In una delle mie ormai rare visite su Twitter sono incappato in un tweet della scrittrice J.K. Rowling, che definiva, come potete leggere, “sciocchezze” le 8 regole sulla scrittura che le hanno attribuito nel blog «The Write Practice».
All nonsense. I’m with W. Somerset Maugham: “There are three rules for writing a novel. Unfortunately, no one knows what they are.” pic.twitter.com/V8JSHteiHz
— J.K. Rowling (@jk_rowling) 9 novembre 2017
Non so se le definisse sciocchezze perché non aveva mai enunciato quelle regole (alcune sì, erano prese da trascrizioni di suoi discorsi o da interviste, ma almeno qualcuna proviene dai soliti inaffidabili siti di citazioni.
Riguardo alla sua citazione di Maugham – che pare abbia sostenuto che esistono 3 regole per scrivere un romanzo, e che nessuno le conosca – anche quella è una citazione inaffidabile, risalendo al 1977, 12 anni dopo la morte dell’autore.
Citazioni a parte, esistono regole di scrittura creativa? Quanti autori e blogger, me compreso, le hanno enunciate?
Oggi non voglio parlare delle regole per scrivere un romanzo, ma di quelle per non scriverlo. E anche queste, se vogliamo essere pignoli, sono alla fine regole di scrittura.
Leggere tanti libri sulla scrittura creativa
Alla ricerca di inesistenti segreti
C’è questa convinzione fra gli scrittori alle prime armi, e cioè che un libro sulla scrittura sveli misteriosi segreti sull’arte della narrazione e permetta quindi di pubblicare con più facilità. E questo, forse, perché a scriverli sono proprio gli scrittori pluripubblicati.
C’è un’altra convinzione – errata anch’essa, secondo me – per cui se un autore è riuscito a scrivere e pubblicare tanti romanzi, allora possono farcela tutti.
Perché sono entrambe sbagliate? Ve lo dico dopo.
Adesso apro una parentesi sui libri sulla scrittura che ho letto:
- On Writing di Stephen King: letto in inglese anni fa. Interessante. Contiene qualche utile consiglio, ma è da leggersi come un’autobiografia dell’autore piuttosto che come un libro di testo per imparare a scrivere romanzi.
- Il mestiere dello scrittore di John Gardner: letto anni fa anche questo. Non ne ricordo nulla, ma anche in questo caso è una sorta di autobiografia dell’autore.
- Come diventare scrittori di grido di Frank S. Whiteman: ne ho parlato nel mio articolo su scrivere fra mestiere e talento. È un libretto che ho da decenni, da quando facevo le elementari o le medie. Ero curioso di leggerlo e un paio d’anni fa me lo sono letto.
- Il mestiere di scrivere di Raymond Carver: classico libro creato per fare soldi alle spalle di un autore. Si tratta di una raccolta di sue prefazioni alle proprie antologie e di una sua lezione registrata. Confusionario e davvero inutile.
- Come scrivere un romanzo giallo o di altro colore di Hans Tuzzi: letto quest’anno. L’ho trovato interessante sotto certi aspetti. Ma anche in questo caso a me non è rimasto nulla dentro.
- Il mestiere dello scrittore di Murakami Haruki: letto da poco, ma perché ho conosciuto e apprezzato l’autore leggendo 1Q84. Di nuovo una curiosa autobiografia dell’autore.
Mi sono stati utili questi sei libri sulla scrittura creativa? No, come avete capito. E non penso di essere una capra che non capisce ciò che legge.
Chiudiamo la parentesi e rispondiamo alle due domande formulate prima:
- Perché un libro sulla scrittura creativa non svela alcun segreto? Perché per scrivere un romanzo non esistono segreti, altrimenti nessun autore sarebbe così pazzo da svelarli. Perché quei libri vanno letti soltanto per ciò che realmente sono: resoconti di esperienze personali.
- Perché se un autore ha pubblicato tanti romanzi non è detto che possano farlo tutti gli altri? Perché i geni, i fenomeni, i Maestri sono più unici che rari. La genialità, la fenomenalità, la maestria non sono qualità che la natura dona a tutti, ma solo a pochi.
Quindi non bisogna leggere quei libri? Sì, si possono leggere, ma sapendo in partenza che non risolveranno alcun problema e che non è la loro lettura che ci permetterà o meno di scrivere e pubblicare romanzi.
Imparare le regole della scrittura creativa
L’unica regola è imparare a scrivere
Ho scritto anche io, e forse più di una volta, le regole della scrittura creativa, ma non voglio neanche vedere cos’ho scritto in quegli articoli. Non li rinnego, ovvio, ma ogni tanto mi domando se davvero esistano queste fatidiche e benemerite regole. Anche perché ognuno ha scritto le sue. Qualcuna coincide, ma ogni scrittore e blogger ha stabilito quali debbano essere le regole. E questo dovrebbe far riflettere. Avete riflettuto?
Ciò che funziona per un autore, non è detto che funzioni per un altro. Molti autori confessano di scrivere romanzi senza sapere ciò che succederà nel secondo capitolo e così via. Anni fa ho letto che Jacovitti disegnava le sue storie a fumetti iniziando semplicemente a disegnarle e quando si accorgeva che lo spazio che aveva a disposizione nella rivista stava per finire, concludeva la storia. E quelle storie, surreali quanto vi pare, funzionano.
Per me non è così, per esempio. Io ho bisogno di una trama dettagliata per un romanzo e di una scaletta per un racconto breve.
L’unica regola per scrivere un romanzo è imparare a scrivere. Proprio così. Leggere tanto e scrivere tanto, proprio come recita una regola di Stephen King.
Ops!
Distrarsi con il web e le sue trappole
Dai blog ai social media: l’illusione della socializzazione
Qualcuno, non ricordo chi né dove, ha detto giorni fa che frequentare i social media ci rende più soli di prima. Che tutta questa idea della socializzazione sia in realtà una pura illusione.
Non voglio fare la guerra ai social media, ma in base alla mia personale esperienza, ormai decennale, ho riscontrato nei social media una semplice perdita di tempo. Che oggi un’azienda e un professionista siano obbligati a stare su Facebook, Twitter e Instagram per farsi conoscere è senz’altro vero, ma qualcuno s’è forse disturbato a mettere in conto quanto costino in termini di risorse queste quotidiane presenze sui social?
Una grossa azienda può permetterselo, perché ha soldi per formare dei dipendenti o per ingaggiare specialisti esterni. Una piccola no. Un professionista è solo e non può farsi in 4 e rinunciare al tempo libero per creare contenuti per almeno 3 profili sociali. E per il suo blog.
