I servizi base di una casa editrice

Cosa deve garantire un editore agli autori?

I servizi base di una casa editrice

Le nuove case editrici che nascono sono spesso le solite aziende che offrono servizi editoriali agli autori, gli stessi offerti dalle tipografie.

Un editore tradizionale fa tutto il necessario per portare il libro in libreria, pagandoti.
Bob Mayer, autore di bestseller NYT

In questa semplice frase, che ho voluto usare come citazione iniziale dell’articolo, è riassunta l’essenza dell’editoria. Tutto il resto non può esser chiamato semplicemente con il termine editoria, ma deve avere un nome appropriato.

Voglio usare un’altra citazione che spiega bene il concetto di editoria:

La pubblicazione tradizionale di libri è quando un editore offre all’autore un contratto e, a sua volta, stampa, pubblica e vende il tuo libro attraverso librai e altri rivenditori. L’editore essenzialmente acquista il diritto di pubblicare il tuo libro e ti paga le royalty dalle vendite.
«Writers Digest Shop»

Entrambe le citazioni fanno capire benissimo, senza giri di parole, che nell’editoria l’autore non deve pagare nulla.

  • Acquistare un dominio per il sito del libro a sue spese è una scelta dell’autore (come ho fatto io).
  • Acquistare un certo numero di copie al 30% di sconto, per regalarle o farci quel che vuole, è una scelta dell’autore.
  • Acquistare spazi pubblicitari su Facebook per diffondere il libro è una scelta dell’autore.

In breve, l’autore sceglie di partecipare alla promozione del proprio libro, ma non può essere obbligato a farlo, se la promozione comporta dei costi da sostenere.

Una nuova editoria… cioè l’editoria a pagamento

Ogni tanto mi capita di trovare nuove case editrici online, che si vendono come qualcosa di nuovo nel mercato editoriale italiano, l’editoria che mancava, che tutti aspettavamo, trepidanti.

Questa nuova editoria è invece la solita solfa: è l’editoria a pagamento. Ma attenzione: nessuno di questi nuovi editori del terzo millennio, del Secolo delle Scemenze, come amo definirlo io, nessuno di questi editori si dichiara a pagamento.

Semplicemente maschera la sua vera natura – che è quella della classica tipografia – con una serie di servizi aggiuntivi offerti all’autore, previo pagamento per un certo numero di copie da stampare:

  • Codice ISBN
  • Copertina
  • Ebook
  • Inserimento nelle librerie online

Posso pubblicare un libro, oggi, senza codice ISBN, senza copertina, senza farlo vendere online e senza nemmeno avere l’edizione in ebook? Certo che posso farlo, a patto di non venderne neanche una copia.

Stampatevi a fuoco questo dogma:

Non esiste l’editoria a pagamento, esiste la tipografia tradizionale.

L’acquisto di qualche decina di copie del libro

Come mascherare l’editoria a pagamento

Ci sono poi alcuni editori che chiedono espressamente all’autore di acquistare magari 50 copie del proprio libro, al 30% del prezzo di copertina. Conviene all’autore sostenere una spesa del genere?

Facciamo subito qualche calcolo, col sottoscritto come cavia:

Il mio libro sul blogging, per esempio, costa 12,50 euro, che al 30% di sconto fa 8,75 euro, che moltiplicato per 50 fa 437,50 euro.

A quanto posso rivendere queste 50 copie per guadagnarci qualcosa? Su Amazon, IBS e altre librerie online costa 10,62 euro, perché è venduto come al solito al 15% di sconto.

Non posso venderlo a un prezzo maggiore, quindi. Devo venderlo per forza a 10,62 euro, guadagnando 1,87 euro a copia. Ma – perché c’è sempre un ma – Amazon, se hai Prime, te lo spedisce gratis e se non hai Prime, puoi ritirarlo all’ufficio postale, senza pagare alcuna spesa di spedizione. IBS e La Feltrinelli te lo spediscono gratis con ritiro al negozio.

Io non posso battere questi colossi, né posso spedire gratis, perché la spedizione tracciabile con piego libri mi costa 5 euro fra imballo e costi del servizio. Totale: 15,62 euro, cioè un prezzo superiore a quello di copertina.

Se anche riuscissi a vendere le 50 copie al prezzo di Amazon – non saprei come, porta a porta? – dovrei sudare chissà quanto per un guadagno finale di 90 euro (senza ovviamente spendere nulla). Mi conviene?

