Si dice spesso che un quotidiano non abbia nulla a che vedere con un blog – e di certo è vero. Qualcuno sente perfino il bisogno di scrivere che il suo blog non è una testata giornalistica – se è un blog, non può esserlo.
Tuttavia, considerando il metodo di lavoro allʼinterno di un giornale, è possibile trovare alcune analogie. Anzi, dal momento che giornali e riviste funzionano da tempo quasi immemorabile, possiamo dire che queste analogie siano efficaci e funzionali.
Dunque, perché non applicarle al blogging? Io le applico da tempo e voi? Ma andiamo con ordine e analizziamo tutto ciò che il giornalismo può offrire a un blogger.
Indice
Creare un calendario editoriale
Quando ho frequentato la scuola del fumetto, al terzo anno abbiamo progettato una nostra rivista. Io, forse perché più “anziano”, ero il responsabile del comic book del mio gruppo, quello del fumetto umoristico.
Il docente ci aveva parlato del timone: in pratica è la pianificazione dei contenuti della rivista, uno schema che mostra, allʼinterno di una serie di rettangoli che simboleggiano altrettante pagine, cosa conterrà ogni pagina della rivista, dalla copertina alla quarta di copertina.
In un blog il timone giornalistico è il calendario editoriale: la pianificazione dei contenuti del blog, uno schema che riporta, per ogni giorno di pubblicazione, lʼarticolo da scrivere.
È facile intuire quanto sia importante per un quotidiano e una rivista il timone: sono pubblicazioni caratterizzate da un numero fisso di contenuti, quindi il timone permette di tenere sotto controllo la produzione di ogni contenuto, la creazione di ogni pagina, ed evitare buchi.
A me capitò che un disegnatore abbandonò il progetto, dopo aver “prenotato” dieci pagine della rivista. Che fare? Una disegnatrice allungò la sua storia di altre due tavole, un docente ci diede due sue storie per un totale di 4 pagine, io intervistai un fumettista guadagnando altre tre pagine e inserii una mia poesia umoristica.
Che cosa imparare da questa avventura? Un blogger è il direttore responsabile del suo blog e deve riuscire a colmare eventuali buchi nel calendario editoriale.
Scrivere titoli accattivanti
In edicola si combatte una battaglia ogni giorno: una battaglia a suon di titoli. Ma cʼè altro modo per attirare lʼattenzione dei lettori? Ricordate gli strilloni di un tempo? No, siamo troppo giovani per avere ricordi del genere. Erano ragazzi, più spesso bambini, che vendevano giornali per strada urlando i titoli degli articoli.
Notate qualcosa di familiare? No? Ok, ve la faccio notare io: un blogger pubblicizza il suo blog nella rete urlando i titoli dei post. Non fa davvero altro: è quello lo scopo del titolo accattivante.
Molti lettori sono stanchi di leggere i soliti titoli magnetici nei blog, titoli che promettono questo e quello e poi magari deludono le loro aspettative. Hanno senzʼaltro ragione, anche a me è capitato di leggere uno di quei titoli e restare poi deluso.
Il titolo di un post è una promessa: deve promettere al lettore che parlerà davvero di quellʼargomento, ma soprattutto che gli fornirà tutte le informazioni necessarie, che risolverà il problema che si ripromette di risolvere. Titolo e contenuto del post sono legati, contestuali, il primo annuncia, il secondo sviluppa.
Studiate i titoli dei vostri post come un giornalista studia quelli dei suoi articoli.
Rispettare la regola delle 5W+1H
Quando si scrive una notizia, bisogna comunicare al lettore tutte le informazioni possibili, altrimenti la notizia non è completa. I giornalisti seguono quindi una regola, che poi è stata usata anche in altri ambiti, come nei comunicati stampa, ma è utile anche in narrativa.
La regola delle W, a cui qualcuno ha affiancato unʼH, ci permette di rispondere a una serie di domande mirate:
- Who: chi è il protagonista del fatto?
- What: cosa è successo?
- When: quando si è verificato il fatto?
- Where: dove è avvenuto?
- Why: perché è accaduto quel fatto?
- How: come si sono svolti gli eventi?
Leggendo una qualsiasi notizia, possiamo riconoscere questo schema. La regola delle cinque W inquadra lʼevento in un preciso contesto geografico, temporale, umano e sociale.
Allo stesso modo nel blogging seguiamo questa regola, ma reinterpretandola. In questo post le domande a cui ho risposto sono state:
- Chi è il protagonista del mio post? Il blogger.
