Scrivere per i bambini credo non sia per niente facile. È una scrittura che deve seguire delle precise linee guida. A me viene naturale scrivere per adulti, forse perché da adulto si assume una comunicazione più matura, più diretta per quelli della nostra fascia d’età.
Ma rivolgendoci ai bambini la questione si fa più complicata. Il pubblico è differente, più delicato, ha meno conoscenza, ma non per questo è stupido. Anzi, forse è più difficile ingannare un bambino, con le nostre storie, che un adulto.
Oggi, per la giornata dedicata all’infanzia, ho voluto ragionare sugli aspetti da prendere in considerazione quando si scrive per i bambini. E l’ho fatto creando un secondo cross blogging, ma diverso dal primo. Qui ci sarà un percorso da seguire, un percorso che partirà da qui e che può essere monitorato su Twitter con l’hashtag #blog4child.
Delineare fasce d’età
I bambini non hanno tutti la stessa età. Scrivere una storia per un bambino di 4 anni (non sa leggere, ma la ascolterà dai genitori) non è come scriverla per uno di 7 o 10. Il primo problema che mi porrei è quindi stabilire il mio pubblico di riferimento.
In fondo lo dicono tutti gli esperti quando si deve delineare una campagna promozionale o lanciare un blog aziendale: definisci e conosci il tuo pubblico. E così dovrà fare lo scrittore, secondo me, capire a quali bambini rivolgersi e poi scrivere la sua storia.
Escludere generi letterari?
Ho visto delle storie horror per bambini. Ho letto anche un romanzo horror, ma non era per i più piccoli, forse andava bene per bambini dagli 8-9 anni. Certo, non scriverei mai una storia dell’orrore per bambini di 4 anni.
Escluderei il giallo, il thriller, ovviamente. Lo spionaggio, insomma tutti quei generi che richiedono sia molta concentrazione sia temi per adulti. Il Fantastico – ok, io sono fissato con questo genere – credo sia ottimale come scelta, perché farà entrare il bambino in mondi inesplorati che stuzzicheranno la sua curiosità e manterranno alta l’attenzione.
Curare ogni dettaglio
Le parole pesano. Riescono a colpire là dove sei più debole. Ma possono anche portarti lontano e farti sentire un altro. Credo che nella scrittura per bambini debba esserci molta cura nella scelta delle parole, ma non intendo solo il linguaggio da usare, che ovviamente deve essere semplice.
Parlo anche del titolo da scegliere, dei nomi dei personaggi, parlo di ogni aspetto della storia che va analizzato prima di mettersi al lavoro e anche durante la stesura.
Usare o meno stereotipi e cliché?
Fanno parte del nostro bagaglio culturale, sono come scatole in cui abbiamo racchiuso scorciatoie per riuscire a fare collegamenti veloci e semplicistici. A me non piacciono né gli stereotipi né i cliché. Certo, per un bambino può risultare più facile riuscire a comprendere una situazione o un personaggio se si usa uno stereotipo.
Dipende allora da come usiamo questi stereotipi – non prendo minimamente in considerazione i cliché – se ne diamo una connotazione negativa o meno. Ma l’abilità dello scrittore può riuscire a ribaltare situazioni vecchie, stagionate e radicate nel tempo? Il lupo sarà sempre cattivo? E il drago?
Includere l’aspetto educativo?
Le storie per bambini devono essere necessariamente educative? Direi di no, una storia per bambini dovrebbe avere le stesse finalità di una storia per adulti: intrattenere. Sarà poi lo scrittore a decidere se il suo scritto vuole essere educativo o no.
Questo discorso forse è sbagliato, ma sono sempre stato contrario alla scrittura come mero veicolo di messaggi. Decido io se voglio far passare un messaggio. Che poi il lettore lo recepisca o meno, che lo gradisca o meno, non sono più affari miei.
Di certo una storia per bambini non può diseducare, se anche fosse possibile un’operazione del genere.
Una scrittura politicamente corretta?