Stampatevi a fuoco quest’altro dogma:

L’acquisto di decine di copie del libro conviene all’editore, ma non certo all’autore.

I servizi base di una casa editrice

Una casa editrice è un’impresa che produce un bene materiale, il libro. Per produrre quel bene deve garantire una serie di servizi all’autore, che rappresenta l’ideatore di questo bene.

Qui l’arte va a farsi friggere, ma i libri si vendono, non cadono dal cielo come la manna. E soprattutto costa produrli.

Bisogna però essere più precisi: i servizi base della casa editrice sono offerti indirettamente all’autore – nel senso che anche l’autore ne beneficia – ma direttamente al libro stesso, cioè al bene materiale da mettere in vendita.

I servizi base della casa editrice rappresentano una serie di operazioni che trasformano l’idea dell’autore, anzi il bene materiale grezzo che ha creato l’autore (se vogliamo chiamare così il manoscritto), in un prodotto commerciabile:

  • Editing
  • Correzione delle bozze finale
  • Copertina
  • Codice ISBN
  • Edizione in ebook
  • Stampa
  • Inserimento nel catalogo della casa editrice
  • Inserimento del libro nei negozi online
  • Distribuzione del libro nelle librerie d’Italia
  • Promozione del libro
  • Ecc.

Tutto questo una casa editrice deve garantire all’autore, perché è ciò che serve per vendere il bene materiale che è il libro.

Cosa deve garantire un editore agli autori, secondo voi? Avete ottenuto tutto questo pubblicando con una casa editrice?

40 Commenti

  1. Nuccio
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 9:19 Rispondi

    Vero. Però, anche a pagamento devi conoscere, se non vuoi essere ripulito di tutto. Insomma devi fare parte di un gruppetto che ti presenti all’editore. Ti togli lo sfizio e poi dimentichi. E continui a cavalcare le tue vie, per te e per te soltanto. Il resto: alla malora! :)

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:21 Rispondi

      Non credo, perché pubblicare a pagamento significa rivolgersi a un tipografo, in pratica, quindi è tutto guadagno per la “casa editrice”, no?

  2. Ferruccio Gianola
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 9:58 Rispondi

    Ho collaborato un paio di annetti con una casa editrice. Aveva tutte le voci (tranne la distribuzione articolata nelle librerie d’Italia) che illustri ma la tipologia editoriale trattata non aveva molti margini di mercato, questo era il problema principale.

    • Nuccio
      giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 12:06 Rispondi

      Problema di tutti, specie della piccola editoria

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:22 Rispondi

      A me piacerebbe collaborare con una casa editrice, scrivere prefazioni, correggere bozze, ecc.
      Di sicuro il tipo di libri da pubblicare devono avere mercato, altrimenti non vendi.

  3. Angelo Marotta
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 10:03 Rispondi

    Hai perfettamente ragione. Purtroppo “le case editrici” nascono come funghi… ti preparano il contratto e ti chiedono di comprare 50/100 copie del tuo stesso libro.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:23 Rispondi

      Sì, ogni tanto ecco che nasce una nuova casa editrice, come se ce ne fossero poche in giro…

  4. Marco Benedet
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 10:05 Rispondi

    Un editore dovrebbe garantire di fare l’editore e non il venditore di sogni. Non credo esista un solo editore al mondo che accetterebbe un contratto su un’idea di un autore. Perchè invece continuano ad esistere gli autori accettano contratti capestro offerti da pseudo editori? Per ego o per ignoranza? Io credo per entrambi. Anni fa quando firmai il mio primo contratto dalla casa editrice (per sola fortuna) non ricevetti la lista delle cose da pagare, ma neanche un solo euro di riconoscimento. Le motivazioni furono varie. Con il secondo contratto (casa editrice diversa) ricevetti solo promesse che “stranamente” non potevano essere messe per iscritto sul contratto e che poi solo tali si rivelarono.
    Da qualche anno pubblico da solo, ma ora sono arrivato al punto di sentire la necessità della collaborazione con una casa editrice professionale e seria per far evolvere, maturare oltre le mie possibilità quel che scrivo. Purtroppo guardandomi attorno trovo solo lustrini colorati e botole aperte.
    Io credo che l’odierna situazione poco professionale di molta dell’editoria italiana sia la causa della crisi dell’editoria stessa.
    Daniele, tu tempo fa hai pubblicato un interessante post sugli editori, sul cosa cercano etc Perché, con le tue capacità di analisi e logica sintesi, fai un post su quello che gli autori cercano in un editore. Con il tuo blog non avrai difficoltà a ricevere il parere di molti autori. Ne uscirebbe un’istantanea della situazione a mio avviso molto utile agli editori. Quelli con gli occhi aperti.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:26 Rispondi

      Perché, per rispondere alla prima domanda, c’è tanta voglia e fretta di pubblicare.
      Grazie per il suggerimento, mi studio un articolo su cosa cercano gli autori. Bell’idea.