- Cosa voglio trattare? Lʼutilità del giornalismo nel blogging.
- Quando scadrà il mio articolo? È un contenuto evergreen, quindi sempre valido.
- Dove pubblico il mio contenuto? Nel mio blog.
- Perché scrivo questo post? Per rafforzare alcuni concetti che reputo importanti nel blogging.
- Come svilupperò il post? Facendo un raffronto con il giornalismo.
Scrivere in modo chiaro e conciso
Un quotidiano e una rivista hanno uno spazio limitato, deciso a priori per esigenze editoriali. Lo stesso discorso vale per il fumetto in serie: ogni albo ha un suo numero preciso di pagine.
Che cosa comporta questo? Nei quotidiani e nelle riviste qualsiasi argomento va scritto entro un numero massimo di caratteri, in funzione della rubrica. Il motivo è semplice: non si possono stampare più pagine di quelle preventivate.
Il compito di un giornalista è scrivere un articolo usando il minor numero possibile di parole. È dire senza dilungarsi. È tagliare il tagliabile, mantenendo la completezza dellʼinformazione.
Essere concisi non significa scrivere articoli brevi, ma scrivere articoli completi senza allungare il brodo, senza inserire contenuti che non siano utili al lettore. Se abbiamo bisogno di duemila parole, usiamole, ma che siano duemila parole utili.
Nel blogging non possiamo concederci il lusso di essere grafomani. Online la lettura è veloce, spesso il lettore fa una scansione della pagina, non una vera lettura, la rete impone mille distrazioni.
È quindi fondamentale mantenere viva lʼattenzione del pubblico nei nostri post, creando agganci che stuzzichino la sua curiosità e strutturando il post per facilitarne la lettura.
Velocizzare la scrittura
Ho sempre avuto lʼidea che la redazione di quotidiani e riviste sia un ambiente frenetico. Un un quotidiano ancora di più, perché ciò che esce domani va deciso, scritto e impaginato oggi.
Ma cʼè anche un altro fatto che impone questa frenesia: la corsa alla notizia, arrivare prima degli altri, cogliere lʼattimo e sfruttarlo. Se in amore vince chi fugge, nel giornalismo vince chi arriva prima.
La frenesia impone a sua volta velocità di scrittura. In pochissimo tempo vanno raccolte le informazioni, va scritta e revisionata la notizia, approvata dal direttore e mandata in pubblicazione.
Nel blogging non accade forse lo stesso? È vero che non sempre dobbiamo cogliere al volo unʼopportunità – dipende però dal tipo di blog – ma è altrettanto vero che, se pubblichiamo ogni giorno o comunque almeno 3 volte a settimana, abbiamo poco tempo, tolto il lavoro e la vita privata, per decidere un argomento, scriverlo, revisionare il post e metterlo in pubblicazione.
Ricercare fonti e documentarsi
Ognuno di noi ha visto almeno un film in cui un giornalista esce dalla sua redazione e intervista e indaga per avere materiale con cui scrivere la notizia. È la ricerca delle fonti, è la documentazione che sta alla base di qualsiasi scritto.
Un quotidiano e una rivista sanno che il lettore si aspetta veridicità dalle informazioni pubblicate, sta leggendo per informarsi, per aumentare la propria cultura. Scrivere un articolo va quindi oltre il puro processo creativo e tecnico.
Quando scrivo un post, il tempo maggiore è speso per pianificare e documentarmi. Se riporto un concetto, se cito una fonte, vado sempre a verificarla e questo lavoro comporta a volte anche qualche ora.
Consulto spesso i dizionari per assicurarmi di aver usato il termine giusto, sfoglio libri e anteprime su Amazon per accertarmi di aver usato le esatte parole di un autore, controllo le traduzioni, i titoli di libri e film citati, ecc.
Il lavoro del blogger, alla fine, non è molto dissimile da quello del giornalista che indaga.
Creare contenuti validi
Perché la gente si abbona a un quotidiano o a una rivista? Perché sa che troverà ciò che cerca. Quando si crea il timone, si vagliano le varie possibilità, si scelgono i contenuti.
Un tempo ero abbonato al National Geographic. Già dal secondo numero letto ne potevo riconoscere lo schema. Ogni rubrica era curata nei dettagli. Io, il lettore, sapevo che ogni rubrica mi avrebbe dato ciò che cercavo.
Ovviamente non ero interessato a tutte, scartavo a priori gli articoli sulle città e divoravo quelli sugli animali e la natura in generale o gli spazi stellari. Non ho abbandonato il National Geographic perché non ho più trovato contenuti validi, ma per lʼeccessiva pubblicità.