Assolutamente no. Sono sempre stato contrario al politicamente corretto. È ipocrisia e non possiamo insegnare ai bambini l’ipocrisia. La scrittura deve essere naturale, deve usare parole studiate, ma non false. Non è nascondendo la verità che possiamo educare.
So che la Disney è politicamente corretta, nei film ma anche nei fumetti. Ripeto quanto detto prima: i bambini non sono stupidi, vivono la realtà e se, per esempio, nelle loro storie non c’è nessuno che fuma, ma fumano i loro genitori, si chiederanno perché. Questo è solo un esempio, chiaro, ma quello che voglio dire è che lo scrittore non ha il compito di nascondere, forse non ha neanche quello di educare, in fondo, ma può quanto meno scrivere senza censure – nei limiti della decenza dovuta al giovane pubblico.
Come scrivereste per i bambini?
Quali sono le vostre idee sulla scrittura per i più piccoli?
#Blog4child – Seguite il percorso
Quest’avventura di cross blogging continua con il post Signor Tappabuchi – Elogio alla lettura ad alta voce (e a Daniel Pennac) nel blog Il Piccolo Doge di Sylvia Baldessari che, attraverso un racconto ispirato al metodo di Pennac su come trasmettere l’amore per leggere, rifletterà sulla lettura.
Social Network per bambini? Ecco quali - Social Daily
[…] di cross blogging continua nel blog Penna Blu di Daniele Imperi con il post “Come scrivere per i bambini”. Nel post si parla degli […]
annamaria
Per scrivere storie per bambini e’ necessario essere bambini dentro, non aver squarciato il velo della fantasia con la realta’ e sapere che nel mondo dei bambini nulla e’ impossibile.
Come scrivere per i bambini | Che Forte! | Scoo...
[…] I bambini non sono stupidi, vivono la realtà e se, per esempio, nelle loro storie non c’è nessuno che fuma, ma fumano i loro genitori, si chiederanno perché.Questo è solo un esempio, chiaro, ma quello che voglio dire è che lo scrittore non ha il compito di nascondere, forse non ha neanche quello di educare, in fondo, ma può quanto meno scrivere senza censure – nei limiti della decenza dovuta al giovane pubblico. […]
Salvatore
Ottimo articolo! Credo che la scrittura per bambini siano tra le più difficili da realizzare per un adulto. Soprattutto per la difficoltà di ricordarsi come si era e cosa si pensava da bambini. Più passa il tempo meno è facile ricordare. Il linguaggio non è un problema, anche se come dici tu richiede molta attenzione. Credo anch’io che i bambini non siano né stupidi né ritardati, infatti non concordo quando si dice che una storia scritta per loro deve necessariamente essere lineare; ma forse dipende molto anche dalla fascia d’età a cui ci si rivolge. Proprio a questo proposito avrei una domanda: come si fa a capire la fascia d’età giusta per il proprio racconto? Mi spiego meglio, ho scritto due racconti per bambini; la cosa non era neanche voluta, è uscita da sola; come faccio a sapere a quale fascia d’età sono maggiormente indicati? Esiste un metodo o una sorta di protocollo, oppure si va a naso? Le storie destinate a bambini di 5 anni sono molto diverse da quelle per bambini di 9; in cosa?
Seguirò senzaltro questo percorso proposto da te e da Sylvia – che ancora non conosco, ma spero di avere presto il piacere – e credo che scriverò anch’io un articolo su questo argomento molto affascinante.
Daniele Imperi
Grazie Salvatore.
Non so dirti come stabilire la fascia d’età, ma è un argomento interessante da trattare. Magari penso a richiedere un guest post a qualche esperto in materia.
Alessandro Pozzetti - APclick
Ciao Daniele,
sto iniziando l’avventura di “scrivere” proprio in queste settimane, non tanto per il mio (neonato) blog ma per una collaborazione che si sta venendo a creare con un’agenzia di Modena.
La collaborazione consiste nella creazione e gestione di contenuti per alcuni siti (e newsletter) di loro clienti. Ovviamente mi stanno offrendo una formazione per questo tipo di mansione che fino a qualche settimana fa non avevo neanche mai pensato di intraprendere.