Blog e social media possono essere trappole che agguantano lo scrittore e non lo mollano più. Ma non è difficile capirlo. Il giorno è fatto ancora di 24 ore. Se uno riesce davvero a vivere come romanziere – e questo avviene raramente – allora può anche dedicare un’ora o due al giorno per i social media e il blog, altrimenti il poco tempo a disposizione che ha deve occuparlo a scrivere il suo romanzo. E a vivere, anche, ché la virtualità non è certo vita reale.
Queste sono considerazioni personali, sia chiaro, e non dovrei nemmeno specificarlo. Quanto scritto vale per me. Dal 2013 non sono più su Facebook, perché non mi dava nulla, eccetto arrabbiature. Twitter mi ha stufato da un paio di anni e prima o poi dirò addio anche a quello. Instagram mi piace, anche se non come prima a causa delle fastidiose pubblicità.
Se devo mettermi a creare contenuti per tutti questi social, quanto tempo perdo? Tempo sottratto alla scrittura, che mi interessa di più.
Scrivere senza avere le idee chiare in testa
La fretta di pubblicare il proprio romanzo
Mi porto avanti un romanzo di fantascienza da 3 anni. Troppi. A quest’ora avrei dovuto finirlo, revisionarlo, spedirlo a un editore o più. Eppure sono ancora all’inizio. Perché?
Perché non avevo le idee chiare fin dal principio e perché ho avuto fretta di vederlo finito e pubblicato.
È anche vero che non ho scelto una storia semplice da scrivere (sono sei storie collegate fra loro), ma comunque ho voluto iniziarlo senza aver creato l’ambientazione di una delle storie e con pochissima documentazione per un’altra. In più ho voluto inserire un personaggio solo perché mi piaceva, ma non aveva alcun peso nella storia.
Risultato?
- Ho dovuto eliminare quel personaggio
- Inserirne un altro, che veramente serviva
- Modificare la trama, ché aveva un buco da riempire
- Cambiare la successione delle storie
- Riscrivere da capo la trama per capirci meglio
- Lavorare all’ambientazione della prima storia
- Leggere libri (in fieri) per documentarmi per un’altra storia
Riassumendo
Che fare per NON scrivere un romanzo?
- Leggere libri sulla scrittura: e sperare di poter così scrivere il romanzo: meglio leggere libri per documentarsi. E ci si documenta sempre e per qualsiasi genere e storia si voglia scrivere.
- Attaccarsi alle regole di scrittura: le regole per scrivere un romanzo sono dettate dalla grammatica italiana. E da un buon dizionario. Il resto è solo tanta lettura e tanto esercizio.
- Dare troppo spazio al blog e soprattutto ai social: un blog vi rappresenta come autori e è giusto averlo, ma pubblicate con parsimonia. E scegliete un social, 3 o perfino 4 sono decisamente troppi. Non ci credo che riuscite a seguirli con costanza tutti e ogni giorno.
- Iniziare a scrivere il romanzo senza sapere dove andare: la trama vi salva la vita, anzi la salva al vostro romanzo. Chiamatela trama, chiamatela metodo del fiocco di neve, chiamatela struttura a 3 o 5 atti, basta che non iniziate a scrivere il romanzo con “Era una notte buia e tempestosa” e lo sguardo verso la finestra e il sole al tramonto.
Quanti di voi si riconoscono in tutto ciò che ho scritto?
Ombretta
Buongiorno Daniele, mi ritrovo in tutte le tue considerazioni. Ho cominciato a leggere in libreria alcuni dei libri sopra citati e non li ho nemmeno comprati perché non ho creduto che mi sarebbero serviti davvero… Insomma, a parte Imparare a strutturare un romanzo, ci si nasce con il dono della narrazione secondo me. Bisogna allenarsi molto con la pratica, cercare di capire qual è il proprio stile. La pubblicazione poi è una questione di fortuna oltre che, ovviamente, di bravura. E buona scrittura per il tuo romanzo!
Daniele Imperi
Grazie
Anche secondo me bisogna nascere con il dono della narrazione. Il resto è imparare struttura e poco altro.
Grilloz
Forse l’errore di fondo è chiamarle regole di scrittura quando sarebbe più corretto definirle tecniche di scrittura. Una regola va rispettata, una tecnica va compresa e imparata per essere usata quando serve.
Daniele Imperi
Hai ragione, meglio chiamarle tecniche, altrimenti l’anarchia che è in noi si arrabbia
Come ogni arte, anche la scrittura non sfugge alle tecniche.
Nuccio
D’accordo.
Amanda Melling
Daniele, non sei più su fb dal 2013, però sono tre anni che lavori al tuo libro. È tantissimo tempo per uno che non ha distrazioni. Se mai dovessi fare lo scrittore di mestiere uno all’anno, massimo due, sarebbe da sfornare. Ma anche rallentando con le uscite, il primo dovresti proprio finirlo per iniziare una carriera. Considera che a trovare un agente e poi un editore, potresti metterci anni, poi circa due anni per vedere la pubblicazione e i risultati economici.
Daniele Imperi
No, non sono 3 anni che lavoro al romanzo, altrimenti sarebbe già finito
Sono 3 anni che l’ho iniziato, ma poi l’ho interrotto. Quasi subito, in pratica. Per passare ad altro, racconti e un altro romanzo.
Dei risultati economici non mi interessa, non ho più 20 anni. Ormai sono troppo avanti con l’età per campare come romanziere, tanto più che ancora nessun romanzo mio è uscito.
Roberto
Hai ragione. Non riesco a far mie le “regole” degli altri… devo solo scrivere e generare endorfine.
Daniele Imperi
Alla fine infatti sono le regole degli altri scrittori, che non possono funzionare anche per noi.
Nuccio
Ma serve a conoscere la reazione umana davanti a difficoltà comuni. È esperienza indiretta.
Daniele Imperi
Sì, se quelle che chiamano regole sono davvero soluzioni a difficoltà comuni.
Nuccio
Basta prenderle con “filosofia” e anche le regole più stringenti diventano un divertimento. La materia è unigenita, le variazioni sul tema dipendono da ciascuno. Ciao.