  5. Bonaventura Di Bello
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 14:53 Rispondi

    Manca un paragrafo, ovvero quello sulla differenza sostanziale fra un editore VERO e una “tipografia”: il fatto che il primo deve considerare l’opera degna di essere pubblicata a sue spese, ovvero di investirci, mentre il secondo pubblica qualsiasi cosa in quanto per lui è solo ed esclusivamente un guadagno (a spese dell’autore). Paragrafo, ovviamente, seguito da un’ulteriore frase da “marchiare a fuoco”. Scusami per la precisazione, ma la ritenevo doverosa visto l’argomento, e visto il tipo di autori “corteggiati” da questi pseudo-editori di cui si parla nell’articolo…

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:27 Rispondi

      Il paragrafo ha una sua logica, ma è anche sottinteso che una tipografia pubblichi qualsiasi cosa capiti. Magari ne parlerò nell’articolo suggerito da Marco qui sopra.

  6. Grazia Gironella
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 22:53 Rispondi

    Gli elementi li hai già nominati tutti. Li ho ricevuti, con il mio piccolo editore, prima di autopubblicare? Solo in parte. L’editing a mio parere era di bassa qualità, la promozione scarsa se non assente. Il fatto è che non sempre sai cosa l’editore stia facendo per te. Quando ho chiesto quali metodi promozionali fossero stati usati, la risposta è stata vaga: presenza alle fiere, non si sa quali, ma non avrei potuto andare a quella successiva, nemmeno a mie spese. Prima, quando avevo provato a definire la promozione già sul contratto (alcuni lo consigliano), mi ero sentita dire che a quel punto non ci sarebbe stato nessun contratto. L’ebook non si poteva avere, perché sarebbe stato un modo per agevolare la pirateria. Quindi dico: non ho dovuto pagare nulla – non lo avrei mai fatto – ma a parte questo, c’è poco da stare allegri.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:29 Rispondi

      Hai ragione, non sempre puoi scoprire cosa fa una casa editrice per il tuo libro. Per esempio dovrebbe farti sapere se ha spedito copie a giornali e personaggi influenti.
      Andare a una fiera è un costo per l’autore, anche se sta nella sua città.
      Per il resto concordo.

      • Laura
        martedì, 8 Marzo 2022 alle 14:12 Rispondi

        Mi è stato chiesto un contributo minimo per pubblicare 10 mie poesie; ho partecipato ad un bando e si dicono interessati, parlano di ebook, fiere, librerie.. ma è normale che io debba pagare? Sei copie saranno mie..boh..

        • Daniele Imperi
          martedì, 8 Marzo 2022 alle 14:57 Rispondi

          Ciao Laura, benvenuta nel blog. No, non è normale. L’autore non deve pagare nulla per pubblicare con una casa editrice. L’unica cosa che paga sono le copie che richiede, se le richiede. Nel bando non dicevano nulla in proposito?

  7. von Moltke
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 22:54 Rispondi

    Ce n’è persino una che, per mascherare il fatto dell’editoria a pagamento, chiedeva di promuovere il libro facendolo comprare a conoscenti e amici e parenti sino ad un limite di non so più quante centinaia di copie, raggiunte le quali avrebbero stampato e venduto loro. Ma ci tenevano a dire che erano contrarie all’acquisto da parte dell’autore, eh!

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:30 Rispondi

      Uno dei metodi più sbagliati per vendere e promuovere un libro è proprio farlo comprare a conoscenti e amici e parenti, secondo me.