Per me la difficoltà maggiore di scrivere nel blog è trovate argomenti validi. Che cosa è un contenuto valido? È un contenuto che non trovate altrove o che altrove non è trattato come da me. Che ci riesca o meno non sta a me dirlo, ma se le visite al blog e i lettori aumentano, allora qualcosa dovrà pur significare.
Pubblicare contenuti periodici
Quotidiani e riviste sono anche chiamati periodici. Il perché è semplice: pubblicano periodicamente. Non possono fare altrimenti, perché sono in pratica aziende, quindi devono sopravvivere e lo fanno creando contenuti.
Agire diversamente significa fallire e chiudere bottega, licenziare tutti e cercare un altro lavoro.
Un blog pubblica contenuti periodici. Deve farlo, se non vuole perdere lettori e anche “considerazione” agli occhi dei motori di ricerca. Quando ho abbandonato i miei blog, il primo problema che ho riscontrato è stato la diminuzione di viste al giorno e la riduzione di iscritti alla newsletter.
Su Penna blu è avvenuto il contrario: nonostante non abbia più pubblicato tutti i giorni, ma solo quattro a settimana, le visite sono gradualmente aumentate e anche gli iscritti alla newsletter.
Avere autorevolezza
Prima ho parlato del National Geographic, rivista che fa subito pensare alla natura. Ma potrei fare anche il nome del New York Times e di tanti altri quotidiani italiani e stranieri. Sono nomi diventati famosi da decenni, alcuni da oltre un secolo.
Sono quotidiani e riviste accreditati. Il pubblico si fida di quei giornali, perché sono diventati grandi grazie al lavoro dei loro giornalisti. Sono giornali autorevoli.
Si parla di autorevolezza anche nel blogging: siamo portati a seguire blog che reputiamo credibili, validi nelle informazioni che pubblicano, affidabili. È il blogger stesso a ispirarci fiducia, una fiducia conquistata a forza di contenuti e frequentazione.
Nessun blog diventa autorevole dopo il primo post, come nessun giornale o rivista lo diventa al suo primo numero. Per diventarlo occorrono tempo e sudore. E contenuti, ovviamente.
Seguire linee guida editoriali
Riuscite a immaginare un quotidiano schierato politicamente che pubblica articoli a favore del partito avverso? No, ci mancherebbe. Questo è un caso estremo, ma rende bene lʼidea di linee guida editoriali: rappresentano la politica del giornale.
Anche una rivista scientifica o letteraria ha le sue regole, se vogliamo chiamarle così. Ma lo sono, alla fine, perché restringono in un certo senso il campo di azione dei giornalisti e degli argomenti trattati e stabiliscono i rapporti coi lettori e la stampa.
Ogni blog ha le sue linee guida editoriali. Qualcuno le ha rigide, come forse Penna blu, qualcun altro no. Ma tutti hanno regole personali sulla creazione dei contenuti e sui rapporti coi loro lettori.
In blog aziendali queste linee guida sono ancor più necessarie, perché in gioco ci sono appunto la credibilità dellʼazienda e la sua reputazione online.
Il giornalismo vi insegna qualcosa?
Siete dʼaccordo con la mia analisi? Dalla vostra esperienza di lettori di giornali e riviste potete aggiungere qualcosa di utile al blogging?
Salvatore
Sempre più spesso i quotidiani e i periodici – soprattutto i secondi – gestiscono la loro pubblicazione web come fosse un blog. Basta guardare Panorama nell’ultimo anno, ma non è un caso circoscritto. Quindi delle similitudini ci sono, tanto da spingere come dicevi diversi blogger a scrivere “questa non è una testata giornalistica, perché non viene aggiornata con periodicità”. Evidentemente questa cosa della periodicità, nei termini di legge, ha una importanza più pressante rispetto ai contenuti, o ad altri elementi che possono distinguere le due cose.
La regola delle 5W+1H la vedo più complicata da realizzare per un blogger, ma probabilmente dipende molto dall’argomento di cui si scrive. Per quanto riguarda la programmazione, io programmo da una settimana all’altra e sono sempre in anticipo di tre articoli, ma non uso un calendario editoriale. Limiterebbe troppo la mia creatività. Inoltre il blogging fatto bene, fatto come dici tu, diventa un vero e proprio lavoro. Non so in quanti possano permettersi di stargli dietro. Io arranco e sono molto disciplinato, pensa se non lo fossi…
Per il resto, condivido. La differenza fra un blog di successo e uno che non ha lettori, sta tutta in due elementi essenziali: contenuti di qualità; credibilità (leggi = reputazione) del blogger guadagnata sul campo.