Corrado S. Magro
I punti in comune con le tue considerazioni sono moltissimi, quasi tutti. Leggevo in un social l’opinione seguente: Uno scrittore che si chiama scrittore dovrebbe sfornare almeno 3 opere ( diciamo scritti) all’anno. La prima parola che mi è venuta sulle labbra è stata: vaff…! Puoi farlo con copia e incolla. Esperti in questa tecnica sono i grandi autori d’oltre oceano e i programmi per manipolare i testi esistono. Chi si dà la briga di esaminare a fondo se il discorso indiretto era diretto in uno scritto pubblicato antecedentemente con termini identici? E i social? Più che aiutare creano una montagna di ciarpame. Solo oggi o attivato oltre 20 filtri su 25 mail ricevute. Il contenuto dei messaggi? Non è difficile immagnarlo.
Daniele Imperi
3 opere all’anno sono troppe. Ma poi dipende da cosa scrivi. Anni fa avevo letto che una scrittrice di Harmony ne sfornava uno al mese.
Nuccio
Se si trova la gallina dalle uova d’oro, perché non farlo?
Daniele Imperi
Anche Simenon è stato prolifico (e di sicuro ha scritto opere migliori e più durature degli Harmony). Certo, se un editore trova un autore prolifico, è normale che lo sfrutti. Se un autore riesce a produrre così tanto, e di qualità, buon per lui.
Nuccio
Anche Dumas lo fece. Più allungava il brodo e più si assicurava la paga.
Daniele Imperi
Dici che è tutto brodo allungato quello che ha scritto?
Nuccio
Non tutto, ma si divertiva a farlo (con buon ritorno economico) e aveva raggiunto una maestria insuperabile nel farlo. Non era certo pletorico.
Daniele Imperi
Di Dumas ho letto finora solo il “Robin Hood”, ma ho diverse altre opere. Vedremo cosa ne dedurrò a fine lettura.
Miché Miché
Amici, bisogna accettarlo, la quantità batte la qualità. Ha più probabilità di ottenere successo chi produce una montagna di ciarpame che chi dedica anni a perfezionare un’idea.
”Tutti” i più grandi attuano o hanno attuato questa strategia; Mozart ad es. tra sinfonie, sonate, duetti, etc. ha prodotto oltre 600 composizioni; Mogol ha scritto circa 1.600 canzoni, Picasso tra oli, tempere, disegni, ceramiche, ha creato 120.000 opere.
Pochissime, neanche l’1%, di queste creazioni ha avuto successo, ma tanto è bastato per rendere stra-ricchi o stra-popolari i personaggi sopracitati.
Vi consiglio di leggere Essere originali. Come gli anticonformisti cambiano il mondo di Adam Grant, How to Fail at Almost Everything and Still Win Big: Kind of the Story of My Life di Scott Adams(autore di Dilbert, fumetto letto ogni giorno da 150 mln di persone) e Pensare come Leonardo. I sette princìpi del genio di Michael J. Gelb.
Daniele Imperi
Certo, è facile intuirlo, il ciarpame comunque si vende, a chi lo gradisce e a chi non capisce che sta comprando ciarpame.
“Essere originali” lo conosco da tempo. “Pensare come Leonardo” mi incuriosisce.
Miché Miché
Daniele, e How to Fail at Almost Everything and Still Win Big: Kind of the Story of My Life di Scott Adams no?
Tra Pensare come Leonardo e How to Fail…io vi consiglio 100 volte a 1 il secondo. Il primo è interessante, il secondo invece mette in discussione credenze erronee. E sono convinto che a voi scrittori vi tornerebbe molto più utile. xD
Basta, vado a leggere. Ciao. xD
Daniele Imperi
Nel mio caso sarebbe “How to Fail at Everything and Still Fail”
Okay, do un’occhiata al libro di Adams.
Miché Miché
Gli insuccessi sono il prezzo da pagare per avere successo; quando leggerai il libro di Adams comprenderai meglio quello che intendo(e intende lui). xD
Il vero fallimento è rinunciare. E poi com’è quella frase? E’ meglio provare e fallire piuttosto di vivere con il rimpianto di non aver mai provato. Banalotta, ma studi scientifici confermano. xD
Corrado S. Magro
“immaginarlo”, scusate
Miché Miché
1. Alla documentazione ”approfondita” preferirei la lettura casuale di riviste su egittologia, assiriologia, storia dell’arte, agraria, robotica, ingegneria informatica, ingegneria spaziale, ingegneria militare, intelligenza artificiale, nanotecnologia, astrofisica, biologia, ecologia, zoologia, criptozoologia, entomologia, paleontologia, geografia, geologia, oceanografia, vulcanologia, antropologia, etnologia, diritto canonico, paletnologia, psicologia sociale, psicologia ambientale, gastronomia, FUTUROLOGIA, botanica, etc etc etc. u.u
Condivido che leggere libri sulla scrittura è un compito inutile.
Voi scrittori non potete permettervi, per pigrizia, di perdere tempo a correre dietro a scorciatoie(presunti segreti autori) che in realtà non esistono.
Quello di cui necessitate è la complessità.
Dovreste pensare e operare come gli uomini rinascimentali. Dedicare più tempo a incamerare e sintetizzare molteplici elementi\concetti\fatti\nozioni\conoscenze, poco importa se sono superficiali, e approfondire molto molto meno.
2. Condivido. Grammatica e dizionario, punto.
Il Dalai Lama dice che ”Dobbiamo imparare bene le regole, in modo da infrangerle nel modo giusto”, e non sono d’accordo. Se impari bene le regole, per quanto ti metta d’impegno per infrangerle, ci sarà sempre il rischio di attuarle inconsapevolmente.
Se non le impari, grazie alla sintetizzazione di conoscenze generiche, sarai tu a produrne ex novo. Sarai il Dio creatore del tuo piccolo universo. Non so se mi sono spiegato. xD
3. A me hanno insegnato che quando un progetto è ancora allo stadio embrionale è preferibile concentrare le forze su un paio di attività, un canale comunicativo e un canale distributivo.
I social sono canali comunicativi, che senso ha usarne 2-3-4? Usa quello più congeniale a te, punto.
Il tuo, Daniele, mi sa che è instagram. Su questo social puoi adoperare più di una delle abilità che possiedi: scrittura, immagini, disegno, etc. u.u
4. Domanda ingenua: mai provato a scrivere brevissimi racconti diversi e poi a interconnetterli? E’ proprio questo il prodigio, non puoi prevedere come andrà a finire, procederai disordinatamente, ”guidato” dalle circostanze e dagli imprevisti, e chissà, potresti scoprire fortuitamente un nuovo continente come successe a Colombo. xD
E sapessi cos’è in grado di fare il cervello umano; trova connessioni tra qualunque cosa, anche tra una cipolla e un faro. xD
Ciao. u.u
Daniele Imperi
Oh, che bell’elenco di riviste che hai fatto
Futurologia mi piace molto. E anche assiriologia. Ma non credo di avere abbastanza risorse per comprarle tutte…
Instagram ancora mi piace, ma gli altri davvero non riesco a usarli né ci trovo materiale interessante.