  8. Elisa Baricchi
    giovedì, 5 Dicembre 2019 alle 23:24 Rispondi

    Case editrici serie ce ne sono, ma spendono poco in autopubblicità, le tipografie in maschera, hanno decisamente più soldi, chissà perché? Comunque una buona piattaforma di pareri è il forum di Writer’s Dream, una piattaforma italiana in cui ci scambiano pareri sulle varie CE.
    Di solito, se una CE vi contatta e vi propone subito un contratto, è perché è disposta a pubblicarvi anche il quaderno dei temi delle elementari.
    Le grandi CE si occupano poco di emergenti, le piccole possono arrivare quasi solo agli emergenti; ma possono pubblicare pochi testi l’anno, quindi selezionano parecchio anche loro.
    Posso aggiungere un dato, in base alla mia esperienza: nel calcolo fatto nell’articolo, il prezzo che Daniele pagherebbe per acquistare a “prezzo agevolato” le sue 50 copie, copre all’incirca la stampa di 500 copie di un libro da 250-300 pagine.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 8:33 Rispondi

      Conosco Writer’s Dream, mette in chiaro gli editori a pagamento, quelli veri e quelli che chiamano a doppio binario.
      Giusta l’ultima riflessione che fai: non avevo considerato la lunghezza del libro. Se il mio è di 700 pagine, per esempio, ecco che il numero di copie da acquistare sale…

    • Wolf Graham
      mercoledì, 17 Febbraio 2021 alle 17:02 Rispondi

      Tutti partite sul presupposto che NON ESISTE LA CASA EDITRICE SERIA SE È A PAGAMENTO!
      Sono un editore INDIPENDENTE (Non italiano e quindi con regole editoriali differenti per il settore).
      Ebbene io vengo definito una CE a doppio binario in quanto Quando faccio i concorso per scegliere dei manoscritti non faccio pagare nulla della pubblicazione del manoscritto e l’autore non ha obbligo di acquisto… anzi diamo a lui due copie in omaggio e, solo in caso lui ne voglia delle copie, non gli vengono date a costo agevolato ma al puro costo di stampa.
      Premetto che la nostra prima tiratura NON SONO 500 copie in quanto essendo IN WORLDWIDE DISTRIBUTION in fisico abbiamo 17.000 contratti in essere e stampiamo per coprire questi contratti 25.000 copie che finiscono su scaffali di Blackwell’s (UK), Waterstone’s (UK), Barnes & Noble (USA), Robertson & Angus (AU), ecc. Vi assicuro che per una casa INDIPENDENTE, non è poco dato che si deve richiedere l’approvazione di un loan ogni volta nella speranza che rientri, in quanto ne lo stato ne i privati (a meno che non si riesca a fare bingo con un crowdfunding da coprirne le spese) sborsano soldi, i Trust poi li danno solo a Penguin & Co.
      Purtroppo però ci sono, se si vuole sopravvivere e far accettare sempre parte dei finanziamenti di migliaia di sterline (che dopo vi faccio solo un semplice esempio), delle volte che siamo costretti a far pagare una piccola fee che copre alcune spese essenziali.
      La tiratura del servizio a pagamento è la stessa, i servizi sono uguali la qualità sempre eccellente e questo lo possono dire i nostri autori, non esiste obbligo di acquisto e diamo sempre le due copie free e, sull’acquisto non cambia nulla sempre costo di stampa NON RICARICATO.
      Una cosa in più c’è in realtà… che anche se uno paga se il manoscritto fa sch…o non lo pubblico nemmeno per £100,000.00 Qua come indipendenti dobbiamo per forza di cose far pagare alcune pubblicazioni in quanto il fisco funziona diversamente, non possiamo sempre mettere il nostro privato per far rientrare i soldi, poi noi siamo una casa editrice nuova e sotto le regole dettate dal CDA governativo.
      Non vedo tutta la cattiveria che riversate contro quelle case editrici serie con contratti seri e NON CAPESTRI che in Italia ne fate molti (Ho motivo di dire questo perché ho dovuto far intervenire i nostri legali per risolvere controversie con nostri autori che sono stati truffati).
      Non capisco che dovete dire e DOGMATIZZARE che non si è una casa editrice se ti fai pagare!