Tutto questo per dire che: già è difficile cercare di catturare il pubblico adulto e relazionarcisi, figuriamoci trovare le giuste e delicate parole per i bambini. Penso che si debba avere una dote naturale per questo.
Ti auguro una buona giornata
Ciao
Daniele Imperi
Ciao Alessandro,
non è facile, infatti, perché il rischio è sempre quello di “sfociare” in temi e linguaggi per adulti.
Valeria
Ciao Daniele!
Personalmente sono in ballo per la pubblicazione di una storia per bambini di cui io scriverò il testo, che ho già come seconda o terza bozza, e una mia amica farà le tavole per le illustrazioni.
Secondo me quando si scrive per i bambini bisogna riflettere bene sulla fascia d’età alla quale ci si vuole rivolgere, ma questo non significa che non si possano usare parole che ai nostri occhi possono sembrare sconosciute o difficili ai bambini. Ho scoperto di persona, tramite il mio nipotino che ha sei anni, che i bambini hanno un’intelligenza che permette loro di capire anche il significato delle parole un po’ difficili anche se fino a prima sconosciute. Altra cosa, mai scrivere delle ovvietà e mai fare i buonisti per forza solo perché ci rivolgiamo a bambini. In questo caso la via maestra me la detta una frase di G.K. Chesterton che dice “Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere.”
A questo proposito, hai mai letto la versione originale delle fiabe dei fratelli Grimm tipo la famosissima Cappuccetto Rosso? La versione originale è molto più cruda e paurosa della versione che oggigiorno viene solitamente trascritta nei libri per bambini.
In ultimo, la storia per bambini deve sempre avere una morale o un insegnamento, o comunque trasmettere un valore come ad esempio l’amicizia o la solidarietà.
Buona giornata Daniele… E buona giornata dell’infanzia a tutti!
Salvatore
Molto bella la frase di G.K. Chesterton, non la conoscevo; grazie per averla condivisa.
Valeria
Sono contenta che tu la possa apprezzare. E’ una frase che mi guida ogni momento quando provo a scrivere storie per bambini.
Daniele Imperi
Concordo con quanto hai scritto, specialmente sulle ovvietà e l’essere buonisti. Quindi bisogna inserire per forza una morale, ok.
Valeria
La morale ci dev’essere per le storie per i bambini più grandicelli oppure, come per i bambini più piccoli, ci dev’essere un insegnamento, la sottolineatura, tra le righe, di un valore come l’amicizia, la famiglia, la solidarietà, ecc. Come è già stato detto i bambini sono come spugne, assorbono tutto, quindi perché non instillare in loro valori positivi tramite i racconti?
Roberto Gerosa
La mia opinione è che dovrebbe mantenere un tono assolutamente positivo, non ottimistico, ma positivo, quando si scrive per i bambini. Come dici giustamente tu, i bambini non sono stupidi, anzi…il punto è che sono delle spugne, nel bene e nel male.
Complimenti per l’articolo Daniele! E grazie per avermi coinvolto nell’esperimento del #crossblogging e del #blog4child
Daniele Imperi
Bella la definizione delle spugne
Grazie a te per aver partecipato.
MikiMoz
Bellissimo post e bellissima iniziativa.
La penso come te!
Io direi che la scrittura per bambini deve basarsi su archetipi positivi, insegnamenti universali condivisibili da chiunque (amicizia in primis)
Moz-
Daniele Imperi
Grazie Miki.
Archetipi e insegnamenti, bello anche questo.
Attilio Nania
“i bambini non sono stupidi, vivono la realtà e se, per esempio, nelle loro storie non c’è nessuno che fuma, ma fumano i loro genitori, si chiederanno perché”
Che dire, sono perfettamente d’accordo con te.
PaGiuse
Ciao Daniele!
E’ vero: Fantasy (e fantasia) sono strumenti essenziali per coinvolgere il bambino. Perché se noi adulti siamo abituati a ragionare e ragionare e ragionare ancora sulle cose, i bimbi semplicemente ci fantasticano su e trovano la soluzione!
E penso che quando si scriva un qualcosa rivolto a loro, il primo feedback debba provenire proprio da loro. A seconda delle loro “reazioni” si capisce se il “prodotto” funziona o meno.