No, non ho mai scritto racconti brevi per connetterli, però proprio pochi giorni fa mi è venuta l’idea per un’antologia di racconti d’avventura incentrati su un personaggio. Ma per adesso resta nella testa
Miché Miché
E ce ne sono tante altre, tante quante sono le discipline esistenti. xD
Infatti non devi comprarle tutte, credo che una decina bastino a ispirarti un romanzo atipico, bizzarro, eccezionale. Già sto sognando, cosa può uscire di straordinario dalla sintetizzazione di informazioni ricavate da una rivista sull’assiriologia e da una sulla futurologia? Riesci a immaginare che non sarà nulla di comune? *-*
Sono blasfemo se dico che anziché comprare 5 libri da 15 euro l’uno, per una volta, con gli stessi soldi, potresti acquistare 15 riviste(75 ÷ 5)? xD
”Pochi giorni fa mi è venuta l’idea per un’antologia di racconti d’avventura incentrati su un personaggio”, mi hai fatto venire in mente Le avventure di Tintin. *-*
Daniele Imperi
Assiriologia e futurologia insieme faranno faville
Comunque è uscito un libro di storia sugli Assiri, che un mesetto fa ho messo in lista.
Hai ragione, per una volta posso prendere qualche rivista, perché no?
Tu quando arrivi nel blog, mi fai sborsare soldi. Già sono 2 i libri che ho comprato sulla permacultura, sto per leggere il secondo, e adesso mi metto a cercare le riviste
Tintin lo conosco da sempre, ma non l’ho mai letto. Ho pensato a qualcosa che mescola Salgari, London e L’uomo mascherato di Lee Falk.
Miché Miché
Ne sono convinto anch’io. *-*
L’universo manda messaggi, presta attenzione. xD
Ahahahahah mi dispiace essere una delle cause che ti fanno aprire il portafoglio, il mio fine è sempre e solo uno: condividere. xD
Magari potresti risparmiare trafugando informazioni in siti specializzati sugli argomenti che t’interessano. Ti consiglio soltanto di non porti limiti, e di ”approfondire” anche superficialmente discipline in contraddizione col genere che scrivi. Più sono agli antipodi e meglio è. Ad es. la paleontologia o la gastronomia sono discipline per nulla affini alla fantascienza rispetto alla futurologia o al concetto di transumanesimo, eppure potrebbero dare origine a qualcosa di inedito. La sintesi di due elementi contrapposti da sempre un risultato più originale rispetto alla sintesi di due elementi simili.
Tintin non l’ho letto nemmeno io, però lo guardavo in tv. xD
Daniele Imperi
Quello di cui parli è stato chiamato binomio fantastico da Gianni Rodari
Miché Miché
Binomio fantastico ha un suono molto più gradevole rispetto al termine asettico usato dagli psicologi.
Di Gianni Rodari apprezzo anche la ridefinizione del termine errore: Errore creativo.
”In ogni errore giace la possibilità di una storia. Un libbro con due b sarà soltanto un libro più pesante degli altri, o un libro sbagliato, o un libro specialissimo? Una rivoltela con una sola l sparerà pallottole, piumini o violette?
Sbagliando s’impara, è vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe dire che sbagliando s’inventa. ”.
La grammatica della fantasia. xD
Daniele Imperi
Errore creativo mi piace
“La grammatica della fantasia” dovrebbe essere uno dei libri da leggere per uno scrittore.
Miché Miché
E anche chi scrittore non lo è. A me è piaciuto, e quando ne avrò voglia continuerò Il libro degli errori, sempre di Rodari. xD
Corrado S. Magro
oggi sono decisamente in vena di strafalcioni. Ho scritto “ho” senza “h”. Buono da impiccare.
Daniele Imperi
Me ne sono accorto
Emilia
Una sola osservazione: il mio mito Alessandro Manzoni ha impiegato circa 20 anni per scrivere il suo capolavoro. Chissà se ha letto anche lui dei manuali di scrittura? Forse sapeva cogliere bene la realtà storica osservandola con intelligenza.
Daniele Imperi
Manzoni è solo un esempio, ma ci sono altri grandissimi della letteratura che hanno impiegato tantissimo. Un romanzo come I promessi sposi, poi, non puoi sfornarlo in un paio di anni, secondo me, anche se il computer velocizza documentazione e scrittura.
Nuccio
o forse non sapeva come passare il tempo in mezzo alle ricchezze della moglie.
Nuccio
Scriverò qualcosa su “Era una notte buia e tempestosa”, tanto per aggiungermi alla lista…!
Daniele Imperi
Tu scherzi, ma forse no, ma a me quell’incipit mi piace da matti
Nuccio
L’ho già iniziato da qualche giorno. E mi diverte molto. Appena lo finisco lo inserisco nel mio blog. Eh, eh, eh…!
Delia
Io ho letto un solo libro sul mestiere di scrivere, di Luisa Carrada, e mi è piaciuto molto. Non riguarda la scrittura di romanzi ma l’uso della scrittura per comunicare, diciamo per marketing.
La sua utilità per me è stata più nel rimettere in ordine le idee: è riuscita a dire cose che già sapevo, in un modo sintetico e ordinato. Ovviamente la gradevolezza della scrittura è importante per qualsiasi lettore, sia quello distratto su Facebook sia quello concentrato su un romanzo. Musicalità, pause, queste cose qui.
Per il resto sì, è come cercare di capire come realizzare un bel quadro con le tempere leggendo un libro: “Come realizzare un’opera d’arte”.
Sicuramente ci sono errori grossolani da evitare per scrivere bene, ma insomma, un quadro ben riuscito è un quadro con una certa personalità e che ruba l’attenzione di chi lo osserva, e lo stesso lo fa un romanzo.
La tecnica di scrittura è personale, e scrivere bene è una specie di ispirazione mista a tecnica, una tecnica non facilmente definibile, che si assorbe più che studiarla. Quindi…boh, invece di un libro su come imparare a scrivere, preferisco leggere Dostoevskij!