      Certo ricorrete tutti a free e poi piangete che non avete servizi oppure che poi non vi vengono restituite le royalties.
      Po non comprendo nemmeno la questione dei costi come vedo in alcune risposte…

      A noi un libro (e vi assicuro che Mondadori fa C…re e anche altri sono qualitativamente scadenti come carta e rilegature) di 395pg in Hardcover costa produrlo £13.00 secondo voi dato che il distributore pretende il 60% del prezzo di cover quanto dovrei metterlo in vendita? Per la distribuzione in Italia lascio stare che Mondadori e Feltrinelli mi chiede il 75% / 80%.
      La casa editrice poi cosa fa deve vivere d’aria? Ma dai per cortesia… se tu vai dal fabbro e gli chiedi un cancello che tu hai disegnato e lo vuoi mettere in commercio… lui te lo fa pagare il lavoro di primo assemblaggio, per l’editore equivale a dire un editing approfondito e quando dico approfondito vuol dire anche rileggere e rielaborare il testo anche 7/10 volte fin che non risulta fluido alla lettura, non presenti refusi (purtroppo qualche cosa salta sempre fuori) e tanto meno abbia cadute di stile. poi se ci sono delle tavole illustrate il grafico un minimo va retribuito cosa che solitamente da noi una parte la retribuisce l’editore (la più alta) e l’altra l’autore (la più bassa) per non parlare di molte altre cose correlate che andrebbero pagate. Sapete che un editore paga un tot a titolo per esporre e al giorno? Diciamo intorno alle £ 250.00 e viene concesso un metro quadro se vuoi di più il costo sale vertiginosamente.
      Ritornando alla tiratura 25,000 x £ 13.00 = £325,000.00 di loan, secondo voi come INDIPENDENTI abbiamo l’albero dei soldi?
      Se gli autori non si muovono per auto presentarsi oltre alla nostra pubblicità pensate che rientrino e ci siano le vendite?
      NO!
      Sono 20 anni che lavoro nel settore editoriale, mi sono deciso di mettermi in proprio per non pubblicare titoli AMORFI e INUTILI e penso che non molto un piccolo compenso dopo mesi di lavoro o ore di lavoro un editore se lo meriti anche. Qua le case editrici ti pubblicano a partire da £3,500.00 in su, noi invece, arriviamo al massimo a £700.00 con una traduzione in Inglese e si aumenta di £200.00 con una traduzione in spagnolo Distribuiti MONDIALMENTE. Siamo ladri?
      Bah… io non lavoro gratis, se voi lo volete fare e trovate chi lo fa siete fortunati, ma attenti al vostro manoscritto in che mano va a finire e se realmente la distribuzione non sia solo online o solo nel paesello dove abitate.
      Tutto ha un costo.
      Come tutti vanno RISPETTATI!

      P.S.
      Quando parlo di soldi io mi riferisco solo ed esclusivamente alle sterline e la virgola nelle sterline sta come il punto nell’euro per le migliaia.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 18 Febbraio 2021 alle 8:53 Rispondi

        Se fate pagare gli autori, allora siete una casa editrice a pagamento.
        Non spetta all’autore pagare, se deve essere pubblicato da una casa editrice. Paga se vuole autopubblicarsi.
        Stai comunque generalizzando: non tutti gli editori non pagano i diritti.
        I libri di Mondadori non fanno c…re come dici, ne ho tanti e rilegature e copertine sono professionali.
        La casa editrice deve vivere vendendo libri, non facendo pagare gli autori.
        Il paragone col fabbro non c’entra nulla. L’editing spetta alla casa editrice. Il fabbro realizza il cancello e quindi è ovvio che debba essere pagato. L’editore invece si fa pagare dall’autore e dai lettori? Non regge.
        Quali sono tutte queste altre cose che dovrebbe pagare un autore?
        Se un autore paga 3,500 sterline per farsi pubblicare, ma quando mai riesce a rifarsi di tutti quei soldi?

  9. Mala Spina
    venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 16:17 Rispondi

    L’acquisto di copie da parte dello scrittore conviene solo se ti fanno un bello sconto (e con i miei editori arrivo al 50% per un ordine di 100 copie) ma soprattutto vale la pena solo se c’è un motivo.
    Acquistare 10 copie e basta ti serve solo se vuoi regalarli a Natale, ma se hai intenzione di fare presentazioni o meglio ancora fiere di settore… allora con una bella quantità aumentano gli sconti.
    Quando arrivi a pagare 5 euro per un libro che vendi a 10 la cosa inizia a diventare divertente.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 16:52 Rispondi

      Il 50% di sconto già è meglio, ma 100 copie sono tante da vendere. Se pubblichi con un editore, non spetta a te fare presentazioni e essere presente nelle fiere.