Come sempre, ti ringrazio per la bella esperienza del crossblogging!
A presto!
Daniele Imperi
Grazie a te per aver accolto la proposta
Francesco Magnani
Concordo con te sul fatto di scrivere in modo semplice e naturale e soprattutto sull’utilizzare un linguaggio che si adatti ad ogni fascia d’età.
Inoltre mi piace il genere fantastico per il bambino, credo sia importante per la sua crescita.
Daniele Imperi
Vero, tu hai un figlio, no? Il Fantastico permette di educare in tanti, secondo me. Sarebbe da ragionarci su.
Francesco Magnani
Si ho una figlia di due anni E da qui sento che hai trovato lo spunto per un altro post.
Daniele Imperi
Sì, hai ragione, vedremo se riuscirò a trasformarlo in un post
Sylvia Baldessari
Come al solito accompagni il lettore nel mondo della scrittura con passione, sempre suscitando in lui molto interesse.
Per quanto riguarda i generi, io tenderei alla libera scelta: esistono storie di ogni tipo per le varie età e chi ci dice che un giallo per un bambino più grande non appassioni anche un lettore più piccolo?
Ricordo che, le mie prime letture horror, furono proprio dei libri-gioco a bivi pensati e proposti per un pubblico adolescenziale (li vendevano anche in edicola) dove il lettore poteva, ad un certo punto, fare una scelta e determinare la narrazione. Il libro era di mia sorella, molto più grande di me ed i brividi che mi metteva addosso, mista all’eccitazione dell’ignoto e la forte immedesimazione con il protagonista, erano gli ingredienti che più mi attraevano. Al tempo stesso era un genere che ad altri miei coetanei non piaceva ed evitavano perché troppo pauroso…
Una precisazione: la fiaba di Cappuccetto Rosso, assieme ad altre sempre riprese dai due famosi fratelli scrittori, in origine sono state scritte per divertire gli adulti nei vari salotti dei nobili ed erano storie piuttosto crude che trattavano temi molto forti (secondo voi chi potrebbe mai essere il “cattivo lupo” che cerca di circuire la giovane ed ingenua Cappuccetto?). I Grimm le hanno riprese e riproposte in una versione per bambini.
Ah le fiabe!!! Starei qui ore a parlarne…
Complimenti Daniele!
Daniele Imperi
Sì, purtroppo le fiabe sono state adattate ai bambini, ma sarebbe bello poterle leggere tutte nella versione originale.
Grazie a te per aver partecipato
Tenar
Ciao,
ottimo articolo! Non condivido per il giallo, ce ne sono di carinissimi per bambini/pre adolescenti (e comunque Le avventure di Sherlock Holmes si leggono abitualmente tra quinta elementare e seconda media).
Per il resto d’accordissimo anche sul non politicamente scorretto. Pippi Calzelunghe all’epoca in cui uscì fece scandalo, ma i bambini non lo sapevano e leggevano estasiati.
Daniele Imperi
Grazie
Mi sa che sul giallo hai ragione. Sherlock Holmes è fra le mie letture preferite, tanto che ne sto rileggendo le storie. Vero, si può leggere anche da piccoli, ma io parlavo di bambini dai 6 anni.
Pippi Calzelunghe è un ottimo esempio di scrittura per bambini non politicamente corretta, giusto.
Kinsy
E’ proprio una vergogna: non ho mai letto Sherlock Holmes. Dovrò assolutamente rimediare!
Daniele Imperi
Sì, devi rimediare per forza
Kinsy
In poco tempo ho scritto due fiabe per le mie bambine (2 e 5 anni); una è pubblicata sul mio blog, l’altra l’ho postata su un forum letterario. Non lo so se ho seguito i tuoi consigli, anzi, sicuramente no. Ho solo pensato alle mie piccoline e al desiderio di lanciare loro un qualche, semplice, messaggio. Le storie sono state apprezzate dalla più grande, alla quale però, ho notato, manca l’accompagnamento grafico…
Daniele Imperi
L’importante è che siano piaciute. I miei non erano consigli, ma riflessioni. La più grande avrebbe preferito delle illustrazioni, anche?