Daniele Imperi
Chissà se esistono libri su come dipingere a olio (questo sì, mi pare di averlo visto), ma forse affrontano il tema in un altro modo, non sfornando regole, ma parlando di tecnica.
Leggere Dostoevskij e altri grandi della letteratura serve di sicuro di più che leggere manuali di scrittura.
Nuccio
Proprio così.
Nuccio
Anche nel dipingere si comincia sempre dal copiare i quadri dei maestri, prima di cimentarsi in proprio. È come una nave scuola.
Brunilde
Sono molto curiosa e a volte penso che questo mio saltabeccare fra giornali riviste o approfondimenti su internet sia COMUNQUE , se non una perdita di tempo, quantomeno una dispersione , non solo di tempo ma soprattutto di energie mentali.
Invece ho frequentato corsi di scrittura creativa, ultimamente vanno molto di moda e spuntano dappertutto come funghi. Ebbene, è stata un’esperienza postiva: non per l’insegnamento, perchè non credo si possa davvero ” insegnare ” a scrivere, ma per gli incontri fatti, il confronto, lo scambio di idee, e soprattutto gli stimoli. Un po’ come per il tuo blog, che senza la pretesa di dare formule e ricette infallibili offre importanti spunti di riflessione.
“Era una notte buia e tempestosa “: è il mio motto e la frase che tengo sul mio profilo wa!
Anche se non dedico alla scrittura il tempo che vorrei, e il mio romanzo breve sta ancora nel cassetto e non trova il coraggio di uscire, soggetto a costanti revisoni, ampliamenti e modifiche, nulla mi vieta di sentirmi una grande scrittrice …proprio come Snoopy!
Daniele Imperi
Oggi spuntano come funghi quei corsi ma anche i servizi editoriali.
Buon per te che hai avuto riscontri positivi con quel corso. Magari non tutti sono scarsi.
Per il tuo romanzo, devi lasciarlo andare, altrimenti rischi la revisione perenne
Miché Miché
Daniele, ero solito seguire Atlantide su La7 anni fa, e mi colpì tanto la puntata dedicata alla corsa dell’oro(San Francisco, la corsa all’oro), e com’è noto a tutti ormai, a parte qualche caso isolato, non erano i cercatori di questo prezioso metallo ad arricchirsi, ma i commercianti, soprattutto cinesi, che vendevano a caro prezzo tutto quello di cui i cercatori necessitavano: attrezzatura, abbigliamento, alimenti, etc. Visto lo stesso schema in un servizio de Le Iene sull’estrazione illegale in Brasile: i minatori facevano la fame, a parte uno che aveva estratto oro per 20 milioni di dollari, mentre i droghieri, i trasportatori e i proprietari dei bordelli si arricchivano.
Mi spiace dirlo, ma gli scrittori sono l’equivalente dei cercatori d’oro, mentre quelli che vendono corsi, offrono consulenze, sono l’equivalente dei commercianti cinesi.
Ma per questi ultimi però la pacchia sta finendo; come hai notato, corsi e servizi editoriali stanno spuntando come i funghi, e questo significa che chi li offre prestissimo diventerà anch’esso un cercatore d’oro, e a prendere il suo posto di commerciante sarà chi gli offrirà dei servizi per aiutarlo a servire meglio gli scrittori. :\
La pessima esperienza imprenditoriale di mio padre mi ha insegnato che per spuntarla e prosperare è necessario fare quello che nessuno vuole fare; tutti vogliono essere scrittori, personal trainer, cantanti, avvocati, ristoratori, nessuno(o pochissimi) vuole lavorare con l’amianto, le fogne, le bombe e i sorci.
Chi ha più probabilità di farcela? Chi deve competere con milioni di players o chi deve competere solo con se stesso?
P.S. Scott Adams, autore del libro che ho citato nell’altro commento, e Derek Sivers, autore di Tutto quello che vuoi tu. 40 lezioni per una nuova specie di imprenditori, credono che sia giusto perseverare, ma bisogna farlo nel modo più giusto.
Per dire, se dopo 10 anni che fai musica non sei ancora un musicista popolare, perseverare oltre sarà controproducente. E’ evidente che non funziona.
Se invece perseveri ad attuare un sistema riconosciuto valido dalla scienza(leggi: biologia), tipo ideare e realizzare decine di idee in vari settori, presto o tardi azzeccherai l’idea giusta col tempismo giusto.
Adams è molto estremo a riguardo, se la tua idea\il tuo progetto non ha un successo esplosivo immediato(positivo o negativo poco importa), poniamo entro 1-2 anni, non ti fossilizzare, passa a un’altra idea, a un altro settore. Nassim Taleb nei suoi Il cigno nero e Antifragile ha apportato prove inoppugnabili sulla validità di questo modus pensandi et operandi. :\
Daniele Imperi
Un bel circolo vizioso
Da una parte concordo con quanto dicono quei tizi, dall’altra secondo me anche quelle tesi vanno prese con le pinze.
Miché Miché
Brunilde, è invece fai benissimo a saltellare qua e là; stai aggiungendo nel tuo pentolone gli ingredienti che potrebbero originale una storia straordinaria. Approfondire l’argomento Brodo Primordiale per comprendere.
Miché Miché
originare* -__-
Andrea
io non sto facendo niente di tutto questo, direi che sono a posto, ma, immaginerai cosa sto per dire, non sto scrivendo una beata cippa
Daniele Imperi
Ahahah, ma perché? Forza, allora, mettiti al lavoro
Andrea
Sto annegando nel mio mare di progetti, però è una morte che mi gusta
Da quando ho cominciato a scrivere per il blog poi, scrivere altro mi sembra da suicidio.
Daniele Imperi
Troppi progetti insieme, almeno nel mio caso, non portano a nulla.
MikiMoz
Sul punto 3 devo smentirti :p
Moz-
Daniele Imperi
Quindi riesci a seguire blog e i tuoi vari profili sociali e a scrivere in tutta tranquillità?
MikiMoz
Certo! Pubblico un articolo al giorno (a volte pure due!), ho la pagina FB, il gruppo FB, il gruppo Telegram, Instagram e Twitter.
E li riesco a gestire abbastanza bene, contemporaneamente
Moz-
Daniele Imperi
Quindi hai sposato una vecchia ereditiera e non fai una mazza salata al giorno
MikiMoz
Ahaha, no, in tutto questo trovo tempo anche per lavorare!
Ho avuto difficoltà solo nel 2016, perché lavoravo di notte e ciò sballava tutto
Insomma, tranne questi casi “sballosi”, basta organizzarsi un poco!