      • Mala Spina
        venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 17:25 Rispondi

        Sono le quantità consistenti che invogliano a farti lo sconto (in genere).
        Ovviamente parlo per chi, come me, si diverte un sacco ad andare alle fiere per vendere :-)
        Se deve essere una sofferenza… no! Lascia perdere!
        Per rendere l’idea: nonostante uno dei miei editori venda a carrettate durante le manifestazioni (visto più volte con i miei occhi) mi piace lo stesso andare ogni tanto per conto mio. Così, insieme ai miei libri autopubblicati che stampo da sola, porto anche quelli pubblicati da case editrici.
        100 copie possono essere tante o poche, dipende da te, dall’interesse che c’è intorno, dalla fiera, dal caso.

  10. Daniele Imperi
    venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 17:38 Rispondi

    Le fiere però non sono gratis, neanche per l’autore. Quindi alla fine dov’è il guadagno?
    Ma, ripeto, pubblicando con un editore, che comunque partecipa alle fiere del libro, non ha senso che l’autore compri 100 copie da vendere alle fiere…
    Se invece vai a fiere in cui non partecipa l’editore, resta però il costo della postazione…

    • Mala Spina
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 18:01 Rispondi

      Ti dicevo infatti che ha senso se compri i libri e vai alle fiere/presentazioni perché semplicemente ti piace. Se poi ci guadagni qualcosa… meglio che mai.
      Non esiste un editore che partecipi a tutte-tutte le fiere. Nemmeno Mondadori.
      Rimangono fuori tante fiere che a te possono costare il giusto e l’onesto e dove ti puoi ritagliare uno spazio. Per esempio, quello che scrivo va benone alle fiere dei comics. A volte ci sono perfino postazioni gratuite o a basso costo, oppure nelle fiere più grosse ci si mette insieme e si divide le spese dello stand. Per esempio all’ultima manifestazione libresca (in un paesino con paca gente) non mi hanno fatto pagare nulla e alla fine ho venduto quasi 20 copie.
      Sinceramente non saprei proprio cosa consigliarti per il manuale sul blog… è un tipo di mercato che non conosco. L’unico problema che vedo nel tuo caso è che bisogna capire il tipo di manifestazione più adatto.

      • Daniele Imperi
        venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 18:08 Rispondi

        Ma se non ci guadagno, anzi ci vado in perdita, che senso ha andarci? :)
        Il costo giusto e onesto qual è? Intanto deve essere nella mia città, altrimenti fra viaggio, vitto e alloggio se ne vanno centinaia di euro…
        Postazioni gratuite so che ci sono alla fiera del fumetto di Roma, per le fanzine. Ovviamente relegate in punti periferici.
        Il manuale sul blog non credo che venda alle fiere. E davvero non saprei in che tipo di manifestazione possa andar bene. Ma comunque io non sono un venditore, quindi il problema per me non si pone :)

        • Mala Spina
          venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 18:23 Rispondi

          In realtà il guadagno c’entra solo in parte. Il bello sta soprattutto nell’incontrare i lettori, farci due chiacchiere, sentire cosa ne pensano delle tue idee, parlare delle tue storie a gente che ha gusti simili ai tuoi.
          Per questo ti dico che se vai in perdita non è un fallimento. Molti editori partecipano alle fiere solo per farsi conoscere e ci rimettono soldi.
          Se ti diverti tu, le vendite vengono da sole ma devi mettere da parte la tua misantropia.
          Sul tipo di eventi adatto a te… eh! questo è più difficile. :-(

  11. Mala Spina
    venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 17:50 Rispondi

    A scanso di equivoci, preciso che non sto parlando di acquisti obbligatori. Quello è un altro discorso.
    In ogni contratto deve essere sempre prevista la possibilità da parte dell’autore di acquistare copie con un certo sconto.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 6 Dicembre 2019 alle 18:04 Rispondi

      Sì, neanche io parlavo di acquisti obbligatori, nel nostro caso. E ovviamente va specificato lo sconto nel contratto. Nel mio c’è.

