lettore percepisce che l’ispettore ha pronunciato quella frase senza fare pause, se invece scrivi “Tutto ciò che dirà, potrà essere usato contro di lei al processo”, significa che l’ispettore si è fermato un attimo a metà della frase. In questi casi non c’è una variante migliore dell’altra, dipende da come l’avevi pensata la prima volta. Purtroppo gli editor, pur di mettere le mani da qualche parte, correggono anche questi “presunti” errori. Va beh, ho già detto altre volte quel che penso degli editor, non starò a dilungarmi oltre.

  4. Valentina De Luca
    giovedì, 24 Marzo 2022 alle 7:24 Rispondi

    Il dono della sintesi – che non avevo e sul quale mi alleno e continuerò ad allenarmi – mi piace tantissimo. Apprezzo molto la capacità di saper creare delle storie con un inizio, uno sviluppo, e una fine, servendosi di pochi elementi. Anzi, credo che riuscirci sia discretamente più difficile che farlo avendone a disposizione molti. Per questo sono partita dai tuoi racconti bonsai. (Mi piace anche come li hai chiamati). L’errore che avrei fatto io sarebbe stato sicuramente quello di inserire dei dettagli su spazio e, soprattutto, gestualità. Ma in effetti non servono, perché queste 300 parole sono sufficienti (almeno per me) a catapultarci in quel commissariato. Cioè siamo lì al tavolo. Tutto credibile, e bello bello il finale :D

    • Daniele Imperi
      giovedì, 24 Marzo 2022 alle 8:26 Rispondi

      Grazie :)
      Questo racconto è però più lungo di 300 parole, è quasi il triplo.
      I dettagli qui non servono perché è solo dialogo, quindi diciamo che la sintesi è d’obbligo.

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