Moz-
Delia
Dimenticavo, saper scrivere correttamente e conoscere la grammatica li ritengo strumenti scontati, e come per la musica e l’arte in generale, conoscere “la materia” è indispensabile, ma non sufficiente per diventare convincente di fronte a chi deve pagare un prezzo per vederti, ascoltarti, leggerti. Quindi, vero, il caro vecchio dizionario avrà sempre qualcosa da insegnarci, ma a noi come cultori della lingua, non alla nostra identità di scrittori!
Isabella
Per l’ispirazione sono d’accordo con te, seppure ci sono degli esercizi che allenano la creatività, così come con gli esercizi alleni una bella voce, leggere libri sulla scrittura serve come leggere libri di grammatica. Questa estate ho letto i Minuti scritti di Annamari Testa e ci ho trovato interessanti esercizi di scrittura, così come il libro sulla narrazione di Perissinotto. Non insegnano come avere successo, ma danno degli strumenti per essere più efficaci. Non è una scorciatoia, ma un attrezzo in più.
Il libro di King l’ho trovato molto utile, non tanto per i consigli che dà sulla scrittura, che comunque ritengo preziosi, quanto per gli esempi narrativi che usa.
Scrivere va benissimo, leggere anche, ma anche avere qualcuno che abbia la pazienza di leggerti e di capire i tuoi errori e te li spiega, ci puoi arrivare da solo, ma così ci metti molto meno ad afinare la scrittura.
Daniele Imperi
Ciao Isabella, benvenuta nel blog. “Minuti scritti” di Annamari Testa l’ho trovato un buon libro, ma è diverso dai soliti libri sulla scrittura. Quel libro a ogni capitolo ti assegna degli esercizi.
Avere lettori aiuta molto, è vero, l’ho visto e lo vedo in prima persona.
Maria Pia Rollo
Se i manuali non servono, vale anche per le scuole di scrittura creativa, tipo la Holden di Baricco? Ho letto i libri di autori usciti dalla Holden e incredibilmente c’erano degli strafalcioni, per non parlare delle carenze delle trame.
Daniele Imperi
Non ne ho idea, non ho mai frequentato corsi di scrittura creativa.
Gaetano Asciutto
Cerco di scrivere il mio romanzo da circa una decade, anno più anno meno, tanto che, nel corso dei lustri, si è trasformato in una sorta di tela di Penelope, in un cantiere in perenne attività; per di più non uso il computer per scrivere, o la mia vecchia olivetti elettrica, ma carta e penna; per cui credo che il solo ricomporlo in modo leggibile mi occuperà per circa un anno quando reputerò di mettere la parola fine.
Non mi sono mai avvicinato ai cosiddetti social media, in parte per pigrizia, in parte per repulsione, in parte per anzianità di servizio, e neanche so come funzionano; di conseguenza il tempo lo perdo altrove.
Non amo molto la definizione tempo libero: il tempo libero è un’invenzione borghese, come la necessità di inserire un velo tra lavoro e vita (per sfuggire all’alienazione del lavoro?) la reputo un’esigenza della civiltà dei consumi. Lavora e poi consuma, lavora e poi vai in vacanza, ecc.
Un’artista, per definizione, non ha tempo libero, non ne ha bisogno. La sua passione lo guida attraverso la sua intera esistenza, è l’unico alimento di cui ha bisogno; altrimenti è solo un borghese, alienato dalla propria professione, che ha bisogno di interrompere, di mettere ogni giorno la parola fine al proprio affanno quotidiano.
D’altra parte confesso di essere rimasto uno degli ultimi comunisti in circolazione, quelli che citano il 18 Brumaio di Marx quando possono, quindi non prendetemi troppo sul serio.
Qualche giorno fa scrissi che musica e scrittura presentano numerose analogie. Potrei fare considerazioni non dissimili con la pittura o con qualsiasi altra arte.
Si nasce artisti o lo si diventa? Si studia musica, o disegno, ma mai scrittura?
Io direi l’uno e l’altro. Bisogna possedere il sacro fuoco, ma anche padroneggiare la tecnica.
E la tecnica come si apprende? Beh, studiando, ripetendo, facendo errori, studiando. Studiare le opere altrui, certo, ma anche scervellandosi su dei testi tecnici.
Oltre la grammatica e la sintassi i testi tecnici, per uno scrittore, sono quelli di narratologia.
Gli studi di narratologia sono un po’ come quelli di prospettiva per un pittore. Esistono delle tecniche.
A ogni modo, tra tutti consiglio le opere di Gérard Genette: Figure, Retorica e Strutturalismo; Figure II La parola letteraria, Figure III Discorso del racconto.
Insomma, ritengo che per saper scrivere si deve imparare a farlo, a meno di non chiamarsi Mozart o Faulkner.
Daniele Imperi
Di narratologia non credo d’aver letto nulla.
Darò un’occhiata ai 3 che consigli.
Nani
Genette e’ difficile, e’ per gli addetti ai lavori, per la critica letteraria di un certo livello, piu’ che per gli scrittori comuni. Io lo avvicinai durante la tesi di laurea, me ne innamorai, mi apri’ un mondo. Ma riletto a distanza di anni, quando ormai non ero piu’ allenata come una volta all’uso di una certa terminologia tecnica, ho fatto fatica a ritrovarmici. Non e’ di certo una lettura facile.
Daniele Imperi
Allora lo lascio perdere.
Andrea Venturo
Il Torto: 4 stesure, 50 cartelle, 2 anni di lavoro.
I razziatori: 5 stesure, 150 cartelle, 1 anno e mezzo.
Un piatto freddo: 2, stesure, 220 cartelle e sto lavorando da un mesetto alla 3a stesura. Conto di finire tra un mesetto e iniziare l’editing. Con le idee chiare grazie ad ambientazione curata, schede dei personaggi e scalettone sto filando a quasi 3000 battute l’ora con picchi di 4600. Da che ho le idee chiare su come procedere, pure che ho meno di due ore al giorno per fare tutto (lettura, recensioni-articoli del blog-presenza sui social) sto tenendo una buona media.
Vendono? Mah.
Quando succede qualcuno in Vaticano si gratta, ma dai, potrebbe andare peggio.
Potrebbe Piovere…
Daniele Imperi
3000 battute l’ora mi sembra più che buono. Non ho mai fatto un calcolo, ma proverò a scoprire la mia velocità, avendo le idee chiare, ovvio.