Kinsy
Decisamente si. Credo l’aiutino molto a immaginare la storia, anche se non le manca di certo la fantasia (come tutti i bambini)!
Elisa
Posso solo dire una cosa riguardo ai libri illustrati in particolate. Ho come l’impressione che una nuona parte cerchino di compiacere i gusti degli adulti che li comprano piuttosto che quelli dei bambini. A volte ho trovato libri che sembravano scritti e illustrati ad uso e consumo di altri autori o appassionati di design e illustrazione. Credo cje amche tra i professionisti a volte ci si scordi a chi sono davvero diretti i libri.
Daniele Imperi
Se fosse davvero così, sarebbe osceno… Un libro per bambini è, appunto, per bambini: per loro pensato e scritto e illustrato.
Monia
Se per parlare al meglio di scrittura per bambini è meglio che bambini ancora un po’ ci si senta e che ci si ricordi di come si era io approfitto allora di questo bel post per fare un salto indietro nel tempo.
Quando hai 4 anni e i libri di fiabe che hai a casa li conosci ormai a memoria perché non fai altro che chiedere “mi leggi una storia?” allora dopo un po’ ti stufi, apri il libro al contrario e, fingendo di leggere, ti inventi una storia nuova di zecca.
Penso che a volte basterebbe ascoltare di più tutte le storie che i bambini, parlando delle loro fantasie, scrivono continuamente, per sintonizzarsi meglio sulla lunghezza d’onda dei più piccoli.
Per quanto riguarda i generi letterari, dato che qui siamo a casa di Daniele e la scritta “Qui crediamo nella superiorità del fantastico” è proprio sopra il campanello, posso dire di aver iniziato da bambina (9-10 anni però. Non meno) la lettura de “Il Signore degli Anelli”. Ma niente, mi spiace, preferivo di gran lunga Stephen King.
Daniele Imperi
Hai ragione: per scrivere per bambini devi sentirti ancora un po’ bambino.
Aprire il libro al contrario è una bella idea
Sai che quella scritta la metterò sul serio sopra il campanello? Grazie per il suggerimento involontario
“Il Signore degli Anelli” a 9 anni. Bene. Ma preferivi King. Prendo nota.
Ilaria De Vita
Commento in ritardo ma dato che l’argomento mi appassiona non potevo mancare!
Concordo sul fatto che per scrivere un libro per bambini bisogna innanzitutto definire la fascia di età a cui ci rivolgiamo anche se poi, come ha detto anche Sylvia, spesso la storia verrà letta da bambini di età diversa perchè ognuno ha il suo punto di maturazione e i suoi interessi. Più si cresce e più è così.
Per i bambini in età prescolare credo siano fondamentali le immagini da accompagnare al testo che dev’essere comunque semplice e comprensibile, anche se le parole strane piacciono da matti. Mia nipote di 4 anni per esempio si diverte moltissimo a rileggermi il libro partendo dalle immagini ed inventando così storie che prendono una piega assurda e sarebbero da registrare. I migliori autori sono proprio i bambini e bisogna sentirsi ancora un pò bambini per scrivere per loro.
Per i bambini più grandi non sono da escludere storie gialle, misteriose e fantasy, anzi!
Potrei continuare per ore…ma ci vediamo alla prossima!
Daniele Imperi
Ciao Ilaria e benvenuta, allora
Sentirsi bambini è fondamentale per scrivere storie per loro, immedesimarsi e anche crederci. Devi riuscire a entrare nel loro mondo e, per farlo, non devi mai esserne uscito.
ferruccio
Credo sia una delle cose più difficili in assoluto, perché si prende con facilità
Daniele Imperi
Penso anche io che si prenda con facilità. Ma sono convinto che sia difficile farlo.
Binomi della fantasia che funzionano
[…] prendere due elementi a caso e metterli insieme. Che ne verrà fuori? Naturalmente per le storie per bambini siamo avvantaggiati: più sono strambe, fantasiose, meglio è. Generano curiosità e […]