Daniele Imperi
Su quella dicitura volevo interpellare un avvocato, perché non credo che la periodicità di un blog lo faccia trasformare in testata giornalistica.
Perché vedi difficile la regola delle 5W?
Il calendario editoriale non limita la creatività: ti fa solo mettere ordine nella pubblicazione. Io segno le idee, ma poi faccio come mi pare. La scorsa settimana erano già pronti e programmati i post per le due successive, ma poi ho fatto diversi spostamenti, cambiandone la data di uscita.
Salvatore
Perché non saprei come utilizzarle per parlare di scrittura come faccio io…
Sarebbe interessante un parere tecnico riguardo la dicitura. Servirebbe però un avvocato che sia “del mestiere”, perché quello che conosco io non sono sicuro che saprebbe rispondere. Non almeno senza dover consultare i suoi libri e questo, ahimè, è un costo…
Daniele Imperi
Ne avevo contattato uno più di un anno fa ma non ha risposto. Vedo se ne trovo un altro.
LiveALive
Anche da un punto di vista tecnico il giornalismo è utile: l’abc del suo stile (preferire la paratassi, essere semplici e chiari e precisi, evitare avverbi e aggettivi inutili…) è anche lo stile base della scrittura narrativa. Non a caso Hemingway si è formato anche come giornalista.
Le riviste letterarie non sono propriamente il “giornalismo” di cui si parla qua, ma il collegamento mi è venuto spontaneo, anche perché è argomento piuttosto importante: non solo ci sono qui saggi elevatissimi fondamentali per tenersi aggiornati sulle ultime pubblicazioni e tendenze critiche, ma la pubblicazione su tali riviste conta appunto a tutti gli effetti come “pubblicazione”, cosa importante non solo per professori universitari e ricercatori, ma anche per coloro che si devono laureare (partire con delle pubblicazioni è un vantaggio, a partire dal punteggio). Questa è la lista delle riviste di fascia A (quelle che contano, insomma, perché il controllo di qualità è a doppio cieco):
http://www.anvur.org/attachments/article/254/Area10_Classe_A_24_03.pdf
Daniele Imperi
Allo stesso modo il blogging è utile al giornalismo, ma magari ci tornerò con un post. Anche altri scrittori sono stati giornalisti.
MikiMoz
Ottimo post, Danielito!
Qualche mese fa ospitai un giornalista, se ricordi, per sentire l’opinione di chi non è blogger rispetto al blogging. Ne venne fuori che una delle principali differenze sta nell’interazione.
Ah, oggi quello stesso giornalista e il suo team cercano collaboratori per il loro magazine: passate da me a leggere se siete interessati.
Ora veniamo a noi, baby!
Come ti ho sempre detto, ho pensato al mio blog proprio come a un giornale (più che un quotidiano, una rivista) oppure a una rete televisiva. Quindi con articoli orizzontali e verticali.
Per me la carta è tutto, anche come concetto. Calendario editoriale e linee guida editoriali sono la base, ma ovviamente anche la scrittura stessa dell’articolo, con contenuti validi, chiari e veloci. C’è poi così tanta differenza tra un articolo di blog e uno giornalistico? Forse solo che l’ultimo deve passare prima in redazione
Moz-
Daniele Imperi
Grazie, Mozito

Mi ricordo del giornalista. L’interazione manca nel giornalismo.
Per quanto riguarda i contenuti orizzontali e verticali dipende dal tipo di blog: da te stanno bene entrambi, da me no.
In alcuni blog, multiautore ovviamente, anche i post devono passare prima in redazione
Giordana
Tutte grandi verità, ma in realtà quella da cui ho ancora tanto, tanto da imparare è la prima. Il calendario editoriale. Ci faccio i conti ogni giorno per lavoro, ma temo che sia impossibile riuscire a non scontrarmici anche sul blog
Daniele Imperi
Perché ti ci scontri? O, meglio, dove trovi maggiori difficoltà?
Marianna Montenero
Tutte regole utili che cercherò di mettere in pratica nell’intraprendere questo percorso. Ho cominciato appunto dal calendario editoriale. Trovo comunque che il blog consenta grande libertà rispetto al giornalismo, sia nelle modalità di scrittura che nei tempi di lavoro. E se a volte il giornalismo si limita ad informare, il lavoro del blogger può essere più pratico e concreto, effettivamente esperienza messa a disposizione del lettore.