Gaetano Asciutto
Convengo con Nani. Genette è il testo fondante della narratologia e lo leggono solo gli addetti ai lavori, non si trova nella vetrina dei best seller, ma nelle librerie universitarie. E come molti testi universitari ti allarga la mente. Non dico che sia necessario per scrivere (e d’altra parte in molti scrivono, e anche bene, senza neanche sapere chi sia il povero Genette, però la lettura di Figures ti permette di mettere le mani nei meccanismi della narrazione.
Ho letto il testo di Carver che citavi, ma ti assicuro che un breve saggio sulla scrittura creativa non ha nulla a che vedere con un serio testo di narratologia; tra i due la differenza è un po’ come quella che corre tra il giorno e la notte.
Il Palombaro di Immersività
Bell’articolo! Si parla tanto di regole e non regole, e ho le mie opinioni in merito (come tutti). Quello che però mi preme sottolineare, a discapito delle tante chiacchiere, è un punto troppo spesso tralasciato: scrivere. Come hai detto tu, per imparare a scrivere bisogna leggere tanto e scrivere tanto. Ma soprattutto, SCRIVERE TANTO!
Vorrei dire a chi si cimenta nella stesura di un romanzo che la sua prima opera non sarà mai un capolavoro. Mai. E nemmeno la seconda. E nemmeno la terza. Quanti romanzi ha scritto davvero chi afferma di averle provate tutte? Purtroppo, la gente pensa all’ “opera d’arte”, il romanzo della vita, il best seller che bisogna curare per anni affinché sia perfetto. Il dannato romanzo nel cassetto. Vorrei tanto urlare a queste persone che bisogna mettersi in gioco per vincere il gioco: terminare la propria opera, cestinarla se necessario e tentare di nuovo. E poi ripetere. E poi ripetere. Eccetera eccetera. Sì, ci sono i fortunati (e i progetti di marketing nati a tavolino), ma noi non siamo i fortunati.
Daniele Imperi
Grazie. Leggendo le opere prime di molti autori mi sono accorto di quanto siano in effetti migliorati nel tempo.
Tiade
Il fattore tempo.
Fb ne ruba in abbondanza inseme alle energie per contenere la nausea, per cui kaput senza appello.
Avere nel cervello un’idea che non si è cercata, che si autogenera, a mio avviso è già scrivere, ma radunare le fonti, soprattutto se l’argomento è molto tecnico, richiede tempo,
Bisogna pure mangiare, e il lavoro il tempo lo assorbe (anche le influenze stagionali) come una spugna mangia-vita. Infatti mi ritrovo a leggerti che sono quasi le quattro del mattino.
Il sito per ora camperà di rendita, metto a frutto le scritture del tempo passato e che non avevo mai pensato di condividere con altri.
Per non scrivere un romanzo basta non aver giorante di 48 ore, cosa che mi farebbe molto comodo e magari mi permetterebbe qualche ora di sonno in più.
In compenso stanotte dalla nebbia sono spuntati Orione e le Pleiadi, talmente nitidi da accarezzare la nostalgia per i miei cieli. Impossibile non dedicargli un po’ di tempo,
Il romannzo aspetterà tempi migliori, non intendo morire domani, ho tempo.
Daniele Imperi
Ho sperimentato di persona quanto tempo e energie ruba Facebook e sono contento di averlo abbandonato, e per sempre.
Alle 4 del mattino io sono immerso nel mondo dei sogni, invece
Tiade
Ogni tanto rubare tempo al sonno per dedicarlo a noi stessi ci vuole, esistiamo, non si può esistere solo per gli altri. Buon sonno.
Ferruccio
Ci sono in pieno!
Ferruccio
No, però ne ho quattro pronti di romanzi!
Daniele Imperi
4 romanzi pronti? E che aspetti a mandarli a qualcuno?
Ferruccio
Boh, mi sa che ci devo fare un post…
Grazia Gironella
Ho letto un numero di manuali di scrittura che preferisco non dire, a parte averne scritto uno (ma quello era pensato come appunti di scuola da passare ai compagni, quindi non c’entra). L’ho fatto perché leggere è la mia porta preferenziale per tutto, non per l’illusione che le “regole” bastassero a farmi diventare un fenomeno editoriale, però convinta di imparare cose che mi sarebbero state utili. Non sono stata delusa in questo, perché grazie a quelle letture guardo la storia ponendomi più domande, e questo è utile. A parte questo, per scrivere meglio bisogna solo scrivere, e tanto. Leggere, lo do per scontato. Faccio fatica a concepire che a qualcuno venga in mente di scrivere se non ama leggere.
Daniele Imperi
A me piacerebbe scrivere un libro sulla scrittura, ma prima di farlo devo trovare qualcosa che finora non è stato scritto, quindi forse non ne scriverò mai uno
Marco
Eh! Sei con gli sci! Comunque una cosa che faccio e scrivermi una bozza in cui c’è anche un cattivo,un luogo finale è come deve finire(molto abbozzato) oltre hai pg normali! Il resto viene da sé! Senza un cattivo o uno ” scontro finale” ossia un dove andare a parare dopo un po’ mi blocco!E la storia non la riprendo più!
Daniele Imperi
No, sono solo bastoni da montagna, nella pagina Chi sono c’è la foto intera
Tutto sta a trovare il proprio schema di lavoro.
Giacomo
Ciao Daniele,
io sono uno scrittore in erba. Mi ritrovo in parecchie delle tue considerazioni, non in tutte, ma come sarebbe se fossimo tutti uguali? Comunque, mi piace la critica mossa ai social, anche se, come hai detto tu per altro, per pubblicizzarsi al giorno d’oggi la via dei social media sembra quasi una strada obbligata… Ad ogni modo, vorrei muoverti io una critica o, per meglio dire, dire come la penso in merito al tuo romanzo. Tu dici che tre anni sono tanti, opinione vista anche in altri commenti. Io la penso diversamente: tre anni non sono né pochi né tanti, in realtà non sono neanche definibili. C’è un tempo per scrivere un romanzo? Secondo me no.. Da come l’hai descritto sembra il tuo romanzo trampolino per cui non puoi prefissarti un tempo entro quando lo pubblicherai. Potresti anche pubblicarlo tra dieci anni e nel frattempo pubblicare comunque altri racconti.. Hai fatto un bellissimo post sulle regole da NON seguire e poi, così, ti dai tu una regola, vi date una regola: il tempo. Il tempo per pubblicare. Io ti consiglio di non pensare a quando pubblicherai il romanzo, pensa piuttosto a scriverlo. Il tempo che ci vorrà è indifferente. Io per primo sto ideando un romanzo fantasy che continuo a girare e rigirare, a cambiarne i dettagli, gli intrecci, le trame. Non mi preoccupo del tempo che ci sto impiegando, anche perché se così fosse sono già il doppio degli anni tuoi che ci sto dietro! hahaha Bando alle ciance, spero che tu abbia capito cosa volessi dire. Buona giornata!