  12. Barbara
    sabato, 7 Dicembre 2019 alle 9:39 Rispondi

    Io comincio a pensare che il problema dell’editoria a pagamento non è che sia sconosciuta agli esordienti, ma che sia sconosciuta anche ai lettori. Tutte le volte che mi chiedono quando pubblicherò un romanzo e rispondo facendo una panoramica veloce dell’editoria italiana, compresi gli intrighi dell’editoria a pagamento, la risposta convinta è “Ma è normale pagare per pubblicare il primo libro, no?”
    No, non è normale!! :(

    • Daniele Imperi
      sabato, 7 Dicembre 2019 alle 10:35 Rispondi

      Chissà dove hanno preso quest’informazione… Perché poi dovrebbe essere normale per pubblicare il primo libro non s’è capito.

  13. Corrado S. Magro
    mercoledì, 11 Dicembre 2019 alle 17:09 Rispondi

    Arrivo finalmente a partecipare. Sono in linea per ciò che riguarda l’editoria a pagamento che è una presa per i fondelli. Ne ho fatto esperienza personalmente. Ci sono però aspetti diversi. Conosco una scrittrice di libri per ragazzi che ha deciso di autopubblicarsi lasciandosi stampare i testi. Attiva nell’ambiente (associazioni, circoli culturali ecc.), è stata adottata da diverse scuole, ha già piazzato un buon migliaio di copie in meno di due anni e continua a essere richiesta. Passo direttamente all’editing che dovrebbe essere gratis. D’accordo se si tratta di “scrittori”. Ma quanti lo sono? Essere scrittore significa conoscere “bene” la lingua nella quale scriviamo. In tal caso l’editing, essendo tributario anche della componente propria all’editore, è evidente che debba essere gratis. Oggi però molti stimano che adoperare la tastiera del computer è sufficiente per dirsi “scrittore”. Non parliamo di grammatica, sintassi e coniugazioni, termini per alienati. Non controllano lo scritto nemmeno con il programma di testo disponibile. Da nano-editore digitale (1000 volte più piccolo di micro), rispedisco tutto al mittente con preghiera di rivolgersi altrove o di farsi ripulire lo scritto (bisogna dire “opera”) se stimo l’argomento interessante. E sia detto, Il Manzoni prima d’inviare il suo all’editore, lo mandò a proprie spese ben sette volte (dico sette volte) a “lavarsi in Arno”. Io pubblico gratis e soltanto in formato digitale. Allo scrittore non addebito nulla e dopo avere recuperato dalle vendite 20 Euro per ogni formato (ne ho scelto solo due .epub e .pdf), gli accordo il 60% (sessanta per cento) sul netto venduto. A me rimane solo il 40 di tale netto tolti i pochi costi di transazione. Lettura, controllo, eliminazione dei refusi, formattazione, ISBN, pubblicità su google, sono operazioni a mie spese esclusive. Non solo, offro una trasparenza assoluta: L’autore può controllare ogni qualvolta che lo desideri, quanti hanno letto l’incipit del suo scritto e quanti lo hanno comprato. Secondo voi chiedo troppo se invito l’autore a essere attivo?
    Dimenticavo, nero su bianco non offro nessun hard né social DRM.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 11 Dicembre 2019 alle 17:20 Rispondi

      Fai bene a rispedire al mittente manoscritti pieni di errori grammaticali. Mi pare di aver letto nel sito di un editore la stessa cosa.
      L’autore deve essere attivo, certo – specialmente con questa condizioni – ma la promozione spetta comunque all’editore.

  14. marco lanzi
    lunedì, 1 Novembre 2021 alle 15:59 Rispondi

    Salve, come si fa a cercare una casa editrice seria?

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Novembre 2021 alle 8:14 Rispondi

      Ciao Marco, benvenuto nel blog.
      Definisci “seria” :)
      Quando cerco una casa editrice, per prima cosa ho letto alcuni suoi libri, per rendermi conto di come lavora e presenta i volumi. C’è anche il forum Writers’ Dream che pubblica recensioni sulle case editrici.

  15. marco lanzi
    martedì, 2 Novembre 2021 alle 8:52 Rispondi

    Ciao Daniele, seria nel senso che pensano loro a fare la pubblicità del mio libro oltre la pubblicazione

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Novembre 2021 alle 9:00 Rispondi

      Quando selezioni alcune possibili case editrici a cui spedire il manoscritto, vedi se ne parlano in quel forum che ti ho segnalato e leggi anche se c’è qualcosa scritto nel sito delle case editrici.

  16. marco lanzi
    martedì, 2 Novembre 2021 alle 9:08 Rispondi

    Grazie mille.

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