Daniele Imperi
Ciao Marianna, benvenuta nel blog.
Sì, il blog dà una libertà maggiore rispetto al giornalismo per vari motivi. Possiamo dire che il giornalista, di solito, scrive di qualcosa che non gli appartiene, qualcosa che è accaduto al di fuori dalla sua sfera, mentre il blogger deve scrivere ciò che proviene da sé.
Marina
Lo sai che uno dei miei obiettivi, durante gli studi universitari, era proprio quello di diventare giornalista? Pensa, scrivevo articoli, durante l’Occupazione del 1990, che però rimanevano nel mio quaderno perché non sapevo a chi proporli. Poi, nel tempo, ho maturato altre aspettative, un po’ più adatte al mio carattere! (Per dire!).
È bello e giusto quello che dici, tuttavia ho difficoltà ad inquadrarmi in alcuni punti della tua analisi: il calendario editoriale. Riconosco la sua efficacia, perché quello dei “buchi” è, in effetti, un problema, ma non la strategia adeguata per stilarne uno, cioè io ho delle idee ben precise che ho, diciamo così, “datato”, ma sono senza contenuto; quando dovrei preparare tutti questi articoli da pubblicare piano piano?
La regola delle W mi piace, anche se non la pongo come presupposto ineludibile, che poi se leggo qualcosa che ho pubblicato e provo a rispondere a queste domande, le risposte ci sono tutte.
Contenuti validi? È quello che mi auguro, però mi fa veramente piacere scoprire che le mie pagine sono più frequentate di un tempo, le statistiche mi danno ragione (è un piccolo successo, dopo la ripresa del blog!). E naturalmente mi sto impegnando per essere sempre più credibile e per conquistare la fiducia dei lettori.
Riuscirci è un obiettivo: ai posteri l’ardua sentenza!
Daniele Imperi
Da bambino piaceva anche a me fare il giornalista.
Calendario: tu devi prima stabilire quanti articoli pubblicare a settimana, poi pian piano li scrivi. Quando? Beh, devi regolarti tu, in modo che escano quando hai stabilito che debbano uscire.
Grazia Gironella
I nessi tra i due mondi sono solidi. Il calendario editoriale, in particolare, è molto utile anche dal punto di vista creativo, almeno per me. Quando decido di cosa parlare nelle prossime due-tre settimane (non vado più in là, sennò poi cambio tutto) mi accorgo che il mio cervello inizia già a lavorare sugli argomenti, anche se ancora non scrivo.
Daniele Imperi
A me invece il calendario non stimola la creatività. Anche perché non decido di cosa parlare nella settimana, ma solo giorno per giorno.
Marco
Credo che il giornalismo possa insegnare ancora parecchio. Però anni fa si diceva che proprio il blog avrebbe seppellito i giornali. Le cose sono andate un po’ diversamente e anche se tanti giornali sono in difficoltà, altri se la cavano abbastanza bene (e magari hanno “arruolato” proprio dei blogger).
Un calendario editoriale è fondamentale, perché il rischio di farsi trascinare a parlare di qualunque cosa è troppo forte. Il lettore credo che sia alla ricerca (quando si rivolge ai blog) di voci “specializzate”. Esperte di una nicchia insomma, e non di tutto lo scibile umano.
Daniele Imperi
Non credo che i blog possano affossare i giornali, sono comunque forme di comunicazione diverse e con diversi intenti.
Nel mio caso la tentazione di parlare di qualsiasi cosa non c’è mai stata. Penna blu aveva uno scopo e almeno per l’80% è rimasto quello da quando è nato.
Lisa Agosti
Tutti i punti sono interessanti, ma l’ultimo ha catturato la mia attenzione in modo particolare, perché non ci avevo mai pensato e in effetti fa una grossa differenza: distingue un blog unico da un blog qualsiasi.
Daniele Imperi
Le regole servono per dare un’impronta precisa al blog, per far emergere una sua personalità, che deve appunto riflettere la personalità del blogger.
Noemi
E aggiungerei che il blogging è molto utile al giornalismo! Da quando ho cominciato la laurea magistrale in Informazione ed editoria mi sono resa conto di come scrivere con costanza sul mio blog mi abbia aiutato ad affinare lo stile e a sviluppare una discreta agilità nell’organizzazione delle idee.
Daniele Imperi
Il blog è un buon esercizio di scrittura, se scrivi con costanza. Ti aiuta anche nella sintesi, a strutturare le informazioni, a sviluppare i concetti.