Giacomo
Daniele Imperi
Ciao Giacomo, benvenuto nel blog.
Sì, quello sarebbe il mio romanzo trampolino, quindi voglio fare le cose per bene.
Ho capito che volevi dire, bisogna insomma dare tempo al tempo, oltre a noi
Barbara
5. (il mio numero fortunato) Inventarsi alibi che servano a scusarci del fatto che non stiamo scrivendo ma non è colpa nostra.
Lo dico essendo nella tua stessa barca, eh. I manuali servono per capire se stai andando bene. Perché che ci sia bisogno di un conflitto nella storia, di un arco drammatico, di una struttura in 3-5 atti, della differenza tra flashback diretto e indiretto, della scrittura in prima o terza persona, dei punti di vista, del show don’t tell, ecc. lo leggi nei manuali. Un po’ come ad un corso di pittura ti insegnano come tracciare la prospettiva.
Sui social: esistono servizi di posting automatico dei tuoi contenuti dal blog a tutti i social che vuoi, pluriutenza, quindi basta solo attrezzarsi. Che sembra io sia sempre presente sui social, ma in realtà non è così. E utilizzo lo smartphone nelle attese di pochi minuti, tipo in attesa del piatto in pausa pranzo, quando non potrei fare molto altro.
Probabilmente perdo più tempo a commentare i blog!
Daniele Imperi
Il 5 è una furbata
Il posting automatico non mi piace, non è naturale.
Lorenz
Ciao Daniele! Ho appena scoperto il tuo blog. Mi è piaciuto molto, perché leggendolo si capisce che non sei uno spocchioso e non hai pretese di onniscienza (a differenza di certi altri: chi è dell’ambiente intenderà:) Da persona cortese e di buon senso quali sei e da appassionato di scrittura, dammi un consiglio: due anni fa ho finito un romanzo di 650.000 parole, che accidenti me me faccio? Bello o brutto che sia, le dimensioni lo rendono impubblicabile; quanto a autopubblicarlo online, sarebbe tempo perso, di opere prime di sconosciuti su Lulu e siti similari ce ne sono decine di migliaia e nessuno se le fila, eccetto i familiari dell’autore. A lasciarlo nel cassetto occupa solo spazio che mi tornerebbe più utile se lo potessi impiegare per metterci altro :D… Resterebbe l’opzione di stracciare il tutto e non pensarci più, ma questo significherebbe aver buttato quattro anni a inseguire una chimera. Insomma, ora che ho confezionato questo mattone me lo ritrovo a pesarmi sullo stomaco e non va su né giù! Cosa faresti tu, se ti trovassi in una situazione del genere? Ciao, e ancora grazie per le ore piacevoli che mi stanno regalando i tuoi articoli.
Daniele Imperi
Ciao Lorenzo, benvenuto nel blog. 650.000 parole sono più o meno la lunghezza de I miserabili di Hugo
Sei sicuro che non si possa dividere in più volumi, quindi una sorta di trilogia? Io cercherei editori disposti a pubblicare il mattone. Scarta i piccoli editori, perché spesso scrivono proprio di non accettare romanzi troppo lunghi per via dei costi di stampa.
Lorenz
Ciao Daniele, grazie del suggerimento!
Non ci avevo mai pensato, in effetti! Il motivo è che la “temperatura emozionale” del romanzo segue la curva ascendente che tu stesso hai illustrato in un altro post, da un inizio calmo lentamente in crescendo fino a un drammatico finale, per il tramite di peripezie sempre più complesse, strettamente concatenate, nel quadro di una concezione della trama molto “unitaria”.
Forse, dovendo proprio rinunciare a questa benedetta unitarietà… si potrebbero individuare un paio di climax parziali, adeguati a fare da cesura tra parti distinte.
Di uno sono sicuro: è la conclusione di un capitolo che mostra il protagonista attaccato da una banda di rivali e praticamente spacciato (di più: deciso a immolarsi nello scontro). L’11 (su 16), che quindi risulterebbe l’ultimo di un ipotetico secondo volume (su 3). Il primo blocco di capitoli è più difficile da suddividere ma anche alla fine del capitolo 5 vi è un episodio in cui il protagonista rischia la vita. Peccato che così facendo il primo volume verrebbe assai più breve dei seguenti (all’ingrosso 2 mega di word contro 2.7 e 2.9). O potrebbe essere un vantaggio, una parte introduttiva più agile, che oltretutto, essendo meno ricca di dettagli, si svolge a un ritmo più serrato? Boh! Comunque è fattibile, e ci sto rimuginando sopra.
Ti ringrazio… anche se l’idea è molto semplice ero così fissato col principio della “trama unitaria” che da solo non ci sarei arrivato, nonostante avessi sotto il naso l’esempio di Tolkien e dei climax parziali che concludono i due primi volumi del Lord of the Rings…
Arianna Coppola
Ciao, Daniele! Secondo me va bene una scaletta, ma non troppo rigida: due o tre idee per partire, poi man mano che vai avanti ne affiorano altre, ed è come se la storia procedesse da sola, a volte sforando dalle tue intenzioni iniziali.
Io ho steso pochi anni fa la mia su fumetto, avevo un’idea iniziale e l’abbozzo di una trama (tra l’altro molto più breve di com’è venuta alla fine). In questo modo gli eventi sono venuti naturalmente, e la storia finale è riuscita ben diversa da come me l’ero proposta all’inizio. Poi sono passata a scriverla, e sto seguendo ormai quello schema.
Riguardo al ritmo di scrittura, non saprei cosa pensare: procedere rapidi, o andare lenti e correggere ogni frase prima di andare avanti? :/
Daniele Imperi
Ciao Arianna, benvenuta nel blog. Sono d’accordo, neanche io creo scalette rigide, neanche quando scrivo gli articoli del blog. È normale che man mano scrivi la storia possa cambiare o prendere altre pieghe.
Riguardo alla tua domanda finale: procedi rapida senza correggere. Risparmi tempo. La revisione va fatta a fine romanzo.
Arianna Coppola
Grazie per il consiglio! Leggerò altri articoli